19 maggio 2021

La vita davanti a sé

Il vantaggio di avere un amico (nonché ex collega) come Gabriele e di incontrarsi in libreria è una serie di consigli letterari di un certo livello. L'ultima volta che ci siano visti, alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, vagavamo tra gli scaffali, quando lui ha preso in mano "La Vita davanti a sé" di Romain Gary e mi ha detto: "questo è un grande classico. Se non lo hai letto, devi farlo assolutamente". 

Ora, voi non conoscete Gabriele e non sapete che le sue parole non sono mai tinte di arroganza o saccenza, quindi di lui mi posso fidare ciecamente. E di conseguenza ho comprato il libro al volo, senza chiedergli altro. 

Per gli interessati, il libro è una sorta di romanzo di formazione di un giovanissimo Momò (diminutivo di Mohammed) ambientato a Belleville, in una Parigi suburbana e multiculturale. È narrato in prima persona, infatti vediamo il mondo coi suoi occhi e anche con i suoi errori grammaticali. 

Il protagonista, figlio di una prostituta, vive in una sorta di casa accoglienza, tenuta da una ex prostituta ormai anziana che si occupa di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di una vita normale e che le madri non vogliono affidare a un orfanotrofio. Questa, in poche righe, la trama.

Il libro è veramente imperdibile, come suggeritomi. Se vi è piaciuta la saga Malausséne, sappiate che questo libro è stato scritto 20 anni prima e non ha veramente nulla da invidiare a Pennac. Si ride, ci si commuove e si vede la vita con gli occhi disincantati di un ragazzino che vive una situazione particolare, ma che per lui è assolutamente normale.