25 luglio 2011

una vita (e una morte) da rockstar

La morte di Amy Winehouse mi ha lasciato basito. Non solo perché è sempre un peccato perdere una cantautrice dal grande talento musicale, ma anche per come è avvenuta.
Una morte d'altri tempi, potremmo dire; una sorta di autodistruzione.

Da che mi ricordo, il genio degli artisti è sempre andato di pari passo con gli eccessi e una condotta di vita sregolata. Perché? Qual è il nesso tra i due?
Forse un'eccessiva sensibilità? Probabilmente il fatto che queste persone riescano ad esprimere i loro sentimenti in maniera così coinvolgente è in realtà frutto di un'emotività fuori dal comune e di una vita sofferta.

Mi ricorderò sempre il mio caro amico Giorgio che una volta mi disse: "sai, Filippo, tu saresti un grande poeta, solo che non hai sofferto abbastanza". Un po' a dire che io la sensibilità ce l'ho, ma forse mi mancano le esperienze che ti danno la spinta a scrivere.

Fatto sta che Amy, con la sua meravigliosa voce, non c'è più. Condannata a rispettare la legge del 27, che vuole che alcuni grandi artisti terminino la propria vita a 27 anni. Lei come Janis Joplin (paragone doveroso), Jim Morrison, Jimy Hendrix o il mio amato Kurt Cobain.

Facendo mente locale, ricordo che anch'io a 27 anni ho avuto un periodo particolarmente burrascoso. Non che voglia dire che io ho le caratteristiche per essere una rockstar, eh!, intendiamoci. Pensavo che forse l'ultimo passaggio tra la tarda adolescenza e l'età adulta avviene proprio a quell'età e un rigurgito di ribellione e anticonformismo ci porta a fare cose un po' al limite.
C'è chi lo passa e chi ci rimane impigliato.

22 luglio 2011

film a eliminazione diretta

Ieri sera sono andato al cinema all'aperto in Porta Venezia a vedere "The Tree of Life". Film (e regista) molto discusso, di quelli che spaccano spesso l'opinione a metà.
Intenditori di cinema e giurati gridano al capolavoro, mentre l'uomo comune tendenzialmente si rompe i coglioni durante la proiezione.

Per cultura genreale, decido di andarlo a vedere anch'io, che mi piace sì il cinema, ma di fronte a determinati film "pesanti" non esito a dichiarare apertamente se non c'ho capito niente o se l'ho trovato noioso.
Comunque, "La sottile linea rossa", unico film di Malick (regista in questione) che ho visto ad oggi mi era piaciuto assai, quindi mi avvio sereno verso il cinema.

Non sto a raccontarvi la trama, di cui potete trovare un'attenta e delicata recensione sul blog di Ale. Mi limito a dirvi che già fuori dal cinema c'era una coda insolita. Quasi penso di aver sbagliato film.

Al momento dell'inizio della proiezione, la sala è strapiena. Inizio a pensare che qualcun'altro abbia sbagliato film. E poi parte la pellicola. "E che c'è di male?", direte voi.

C'è che il film è veramente bello, ma parecchio pesante. Infatti dopo mezz'ora una coppia non ce la fa più, si alza e se ne va. Dopo due minuti tocca a una signora sola. Passano altri dieci minuti e un'altra coppia se ne va. Alla fine del primo tempo un altro gruppetto di gente si dirige verso l'uscita.

Vi giuro che sembrava uno strano gioco di cui io non sapevo le regole. Ma sinceramente: se vai a vedere un film di Malick - e all'Arianteo la gente non ci finisce per caso, tipo Multisala di Melzo il sabato sera - porca zozza, cosa ti aspettavi? E poi: già che sei stato dentro un'ora e 20 (tanto dura il primo tempo) non sei cuorioso di vedere come va a finire?

Non so voi, ma io non avevo mai visto qualcuno che uscisse prima da un cinema. Uno solo, forse. Magari per un attacco di maldipancia o perché aveva dimenticato il gas acceso. Ma un'uscita di massa così io non l'ho mai vista.



Per concludere: il film è una meraviglia per gli occhi. A mio modestissimo parere va sicuramente visto perché ti lascia con parecchie domande e spunti di riflessione interessanti.
Però forse, prima di entrare, è meglio se vi bevete un paio di caffè.

21 luglio 2011

la tipa Smart

A Milano le fighe di legno hanno la Smart. Non tutte, è vero.
Però è spesso vero che se una ragazza possiede una Smart è una figa di legno.
Atteggiamento scocciato, la tipa Smart parla costantemente al telefono. Fin da quando si avvicina alla macchina, con la borsa nell'incavo del gomito e la mano sporgente, imperterrita continua mentre guida, incurante del fatto che la legge lo vieti.

Classificazione: molto pericolosa.
Accessorio d'obbligo: l'iPhone Apple con cover bianca.
Stile di Guida: svagato. Non mette mai le frecce e talvolta le mette sbagliate. Se non conosce la direzione esatta, è capace di fermarsi in mezzo alla strada senza nessun preavviso.
Espressioni facciale: annoiata.
Reazioni: sempre stupita di fronte alle persone che la mandano (giustamente) a spigolare, vista la sua condotta di guida. Non capisce perché tutto il mondo non ruoti intorno a lei.
Upgrade: nessuno.

20 luglio 2011

nostalgia vampiresca

Anche senza i suoi Bauhaus, Peter Murphy è vivo. Vivo e vegeto, direi, visto che ha appena sfornato il suo nono ("Ninth", appunto) disco solista.

Come fare a descrivere un album così? Posso sicuramente dire che si tratta di un disco che trasuda esperienza vissuta ad ogni traccia. È tutto reale, vero, sentito, intimista.
Ed è straordinariamente rock. Un rock con diverse influenze, tutte attinenti alla storia personale di Mr Murphy. C'è dentro del glam-rock, della new wave, del post-punk e quant'altro ancora. Il tutto tenuto insieme dalla sua magnifica voce.

Insomma, è roba per dinosauri, ma si tratta di roba buona.

19 luglio 2011

mostri

I Battles sono dei mostri. Dei mostri di bravura, s'intende. Nonostante la dipartita di Tyondai Braxton, forse l'elemento più talentuoso della formazione iniziale, anche il loro secondo disco, "Gloss Drop", è di una bellezza sconvolgente.

Chiariamoci: è musica per chi si intende di musica. Ma con questo non è che voglio tirarmela, dicendo che io lo posso ascoltare e voi no. Lo dico perché, se qualcuno non li conoscesse, è giusto avvisare che non stiamo parlando di musica easy listening.

I Battles, sono dei mostri di bravura e nei loro dischi questa cosa si fa sentire. Per orecchie non avvezze a visrtuosismi vari potrebbero sembrare persino indigesti. Io per esempio ho avuto un po' di difficoltà con la loro opera prima, "Mirrored".

Con questo seconda uscita non ho ancora capito se sono io che mi sono abituato alle loro sonorità o se sono loro che, a detta di molti, hanno fatto un disco più "facile", quasi allegro.
Fatto sta che "Gloss Drop" è una meraviglia per le orecchie.

17 luglio 2011

dei bimbi e della loro educazione

Chi era bambino negli anni 70 si ricorda sicuramente di quei poster orribili che raffiguravano scimmie intente a fare cose tipicamente "umane". Tipo scimmia in giacca e cravatta che si atteggia da broker; scimmia vestita come Humprey Bogart, seduta dietro una scrivania da detective, ecc. A me (complice la mia passione per il calcio) ne avevano regalato uno con una scimmia vestita da arbitro che sventolava un cartellino rosso.

Ecco, non fosse stato sufficiente l'aggettivo "orribili" nella prima frase, a me quei poster mi hanno sempre fatto schifo. Ma più che schifo forse dovrei dire che mi facevano pena quelle povere scimmie così conciate. Intente a fare qualcosa che sicuramente non era nei loro desideri.



Facciamo un salto spaziotemporale e arriviamo allo stadio di San Siro, 3 anni fa. Concerto di Springsteen. Stadio gremito, io, insieme all'amico Monty, in mezzo al pubblico, a cantare e scherzare.
A un certo punto mi cade l'occhio su un tizio che porta sulle spalle un bambino (presumibilmente suo figlio) di 3/4 anni, non di più. Mi scende la mandibola a terra e rimango a bocca aperta.
E mi domando: ma chi può essere così imbecille da portarsi un bambino così piccolo a un concerto del genere?
Riformulando la domanda: oh tu, genitore incosciente, perché devi sottoporre tuo figlio a un tale bombardamento di decibel e tenerlo in mezzo a una bolgia fino a mezzanotte, peraltro, per vedere una cosa di cui si ricorderà poco o - più probabilmente - nulla?

Le risposte che mi sono venute in mente sono due:
1 - (poco probabile) tuo figlio ti ha chiesto di portarlo a un concerto e tu l'hai portato proprio a quello. Il che significa che: la natura ti ha dotato di intelligenza scarsa. Punto e a capo.
2 - (purtroppo più probabile) hai voluto "fare il pazzesco" (come si dice a Genova) e portare tuo figlio a vedere un concerto del tuo cantante preferito per poi poter dire agli amici "ma sai che ho portato mio figlio al concerto del Boss?"
Il che significa che: non pensi al bene di tuo figlio; pensi solo al tuo interesse personale e lo tratti come tratteresti una scimmia ammaestrata.

Ma tutto questo per dire che cosa?
Recentemente stavo discutendo con alcuni amici su cosa sia giusto insegnare o non insegnare ai bambini. In queste discussioni faccio sempre la figura dell'integralista islamico o, forse peggio, di quello che vuole i figli perfetti che dicono sempre "sissisgnore".

In realtà non è così. Molto più semplicemente rimango perplesso di fronte ad alcuni genitori che usano i figli come una cosa da mostrare e gli impongono quelle che secondo me sono delle forzature: dalla maglietta del Milan fatta indossare al bambino di tre mesi (giuro!, visto ieri) al fare ascoltare le canzoni/sinfonia dei Genesis (anche questa è vera, giuro bis!) per poi potersi vantare dicendo che "sai, i miei figli ascoltano Selling England by the Pound".
Ultimo esempio (giuro tris!) bambini che vengono trattati come adulti e che si pretende da loro - appunto - un atteggiamento da adulti.

Per carità, non sono cose gravi. Lo so che c'è di peggio. Ma una cosa che mi lascia perplesso è l'uso (sì, proprio "l'uso") che i genitori fanno dei propri figli.
Ma che è? Siete così frustrati da riporre nei vostri figli così tante aspettative?
Ma ci pensate al loro bene?

Non sono certo un genitore perfetto, ma cerco sempre di agire con razionalità e mosso soprattutto dal sacro fuoco del buonsenso. Quello che manca a tanta gente. Ma tanta, eh!

15 luglio 2011

anice

Ho appena finito di leggere il post di Angelo sul mistero che attanaglia i fan del ghiacciolo all'anice: perché nei cartoni da 50 ghiaccioli che riforniscono i bar ce ne sono solo due all'anice?

Beh, posso assicurare che è così: ce ne sono veramente due di numero. Chi mi conosce da tempo sa che, in età da liceo, ho più volte fatto il barista (o un altro tra i tanti mestieri stagionali) per guadagnarmi quattro lire, come molti ragazzi di Celle Ligure fanno.

E quando mi capitava di fare il "cambio di cartone" dei ghiaccioli nel frigo, ovvero quel momento in cui ne rimangono meno di dieci e devi aprire un'altra confezione, mi capitava sovente che i due ghiaccioli all'anice fossero ancora lì, intonsi e incuranti del mondo circostante.

Ed essendo io una persona molto ligia al dovere, che non si è mai sognata di sottrarre con l'inganno nulla a nessun datore di lavoro, mi sentivo in pace con me stesso se, in un momento di pausa, mi mangiavo un ghiacciolo all'anice.
Il piacere personale si intersecava con una strana forma di ordine mondiale per cui dovevo rimettere in pari l'equilibrio dei ghiaccioli presenti nel frigo.

Beh, che ci crediate o no, al tempo non impazzivo per il ghiacciolo all'anice. Ma da allora non desidero altro gusto.

08 luglio 2011

aspettando un segno

Non che io sia appassionato di gossip, però si chiacchierava con gli amici dinosauri della separazione di Ben Harper da Laura Dern come di una speranza di risentire lo zio Ben tornare ai vecchi fasti che tanto ce lo avevano fatto amare.

Tornare ad ascoltare canzoni emotivamente forti come "Roses from my friends" è pretendere troppo, però ci si spera sempre.
Pensavamo che fosse uno come noi, bollito dietro ad una donna che gli ha fatto perdere il senno. Una cosa che può capitare a chiunque.
Insomma, Ben, dacci un cenno. Facci capire che hai avuto una brutta parentesi da dopo il "Live from Mars", ma che adesso ti sei risvegliato.

Beh, dispiace deludervi, ma non è così. È come succede da un po' di anni a questa parte, ovvero che il disco in se' non è neanche brutto. Ma di "Glory and Consequence", manco mezza. Di "Ground on down" manco l'ombra.
E, ironia della sorte, una delle poche canzoni che si salvano, si chiama "Waiting on a Sign". Che fai, Ben, ci pigghi pure pou culu?

07 luglio 2011

nei tuoi panni

È incredibile: le persone che dicono "mettiti nei miei panni" sono quelle che di solito si mettono meno nei panni degli altri.
Fateci caso.

30 giugno 2011

la TAV in Val di Susa

Certe volte le persone si chiedono come sia possibile che certe guerre durino 20 anni. E se succedesse solo perché le persone si fossilizzano sulle proprie posizioni, quando in realtà nessuna delle due fazioni ha pienamente ragione o torto?
Pensavo a questo in seguito agli ennesimi che si scontri tra comitato "no TAV" e forze dell'ordine, in Val di Susa. Sia chiaro: è un punto di vista di un "esterno", di uno che non ha mai approfondito più di tanto l'argomento, eh! Quindi perdonate l'eventuali banalità che leggerete.

Facendo un piccolo passo indietro: la TAV (linea per il Trano ad Alta Velocità) fa parte di una rete di trasporti europei decisi eoni fa. La linea ferroviaria Torino-Lione, uno dei succitati trasporti, dovrebbe passare dalla Val di Susa.

Secondo me il governo sbaglia perché:
1 - queste cose sono state decise troppo tempo fa e non è stato chiesto un consenso popolare per questo lavoro; cosa che in un paese civile sarebbe stato opportuno fare.
2 - tutta 'sta marea di soldi potrebbero essere usati meglio, tipo potenziare il sistema ferroviario nazionale; chiedere ai vari pendolari, per conferma.

Secondo me il comitato no-TAV sbaglia perché:
1 - che ti piaccia o no, se una cosa è stata decisa dai governi (che teoricamente dovrebbero avere in mente il bene della collettività; se non altro quelli europei, dai!) vuol dire che c'è un progetto di miglioramento della vita comune.
2 - comme se dixe a Zena, son tutti bulicci col culo degli altri. O meglio: la TAV passa sotto casa tua? eh, ciccio, mi dispiace, ma può succedere. Son sicuro che se passava sotto casa di un altro non protestavi alla stessa maniera. Quando hanno costruito Malpensa, pensi che i bustocchi (abitanti di Busto Arsizio) fossero contenti? Quindi, cerchiamo di avere un minimo il senso della collettività e non del proprio orticello.

In sunto: secondo me entrambe le fazioni non hanno del tutto ragione e non hanno del tutto torto. E quindi?
Niente, a me sembra il classico caso in cui tutti perderanno.
Ma potrei sbagliarmi e aver detto delle grosse scemate. Se avete idee o link ad articoli particolarmente illuminanti, siete gentilmente pregati di aiutarmi a capire meglio la situazione.

29 giugno 2011

back to the 70's and back

Impressionante debutto dei Rival Sons, rock band americana: questo Pressure and Time è un disco che rocchenrolleggia di brutto.

La base è decisamente la musica anni 70 e, se dobbiamo identificare un gruppo di riferimento, il primo che viene in mente sono sicuramente i Led Zeppelin. Basta sentire il primo singolo, nonché title track dell'album per gridare quasi al plagio.

Ma è tutto il r'n'r anni settanta a venire saccheggiato (bene) abbondantemente. "Gipsy Heart" ha echi Hendrixiani, "White Noise" sembra un pezzo degli Who, "Save Me" ha un incipit che potrebbe essere un brano dei primi AC/DC e "Burn Down Los Angeles" non sfigurerebbe in un album dei Doors.

Ma quel che conta è: il risultato è supergodibile. Un disco da non perdere.

26 giugno 2011

Malinconolba - part one

L'anno scorso, dopo 12 anni di permanenza, i miei genitori hanno deciso di "abbandonare" la casa di Olba alla Marasca per una serie di motivi pratici e io non sono mai riuscito a dedicarle il giusto tributo sul mio blog.
Questa sera finalmente mi fermo e dedico un po' di tempo a lei, a quella casa, simbolo di bellissimi momenti e di avvenimenti importanti. Mi sento di doverglielo. Ho voglia di farlo.

Era il 1998 ed era d'inverno, mi ricordo benissimo. La nostra famiglia trascorreva da sempre le vacanze estive a Olba, nella zona del paese chiamata Ferriera: un nucleo di una quindicina di case, frequentate da gente che si conosce da una vita o quasi.
Una piccola precisazione: non è esatto dire "la nostra famiglia", in realtà. Per alcuni anni siamo andati tutti. Poi, coll'avanzare dell'età, noi ragazzi rimanevamo a Celle, a fare lavori estivi, e quindi erano i miei genitori a trascorre i canonici mesi di luglio e agosto a Olba, dove noi compivamo sporadiche apparizioni per non più d'un paio di giorni.

Dicevo: era il 1998 ed era d'inverno. Sono quasi sicuro che fosse gennaio. Mio padre insistette perché io l'accompagnassi a Olba per vedere "una casa nuova". Il mio interesse era pari allo zero, ma avevo ormai valicato quello snodo della vita in cui inizi a compiere delle azioni solo per far piacere ai tuoi genitori. E lo accompagnai. E c'era anche mia madre.

Arrivammo a quella casa e io non capivo: perché così lontano dal centro del paese? perché così isolata? perché così grande? Come detto, in generale erano i miei genitori ad andarci, quindi assecondai l'entusiasmo di mio padre senza fare troppe domande. E senza sapere ciò che quella casa sperduta in mezzo al bosco avrebbe rappresentato per me.


foto: io e mio papà nell'estate del 1998. Mio papà aveva ancora tutti i capelli neri; ma so che non sono i suoi capelli che state guardando.

24 giugno 2011

aifòun

E così finalmente sono passato al lato oscuro della forza: anch'io adesso posseggo un iPhone.
Me l'ha regalato Dalia per il mio compleanno. Che in realtà il mio compleanno è lunedì prossimo, però essendo lei partita per il mare martedì, mi ha fatto il regalo in anticipo.

L'oggetto in se' è fighissimo e a poco a poco comincerò a scoprire le varie funzionalità, oltre a quelle basiche che già uso. Già ieri sera, nell'attesa del cinema, mi ci sono divertito un po'.
Temo che sia uno di quei "punti di non ritorno" che prima o poi tutti dobbiamo affrontare, come è successo con il computer prima e il telefonino dopo.

E non fate quella faccia da "io non ci penso neanche per sogno" perché mi sa che prima o poi dovrete farci i conti anche voi. Blackberry, Android o iPhone che sia, passate al lato oscuro.

23 giugno 2011

Cava Zanzara

Ieri sera ennesimo concerto ministrico, questa volta nella cornice scenica di Cava Manara, in provincia di Pavia.
Come sempre, live act a livelli di coinvolgimento altissimi.
Loro, nonostante il susseguirsi di date, in forma smagliante.

Abbiamo rischiato di essere prima divorati dalle zanzare e poi di perire nel pogo feroce, ma tutto sommato siamo usciti vivi e stancamente felici.
Molto gradito il ritorno in scaletta di "Vicenza (la voglio anch'io una base a)", anche se a scapito di "Brucia".

I Minsitri si confermano delle macchine da palco. Epico il finale con Divi che annuncia "io mi sono rotto il cazzo (testuale) di suonare il basso, chi è che viene a suonare al posto mio?" e conseguente arruolaggio di un volontario del pubblico per suonare il finale di "Abituarsi alla fine".


in foto: la scaletta del concerto, debitamente rubata a palco smontante

22 giugno 2011

barock

Come probabilmente ho già detto, c'è sempre una piccola vena di piacere quando ascolti per la prima volta il nuovo album di un artista che ti piace. Ne riconosci la voce, le sonorità e la costruzione musicale.

Per questo motivo il nuovo album di Patrick Wolf mi piace già dal primo ascolto, tanto mi era piaciuto l'album prececente.
Lupercalia, questo il titolo, è meno elettronico e più barocco del precedente, ma non in modo troppo pomposo o stancante. Oserei dire che sembra un album più maturo dei precedenti, benché "maturo" non sia una parola che spiega molto.

Tanto pianoforte, tanti archi, tanta melodia e tanto pathos: io amo questo ragazzo.

21 giugno 2011

cani sciolti

Posso dirlo? (domanda retorica, dal momento che il blog è mio personale, quindi posso dire un po' quel cazzo che voglio) Lo dico comunque: a me il tanto osannato album d'esordio de "i Cani" mi fa abbastanza cagare.

Potrei anche finirla qua, ma uno dice "spiega almeno il perché" e io cercherò di mettere insieme quella serie di sensazioni che a pelle mi fanno giudicare preventivamente questo album. Sì, sì: ho detto preventivamente.
Cioè: io l'album l'ho anche ascoltato, ma mi stava già sulle palle prima di ascoltarlo.
Innanzitutto il titolo: "il sorprendente album d'esordio dei Cani" mi ricorda un po' "L'opera struggente di un formidabile genio", libro pseudoautobiografico di Dave Eggers che non era ne' struggente (l'opera) ne' formidabile (lui).
In pratica solo un bel giochino per creare rumore attorno a un album di una (one man) band esordiente.

In seconda battuta il battage pubblicitario che la rete ha sparso su questo ciddì. Prima ancora che uscisse sembrava già di trovarsi di fronte a dei fenomeni, che poi appunto è uno solo ma vabbè.
E a me 'ste cose un po' mi urtano, devo essere sincero.

Poi al primo ascolto la questione si aggrava. Si intanto perché luilì ha la stessa voce di quello dei Baustelle, o almeno così a me sembra.
E poi i testi: sarebbero anche originali se non fossero appena passati sotto l'italico sole band quali "le Luci della Centrale elettrica" o gli "Offlaga Disco Pax" o (nel migliore dei casi) Max Gazzè.
Che poi qualche testo non mi dispiace anche, specie quelli che contengono un po' di ironia. Quando sono troppo seri (e di conseguenza troppo snob) mi urtano.

Insomma: non mi piace. Si era capito?


19 giugno 2011

Addio Big Man

Clarence Clemons non c’è più e per chi ama il sax questa è una perdita grave. I quarantenni lo associano da sempre a Bruce Springsteen (come dimenticare la copertina di Born to Run, mio primo disco del Boss?), ma la sua carriera è costellata da collaborazioni con Grateful Dead, Ringo Starr All Star Band, Aretha Franklin, Roy Orbison, Jackson Browne e tanti altri.

Ma quella che le batte tutte è l'ultima: quella con Lady Gaga. Ha suonato con lei in Edge of Glory, anche dal vivo, alla finale di American Idol 2011.
E per chi vi scrive, questo è un complimento. Non perché io ami Lady Gaga, ma perché amo le persone che non si pongono limiti, specie in campo musicale.

16 giugno 2011

inventori di bar

Stamattina, portando Anita a scuola.

Anita: "Papà, perché il bar oggi è chiuso"
Io: "Non lo so, fammi vedere. Ah, ecco: c'è scritto "Chiuso per inventario""
Anita: "e cosa inventano lì dentro?"

14 giugno 2011

in questi ultimi giorni

Ho visto Piazza Duomo piena di gente, senza bandiere, vestita di arancione.
Ho visto un automobilista fare un piccolo incidente con uno scooter e poi scendere dalla macchina dichiarando apertamente "scusami: ho fatto una cazzata".
Ho visto una signora arrogante e antipatica, che cercava di saltare la coda per prendere un pollo da Giannasi, venire irrisa dalle altre persone con la seguente frase "probabilmente non ha votato Pisapia".
Ho visto un Audi, parcheggiata nel parcheggio adibito alle bici, subire il giusto trattamento che meritava da parte di un ciclista.
Ho visto persone in coda per votare al referendum che si scambiavano sorrisi complici, pur non essendo conoscenti.

Ho visto parecchie cose, da quando Pisapia è stato nominato sindaco di Milano; molte delle quali positive e incoraggianti. Non so cosa succederà nei prossimi mesi/anni.
So solo che una città che molti considerano ostile e gelida, in questi ultimi tempi sembra diventare accogliente.
Non sembra la città di pochi sbruffoni, ma la città di tutti.
Voglio che questo sogno continui.


in foto: "ah, sì? parcheggi l'auto al posto delle bici?
Beh, io la bici ce la metto lo stesso".