Ho atteso l'arrivo del nuovo disco di Paolo Nutini senza grosse angosce, ma con un discreto piacere.
E sono stato talmente impegnato a cercare di capire le differenze con i suoi dischi precedenti che mi è sfuggito l'essenziale di questo disco.
Sì perché io avrei voluto scrivere una rece "normale", ben argomentata, su un cantante che seguo dall'inizio (e con soli due album all'attivo), ma non trovavo nulla di diverso rispetto al precedente "Sunny side up".
Anzi, vi dirò: di cantanti che hanno preso a prestito la musica black per rimodernizzarla, da Amy Winehouse in poi, ne abbiamo anche un po' piene le palle.
E allora cosa differenzia 'sto giovane scozzese da tanti suoi simili?
Perché mi piace così tanto?
Beh, come già detto in passato, sono un po' tardo, ma poi alle cose ci arrivo in un attimo. E così, qualche giorno fa guardando/ascoltando una sua interpretazione di "Iron Sky" alla BBC (video) ho finalmente realizzato: "belin, ma 'sto ragazzo ci crede un casino!"
Traduzione per i neofiti (o per chi non conosce il mondo del calcio): "crederci" = "essere veramente convinti, in barba a qualsiasi intervento esterno".
Lo vedi che canta la sua canzone come se fosse la cosa più bella o più drammatica o più qualcos'altro che fa in vita sua. Con un trasporto e una passione tale che riesce a trasmetterti ogni singola parola che esce dalla sua bocca, anche se non hai mai parlato inglese in vita tua.
Paolo ci crede. E io credo in lui.
Vajece Paolino!
29 aprile 2014
01 aprile 2014
Cronache di Gerusalemme
I fumetti per me sono sempre stati strumenti di svago e poco di cultura. O ne leggo di magnificamente stupidi tipo Rat-Man, o di "svuota-cervello" tipo Dylan Dog.
A 'sto giro ho fatto un'eccezione: il mio amico Paci mi ha prestato Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, un fumettista canadese la cui moglie lavora per Medici Senza Frontiere e che, per questo, si trova spesso sballottato da un paese all'altro.
Cronache di Gerusalemme racconta, appunto, le peripezie di un padre che si trova a vivere nella strana realtà della città santa, tra posti di blocco, strade dove è consentito circolare solo ai sostenitori di una determinata fede, militari in assetto da guerra e - soprattutto - la scarsa certezza di quello che succederà l'indomani.
Tra una ricerca di parco giochi per i suoi due figli, tate con cui non riesce a dialogare per via della lingua e con il dubbio di come vestirisi e cosa può mangiare, Guy cerca di trascorrere la vita e di portare avanti il suo lavoro il più serenamente possibile.
Quello che colpisce, in questa graphic novel, è la leggerezza con cui Delisle riesce a raffigurare e commentare uno scenario di guerra, perennemente sul punto di esplodere. L'ironia e un punto di vista quasi bambinesco - nonché apolitico - consentono al fumettista, di darci una fotografia molto lucida della realtà israeliana-palestinese, dove regnano le contraddizioni religiose, politiche e culturali.
E, devo aggiungere da cattolico, una realtà in cui qualsiasi religione appare in tutto il suo assurdo integralismo.
A 'sto giro ho fatto un'eccezione: il mio amico Paci mi ha prestato Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, un fumettista canadese la cui moglie lavora per Medici Senza Frontiere e che, per questo, si trova spesso sballottato da un paese all'altro.
Cronache di Gerusalemme racconta, appunto, le peripezie di un padre che si trova a vivere nella strana realtà della città santa, tra posti di blocco, strade dove è consentito circolare solo ai sostenitori di una determinata fede, militari in assetto da guerra e - soprattutto - la scarsa certezza di quello che succederà l'indomani.
Tra una ricerca di parco giochi per i suoi due figli, tate con cui non riesce a dialogare per via della lingua e con il dubbio di come vestirisi e cosa può mangiare, Guy cerca di trascorrere la vita e di portare avanti il suo lavoro il più serenamente possibile.
Quello che colpisce, in questa graphic novel, è la leggerezza con cui Delisle riesce a raffigurare e commentare uno scenario di guerra, perennemente sul punto di esplodere. L'ironia e un punto di vista quasi bambinesco - nonché apolitico - consentono al fumettista, di darci una fotografia molto lucida della realtà israeliana-palestinese, dove regnano le contraddizioni religiose, politiche e culturali.
E, devo aggiungere da cattolico, una realtà in cui qualsiasi religione appare in tutto il suo assurdo integralismo.
22 marzo 2014
Marrakech - part three
Insomma: Marrakech è quello che vi aspettate, ma molto di più.
In che senso? In due sensi, per l'esattezza.
Il primo è che tutto questo pot-pourri di colori suoni profumi è totalmente coinvolgente, è sterminato. Ne sono permeati anche i muri. Ed è esteso a tutta la Medina, la città vecchia (quello che da noi chiameremmo il Centro Storico) che è enorme. E non c'è angolo che non te lo trasmetta.
in foto: il tradizionale the alla menta, in un caffè letterario
La seconda ragione è che c'è anche una Marrakech nuova, più moderna, con locali che non hanno niente da invidiare a quelli milanesi.
Il bar-ristorante vegetariano, i caffè letterari, i Riad superconfortevoli (ma non superlussuosi, attenzione) il Vitaminic Bar dove servono anche caffè italiano (e neanche a prezzi eccessivi): c'è una Marrakech che non sta cambiando, ma si sta comunque affinando. Sta aprendo sempre più le porte all'arte e alle varie culture.
Una città che vale sicuramente la pena visitare, e non solo per fare il verso ai trenta/quarantenni di Salvatores.
In che senso? In due sensi, per l'esattezza.
Il primo è che tutto questo pot-pourri di colori suoni profumi è totalmente coinvolgente, è sterminato. Ne sono permeati anche i muri. Ed è esteso a tutta la Medina, la città vecchia (quello che da noi chiameremmo il Centro Storico) che è enorme. E non c'è angolo che non te lo trasmetta.
in foto: il tradizionale the alla menta, in un caffè letterario
La seconda ragione è che c'è anche una Marrakech nuova, più moderna, con locali che non hanno niente da invidiare a quelli milanesi.
Il bar-ristorante vegetariano, i caffè letterari, i Riad superconfortevoli (ma non superlussuosi, attenzione) il Vitaminic Bar dove servono anche caffè italiano (e neanche a prezzi eccessivi): c'è una Marrakech che non sta cambiando, ma si sta comunque affinando. Sta aprendo sempre più le porte all'arte e alle varie culture.
Una città che vale sicuramente la pena visitare, e non solo per fare il verso ai trenta/quarantenni di Salvatores.
21 marzo 2014
Marrakech - part two
È stata una vacanza breve, praticamente un weekend lungo, ma intensa.
Anche perché la vita lì è stancante: ci sono un sacco di persone che ti fermano, cercando di venderti qualsiasi cosa. E ci riescono pure perché paradossalmente, meno la cosa ti interessa, più hai potere contrattuale. E così inizia il gioco della trattativa; e lì loro sono dei maestri. Così ti trovi ad aver comprato un paio di babbucce, di cui non hai nessun bisogno, ma con la sensazione di aver fatto l'affare della vita.
in foto: insieme al simpaticissimo Youssef, da cui abbiamo comprato ogni genere di spezie.
Ma non crediate che i marocchini siano fastidiosi: sono tutti gentilissimi. E parlano anche buona parte delle lingue europee, visto che interagiscono con chiunque gli passi di fianco.
E bisogna dire che è piacevole farsi abbindolare da loro. Ti senti come una donna quando viene corteggiata (o almeno credo).
Tutto questo nel caso vi chiedeste un giorno, entrando a casa nostra, da dove vengono buona parte degli oggetti che arredano l'ambiente.
(segue)
Anche perché la vita lì è stancante: ci sono un sacco di persone che ti fermano, cercando di venderti qualsiasi cosa. E ci riescono pure perché paradossalmente, meno la cosa ti interessa, più hai potere contrattuale. E così inizia il gioco della trattativa; e lì loro sono dei maestri. Così ti trovi ad aver comprato un paio di babbucce, di cui non hai nessun bisogno, ma con la sensazione di aver fatto l'affare della vita.
Ma non crediate che i marocchini siano fastidiosi: sono tutti gentilissimi. E parlano anche buona parte delle lingue europee, visto che interagiscono con chiunque gli passi di fianco.
E bisogna dire che è piacevole farsi abbindolare da loro. Ti senti come una donna quando viene corteggiata (o almeno credo).
Tutto questo nel caso vi chiedeste un giorno, entrando a casa nostra, da dove vengono buona parte degli oggetti che arredano l'ambiente.
(segue)
20 marzo 2014
Marrakech - part one
Il primo impatto con Marrakech è surreale. Sembra di essere in un film,
tipo "Nirvana" di Salvatores: vicoli stretti, micronegozi che vendono la
qualunque, un sacco di gente che cammina, più qualche motorino o
bicicletta in transito o - giuro! - qualche carretto trainato da un
asino.
Non proprio una vacanza relax, diciamo.
Eppure è una città che ti manca già da quando metti piede all'aeroporto Menara, per il volo di ritorno. I colori accesi della mercanzia, l'odore delle spezie e questa strana sensazione di vivere in una sorta di villaggio globale (benché molto radicato nel territorio) ne fanno una città impossibile da dimenticare.
(segue)
Non proprio una vacanza relax, diciamo.
Eppure è una città che ti manca già da quando metti piede all'aeroporto Menara, per il volo di ritorno. I colori accesi della mercanzia, l'odore delle spezie e questa strana sensazione di vivere in una sorta di villaggio globale (benché molto radicato nel territorio) ne fanno una città impossibile da dimenticare.
(segue)
14 marzo 2014
tra pirandello e blade runner
C'è sempre un po' di frustrazione quando tutti urlano al miracolo e tu rimani lì a guardare non capendo perché in te non è scattato l'interruttore. Diciamoci la verità: ti senti scemo.
Come davanti a quei cazzo di quadri 3D che andavano di moda a fine anni novanta, che dopo un po' che guardavi un punto ti appariva chissà che cosa.
Ecco io sono quello che sta ancora lì a fissare il punto.
Questo pensavo alla fine della visione di "Her" ("lei" in italiano) il nuovo film di Spike Jonze.
Film che ieri sera grazie al peer-to-peer ho potuto vedermi in inglese sottotitolato in italiano. Eh sì, perché se c'è un'attrice che rischiava di essere candidata all'Oscar solo per la sua interpretazione vocale, mica puoi vedertelo doppiato, no?
Comunque.
Si parla di futuro prossimo e si parla di intelligenza artificiale; però scordatevi le atmosfere fredde e glaciali dei film ambientati nel futuro. Ci sono toni caldi e scenari "umani", se capite cosa voglio dire.
Si parla anche di solitudine e incomunicabilità. E vabbè questi sono temi che sono sempre in voga, quindi figuriamoci in un futuro dove le persone rischiano di interagire sempre di più coi propri device, che non tra di loro.
Quindi tutto bene, buon film, bella fotografia e anche finale (non spoilero) che chiude degnamente il percorso logico che parte dall'inizio dei film.
Allora cosa c'è che non va? Non lo so esattamente, però mi sembra tutto troppo prevedibile. Cioè: dall'inizio del film sai già tutto. Sai come si evolverà e come andrà a finire. Così come sai che ci sarà la straprevedibile scena di sesso.
Per me siamo alla via di mezzo tra il blockbuster e il film d'autore. Ha le caratteristiche tecniche del film d'autore (regia, fotografia, scenografie, interpretazioni, ecc), ma con un plot narrativo abbastanza banale.
Ma non voglio fare l'intellettuale, eh! Il blockbuster io me lo guardo anche (ultimamente mi sono visto "the Avengers", quindi, please, non ditemi che faccio lo snob). Però per realizzare un vero filmone, caro il mio Spike Jonze, devi sforzarti un po' di più.
Tutto questo per dire che, in questa pellicola, io il miracolo non ce lo vedo proprio.
Ultimo appunto: pensavo di rimanere "stregato" da Scarlett Johansson (e partivo già da un buon punto), invece è Joaquin Phoenix che mi ha letteralmente conquistato. Mi sembra di poter scomodare il classico luogo comune che dice "il film poggia tutto su di lui".
Beh, è vero: se la storia è credibile, è solo grazie alla sua magnifica intepretazione.
Come davanti a quei cazzo di quadri 3D che andavano di moda a fine anni novanta, che dopo un po' che guardavi un punto ti appariva chissà che cosa.
Ecco io sono quello che sta ancora lì a fissare il punto.
Questo pensavo alla fine della visione di "Her" ("lei" in italiano) il nuovo film di Spike Jonze.
Film che ieri sera grazie al peer-to-peer ho potuto vedermi in inglese sottotitolato in italiano. Eh sì, perché se c'è un'attrice che rischiava di essere candidata all'Oscar solo per la sua interpretazione vocale, mica puoi vedertelo doppiato, no?
Comunque.
Si parla di futuro prossimo e si parla di intelligenza artificiale; però scordatevi le atmosfere fredde e glaciali dei film ambientati nel futuro. Ci sono toni caldi e scenari "umani", se capite cosa voglio dire.
Si parla anche di solitudine e incomunicabilità. E vabbè questi sono temi che sono sempre in voga, quindi figuriamoci in un futuro dove le persone rischiano di interagire sempre di più coi propri device, che non tra di loro.
Quindi tutto bene, buon film, bella fotografia e anche finale (non spoilero) che chiude degnamente il percorso logico che parte dall'inizio dei film.
Allora cosa c'è che non va? Non lo so esattamente, però mi sembra tutto troppo prevedibile. Cioè: dall'inizio del film sai già tutto. Sai come si evolverà e come andrà a finire. Così come sai che ci sarà la straprevedibile scena di sesso.
Per me siamo alla via di mezzo tra il blockbuster e il film d'autore. Ha le caratteristiche tecniche del film d'autore (regia, fotografia, scenografie, interpretazioni, ecc), ma con un plot narrativo abbastanza banale.
Ma non voglio fare l'intellettuale, eh! Il blockbuster io me lo guardo anche (ultimamente mi sono visto "the Avengers", quindi, please, non ditemi che faccio lo snob). Però per realizzare un vero filmone, caro il mio Spike Jonze, devi sforzarti un po' di più.
Tutto questo per dire che, in questa pellicola, io il miracolo non ce lo vedo proprio.
Ultimo appunto: pensavo di rimanere "stregato" da Scarlett Johansson (e partivo già da un buon punto), invece è Joaquin Phoenix che mi ha letteralmente conquistato. Mi sembra di poter scomodare il classico luogo comune che dice "il film poggia tutto su di lui".
Beh, è vero: se la storia è credibile, è solo grazie alla sua magnifica intepretazione.
28 febbraio 2014
17 febbraio 2014
la sposa triste
sempre Elena.
"perché le spose hanno il vestito bianco?"
io: "e di che colore dovrebbero averlo? grigio?
E: "no, grigio non va bene: è il colore dei topi e della polvere"
io: " e quindi che colore vorresti tu?"
E: "un colore allegro. Si può fare un vestito coi colori dell'arcobaleno?"
"perché le spose hanno il vestito bianco?"
io: "e di che colore dovrebbero averlo? grigio?
E: "no, grigio non va bene: è il colore dei topi e della polvere"
io: " e quindi che colore vorresti tu?"
E: "un colore allegro. Si può fare un vestito coi colori dell'arcobaleno?"
28 gennaio 2014
il ritorno di Paolo
Qualche giorno fa su Facebook sono comparse delle foto di Paolo Nutini in studio, mentre registra dei brani nuovi.
La notizia mi ha gasato, perché non si avevano sue notizie da giugno scorso.
Sì, lo so: non è mio fratello, non è che devo sapere sempre dove sta.
Ma capite che, nell'epoca dei social network e dei selfie, non avere notizie o foto di un cantante/gruppo musicale per qualche mese fa sempre presagire a uno scioglimento o a una crisi creativa.
Beh, insomma: ho ripostato le foto (sempre su Facebook) con la scritta "Paolo, stupiscici!".
Belin, sembra che mi abbia sentito, perché il primo brano del nuovo album ha sonorità diverse dall'album precedente; il quale a sua volta era differente da quello prima.
Sarà veramente un'altra sorpresa, questo nuovo cd del cantante scozzese?
Intanto ascoltiamoci il primo singolo.
La notizia mi ha gasato, perché non si avevano sue notizie da giugno scorso.
Sì, lo so: non è mio fratello, non è che devo sapere sempre dove sta.
Ma capite che, nell'epoca dei social network e dei selfie, non avere notizie o foto di un cantante/gruppo musicale per qualche mese fa sempre presagire a uno scioglimento o a una crisi creativa.
Beh, insomma: ho ripostato le foto (sempre su Facebook) con la scritta "Paolo, stupiscici!".
Belin, sembra che mi abbia sentito, perché il primo brano del nuovo album ha sonorità diverse dall'album precedente; il quale a sua volta era differente da quello prima.
Sarà veramente un'altra sorpresa, questo nuovo cd del cantante scozzese?
Intanto ascoltiamoci il primo singolo.
24 gennaio 2014
the big chill
Non c'è niente come un funerale per farti riincontrare, tutti insieme, tanti amici che non vedi da parecchio tempo.
Con le immancabili promesse (sempre disattese) che vi risentirete e rivedrete presto.
Con le immancabili promesse (sempre disattese) che vi risentirete e rivedrete presto.
10 gennaio 2014
aspirante cuoca
Aggiungiamo l'ennesimo capitolo alle esternazioni di Elena.
Due giorni fa mi dice che vuole aiutarmi a cucinare, ma avevo già preparato tutto e quindi le ho promesso che mi avrebbe aiutato il giorno successivo.
Ieri sera, a cena, quasi si mette a piangere perché neanche in quell'occasione mi ha aiutato a cucinare.
E, più seria che mai, mi apostrofa così: "ma non capisci? io DEVO imparare a cucinare.
Quandro avrò dei figli, sennò come faccio?
Mica posso farli morire di fame!"
Due giorni fa mi dice che vuole aiutarmi a cucinare, ma avevo già preparato tutto e quindi le ho promesso che mi avrebbe aiutato il giorno successivo.
Ieri sera, a cena, quasi si mette a piangere perché neanche in quell'occasione mi ha aiutato a cucinare.
E, più seria che mai, mi apostrofa così: "ma non capisci? io DEVO imparare a cucinare.
Quandro avrò dei figli, sennò come faccio?
Mica posso farli morire di fame!"
07 gennaio 2014
capodanno (ma anche vacanze) di una certa rilevanza
Se chi suevele a capodanno, suevele tutto l'anno, direi che per il 2014 siamo a posto.
Sì, perché queste testè trascorse vacanze di Natale sono state discretamente tragiche.
E badate bene che io non sono uno che si piange addosso; cerco sempre il risvolto positivo delle cose.
È molto facile che mi sentiate dire un "vabbè, se non altro" con attaccato una cosa bella che sono riuscito a fare in una situazione non felice.
Invece queste vacanze son state proprio una schifezza. Non c'è un "se non altro".
Un epidemia di febbre altissima con bronchite in attachment ha colpito consecutivamente Elena, poi Matilde (la cuginetta), Anita e infine Dalia.
In pratica siamo stati chiusi in casa dal 24 sera al 5 compreso.
Siamo usciti - finalmente - il 6 gennaio. Peraltro giornata meravigliosa, infatti abbiamo pranzato all'aperto con un po' di pizza e focaccia.
E se qualcuno volesse commentare "beh, almeno ti sei riposato", gli dico subito che le uniche due occasioni in cui sono uscito, è stato per fare il trasloco dei miei in campagna.
L'anno prossimo mi sa che me ne sto a casa.
Sì, perché queste testè trascorse vacanze di Natale sono state discretamente tragiche.
E badate bene che io non sono uno che si piange addosso; cerco sempre il risvolto positivo delle cose.
È molto facile che mi sentiate dire un "vabbè, se non altro" con attaccato una cosa bella che sono riuscito a fare in una situazione non felice.
Invece queste vacanze son state proprio una schifezza. Non c'è un "se non altro".
Un epidemia di febbre altissima con bronchite in attachment ha colpito consecutivamente Elena, poi Matilde (la cuginetta), Anita e infine Dalia.
In pratica siamo stati chiusi in casa dal 24 sera al 5 compreso.
Siamo usciti - finalmente - il 6 gennaio. Peraltro giornata meravigliosa, infatti abbiamo pranzato all'aperto con un po' di pizza e focaccia.
E se qualcuno volesse commentare "beh, almeno ti sei riposato", gli dico subito che le uniche due occasioni in cui sono uscito, è stato per fare il trasloco dei miei in campagna.
L'anno prossimo mi sa che me ne sto a casa.
03 gennaio 2014
la scopa del sistema
Mi piaccioni i libri che all'inizio non ci capisci un cazzo e poi invece inizia a dipanarsi la matassa e finisci con le ultime 50 pagine che ti sganasci dal ridere.
30 dicembre 2013
top ten dischi 2013
01 - Volbeat - Outlaw Gentlemen & Shady Ladies
Ascoltato, riascoltato e riascoltato ancora: in pratica consumato. Quest'anno la Palma d'Oro spetta ai danesi Volbeat. Disco che incontra in pieno i miei gusti musicali. E poi, come detto, la consacrazione definitiva c'è stata con il live act di Ottobre. Idoli!
02 - Alter Bridge - Fortress
Al secondo posto un altro disco bello tamarro. Il quartetto di Orlando conferma tutto quanto di positivo fatto ad oggi: riffoni di chitarra, assoli e impianto ritmico serrato. Tutti gli ingredienti al posto giusto per un disco che dà la carica.
03 - Queens of the Stone Age - ...like Clockwork
Mi piace quando un gruppo, che mi sembrava in parabola discendente, sforna un gran disco. È il caso dei QotSA, che mi stupiscono con un disco che affonda le radici nello stoner rock più puro e si rivela tanto essenziale quanto affascinante.
04 - Ministri - Per un Passato Migliore
Ecco, con i Ministri, a 'sto giro, ho fatto un po' di fatica. Il disco - sovrastato dalla contemporanea uscita del cd dei Volbeat - mi è entrato nelle corde solo nella seconda parte dell'anno, quando mi preparavo al concerto. Menzione speciale per la doppietta "Stare dove sono" + "Spingere".
05 - Emiliana Torrini - Tookah
E vabbè, con Emiliana non posso proprio essere imparziale, perché la adoro. Non sarà il suo miglior disco, questo, ma a me lei incanta proprio. Pura emozione, al di sopra dei gusti personali. Con quella voce può chiedermi quello che vuole, che io acconsento.
06 - Pearl Jam - Lightning Bolt
Che ve devo dì? A me 'sto disco piace proprio. Non condivido le critiche che gli sono state mosse. E non lo faccio per difendere un gruppo a cui voglio bene ab illo tempore. Trovo che sia un bel disco a prescindere. E poi "Sirens" fa piangere dalla bellezza.
07 - Tricky - False Idols
Questo disco scorre che è un piacere. Il sound del nostro amico di Bristol è sempre cupo e intimista; e torna a percorrere con grande classe i territori trip-hop anni Novanta che l'hanno consacrato, senza grandi rivoluzioni - è vero - ma riuscendo a risultare attuale e mai noioso.
08 - Elio e le Storie Tese - Album Biango
Elio praticamente non delude mai. Album leggermente sotto le aspettative (che sono ahimé sempre alte), ma contenente alcuni pezzi da urlo. C'è da chiedersi come facciamo a partorire ancora delle genialate come "Concerto del primo maggio". Bravi!
09 - Newton Faulkner - Studio Zoo
Ecco, se c'è stata una semidelusione quest'anno è stato il mio amico Newton. Per carità: se uno che non lo conosce dovesse sentire questo cd direbbe "ma chi è 'sto idolo?". Però rispetto ai lavori precedenti mi è sembrato un po' più cupo e malinconico.
10 - Vampire Weekend - Modern Vampires of the City
Stesso discorso fatto per Newton Faulkner: anche i Vampiri niuiorchesi realizzano un gran disco, ma un po' meno solare rispetto al precedente "Contra". Il risultato è comunque eccellente (anche perché altrimenti non li vedreste in classifica), però mi sono affezionato meno a questo cd.
16 dicembre 2013
new look
Basta: la barba ce l'hanno tutti; non la voglio più.
Da oggi basettoni anni 70.
Che poi non so quanto durerà, perché vuol dire che mi devo radere almeno ogni due giorni.
E io mica ce n'ho voglia.
Da oggi basettoni anni 70.
Che poi non so quanto durerà, perché vuol dire che mi devo radere almeno ogni due giorni.
E io mica ce n'ho voglia.
04 dicembre 2013
Harry Quebert
Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di
15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora,
New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.
Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo,
sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a
scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare
al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo
amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più
stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola
Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel
giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora,
sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus
Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua
personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trentanni deve dare risposta a
una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve
scrivere un romanzo di grande successo.
Questa più o meno la sinossi del romanzo.
Ciò che non trovate scritto invece è che questo romanzo vi terrà svegli fino a tarda notte (vabbè, io con l'insonnia parto avvantaggiato). Sì, perché è un thriller soft, dai contorni anche un po' morbosi. Quel tanto da farvi fare gli straordinari di lettura.
Intendiamoci: non è un capolavoro. È un bel libro, scritto bene e sufficientemente paraculo. Fatto da chi sa che sta scrivendo un best seller, o quantomeno ci prova.
E secondo me ci è riuscito.
Sembra un po' il tormentone musicale estivo, quello che non ti molla mai; e che tutto sommato ti piace pure. Certo non si tratta di Brahms o dei Pink Foyd, però te lo godi.
Ecco, io questo libro me lo sono goduto parecchio.
Tutto questo nonostante il mattonazzo di 700 e rotte pagine apparisse ai miei occhi come una montagna insormontabile.
Questa più o meno la sinossi del romanzo.
Ciò che non trovate scritto invece è che questo romanzo vi terrà svegli fino a tarda notte (vabbè, io con l'insonnia parto avvantaggiato). Sì, perché è un thriller soft, dai contorni anche un po' morbosi. Quel tanto da farvi fare gli straordinari di lettura.
Intendiamoci: non è un capolavoro. È un bel libro, scritto bene e sufficientemente paraculo. Fatto da chi sa che sta scrivendo un best seller, o quantomeno ci prova.
E secondo me ci è riuscito.
Sembra un po' il tormentone musicale estivo, quello che non ti molla mai; e che tutto sommato ti piace pure. Certo non si tratta di Brahms o dei Pink Foyd, però te lo godi.
Ecco, io questo libro me lo sono goduto parecchio.
Tutto questo nonostante il mattonazzo di 700 e rotte pagine apparisse ai miei occhi come una montagna insormontabile.
30 novembre 2013
fagioli
Ennesimo capitolo sulle stranezze si Elena.
Ieri pomeriggio è tornata dalla Materna con 4 fagioli in tasca.
"Li ho rubati" dice
"E perché mai?"
"Perché così non dobbiamo spendere i soldi per comprare la roba da mangiare"
"Ah!"
22 novembre 2013
vista mare
Ancora due domeniche fa, mentre eravamo in macchina per andare da amici, Elena sosteneva di non vederci bene. L'aveva già detto, ma pensavo fosse una cosa passeggera (anemia o chissacosa)
"Perché dici così, Elena?"
"Vedo come un mare trasparente"
"!!"
"Di là si va a Genova" dice guardando un cartello stradale, lontano trenta metri.
Ok, sappiamo che miopia non è. Cosa sarà questo "mare trasparente"?
Appena tornato a casa, la sera, ne parlo con Dalia: dobbiamo fare qualcosa e presto.
Dalia chiama tutta una serie di ospedali e cliniche specializzate e riesce ad ottenere il primo appuntamento a ottobre 2014.
Non si può, non possiamo aspettare: è troppo importante. Proviamo privatamente e - magia! - otteniamo un appuntamento il giorno dopo.
102 euro per fare esami approfonditi e sentirsi dire che nostra figlia ci vede benissimo.
Finalmente stasera, dopo varie insistenze, confessa: in realtà dice che non ci vede bene solo perché vuole mettere gli occhiali.
"e perché vuoi mettere gli occhiali?"
"per avere un'aria più sofisticata!"
Ma vaff...
"Perché dici così, Elena?"
"Vedo come un mare trasparente"
"!!"
"Di là si va a Genova" dice guardando un cartello stradale, lontano trenta metri.
Ok, sappiamo che miopia non è. Cosa sarà questo "mare trasparente"?
Appena tornato a casa, la sera, ne parlo con Dalia: dobbiamo fare qualcosa e presto.
Dalia chiama tutta una serie di ospedali e cliniche specializzate e riesce ad ottenere il primo appuntamento a ottobre 2014.
Non si può, non possiamo aspettare: è troppo importante. Proviamo privatamente e - magia! - otteniamo un appuntamento il giorno dopo.
102 euro per fare esami approfonditi e sentirsi dire che nostra figlia ci vede benissimo.
Finalmente stasera, dopo varie insistenze, confessa: in realtà dice che non ci vede bene solo perché vuole mettere gli occhiali.
"e perché vuoi mettere gli occhiali?"
"per avere un'aria più sofisticata!"
Ma vaff...
18 novembre 2013
do you have a moment?
Ieri mi sono svegliato con un discreto mal di testa.
Non fortissimo, ma costante: non mi ha abbandonato per tutto il giorno.
Sono abbastanza allergico all'uso delle medicine.
Prendetemi pure per un ingenuotto, ma penso che il nostro corpo abbia bisogno di rimedi naturali.
E non sto parlando di tisane al timo e melanzana, sto dicendo che - se ti viene il mal di testa per la terza domenica di seguito - c'è qualcosa che non va in te stesso.
Quindi bisogna capire se c'è qualcosa che ti preoccupa o se semplicemente devi diminuire il fattore stress generale.
Penso che il mio mal di testa sia dovuto a un accumulo di tensioni che, appena il corpo si rilassa, lasciano andare tutta una serie di qualcosarfine che fanno sì che tu ti svegli con un martello pneumatico nel cervello.
E perché la domenica e non il sabato? Semplicemente perché di solito il sabato ho più impegni di Obama, e inizio a rilassarmi solo il sabato sera.
Durante la cena del sabato, poi, non mi faccio mai mancare una bottiglia di vino (pregasi notare che durante la settimana non bevo quasi mai niente che non sia acqua, al limite una birra in occasioni speciali).
Insomma, la domenica mattina ho la testa crepata.
Di solito il mal di testa domenicale mi passa con l'andare delle giornata, magari dopo qualche caffè e un po' d'aria aperta. Ieri niente caffè (o meglio solo decaffeinato) e niente aria aperta perché ero in casa con Elena, malata.
Quando verso le dieci di sera ho capito che il mal di testa avrebbe avuto conseguenze importanti sulle mie (in)capacità di addormentarmi, ho ceduto: ho trovato questa scatola di Moment Capsule molli che già non avrei ingurgitato per quanto mi fa schifo la loro pubblicità. Aggiungetevi la mia riluttanza nell'assumere farmaci.
Vabbè, dai, altrimenti non riesci a dormire. Non pensare, agisci.
Ne sblistero una, riempo il bicchiere d'acqua, caccio la capsula in bocca, bevo rapidamente.
E mi strozzo.
Ma roba che fra un po' mi pratico una tracheotomia da solo, pur di liberarmene.
Insomma, io con 'sti farmaci proprio non c'ho feeling.
Non fortissimo, ma costante: non mi ha abbandonato per tutto il giorno.
Sono abbastanza allergico all'uso delle medicine.
Prendetemi pure per un ingenuotto, ma penso che il nostro corpo abbia bisogno di rimedi naturali.
E non sto parlando di tisane al timo e melanzana, sto dicendo che - se ti viene il mal di testa per la terza domenica di seguito - c'è qualcosa che non va in te stesso.
Quindi bisogna capire se c'è qualcosa che ti preoccupa o se semplicemente devi diminuire il fattore stress generale.
Penso che il mio mal di testa sia dovuto a un accumulo di tensioni che, appena il corpo si rilassa, lasciano andare tutta una serie di qualcosarfine che fanno sì che tu ti svegli con un martello pneumatico nel cervello.
E perché la domenica e non il sabato? Semplicemente perché di solito il sabato ho più impegni di Obama, e inizio a rilassarmi solo il sabato sera.
Durante la cena del sabato, poi, non mi faccio mai mancare una bottiglia di vino (pregasi notare che durante la settimana non bevo quasi mai niente che non sia acqua, al limite una birra in occasioni speciali).
Insomma, la domenica mattina ho la testa crepata.
Di solito il mal di testa domenicale mi passa con l'andare delle giornata, magari dopo qualche caffè e un po' d'aria aperta. Ieri niente caffè (o meglio solo decaffeinato) e niente aria aperta perché ero in casa con Elena, malata.
Quando verso le dieci di sera ho capito che il mal di testa avrebbe avuto conseguenze importanti sulle mie (in)capacità di addormentarmi, ho ceduto: ho trovato questa scatola di Moment Capsule molli che già non avrei ingurgitato per quanto mi fa schifo la loro pubblicità. Aggiungetevi la mia riluttanza nell'assumere farmaci.
Vabbè, dai, altrimenti non riesci a dormire. Non pensare, agisci.
Ne sblistero una, riempo il bicchiere d'acqua, caccio la capsula in bocca, bevo rapidamente.
E mi strozzo.
Ma roba che fra un po' mi pratico una tracheotomia da solo, pur di liberarmene.
Insomma, io con 'sti farmaci proprio non c'ho feeling.
24 ottobre 2013
i 7 stadi della riunione
Le grandi riunioni di lavoro mi stremano.
Mi stremano perché si portano appresso diverse situazioni critiche, tipo: mi gioco il cliente, c'è in ballo un budget importante per il nostro studio, o altre problematiche simili.
Dato il ruolo che mi compete all'interno della nostra piccola agenzia, ho notato che, quando devo affrontare una di queste riunioni, attraverso 7 stadi di situazioni fisico/emozionali
1° fase - organizzazione
quando comincia il lavoro, sono il custode della razionalità: organizzo tempi e risorse, sincronizzo agende e pianifico con cura.
2° fase - agitazione
sono passati due o tre giorni e non ho fatto niente di quello che mi ero prefisso. Come al solito. Mi giustifico col fatto che ho avuto tanto (di altro) da fare. Non è colpa mia, signor giudice.
Da domani, giuro!, comincio.
3° fase - panico
ancora non ho fatto niente; ho pensato al progetto ma non ho buttato giù neanche un layout. In questa fase, solitamente, ci scappano uno o due sere in ufficio a lavorare, nel totale silenzio (detto in senso positivo, nel senso che non ci sono distrazioni).
4° fase - fotte sega
le cose che ho fatto nelle serate in ufficio non mi soddisfano; cerco disperatamente aiuto tra i miei colleghi. Nel frattempo inizio ad abituarmi al peggio: perdiamo il cliente e io scappo in Australia. O anche solo a Celle Ligure. Faccio il commesso alla Coop di Varazze e vivo lo stesso. Intanto 'sta vita qua mi ha stancato. Andate tutti affanculo.
5° fase - mal di pancia
inizio a stare male. Non andrà bene niente. Rush finale con nottate in piedi in cui inizio a partorire idee e layout. Olio di gomito e cesello. Olio di gomito e cesello. Ogni tanto tento di guardare le cose dall'esterno e mi fa tutto schifo, oppure mi sembra già visto. Mi sfianco finché non ho qualcosa che mi sembra presentabile. Ma col rischio che ogni proposta abbia i suoi punti deboli. Bisogna vedere se il cliente si accorge del bluff. Oddio, sono finito.
6° fase - riunione
vado in riunione che ho dormito due ore. Sono elettrico. Camicia pulita e barba fatta: cerco di mantenere una parvenza di uomo normale, mentre dentro di me sono un uomo allo sbando. O la va o la spacca. Sorrido di fronte alla catastrofe imminente. Mi sacrifico sull'altare. Vado.
7° fase - abbudinaggio
La riunione è terminata. Passo in poche ore dall'adrenalina scatenata a una sensazione di afflosciamento totale. Tutto il mio corpo inizia a rilassarsi. Quello che era un fascio di nervi adesso è un budino al sole. Cerco aiuto nella caffeina, perché altrimenti rischio di addormentarmi alla guida del motorino.
ecco: più o meno la fase 7 è questa qua sopra.
Mi stremano perché si portano appresso diverse situazioni critiche, tipo: mi gioco il cliente, c'è in ballo un budget importante per il nostro studio, o altre problematiche simili.
Dato il ruolo che mi compete all'interno della nostra piccola agenzia, ho notato che, quando devo affrontare una di queste riunioni, attraverso 7 stadi di situazioni fisico/emozionali
1° fase - organizzazione
quando comincia il lavoro, sono il custode della razionalità: organizzo tempi e risorse, sincronizzo agende e pianifico con cura.
2° fase - agitazione
sono passati due o tre giorni e non ho fatto niente di quello che mi ero prefisso. Come al solito. Mi giustifico col fatto che ho avuto tanto (di altro) da fare. Non è colpa mia, signor giudice.
Da domani, giuro!, comincio.
3° fase - panico
ancora non ho fatto niente; ho pensato al progetto ma non ho buttato giù neanche un layout. In questa fase, solitamente, ci scappano uno o due sere in ufficio a lavorare, nel totale silenzio (detto in senso positivo, nel senso che non ci sono distrazioni).
4° fase - fotte sega
le cose che ho fatto nelle serate in ufficio non mi soddisfano; cerco disperatamente aiuto tra i miei colleghi. Nel frattempo inizio ad abituarmi al peggio: perdiamo il cliente e io scappo in Australia. O anche solo a Celle Ligure. Faccio il commesso alla Coop di Varazze e vivo lo stesso. Intanto 'sta vita qua mi ha stancato. Andate tutti affanculo.
5° fase - mal di pancia
inizio a stare male. Non andrà bene niente. Rush finale con nottate in piedi in cui inizio a partorire idee e layout. Olio di gomito e cesello. Olio di gomito e cesello. Ogni tanto tento di guardare le cose dall'esterno e mi fa tutto schifo, oppure mi sembra già visto. Mi sfianco finché non ho qualcosa che mi sembra presentabile. Ma col rischio che ogni proposta abbia i suoi punti deboli. Bisogna vedere se il cliente si accorge del bluff. Oddio, sono finito.
6° fase - riunione
vado in riunione che ho dormito due ore. Sono elettrico. Camicia pulita e barba fatta: cerco di mantenere una parvenza di uomo normale, mentre dentro di me sono un uomo allo sbando. O la va o la spacca. Sorrido di fronte alla catastrofe imminente. Mi sacrifico sull'altare. Vado.
7° fase - abbudinaggio
La riunione è terminata. Passo in poche ore dall'adrenalina scatenata a una sensazione di afflosciamento totale. Tutto il mio corpo inizia a rilassarsi. Quello che era un fascio di nervi adesso è un budino al sole. Cerco aiuto nella caffeina, perché altrimenti rischio di addormentarmi alla guida del motorino.
ecco: più o meno la fase 7 è questa qua sopra.
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