20 ottobre 2021

Norwegian Wood

Potrei descrivere "Norwegian Wood" di Haruki Murakami come un romanzo di formazione giapponese, ma sarebbe alquanto riduttivo. Innanzitutto per la qualità della scrittura di Murakami: semplice, nitida,  lineare. Non so se sia consono descrivere così uno stile, ma sono le prime parole che mi vengono in mente. Una prosa coinvolgente e molto fruibile.

Ma a parte questo dettaglio, quello che mi ha conquistato di questo libro è il gioco dei contrasti: amore e morte, felicità e depressione, amicizia e solitudine. Watanabe, protagonista del libro, vive questi contrasti in maniera genuina, senza chiedersi troppo il perché ma vivendoli, quasi attraversandoli. 

Sarà il periodo della vita che sto passando, ma tra le pagine ho trovato diversi spunti interessanti, che ben si conciliano con quello che mi frulla per la testa.

Insomma, un masterpiece (questo l'ho scoperto solo in una seconda fase, quando la maggior parte delle persone a cui ne parlavano mi dicevano che lo avevano già letto) che non delude affatto.


“La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare”

11 ottobre 2021

Goliath - stagione 4

Mi sono accorto che non ho recensito la stagione 3 di Goliath. Sono abbastanza sicuro che il mondo andrà avanti lo stesso. O almeno spero, che non voglio avere questa responsabilità sulle spalle.

Avevamo lasciato il buon Billy McBride (il sempre adorato Billy Bob Thornton) a terra, ferito a morte da una pallottola sparata da un fucile. Lo ritroviamo ancora lì, stranamente vivo. Viene soccorso, ricoverato e rimesso bene o male in sesto, ma con gravi danni sulla sua salute, specialmente quella psichica.

Ecco, partendo proprio da questo aspetto psicologico, vi dico subito che la quarta stagione di Goliath è molto onirica, quasi lynchiana. Una serie di allegorie popolano i sogni di Billy, dando vita a mondi paralleli, in cui Billy si perde e rischia sempre di morire. Ora, io non sono un fan di David Lynch, ma neanche un detrattore. Credo solo che sia un tantino sopravvalutato. Eppure (ci sta un "eppure" qua? Boh!) questi aspetti onirici penso che abbiano dato una bella marcia in più alla stagione.

Insomma, se la terza non era male, ma un tantino inferiore alle prime due (mia opinione, of course), quest'ultima l'ho trovata veramente bella. Sarà anche il tema trattato dal punto di vista legale: le grandi case farmaceutiche americane e la loro attitudine a creare nei pazienti vere e proprie dipendenze da farmaci (per aumentare il profitto, of course), anziché pensare al bene e curare le malattie.

ma quanto è figo quest'uomo qui?


28 agosto 2021

le mie ferie da single - parte 2: Montecampione

Due settimane a Montecampione con le mie figlie: se la prima settimana di vacanza è stata all'insegna della spensieratezza, nella seconda parte delle ferie ho fatto - giustamente - il papà. Oltre ai doveri da casalinga, ho cercato di tenere le ragazze impegnate, di stimolarle con escursioni e cose così.

Elena durante una gita al Lago Moro

Ma c'è stato anche un secondo aspetto interessante: se nei primi 7 giorni c'erano ancora i miei (pochi) amici con cui farsi una bevuta serale o qualche gita durante il giorno, in quelli rimanenti, quando gli altri papà già riprendevano la routine lavorativa, mi sono ritrovato costretto a trascorrere più tempo da solo e di conseguenza fare i conti con me stesso.

Penso che la sfida più importante per me in questo momento sia riuscire a fare pace con me stesso e imparare a stare bene da solo. Se ripenso alla mia vita sono praticamente sempre stato fidanzato/sposato e in mezzo agli amici. Ecco, trasferendomi in un città che non conosco e dove non ho amici, dovrò imparare ad essere un po' eremita e capirmi meglio. Vorrei anche andare da uno psicologo. Magari non subito, ma sarebbe interessante.

23 agosto 2021

le mie ferie da single - parte 1: Tenerife

Dopo nonsoquantimila anni, avevo una settimana di ferie solo per me. Ufficio chiuso, figlie con (ex)moglie e io da solo per una settimana. Tra le mille opzioni che mi sono balenate per la testa, la scelta più giusta da tutti i punti di vista è stata andare a Tenerife a trovare Danilo, un amico che si è trasferito là più di un anno fa.

io e Danilo sulla Montaña Roja

Non so che idea abbiate voi delle Canarie, ma io sinceramente mi aspettavo una roba abbastanza diversa da quella che mi si è presentata davanti agli occhi per 7 giorni. Vero è che Danilo mi ha evitato le "Rimini" dell'isola, facendomi vedere posti molto particolari.

Insomma: poca spiaggia (e quella poca messa alla prova dal vento forte), tanto trekking, buone bevute e ottime mangiate. Sono riuscito a staccarmi da tutto e da tutti, anche se ci ho impiegato qualche giorno a entrare nel mood giusto.

Danilo - ma non ne dubitavo - padrone di casa eccezionale, che mi ha sopportato con le mie menate e mi ha trasferito un po' dell'entusiasmo di cui lui abbonda. Ci siamo pure portati 2 tende dall'altra parte dell'isola e abbiamo bivaccato una notte in una landa desolata e sperduta, di fronte al mare. Esperienza bellissima.

preparazione del bivacco


21 agosto 2021

sono single

Adesso lo posso dire più o meno a chiunque: da qualche mese mi sono separato da mia moglie e sono tornato single. Era già da qualche anno che le cose non andavano per il meglio. O forse sarebbe meglio dire che non andavano e basta. Eravamo a un punto fermo, da troppo tempo. Una di quelle situazioni di stallo da cui non riesci a uscire se non con una soluzione drastica.

E così dal primo di settembre mi trasferisco a Bergamo. Nuovo casa, nuova città. Ennesimo capitolo da aprire nella mia vita. Mi ci butto tanto entusiasta quanto timoroso. 

Così come il mio umore, che ultimamente si è fatto molto altalenante: nel corso della stessa giornata passo da uno stato di euforia a una sorta di depressione. Sono contento di avere nuove opportunità, così come temo di essere pervaso dalla solitudine. Devo stabilizzarmi, anche se non so bene come.

19 maggio 2021

La vita davanti a sé

Il vantaggio di avere un amico (nonché ex collega) come Gabriele e di incontrarsi in libreria è una serie di consigli letterari di un certo livello. L'ultima volta che ci siano visti, alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, vagavamo tra gli scaffali, quando lui ha preso in mano "La Vita davanti a sé" di Romain Gary e mi ha detto: "questo è un grande classico. Se non lo hai letto, devi farlo assolutamente". 

Ora, voi non conoscete Gabriele e non sapete che le sue parole non sono mai tinte di arroganza o saccenza, quindi di lui mi posso fidare ciecamente. E di conseguenza ho comprato il libro al volo, senza chiedergli altro. 

Per gli interessati, il libro è una sorta di romanzo di formazione di un giovanissimo Momò (diminutivo di Mohammed) ambientato a Belleville, in una Parigi suburbana e multiculturale. È narrato in prima persona, infatti vediamo il mondo coi suoi occhi e anche con i suoi errori grammaticali. 

Il protagonista, figlio di una prostituta, vive in una sorta di casa accoglienza, tenuta da una ex prostituta ormai anziana che si occupa di tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di una vita normale e che le madri non vogliono affidare a un orfanotrofio. Questa, in poche righe, la trama.

Il libro è veramente imperdibile, come suggeritomi. Se vi è piaciuta la saga Malausséne, sappiate che questo libro è stato scritto 20 anni prima e non ha veramente nulla da invidiare a Pennac. Si ride, ci si commuove e si vede la vita con gli occhi disincantati di un ragazzino che vive una situazione particolare, ma che per lui è assolutamente normale.






18 gennaio 2021

I shot my love today...

 "So kill your health and kill yourself

And kill everything you love

And if you live you can fall to pieces

And suffer with my ghost..."



02 gennaio 2021

uno sguardo al 2020

Per tutto il mondo il 2020 rimarrà impresso nella memoria come "l'anno del Coronavirus". Sui vari social si prodigano le feste per essersi lasciati alle spalle un anno funesto e maledetto.

Sì, è vero, poteva andarci meglio, però tutto sommato non è stato così male.

Innanzitutto ho cambiato lavoro e - due mesi dopo - l'agenzia per cui lavoravo (non potendo licenziare gli assunti per questioni legali) ha tagliato tutti i collaboratori da un giorno all'altro. E io che contratto avevo? Di collaborazione, appunto. Insomma, una fortuna mica da ridere.

Poi c'è da dire che nel nuovo lavoro mi trovo bene, ho un ruolo che mi piace e ho trovato gente simpatica. E non solo: sono riuscito anche a tirare dentro il buon Guglielmo, con cui mi faccio sane risate.

Insomma, è ovvio che tutti noi preferiremmo uscire, abbracciarci e andare ai concerti. Però tutto sommato, il bilancio del 2020 per me è positivo.