30 marzo 2012

i mille volti di Gotye

È da un mesetto che in rete si fa un gran parlare di Gotye, ragazzo belga emigrato in Australia, cantautore polistrumentista. Con la solita curiosità, mi sono andato a cercare il nuovo disco "Making Mirrors", scoprendo peraltro che questo è il suo terzo lavoro (gli altri due dalle nostre parti non son mai arrivati).

Beh, devo dire che sembra di essere davanti a un novello Peter Gabriel. Soprattutto per le influenze etniche e alcune volte per il tono della voce. Ma anche per la poliedricità dell'album.

Sì, perché quello che differenzia quest'album dalle nuove uscite in generale, secondo me, è la varietà dei brani: ci si può trovare alcune ballate alla Patrick Wolf, inserti elettronici tipici di una certa produzione di Beck, ma anche l'utilizzo del vocoder (in "State of the Art") o addirittura interpretazioni dall'aria soul ("I Feel better" in particolare).

Nonostante tutto, però, il disco gode di una sua linea melodica e di una sua certa omogeneità. E anche di una discreta orecchiabilità. Insomma: mettere insieme tutti questi elementi e non risultare un'arlecchinata non penso sia facile.

Bravo Gotye, ti seguirò con interesse.



27 marzo 2012

la tipa Vespa Piaggio

La tipa Vespa Piaggio è una donna sui 35/45 anni. Scarpa bassa (tipo ballerina) e jeans, in questa stagione sfodera spesso un piumino senza maniche. Di estrazione medio alta, è un'amante del classico. Usa quindi la Vespa perché non concepisce gli altri tipi di scooter.

Classificazione: non pericolosa
Accessorio d'obbligo: il casco in tinta con la Vespa
Stile di Guida: leggermente apprensivo
Espressioni facciale: calma piatta
Reazioni: tende a evitare qualsiasi rischio e si pianta in mezzo alla strada per dare la precedenza anche a chi non ce l'avrebbe.
Upgrade: nessuno


26 marzo 2012

you call me a dog

Anita: "papà, ti voglio bene come a un cagnolino"
e voleva essere un complimento, eh!



in foto: Anita sfreccia sul suo monopattino, sulla strada verso l'asilo.

21 marzo 2012

l'inossidabile Nicke

Ci sono persone che sono dotate di un talento fuori dal comune, bisogna ammetterlo. Nicke Andersson è uno di questi. È sulla scena da più di vent'anni e continua a sfornare dischi con una frequenza impressionante.

Se andate su Wikipedia, vedete che la sua discografia è divisa in  
1.1 Con gli Hellacopters 
1.2 Con gli Entombed 
1.3 Con i Supershit 666 
1.4 Con i The Hydromatics 
1.5 Con i The Solution 
1.6 Con i Death Breath 
1.7 Con Stefan Sundström

E volete sapere qual è la cosa più divertente? Che Wiki italia - come sempre in ritardo - si è fumata gli ultimi anni di Andersson, perché il giovane (oddio "giovane"... quest'anno ne fa quaranta) svedese ha fatto partire l'ennesimo progetto, dal nome "Imperial State Electric".
E quest'anno è arrivato al secondo album: Pop War. E da qua parto per riattaccarmi all'affermazione inizale: come cacchio fa 'sto ragazzo (eddaje, non è più un ragazzo, su!) ad avere una produzione così intensa, ma soprattutto così fresca!

Sì, perché se fate partire il disco, già dall'iniziale "Uh Huh" vi sembrerà di ascoltare un disco nuovo, scritto da ragazzi. Perché è fresco (sì, lo so, l'ho già detto) e coinvolgente.
Poi, per carità, può non piacere. Però, caspita: chapeau, Mr Andersson!

E se avete due minuti, guardate in che atmosfera si è svolta la presentazione del disco a Stoccolma. (Andersson è quello col cappello, tutto a sinistra)


20 marzo 2012

il mio ruolo in famiglia

Ieri festa del papà. All'asilo i bimbi dovevano fare un disegno del papà e scrivere (o meglio: far scrivere dalla maestra) cosa pensano dei rispettivi papà.

E questo è il risultato.


Praticamente una massaia.

16 marzo 2012

indie fatto con cura

James Mercer mi è simpatico. Ho anche apprezzato molto la sua parentesi pseudo indie-folk-elettronica, ovvero il progetto Broken Bells.
Luilì torna oggi alla ribalta col nuovo album Port of Morrow a firma "The Shins".

Il ragazzo ha decisamente del talento e riesce a mettere insieme diverse influenze - dal rock dei seventiees alla batteria elettronica, per dirne due - ottenendo un risultato più che piacevole. Alcuni brani sono molto strutturati ("che vuol dire strutturati?" "non lo so, però non riesco a trovare un'altra espressione"), ma mai pesanti.

Siamo sempre dalle parti dell'indie rock, cone le barbe e l'aria da intellettuale, ma vi assicuro che il disco è molto carino e si lascia ascoltare volentieri. Eppoi sono solo dieci brani, su, che cosa vi costa dargli un orecchio?