26 febbraio 2019

Sex Education

Otis è un ragazzo molto timido e parecchio imbranato, che vive in una bellissima casa insieme alla madre separata. Al contrario, Maeve è una ragazza spigliata e molto diretta, con una famiglia difficile alle spalle. Insieme saranno la “strana coppia” che si occupa dell’educazione sessuale dei ragazzi che frequentano il loro stesso liceo.


Detta così sembrerebbe un campionario di stranezze e confidenze di un gruppo di adolescenti (cosa che in parte c’è, per il divertimento del pubblico). Ma "Sex Education" va al di là di questo e ci mostra la vita, gli amori, le debolezze e le avventure della nuova generazione di adolescenti.

E perché dovreste vederlo? Potrei sbrigarmela facile con un "a me è piaciuto", ma la realtà è che abbiamo bisogno di emozioni e non c'è un'età fragile e sensibile come l'adolescenza per rivivere quello che è stato il nostro periodo di maggiore crescita sia caratteriale che fisica.
Ma perché dovreste vedere proprio questo teen drama e non un altro? perché ha grandi momenti di ilarità ma anche diverse scene in cui ci si commuove. O forse perché c'è in mezzo di tutto: verginità, omosessualità, gravidanze indesiderate, bullismo, e tanto altro. Ma anche perché per una volta non ho avuto la sensazione di "brodo allungato" che diverse serie mi comunicano.

Passando al lato tecnico: regia impeccabile, fotografia perfetta e interpreti tutti bravi. Una menzione speciale va a Gillian Anderson (ve la ricorderete tutti in X-Files), psicanalista e sessuologa, nonché madre di Otis, in una parte fenomenale. 




16 febbraio 2019

Feral Roots

Il nuovo disco dei Rival Sons è una bomba. Già.
Non so se sia il passaggio alla nuova etichetta, oppure il completamento di un percorso di maturazione artistica o non so cos'altro, fatto sta che Feral Roots è una bomba.
Mi piacerebbe argomentare meglio, spiegarvi nei dettagli il perché, ma non sono un critico musicale, sono solo un appassionato di musica (rock, soprattutto) e posso dire che sin dal primo ascolto la nuova fatica del quartetto di Long Beach mi è apparsa come la punta più alta della loro carriera.

Lo ascolto oramai da due settimane, almeno una volta al giorno e non ci ho trovato una canzone brutta. O meglio: non riesco a trovarne una preferita, perché cambio di giorno in giorno.
"Do you worst", il singolo che ha anticipato l'album, l'avevo archiviata nella mia testa un po' troppo facilmente, perché mi sembrava molto o addirittura troppo simile a quanto fatto dalla band fino a questo momento.

Ma con l'album, ecco arrivare delle cannonate come "Sugar on the Bone", "Back in the Woods" o "Too Bad" e ti scappa un "porca troia" dalla grinta e dall'intensità di ciascun pezzo.
E vi dirò di più: le cosiddette ballad, che skippo con estrema facilità nei dischi rock, mi piacciono da impazzire.
Per me disco imperdibile.