In realtà è un reperto di quest'estate, però l'ho ritrovato adesso e voglio mostrarvelo perché fa troppo ridere.
È successo che un giorno Anita arriva arrabbiatissima e dice "guarda cosa ha scritto Elena! Devi sgridarla e darle una punizione" e mi porge un foglio.
Guardo Elena che si avvicina a testa bassa: "Elena cos'è successo?"
Non risponde, in attesa del giudizio divino.
Allora mi decido e leggo il foglio che Anita ancora tiene in mano, col braccio ben teso, di fronte a me.
Ecco, in questi casi essere genitori è veramente difficile.
Innanzitutto perché non è che puoi punire una solo perché l'ha detto l'altra.
Ma soprattutto se ti viene dato un foglio che ti fa schiantare dal ridere.
Traduco: Anita - Scema - Schifosa - Fuori di testa - Vanitosa - Cicciona - Pelata - Stonata - Fa "Mu Mu" (= mucca) - e "coccodè" - è un maschio - e sputa cacca.
Provateci voi a trattenere le risate, cercando di sgridare vostra figlia.
13 ottobre 2015
28 settembre 2015
25 settembre 2015
ritorno alla commedia all'italiana
Ne parlavo tempo fa: secondo me gli italiani, nel cinema, sono bravi a raccontare storie piccole, quasi di quartiere.
Ne ho avuto un'ulteriore conferma ieri sera, dopo aver visto "Smetto quando voglio", brillante commedia dell'esordiente Sydney Sibilia (sì, si chiama proprio così, non è un nome d'arte).
Parla di un gruppo di brillanti ricercatori universitari che tentano di uscire dal disastro della precarietà cronica a cui sono sottoposti, iniziando a produrre e spacciare droga.
Se vi piacciono le etichette è una sorta di "I soliti ignoti" in salsa Guy Ritchie. Certo, la trama potrà sembrarvi un po' "Breaking Bad", la fortunata serie tv interpretata da Bryan Cranston.
Ma non è tutto lì: c'è anche la realtà molto italiana delle università, degli inciuci, del lavoro in nero, della cultura troppo snobbata, di chi sembra senza una lira e invece spende 100 euro per un cocktail (molto particolare, per la verità).
Insomma, siamo davanti a una commedia non stupida, ben scritta, ben girata e ben intepretata.
Per quello che propone il cinema italiano ultimamente, mi sembra quasi troppo.
Ne ho avuto un'ulteriore conferma ieri sera, dopo aver visto "Smetto quando voglio", brillante commedia dell'esordiente Sydney Sibilia (sì, si chiama proprio così, non è un nome d'arte).
Parla di un gruppo di brillanti ricercatori universitari che tentano di uscire dal disastro della precarietà cronica a cui sono sottoposti, iniziando a produrre e spacciare droga.
Se vi piacciono le etichette è una sorta di "I soliti ignoti" in salsa Guy Ritchie. Certo, la trama potrà sembrarvi un po' "Breaking Bad", la fortunata serie tv interpretata da Bryan Cranston.
Ma non è tutto lì: c'è anche la realtà molto italiana delle università, degli inciuci, del lavoro in nero, della cultura troppo snobbata, di chi sembra senza una lira e invece spende 100 euro per un cocktail (molto particolare, per la verità).
Insomma, siamo davanti a una commedia non stupida, ben scritta, ben girata e ben intepretata.
Per quello che propone il cinema italiano ultimamente, mi sembra quasi troppo.
24 settembre 2015
omosessualità
Anita sta leggendo il librone con le prime mille strisce di Lupo Alberto. È arrivata alla sequenza (irresistibilmente comica, uno dei punti di massimo splendore del fumetto) in cui Enrico La Talpa dichiara la sua omosessualità.
- Papà, cosa vuol dire "gay"?
- È un uomo a cui piacciono gli uomini.
- Ah!
E si gira, continuando a leggere.
Punto. Basta.
"Ah!" è tutto quello che una bambina di 9 anni ha da dire.
Nessuna espressione incredula, niente sorrisini imbarazzati, nessuno sguardo interrogativo, niente di niente.
Ah!
- Papà, cosa vuol dire "gay"?
- È un uomo a cui piacciono gli uomini.
- Ah!
E si gira, continuando a leggere.
Punto. Basta.
"Ah!" è tutto quello che una bambina di 9 anni ha da dire.
Nessuna espressione incredula, niente sorrisini imbarazzati, nessuno sguardo interrogativo, niente di niente.
Ah!
23 agosto 2015
True Detective - seconda stagione
Terminata la seconda stagione di True Detective, il commento più diffuso è: era molto meglio la prima.
Commento che ha i suoi fondamenti, per carità.
Ma a me non mi ci pigliate i mezzo a 'sti giochini, no no. Mi sono avvicinato a questa new season mentalmente immacolato.
Anche perché - diciamo la verità - a parte il titolo e l'autore, non aveva niente a che vedere con la precedente: cast, luoghi e timeline completamente differenti.
Personalmente, me lo sono goduto: un telefilm ben girato e ben congegnato che ha la sua pecca in un plot narrativo troppo articolato con tantissimi ruoli in gioco, per cui era veramente difficile tenerne le fila.
Però nel complesso a me è piaciuto.
Mi è piaciuta Rachel McAdams in una parte per lei completamente nuova, così come Vince Vaughn in un ruolo drammatico. Un Colin Farrell invece calato in una parte che gli calzava a pennello. E un Taylor Kitsch un po' ingessato, ma gli veniva richiesto dal ruolo.
In generale quattro protagonisti con 4 storie tormentate alle loro spalle. Ed ho sempre avuto un debole per questo tipo di storie: gente che non ha più nulla da perdere, che compie gesti estremi, perché perennemente in bilico.
Insomma, ad avercene di serie tv così, farei i salti di gioia.
The war was lost
The treaty signed
I was not caught
I crossed the line
Commento che ha i suoi fondamenti, per carità.
Ma a me non mi ci pigliate i mezzo a 'sti giochini, no no. Mi sono avvicinato a questa new season mentalmente immacolato.
Anche perché - diciamo la verità - a parte il titolo e l'autore, non aveva niente a che vedere con la precedente: cast, luoghi e timeline completamente differenti.
Personalmente, me lo sono goduto: un telefilm ben girato e ben congegnato che ha la sua pecca in un plot narrativo troppo articolato con tantissimi ruoli in gioco, per cui era veramente difficile tenerne le fila.
Però nel complesso a me è piaciuto.
Mi è piaciuta Rachel McAdams in una parte per lei completamente nuova, così come Vince Vaughn in un ruolo drammatico. Un Colin Farrell invece calato in una parte che gli calzava a pennello. E un Taylor Kitsch un po' ingessato, ma gli veniva richiesto dal ruolo.
In generale quattro protagonisti con 4 storie tormentate alle loro spalle. Ed ho sempre avuto un debole per questo tipo di storie: gente che non ha più nulla da perdere, che compie gesti estremi, perché perennemente in bilico.
Insomma, ad avercene di serie tv così, farei i salti di gioia.
The war was lost
The treaty signed
I was not caught
I crossed the line
21 luglio 2015
Paolino live in Barolo
Concerto bellissimo, quello di Paolo Nutini a Barolo, sabato sera.
Mi ha veramente colpito per emozione e intensità. Canzoni quasi tutte riarrangiate, scaletta bella piena e performance musicale notevole da parte di tutta la band. Si può dire solo che è stato un gran bel concerto.
Sarà a causa del nome, ma Paolo Nutini noi italiani ce lo sentiamo un po' "nostro". A tal punto che alcuni non gli hanno mai perdonato il fatto di non spiccicare manco una parola di italiano durante i suoi concerti lungo lo stivale.
E infatti, a parte un buonasèèra dopo l'iniziale "Scream" e qualche grazie milli dopo un paio di brani, che li dice pure Eddie Vedder che nel sangue ha di tutto tranne tracce italiche, sembrava che l'interazione col pubblico fosse finita lì.
E invece, all'inizio del bis, Paolino nostro stupisce tutti salendo sul palco solo con la chitarra a tracolla e - accompagnato dal trombettista - si cimenta in una "Guarda che luna" di Fred Buscaglione da far venire la pelle d'oca anche a un ninja.
Bravo Paolo! We love you.
Mi ha veramente colpito per emozione e intensità. Canzoni quasi tutte riarrangiate, scaletta bella piena e performance musicale notevole da parte di tutta la band. Si può dire solo che è stato un gran bel concerto.
Sarà a causa del nome, ma Paolo Nutini noi italiani ce lo sentiamo un po' "nostro". A tal punto che alcuni non gli hanno mai perdonato il fatto di non spiccicare manco una parola di italiano durante i suoi concerti lungo lo stivale.
E infatti, a parte un buonasèèra dopo l'iniziale "Scream" e qualche grazie milli dopo un paio di brani, che li dice pure Eddie Vedder che nel sangue ha di tutto tranne tracce italiche, sembrava che l'interazione col pubblico fosse finita lì.
E invece, all'inizio del bis, Paolino nostro stupisce tutti salendo sul palco solo con la chitarra a tracolla e - accompagnato dal trombettista - si cimenta in una "Guarda che luna" di Fred Buscaglione da far venire la pelle d'oca anche a un ninja.
Bravo Paolo! We love you.
13 luglio 2015
trippa advisor
ovvero: di tre quarantacinquenni sovrappeso in giro per il Trentino con le bici.
Divertente e stancante. Questo il risultato di due giorni a zonzo per le ciclabili del Trentino-Alto Adige insieme a Gabriele e Giorgio.
Partenza da Brescia sabato mattina alle 7,00 e ritorno sempre a Brescia la domenica alle 20 passate.
Bressanone-Bolzano sabato; Bolzano-Trento domenica.
Chilometri percorsi in bici: 120.
Questi i dati. Il resto non si può raccontare: troppe scemate dette, troppe persone incontrate e troppi i luoghi degni di nota. Mi sono divertito (e stancato) un bel po'.
Sicuramente da ripetere.
altro che Coppi e Bartali...
Divertente e stancante. Questo il risultato di due giorni a zonzo per le ciclabili del Trentino-Alto Adige insieme a Gabriele e Giorgio.
Partenza da Brescia sabato mattina alle 7,00 e ritorno sempre a Brescia la domenica alle 20 passate.
Bressanone-Bolzano sabato; Bolzano-Trento domenica.
Chilometri percorsi in bici: 120.
Questi i dati. Il resto non si può raccontare: troppe scemate dette, troppe persone incontrate e troppi i luoghi degni di nota. Mi sono divertito (e stancato) un bel po'.
Sicuramente da ripetere.
altro che Coppi e Bartali...
08 luglio 2015
l'analfabeta che sapeva contare
Se siete amanti delle storie bizzarre, se credete che
tutto possa succedere o che sarebbe bello che succedesse, e che se tutti
fossimo un po' più strampalati e meno egocentrici il mondo sarebbe
migliore, questo libro fa al caso vostro.
No, non ho letto "il centenario che saltò dalla finestra e scomparve", il primo libro di Jonas Jonasson, quindi non chiedetemi se sia più o meno bello del precedente.
E neanche posso raccontarvi la trama, perché fare una sinossi di questo romanzo mi porterebbe via mezza giornata.
Accontentatevi di sapere che è un libro che ho letto in pochi giorni, nonostante le sue (quasi) 500 pagine. Ridendo tanto, ma anche pensando un pochino.
06 luglio 2015
del vagabondare, di azealia e di altre cose
Estate: come sempre tempo di distaccamento dalla famiglia. Quest'anno Dalia e le bimbe stanno via ben un mese, quindi ho un sacchissimo di tempo libero.
Fino a qualche anno fa avrei organizzato meticolosamente ogni w/end, ma adesso è periodo di superlavoro e di scazzo pesante (conseguenza del superlavoro).
Infatti il primo fine settimana a disposizione - quello del mio compleanno - è stato dedicato un po' a festeggiare e un po' al lavoro.
Il secondo (ieri e l'altroieri) l'ho trascorso in svacco totale. Proprio mentalmente, intendo.
Se non ci fosse stato l'amico Sergio, probabilmente mi sarei tappato in casa, con le persiane abbassate, paralizzato dal caldo africano che sta flagellando Milano (e mi fa cambiare circa tre t-shirt al giorno).
E invece Sergio mi ha trascinato fuori di casa per due giorni di "zingarate": un giro di qua, un caffè di là, un salto in Darsena, un pezzo di partita...
Ma soprattutto: sabato sera concerto di Azealia Banks al Parco Sempione; e domenica mattina gita sul Trebbia. Tutte cose che avevo in programma di fare ma mi mancava la spinta iniziale.
Non so se è solo una conseguenza del caldo o se è anche un sintomo dell'età che avanza, ma mi impigrisco con facilità.
in foto: Azealia Banks durante la sua performance di sabato sera. Cioè, non solo canta bene...
Fino a qualche anno fa avrei organizzato meticolosamente ogni w/end, ma adesso è periodo di superlavoro e di scazzo pesante (conseguenza del superlavoro).
Infatti il primo fine settimana a disposizione - quello del mio compleanno - è stato dedicato un po' a festeggiare e un po' al lavoro.
Il secondo (ieri e l'altroieri) l'ho trascorso in svacco totale. Proprio mentalmente, intendo.
Se non ci fosse stato l'amico Sergio, probabilmente mi sarei tappato in casa, con le persiane abbassate, paralizzato dal caldo africano che sta flagellando Milano (e mi fa cambiare circa tre t-shirt al giorno).
E invece Sergio mi ha trascinato fuori di casa per due giorni di "zingarate": un giro di qua, un caffè di là, un salto in Darsena, un pezzo di partita...
Ma soprattutto: sabato sera concerto di Azealia Banks al Parco Sempione; e domenica mattina gita sul Trebbia. Tutte cose che avevo in programma di fare ma mi mancava la spinta iniziale.
Non so se è solo una conseguenza del caldo o se è anche un sintomo dell'età che avanza, ma mi impigrisco con facilità.
in foto: Azealia Banks durante la sua performance di sabato sera. Cioè, non solo canta bene...
02 luglio 2015
e Fubles fu!
Alla fine ho ceduto e mi sono iscritto a Fubles.
Non sapete cosa sia? È un social network dedicato al calcio.
In pratica mette insieme persone che vogliono giocare ma che non si conoscono tra di loro.
Hai voglia di fare una partita a calcetto ma non conosci nessuno? Ti iscrivi e troverai sicuramente una partita all'orario che desideri.
Hai organizzato una partita ma ti mancano un paio di giocatori? Matti il tuo match sul sito e la rosa si completerà in poche ore.
Volendo stare un minimo in forma e visto che - con 'sta caldazza - la voglia di andare in palestra proprio non si fa vedere, ecco che il football social network fa al caso mio.
Anche l'anno scorso ero tentato di iscrivermi, ma poi fui sopraffatto da lavoretti vari.
Quest'anno, convinto dall'amico Massi, ho fatto il gande passo e, giusto ieri sera, abbiamo fatto il nostro esordio su uno dei campetti di Cimiano.
È finita con un pareggio, un buon numero di punture di zanzare e una bella sudatona.
Direi che si può ripetere quanto prima.
Non sapete cosa sia? È un social network dedicato al calcio.
In pratica mette insieme persone che vogliono giocare ma che non si conoscono tra di loro.
Hai voglia di fare una partita a calcetto ma non conosci nessuno? Ti iscrivi e troverai sicuramente una partita all'orario che desideri.
Hai organizzato una partita ma ti mancano un paio di giocatori? Matti il tuo match sul sito e la rosa si completerà in poche ore.
Volendo stare un minimo in forma e visto che - con 'sta caldazza - la voglia di andare in palestra proprio non si fa vedere, ecco che il football social network fa al caso mio.
Anche l'anno scorso ero tentato di iscrivermi, ma poi fui sopraffatto da lavoretti vari.
Quest'anno, convinto dall'amico Massi, ho fatto il gande passo e, giusto ieri sera, abbiamo fatto il nostro esordio su uno dei campetti di Cimiano.
È finita con un pareggio, un buon numero di punture di zanzare e una bella sudatona.
Direi che si può ripetere quanto prima.
27 giugno 2015
04 giugno 2015
il viaggio del fachiro
So di averlo già detto, ma quando giro tra gli scaffali delle librerie rimango incantato dai libri con i titoli particolarmente fantasiosi. Potete quindi ben immaginare che vedendo "L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea" la mia smania di comprarlo immediatamente e di leggerlo ha avuto il sopravvento.
E devo dire che mi è andata bene. Il libro è molto carino, divertente (ma non stupido) e si legge velocemente. Forse il finale un po' scontato, se proprio vogliamo trovare un difetto.
Ma se state cercando un libro da leggere sotto l'ombrellone, senza troppo impegno, direi che fa' al caso vostro.
E devo dire che mi è andata bene. Il libro è molto carino, divertente (ma non stupido) e si legge velocemente. Forse il finale un po' scontato, se proprio vogliamo trovare un difetto.
Ma se state cercando un libro da leggere sotto l'ombrellone, senza troppo impegno, direi che fa' al caso vostro.
27 aprile 2015
little sister
Stamattina abbiamo accompagnato Anita alla partenza per Scuola Natura, una piccola vacanza di 4 giorni con i suoi compagni di classe e la maestra, a Pietra Ligure.
Ci siamo svegliati abbastanza presto e siamo andati tutti e 4 in macchina (visto che diluviava e Dalia non sta bene) sotto la scuola.
Se c'è una caratteristica che accomuna i fratelli di tutto il mondo (almeno così credo) è che possono randellarsi fino a 5 minuti prima, ma quando si separano si sentono come privati di un arto.
E infatti Elena, appena Anita è partita, era tristissima. Ma proprio coi lacrimoni che le rigavano le guance.
Abbiamo cercato di consolarla, dicendole che inviteremo qualche sua compagna di scuola e che 4 giorni passano in fretta, ma lo spleen non accennava a diminuire. Si è rinchiusa in una specie di mutismo malinconico.
Alla fine, dopo averla accompagnata a scuola materna, torno con la macchina sottocasa, per andare a prendere il motorino. E quando mi sto allontanando dall'auto, vedo che ha fatto un disegno sul vetro appannato: un cuore con dentro la scritta "Elena e Anita".
Non ho paura ad ammetterlo: mi sono messo a piangere come un cretino.
lo so, non si quasi vede niente. Dovete credermi sulla fiducia.
Ci siamo svegliati abbastanza presto e siamo andati tutti e 4 in macchina (visto che diluviava e Dalia non sta bene) sotto la scuola.
Se c'è una caratteristica che accomuna i fratelli di tutto il mondo (almeno così credo) è che possono randellarsi fino a 5 minuti prima, ma quando si separano si sentono come privati di un arto.
E infatti Elena, appena Anita è partita, era tristissima. Ma proprio coi lacrimoni che le rigavano le guance.
Abbiamo cercato di consolarla, dicendole che inviteremo qualche sua compagna di scuola e che 4 giorni passano in fretta, ma lo spleen non accennava a diminuire. Si è rinchiusa in una specie di mutismo malinconico.
Alla fine, dopo averla accompagnata a scuola materna, torno con la macchina sottocasa, per andare a prendere il motorino. E quando mi sto allontanando dall'auto, vedo che ha fatto un disegno sul vetro appannato: un cuore con dentro la scritta "Elena e Anita".
Non ho paura ad ammetterlo: mi sono messo a piangere come un cretino.
lo so, non si quasi vede niente. Dovete credermi sulla fiducia.
21 aprile 2015
Scuola-Chiaravalle-Scuola
Il titolo vorrebbe fare il verso a Liegi-Baston-Liegi, ma non so se si capisce.
Vabbè, tutto ciò per dire che domenica sì è svolta la Biciclettata 2015 organizzata dal gruppo genitori della Scuola Elementare che frequenta Anita.
Siamo partiti dalla scuola verso le 11,30 e siamo arrivati fino al Parco antistante l'Abbazia di Chiaravalle: una mezz'oretta scarsa di pedalata.
La notizia straordinaria è che eravamo più di 80. Un bel biscione di genitori e bambini (scortato dalla Polizia Municipale) che si snodava per le strade di Milano.
Non ho molto altro da aggiungere se non il fatto che è stata una giornata bellissima (anche meteorologicamente parlando) in cui abbiamo fatto giochi vari, corso e pedalato.
Con la morale, banale ma sempre vera, che il tempo dedicato ai propri figli è sempre tempo ben impiegato.
Vabbè, tutto ciò per dire che domenica sì è svolta la Biciclettata 2015 organizzata dal gruppo genitori della Scuola Elementare che frequenta Anita.
Siamo partiti dalla scuola verso le 11,30 e siamo arrivati fino al Parco antistante l'Abbazia di Chiaravalle: una mezz'oretta scarsa di pedalata.
La notizia straordinaria è che eravamo più di 80. Un bel biscione di genitori e bambini (scortato dalla Polizia Municipale) che si snodava per le strade di Milano.
Non ho molto altro da aggiungere se non il fatto che è stata una giornata bellissima (anche meteorologicamente parlando) in cui abbiamo fatto giochi vari, corso e pedalato.
Con la morale, banale ma sempre vera, che il tempo dedicato ai propri figli è sempre tempo ben impiegato.
10 aprile 2015
Non Pensarci - la serie
Mi era tanto piaciuto il film Non Pensarci di Gianni Zanasi. Proprio tanto.
Quei film a basso budget, che raccontano storie "piccole", di tutti i giorni, riuscendo comunque a metterti in contatto con la parte più profonda di te. Tutto questo senza l'insopportabile retorica di pellicole tipo Jerry Maguire.
È quello che secondo me dovrebbe fare il cinema italiano, ma è un discorso un po' lungo e complicato, quindi lasciamo stare.
Da quel film è stata tratta una serie tv, con lo stesso regista, stesso cast e stessa storia. Praticamente hanno realizzato lo stesso film con una durata di 6 ore (12 episodi da mezz'ora l'uno).
E l'effetto è identico al film: si ride, si piange, ci si immedesima, ci si innamora.
Vita vera, insomma. Certo: romanzata a dovere e con personaggi a macchietta, altrimenti sarebbe piatta e banale. Ma si guarda con molto piacere.
Un applauso al trio Mastandrea-Battiston-Caprioli che riescono a comportarsi esattamente come dei fratelli, tra odio e amore, perfettamente credibili nelle loro parti.
Giusto un piccolo assaggio:
Quei film a basso budget, che raccontano storie "piccole", di tutti i giorni, riuscendo comunque a metterti in contatto con la parte più profonda di te. Tutto questo senza l'insopportabile retorica di pellicole tipo Jerry Maguire.
È quello che secondo me dovrebbe fare il cinema italiano, ma è un discorso un po' lungo e complicato, quindi lasciamo stare.
Da quel film è stata tratta una serie tv, con lo stesso regista, stesso cast e stessa storia. Praticamente hanno realizzato lo stesso film con una durata di 6 ore (12 episodi da mezz'ora l'uno).
E l'effetto è identico al film: si ride, si piange, ci si immedesima, ci si innamora.
Vita vera, insomma. Certo: romanzata a dovere e con personaggi a macchietta, altrimenti sarebbe piatta e banale. Ma si guarda con molto piacere.
Un applauso al trio Mastandrea-Battiston-Caprioli che riescono a comportarsi esattamente come dei fratelli, tra odio e amore, perfettamente credibili nelle loro parti.
Giusto un piccolo assaggio:
25 marzo 2015
orgoglio maschio
Chi mi conosce lo sa: sono un pessimo uomo di casa. Sono molto meglio come casalinga.
Datemi pure una camicia da stirare, ma non chiedetemi di montare una mensola, perché non so neanche da che parte si comincia.
È quindi con moltissimo orgoglio che vi annuncio che domenica pomeriggio, complice la giornata uggiosa, mi sono dedicato a una serie di incombenze tra cui un lavoro molto maschile.
Almeno per me, che quando monto una sedia dell'Ikea mi sento MacGyver.
Insomma, domenica ho "liberato" una presa elettrica, da un pezzo di plastica che c'era rimasto incastrato. Sapete quei robetti di plastica che si mettono nelle prese per evitare che i bambini piccoli ci mettano le mani dentro? Ecco, levandolo, la nostra tata tuttofare ci aveva malauguratamente lasciato incastrato un pirolino di plastica.
Era lì da anni, io me ne sono accorto domenica. E, contrariamente alle mia indole da procrastinatore, ho deciso di affrontarlo subito: ho staccato la luce generale; ho staccato la presa dal muro,smontato tutta la presa e finalmente estratto l'intruso dal suo antro.
Cosa c'è di strano? Bah, per voi probabilmente niente.
Per me è stata una vera sorpresa alzare le levette dell'interrutore generale e non far saltare in aria l'intero edificio.
Datemi pure una camicia da stirare, ma non chiedetemi di montare una mensola, perché non so neanche da che parte si comincia.
È quindi con moltissimo orgoglio che vi annuncio che domenica pomeriggio, complice la giornata uggiosa, mi sono dedicato a una serie di incombenze tra cui un lavoro molto maschile.
Almeno per me, che quando monto una sedia dell'Ikea mi sento MacGyver.
Insomma, domenica ho "liberato" una presa elettrica, da un pezzo di plastica che c'era rimasto incastrato. Sapete quei robetti di plastica che si mettono nelle prese per evitare che i bambini piccoli ci mettano le mani dentro? Ecco, levandolo, la nostra tata tuttofare ci aveva malauguratamente lasciato incastrato un pirolino di plastica.
Era lì da anni, io me ne sono accorto domenica. E, contrariamente alle mia indole da procrastinatore, ho deciso di affrontarlo subito: ho staccato la luce generale; ho staccato la presa dal muro,smontato tutta la presa e finalmente estratto l'intruso dal suo antro.
Cosa c'è di strano? Bah, per voi probabilmente niente.
Per me è stata una vera sorpresa alzare le levette dell'interrutore generale e non far saltare in aria l'intero edificio.
23 marzo 2015
birdman
Alla fine il film vincitore degli Oscar 2015 l'ho visto anch'io. Sto parlando di Birdman, film del regista messicano Alejandro Iñárritu, colui che tanto ci aveva colpito una decina di anni fa con 21 grammi.
Lo so, non c'è bisogno di una nuova recensione e neanche state aspettando trepidanti una mia opinione in merito, però mi va di parlarne lo stesso (così come spesso non mi va di parlare di film che considero "trascurabili").
Birdman è un gran bel film, secondo me. Nonostante un sacco di cose.
Nonostante sia un film che parla di cinema, per esempio, non risulta solo per addetti ai lavori, ma ben ritrae la parabola discendente dell'uomo.
Nonostante sia girato quasi tutto in piano sequenza, tecnica spesso stucchevole e fine a se stessa, che qua invece aiuta a seguire (anche fisicamente) Michael Keaton e i suoi percorsi mentali.
E nonostante non sia certo il più bel lungometraggio di Iñárritu (devo ammettere che ho avuto qualche momento di stanchezza, durante la visione), rimane comunque un bel film che riesce a intrecciare diverse storie in un unico plot narrativo, per di più condensato in poche ore di vita "vissuta".
E se gli attori (e il cinema, di conseguenza) vengono messi alla gogna, non viene risparmiato neanche lo spettatore, che si lascia abbindolare dai blockbuster e che valuta tutto attraverso il numero di tweet, positivi o negativi che siano.
Insomma, un bel film ricco di spunti e significati, completamente avulso dalla costruzione narrativa standard.
Ditemi se è poco.
Lo so, non c'è bisogno di una nuova recensione e neanche state aspettando trepidanti una mia opinione in merito, però mi va di parlarne lo stesso (così come spesso non mi va di parlare di film che considero "trascurabili").
Birdman è un gran bel film, secondo me. Nonostante un sacco di cose.
Nonostante sia un film che parla di cinema, per esempio, non risulta solo per addetti ai lavori, ma ben ritrae la parabola discendente dell'uomo.
Nonostante sia girato quasi tutto in piano sequenza, tecnica spesso stucchevole e fine a se stessa, che qua invece aiuta a seguire (anche fisicamente) Michael Keaton e i suoi percorsi mentali.
E nonostante non sia certo il più bel lungometraggio di Iñárritu (devo ammettere che ho avuto qualche momento di stanchezza, durante la visione), rimane comunque un bel film che riesce a intrecciare diverse storie in un unico plot narrativo, per di più condensato in poche ore di vita "vissuta".
E se gli attori (e il cinema, di conseguenza) vengono messi alla gogna, non viene risparmiato neanche lo spettatore, che si lascia abbindolare dai blockbuster e che valuta tutto attraverso il numero di tweet, positivi o negativi che siano.
Insomma, un bel film ricco di spunti e significati, completamente avulso dalla costruzione narrativa standard.
Ditemi se è poco.
13 marzo 2015
Nneka
Ringraziamo ancora una volta Mister Tricky per averci portato alla luce l'ennesimo talento: a questo giro parliamo di Nneka, una cantautrice di padre nigeriano e madre tedesca.
Tanto per darvi delle coordinate musicali siamo nel campo di Erikah Badu o di Selah Sue: una sorta di hip-hop reggaeggiante con una spruzzatina di soul.
Insomma, se c'è una bella giornata di sole (come oggi) ed è venerdì pomeriggio (come adesso) e vi si prospetta un weekend di relax (come il mio), direi che il nuovo disco "My Fairy Tales" è proprio quello che ci vuole.
Tanto per darvi delle coordinate musicali siamo nel campo di Erikah Badu o di Selah Sue: una sorta di hip-hop reggaeggiante con una spruzzatina di soul.
Insomma, se c'è una bella giornata di sole (come oggi) ed è venerdì pomeriggio (come adesso) e vi si prospetta un weekend di relax (come il mio), direi che il nuovo disco "My Fairy Tales" è proprio quello che ci vuole.
19 febbraio 2015
04 febbraio 2015
dear Kate
Ieri sera ho visto un film di merda. Ma talmente di merda che mi vergogno a dirvi il titolo.
"e perché l'hai visto?" direte voi.
Perché c'era Kate Winslet e speravo che lei fosse una sorta di garanzia che il film fosse quantomeno decente.
Cara Kate, devo dirtelo: ci sono rimasto male.
A fatica ti ho perdonato "Titanic", ma mi dicevo che era stato un errore di gioventù e che, in fondo, quel film ti aveva lanciata, quindi non era così grave.
Ma questo, santoiddio, proprio non era da farsi.
Ma che ti è preso? Ma non l'hai letto il copione? Era tutto così schifosamente banale e prevedibile...
Che poi la parte tua con Eli Wallach (indizio 01 per chi volesse capire di che pellicola si tratta) era l'unica che valeva la pena vedere, ma stiamo parlando di 10/15 minuti in totale. Quelle parti dove ci siete solo voi due e basta, intendo.
E il resto del cast? I nomi di Jude Law e Cameron Diaz (indizio 02) non ti hanno detto niente?
La loro parte è teriBBile.
Che poi Jude Law ancora ancora qualcosa in vita sua l'ha azzeccata, ma Cameron Diaz...
E comunque, Kate, casa tua era bellissima. Mi ci trasferirei domani.
Con te dentro, possibilmente.
in foto: Kate Winslet e Eli Wallach in una scena del film.
"e perché l'hai visto?" direte voi.
Perché c'era Kate Winslet e speravo che lei fosse una sorta di garanzia che il film fosse quantomeno decente.
Cara Kate, devo dirtelo: ci sono rimasto male.
A fatica ti ho perdonato "Titanic", ma mi dicevo che era stato un errore di gioventù e che, in fondo, quel film ti aveva lanciata, quindi non era così grave.
Ma questo, santoiddio, proprio non era da farsi.
Ma che ti è preso? Ma non l'hai letto il copione? Era tutto così schifosamente banale e prevedibile...
Che poi la parte tua con Eli Wallach (indizio 01 per chi volesse capire di che pellicola si tratta) era l'unica che valeva la pena vedere, ma stiamo parlando di 10/15 minuti in totale. Quelle parti dove ci siete solo voi due e basta, intendo.
E il resto del cast? I nomi di Jude Law e Cameron Diaz (indizio 02) non ti hanno detto niente?
La loro parte è teriBBile.
Che poi Jude Law ancora ancora qualcosa in vita sua l'ha azzeccata, ma Cameron Diaz...
E comunque, Kate, casa tua era bellissima. Mi ci trasferirei domani.
Con te dentro, possibilmente.
in foto: Kate Winslet e Eli Wallach in una scena del film.
20 gennaio 2015
ancora su Sonic Highways
Ho scritto poco fa dell'uscita di Sonic Highways, dei Foo Fighters.
Da allora è stato IL disco delle mie vacanze di Natale e ancora oggi ce l'ho lì nel lettore della macchina, determinato a non lasciare la postazione come neanche un politico italiano sulla sua onorevole poltrona.
E qualche giorno fa ho capito cosa mi ha conquistato di questo album.
Fateci caso, ma non c'è un singolo. Voglio dire: i Foo Fighters si sono (furbamente) distinti per essere sì rock, ma sempre con la strizzatina d'occhio verso la hit.
Non sto qua a nominarvene alcune, perché penso che le conosciate meglio di me, ma in ogni album c'è sempre stata una o più canzoni di cosiddetto easylistening, con il riffone di chitarra che conquista e il ritornello sufficientemente paraculo.
Beh, in questo album non c'è. O, se c'è, non è studiato a tavolino.
Se chiedete a 8 persone qual è la canzone preferita dell'album, è facile che vi sentiate dire 8 risposte diverse.
Personalmente preferisco l'ultima traccia "I am the River", con quel meraviglioso crescendo finale, ma tra una settimana potrei benissimo aver cambiato idea. Anche perché l'ho già cambiata almeno un paio di volte, a riguardo.
Insomma, quello che voglio dire è che probabilmente i FF sono cresciuti. Sono diventati una band matura. Come se non bastasse tutta la filosofia che sta dietro all'album (8 canzoni, registrate in 8 diverse città, con 8 cortometraggi che le raccontano), a dimostrarcelo c'è anche questa sensazione che almeno a 'sto giro non abbiano cercato il consenso del pubblico, ma abbiano seguito (anche fisicamente) un loro percorso personale.
E se è veramente così, prepariamoci a grandi cose.
Da allora è stato IL disco delle mie vacanze di Natale e ancora oggi ce l'ho lì nel lettore della macchina, determinato a non lasciare la postazione come neanche un politico italiano sulla sua onorevole poltrona.
E qualche giorno fa ho capito cosa mi ha conquistato di questo album.
Fateci caso, ma non c'è un singolo. Voglio dire: i Foo Fighters si sono (furbamente) distinti per essere sì rock, ma sempre con la strizzatina d'occhio verso la hit.
Non sto qua a nominarvene alcune, perché penso che le conosciate meglio di me, ma in ogni album c'è sempre stata una o più canzoni di cosiddetto easylistening, con il riffone di chitarra che conquista e il ritornello sufficientemente paraculo.
Beh, in questo album non c'è. O, se c'è, non è studiato a tavolino.
Se chiedete a 8 persone qual è la canzone preferita dell'album, è facile che vi sentiate dire 8 risposte diverse.
Personalmente preferisco l'ultima traccia "I am the River", con quel meraviglioso crescendo finale, ma tra una settimana potrei benissimo aver cambiato idea. Anche perché l'ho già cambiata almeno un paio di volte, a riguardo.
Insomma, quello che voglio dire è che probabilmente i FF sono cresciuti. Sono diventati una band matura. Come se non bastasse tutta la filosofia che sta dietro all'album (8 canzoni, registrate in 8 diverse città, con 8 cortometraggi che le raccontano), a dimostrarcelo c'è anche questa sensazione che almeno a 'sto giro non abbiano cercato il consenso del pubblico, ma abbiano seguito (anche fisicamente) un loro percorso personale.
E se è veramente così, prepariamoci a grandi cose.
19 gennaio 2015
di cronaca e di ipocrisie
Quando scende in campo David Fincher, per me è sempre una buona notizia.
Mi piace il suo stile di regia, ma soprattutto mi piace il fatto che i suoi film mi lasciano sempre qualcosa. Anche se si parla di thriller o di cose poco attinenti alla vita quotidiana, sono pellicole che non mi lasciano mai indifferente.
In Gone Girl (presente nelle sale italiane col titolo "L'Amore Bugiardo") invece la vita quotidiana non solo è presente, ma ne è quasi il cardine.
Una coppia praticamente perfetta, nella provincia americana. A un certo punto lei sparisce. Lui giura di non saperne niente. Ma troppe ombre sono presenti sulla coppia e, di conseguenza, sulla scomparsa della brava e perfetta moglie modello.
Non vado avanti nella trama, per evitare spoilerate.
Sappiate però che in questo film c'è tutto: critica sociale, critica ai media, opportunismo, falsi miti e tutto quanto. E c'è pure un'interpretazione favolosa da parte di Rosamund Pike.
È un film che vi consiglio caldamente.
Mi piace il suo stile di regia, ma soprattutto mi piace il fatto che i suoi film mi lasciano sempre qualcosa. Anche se si parla di thriller o di cose poco attinenti alla vita quotidiana, sono pellicole che non mi lasciano mai indifferente.
In Gone Girl (presente nelle sale italiane col titolo "L'Amore Bugiardo") invece la vita quotidiana non solo è presente, ma ne è quasi il cardine.
Una coppia praticamente perfetta, nella provincia americana. A un certo punto lei sparisce. Lui giura di non saperne niente. Ma troppe ombre sono presenti sulla coppia e, di conseguenza, sulla scomparsa della brava e perfetta moglie modello.
Non vado avanti nella trama, per evitare spoilerate.
Sappiate però che in questo film c'è tutto: critica sociale, critica ai media, opportunismo, falsi miti e tutto quanto. E c'è pure un'interpretazione favolosa da parte di Rosamund Pike.
È un film che vi consiglio caldamente.
10 gennaio 2015
top five musica 2014
più telegrafico che mai, ecco la lista dei dischi che mi sono piaciuti di più nell'anno passato.
01 - Foo Fighters - Sonic Highways
02 - Azealia Banks - Broke with expensive Taste
03 - Young the Giant - Mind over Matters
04 - Paolo Nutini - Caustic Love
05 - the Last Internationale - We will Reign
Premio disco tardivo (cioè che ho scoperto con notevole ritardo):
Porcupine Tree - The Incident
01 - Foo Fighters - Sonic Highways
02 - Azealia Banks - Broke with expensive Taste
03 - Young the Giant - Mind over Matters
04 - Paolo Nutini - Caustic Love
05 - the Last Internationale - We will Reign
Premio disco tardivo (cioè che ho scoperto con notevole ritardo):
Porcupine Tree - The Incident
04 gennaio 2015
eppi gnù iar
Ogni tanto dovrei rileggermi i vecchi post di questo blog. Come quello dell'anno scorso, di questi stessi tempi, dove mi raccomandavo di starmene a casa per le vacanze di Natale.
Non so quale malocchio colpisca la mia famiglia alla fine di dicembre, ma è già il terzo anno di fila che passiamo delle vacanze abbastanza merdose.
Quest'anno dovevamo andarcene in montagna con amici (casa già prenotata dal 30 al 2 gennaio), ma tanto per cambiare le donne di famiglia si sono ammalate e quindi nisba.
Non capisco se ci sia veramente una causa comune (ipotesi A: la stanchezza estrema che, appena ti rilassi, ti debilita; ipotesi B: la tendenza di mio padre a non accendere quasi mai il riscaldamento di casa, mentre noi siamo abituati - grazie al riscaldamento condominiale - a vivere costantemente intorno ai 20 gradi) o se sia una questione di sfiga, ma devo prendere provvedimenti.
Provvedimenti che combaciano esattemente con IL proposito dell'anno 2015: vivere meglio la mia quotidianità. Sì, esatto, tutto lì.
Vivo (parlo per me, ma so di non essere l'unico) talmente di corsa e incazzato che certe volte mi sembra di vivere davvero solo durante le vacanze. Poi quando queste vacanze si trasformano in una centrifuga di coglioni ti senti disperato.
Quindi, è deciso, quest'anno ci provo: cerco di vivere meglio giorno per giorno.
Ci riuscirò? o almeno: ci proverò?
Non so quale malocchio colpisca la mia famiglia alla fine di dicembre, ma è già il terzo anno di fila che passiamo delle vacanze abbastanza merdose.
Quest'anno dovevamo andarcene in montagna con amici (casa già prenotata dal 30 al 2 gennaio), ma tanto per cambiare le donne di famiglia si sono ammalate e quindi nisba.
Non capisco se ci sia veramente una causa comune (ipotesi A: la stanchezza estrema che, appena ti rilassi, ti debilita; ipotesi B: la tendenza di mio padre a non accendere quasi mai il riscaldamento di casa, mentre noi siamo abituati - grazie al riscaldamento condominiale - a vivere costantemente intorno ai 20 gradi) o se sia una questione di sfiga, ma devo prendere provvedimenti.
Provvedimenti che combaciano esattemente con IL proposito dell'anno 2015: vivere meglio la mia quotidianità. Sì, esatto, tutto lì.
Vivo (parlo per me, ma so di non essere l'unico) talmente di corsa e incazzato che certe volte mi sembra di vivere davvero solo durante le vacanze. Poi quando queste vacanze si trasformano in una centrifuga di coglioni ti senti disperato.
Quindi, è deciso, quest'anno ci provo: cerco di vivere meglio giorno per giorno.
Ci riuscirò? o almeno: ci proverò?
16 dicembre 2014
06 dicembre 2014
hip hop di tutto rispetto
È un hip hop di tutto rispetto quello di Azealia Banks. Nonostante il genere non rientri nei miei ascolti più frequenti, sono in fissa con il disco d'esordio di questa giovane (23 anni) cantante di Harlem, New York.
A dire il vero non sembra neanche un disco d'esordio, perché è molto ben strutturato e arrangiato.
Ci sono diversi registri e diversi stili, quasi tutti che ruotano intorno alla musica elettronica. Ma di quelli di cui non ho neanche mai sentito parlare, tipo "uk-bass" o "sea punk".
Per capire, vi basterebbe sentire "Gimme a Chance" (traccia n°2 del disco): l'incipit sembra un brano di Kruder&Dormeister, poi inizia un cantato alla Eminem su un bellissimo giro di basso, dopodiché entrano i fiati a dare manforte al basso; quindi arriva il ritornello in cui si torna a uno stile K&D, dove comunque il basso la fa da padrone e la voce diventa armoniosa e non più rappata; e sul finale parte una specie di samba con cantanto in spagnolo.
Detto così non si capisce un belino, lo so, ma vi assicuro che è veramente bella, non per niente è una delle mie canzoni preferite del disco in questione.
Insomma, questi 16 brani, per chi è almeno un po' avvezzo all'elettronica è veramente una piacevole sorpresa. Azealia snocciola una serie di rime metropolitane ad alto contenuto di volgarità (continuo a sentire dei "niggers", "bitches", "cunt" e robe così) con grande talento e, come accennavo prima, si avvale di un tappeto musicale molto stratificato ma assolutamente non fastidioso.
Bella e brava.
A dire il vero non sembra neanche un disco d'esordio, perché è molto ben strutturato e arrangiato.
Ci sono diversi registri e diversi stili, quasi tutti che ruotano intorno alla musica elettronica. Ma di quelli di cui non ho neanche mai sentito parlare, tipo "uk-bass" o "sea punk".
Per capire, vi basterebbe sentire "Gimme a Chance" (traccia n°2 del disco): l'incipit sembra un brano di Kruder&Dormeister, poi inizia un cantato alla Eminem su un bellissimo giro di basso, dopodiché entrano i fiati a dare manforte al basso; quindi arriva il ritornello in cui si torna a uno stile K&D, dove comunque il basso la fa da padrone e la voce diventa armoniosa e non più rappata; e sul finale parte una specie di samba con cantanto in spagnolo.
Detto così non si capisce un belino, lo so, ma vi assicuro che è veramente bella, non per niente è una delle mie canzoni preferite del disco in questione.
Insomma, questi 16 brani, per chi è almeno un po' avvezzo all'elettronica è veramente una piacevole sorpresa. Azealia snocciola una serie di rime metropolitane ad alto contenuto di volgarità (continuo a sentire dei "niggers", "bitches", "cunt" e robe così) con grande talento e, come accennavo prima, si avvale di un tappeto musicale molto stratificato ma assolutamente non fastidioso.
Bella e brava.
30 novembre 2014
christmas gift
"Elena, cosa vuoi che ti porti Babbo Natale?"
"Delle patatine"
"Delle patatine"
19 novembre 2014
qualità vs quantità
Tendo a non essere parziale quando si parla dei Foo Fighters.
La simpatia che mi ha sempre ispirato e ancora mi ispira Dave Grohl probabilmente mi farebbe piacere anche un suo disco techno. L'essere rimasto un cazzone impenitente, nonostante la celebrità arrivata prima coi Nirvana e poi coi FF, lo rende una sorta di dio dorato ai miei occhi.
Soprattutto perché dietro a questa affabilità albergano un grande batterista, un grande chitarrista e un ottimo frontman.
Vabbè, bon, direi che avete capito con quale spirito mi accingevo ad ascoltare Sonic Highways, il brand new album della band di Seattle.
8 tracce in tutto per 44 minuti di musica.
E, come spesso, accade quando le aspettative sono alte, si rischia di rimanere delusi. Di pensare "tutto qui?"
Beh, una cosa ho imparato: alla fine con i FF finisce sempre che le prime volte dico "vabbè, dai non è che sia granché". Dopo una settimana mi ritrovo a canticchiarle contento. Dopo un mese lo vado a riprendere e passo alla fase "no, dai, non è male". E poi tra tre mesi lo ascolterò a raffica. O almeno: per me è così.
Intanto sono già al quinto ascolto e mi piace sempre di più.
Maledetto Dave, mi sa che mi hai fregato anche a 'sto giro.
La simpatia che mi ha sempre ispirato e ancora mi ispira Dave Grohl probabilmente mi farebbe piacere anche un suo disco techno. L'essere rimasto un cazzone impenitente, nonostante la celebrità arrivata prima coi Nirvana e poi coi FF, lo rende una sorta di dio dorato ai miei occhi.
Soprattutto perché dietro a questa affabilità albergano un grande batterista, un grande chitarrista e un ottimo frontman.
Vabbè, bon, direi che avete capito con quale spirito mi accingevo ad ascoltare Sonic Highways, il brand new album della band di Seattle.
8 tracce in tutto per 44 minuti di musica.
E, come spesso, accade quando le aspettative sono alte, si rischia di rimanere delusi. Di pensare "tutto qui?"
Beh, una cosa ho imparato: alla fine con i FF finisce sempre che le prime volte dico "vabbè, dai non è che sia granché". Dopo una settimana mi ritrovo a canticchiarle contento. Dopo un mese lo vado a riprendere e passo alla fase "no, dai, non è male". E poi tra tre mesi lo ascolterò a raffica. O almeno: per me è così.
Intanto sono già al quinto ascolto e mi piace sempre di più.
Maledetto Dave, mi sa che mi hai fregato anche a 'sto giro.
15 ottobre 2014
ascolti autunnali
ovvero: di vecchie conoscenze, di new entry e di dubbli amletici
U2 - Songs of Innocence
Domenica sera, quando Fabio Fazio a "Che tempo che fa?" descriveva il nuovo album degli U2, per un attimo ho pensato di aver sbagliato disco. "Viaggio a ritroso" "ritorno alle origini", ma de che?
Pur essendo da sempre innamorato degli U2, non posso negare le evidenze: questo è un disco pop carino. Niente di più.
Loro ormai sono dei mestieranti che sanno confezionare dei bei pezzi (neanche a farlo apposta, ospiti da Fazio, Bono e The Edge hanno cantato le mie due preferite dell'album) e sanno ancora come toccare le corde della gente. Ma è sempre lo stesso disco che gira. Da anni, ormai.
Black Sabbath - 13
Lo so: questo disco è dell'anno scorso. Però io l'ho scaricato e ascoltato solo da un mesetto. Beh, riprendiamo il discorso sugli U2. Bono, ahò, me senti? Non è che dovete sparare fuori un disco ogni 2/3 anni. Mica siete obbligati. Siete gli U2, santoiddio, mica una banda emergente qualsiasi.
Prendi spunto da questi vecchietti qua. Questi non facevano un disco da vent'anni e senti cos'hanno partorito: un disco coerente con la loro storia. Ed è un cazzo di gran bel disco.
Bono, se te serveno i soldi pe' 'r mutuo, fatti un paio di tour mondiali, non fare gli accordi con la Apple. Te lo dice un amico, fidate.
the Last Internationale - We will Reign
Un bel rock dal sapore un po' sixty (putroppo non è una novità, di questi tempi) sta sollazzando le mie orecchie già da quindici giorni. Si tratta dei The Last Internationale, il nuovo gruppo di Brad Wilk (Rage against the Machine, Audioslave).
Secondo Tom Morello (chitarrista in entrambe le band sopra citate, nonché caro amico di Wilk e pure produttore del disco, insieme al sempiterno Brendan O' Brien) si tratta di un giusto mix tra "il blues scarno e arrabbiato dei Black Keys con le invettive politiche dei Rage Against The Machine e una frontwoman tosta. Spero che diventino il nuovo fenomeno della musica mondiale". Beh, caro Tom, ce lo auguriamo anche noi.
Ah, il disco esce il 4 novembre. E non chiedetemi come faccio ad ascoltarlo già da 15 giorni, che lo sapete benissimo.
the Pineapple Thief - Magnolia
chiiii? Boh, ma chennesò! Leggo tante di quelle recensioni in giro che ogni tanto perdo il filo.
Mi ero annotato nome del gruppo e titolo dell'album sul telefono e me lo sono andato a cercare.
Beh, è un indie rock molto piacevole. Non sto dicendo quell' "indie" intimista, da hipster, che dopo due brani ti sfrancica i maroni (alla Kings of Convenience, per intenderci). No, no: questi qua hanno anche dei bei pezzi tirati, in alcuni casi poi scomodano gli archi, ecc.
Insomma: niente di nuovo, ma tutto ben confezionato. Ascolto "out of the box" del momento.
e poi, vabbè, sono usciti anche i nuovi dischi dei Manic Street Preachers (lo dico per Elena, che ogni tanto viene qua a leggere) e di Thom York, ma non c'è veramente niente di nuovo da dire, un po' come per gli U2.
U2 - Songs of Innocence
Domenica sera, quando Fabio Fazio a "Che tempo che fa?" descriveva il nuovo album degli U2, per un attimo ho pensato di aver sbagliato disco. "Viaggio a ritroso" "ritorno alle origini", ma de che?
Pur essendo da sempre innamorato degli U2, non posso negare le evidenze: questo è un disco pop carino. Niente di più.
Loro ormai sono dei mestieranti che sanno confezionare dei bei pezzi (neanche a farlo apposta, ospiti da Fazio, Bono e The Edge hanno cantato le mie due preferite dell'album) e sanno ancora come toccare le corde della gente. Ma è sempre lo stesso disco che gira. Da anni, ormai.
Black Sabbath - 13
Lo so: questo disco è dell'anno scorso. Però io l'ho scaricato e ascoltato solo da un mesetto. Beh, riprendiamo il discorso sugli U2. Bono, ahò, me senti? Non è che dovete sparare fuori un disco ogni 2/3 anni. Mica siete obbligati. Siete gli U2, santoiddio, mica una banda emergente qualsiasi.
Prendi spunto da questi vecchietti qua. Questi non facevano un disco da vent'anni e senti cos'hanno partorito: un disco coerente con la loro storia. Ed è un cazzo di gran bel disco.
Bono, se te serveno i soldi pe' 'r mutuo, fatti un paio di tour mondiali, non fare gli accordi con la Apple. Te lo dice un amico, fidate.
the Last Internationale - We will Reign
Un bel rock dal sapore un po' sixty (putroppo non è una novità, di questi tempi) sta sollazzando le mie orecchie già da quindici giorni. Si tratta dei The Last Internationale, il nuovo gruppo di Brad Wilk (Rage against the Machine, Audioslave).
Secondo Tom Morello (chitarrista in entrambe le band sopra citate, nonché caro amico di Wilk e pure produttore del disco, insieme al sempiterno Brendan O' Brien) si tratta di un giusto mix tra "il blues scarno e arrabbiato dei Black Keys con le invettive politiche dei Rage Against The Machine e una frontwoman tosta. Spero che diventino il nuovo fenomeno della musica mondiale". Beh, caro Tom, ce lo auguriamo anche noi.
Ah, il disco esce il 4 novembre. E non chiedetemi come faccio ad ascoltarlo già da 15 giorni, che lo sapete benissimo.
the Pineapple Thief - Magnolia
chiiii? Boh, ma chennesò! Leggo tante di quelle recensioni in giro che ogni tanto perdo il filo.
Mi ero annotato nome del gruppo e titolo dell'album sul telefono e me lo sono andato a cercare.
Beh, è un indie rock molto piacevole. Non sto dicendo quell' "indie" intimista, da hipster, che dopo due brani ti sfrancica i maroni (alla Kings of Convenience, per intenderci). No, no: questi qua hanno anche dei bei pezzi tirati, in alcuni casi poi scomodano gli archi, ecc.
Insomma: niente di nuovo, ma tutto ben confezionato. Ascolto "out of the box" del momento.
e poi, vabbè, sono usciti anche i nuovi dischi dei Manic Street Preachers (lo dico per Elena, che ogni tanto viene qua a leggere) e di Thom York, ma non c'è veramente niente di nuovo da dire, un po' come per gli U2.
10 ottobre 2014
serial is the new movie
Mi scoccia abbandonare questo blog, ma il tempo in questi giorni è veramente tiranno.
L'unico relax che mi concedo sono le serie tv, a tarda ora.
Ho cominciato "Orange is the new black", carino ma finora niente di che. Defatigante, visto che le ultime serie che mi sono visto erano tutte belle pesanti.
Ho ricominciato "Californication" dalla prima stagione, giusto per dargli un'altra chanche e per farmi quattro risate.
Ho pure in canna anche "Rectify", che mi ha consigliato il buon Alessandro.
Mai e poi mai avrò il tempo di seguirle tutte.
Il tempo (quello che manca, soprattutto) opererà una cernita doverosa.
Nel frattempo, svago.
L'unico relax che mi concedo sono le serie tv, a tarda ora.
Ho cominciato "Orange is the new black", carino ma finora niente di che. Defatigante, visto che le ultime serie che mi sono visto erano tutte belle pesanti.
Ho ricominciato "Californication" dalla prima stagione, giusto per dargli un'altra chanche e per farmi quattro risate.
Ho pure in canna anche "Rectify", che mi ha consigliato il buon Alessandro.
Mai e poi mai avrò il tempo di seguirle tutte.
Il tempo (quello che manca, soprattutto) opererà una cernita doverosa.
Nel frattempo, svago.
15 settembre 2014
new way, new life
A settembre si comincia una nuova vita. O a Gennaio. O di lunedì.
Insomma: c'è un momento in cui si cerca di tirare una linea e ricominciare.
Personalmente è nei momenti di crisi che sento la necessità di costruire qualcosa, di fare qualcosa di importante per me. Forse è un bisogno di migliorarsi, di uscire dal guscio e di darsi forza. Non lo so.
Fatto sta che ho deciso di fare delle analisi allergologiche e ne è risultato che sono "sensibile" a determinati alimenti.
La prassi vuole che io li cancelli completamente dalla mia dieta per un paio di mesi e poi faccia un inserimento graduale dei cibi in questione.
Per farla breve non posso mangiare una serie di alimenti che si mettessi qua ad elencarli tutti farei notte.
Mi basta nominarvene alcuni: pasta, pizza, birra, latte e formaggi di ogni tipo. Ci siamo capiti?
Quindi da oggi dieta ferrea a base di carne bianca, verdure e frutta. E pasta di Kamut.
Penserete che io sia triste. E invece no.
Certo: è uno sbattimento notevole, ma sono contento di poter ripulire un po' il mio corpo e soprattutto di avere una scusa per non ingerire ogni tipo di cibo che mi passa appresso, visto che normalmente ho una voracità da maratoneta.
Quindi la citazione del titolo mi è venuta spontanea.
E per quegli sventurati che non sapessero a cosa mi riferisco, eccovi l'ennesimo riferimento musicale:
Insomma: c'è un momento in cui si cerca di tirare una linea e ricominciare.
Personalmente è nei momenti di crisi che sento la necessità di costruire qualcosa, di fare qualcosa di importante per me. Forse è un bisogno di migliorarsi, di uscire dal guscio e di darsi forza. Non lo so.
Fatto sta che ho deciso di fare delle analisi allergologiche e ne è risultato che sono "sensibile" a determinati alimenti.
La prassi vuole che io li cancelli completamente dalla mia dieta per un paio di mesi e poi faccia un inserimento graduale dei cibi in questione.
Per farla breve non posso mangiare una serie di alimenti che si mettessi qua ad elencarli tutti farei notte.
Mi basta nominarvene alcuni: pasta, pizza, birra, latte e formaggi di ogni tipo. Ci siamo capiti?
Quindi da oggi dieta ferrea a base di carne bianca, verdure e frutta. E pasta di Kamut.
Penserete che io sia triste. E invece no.
Certo: è uno sbattimento notevole, ma sono contento di poter ripulire un po' il mio corpo e soprattutto di avere una scusa per non ingerire ogni tipo di cibo che mi passa appresso, visto che normalmente ho una voracità da maratoneta.
Quindi la citazione del titolo mi è venuta spontanea.
E per quegli sventurati che non sapessero a cosa mi riferisco, eccovi l'ennesimo riferimento musicale:
24 agosto 2014
nullafacenza
Agosto, tempo di ferie. Nel periodo trascorso a Celle Ligure, come sempre, avevo poco o nulla da fare. Tempo libero a manetta, quasi sempre impiegato per star insieme alle due girls.
Ma anche tempo per
telefilm
Terminato True Detective prima delle ferie, ho visto anche Fargo, per adesso unica stagione, tratto dal film dei fratelli Cohen.
Nonostante la distanza dalla fibra ottica milanese, sono riuscito comunque a seguire The Leftovers, che va in onda la domenica sera negli States e quindi è tranquillamente "raggiungibile" da noi il lunedì in giornata.
film
Ho finalmente visto Grand Budapest Hotel, film che conferma il talento "visuale" di Wes Anderson, più un paio di film trascurabili, che ho guardato solo per evasione.
libri
Rispetto agli altri anni ho dedicato più tempo alla lettura.
Il libro che mi è piaciuto di più è stato Zia Mame di Patrick Dennis. Nonostante sia stato scritto nel 1955, devo dire che è ancora molto attuale. Anzi: i personaggi sono talmente ben costruiti (Zia Mame in primis) che non mi spiego come non sia diventato un film o una pièce teatrale di successo, come "Rumori fuori scena", per esempio.
Ho letto volentieri anche Perché essere felice quando puoi essere normale? di Jeanette Winterson, ma sinceramente non lo consiglierei. Si direbbe un libro intimista dell'autrice; direi che prima è meglio leggere un suo romanzo più classico.
Mi sono concesso l'ennesimo libercolo di Erri De Luca. Questa volta è stato il turno di
Il giorno prima della felicità. Erri, è sempre un piacere leggerti, non c'è che dire.
Adesso ho sul comodino L'idiota di Dostoevskji, che però non mi decido ad iniziare.
Ma la vera novità letteraria è l'esordio di Marco Trucco (nostro vicino di casa, nonché amico, nonché papà di un compagno di scuola di Elena) con Paris Kebab, pubblicato da Safarà Editore. Probabilmente non sarà semplice trovarlo in giro, però voi provateci. Vi assicuro che è un gran libro.
Ma anche tempo per
telefilm
Terminato True Detective prima delle ferie, ho visto anche Fargo, per adesso unica stagione, tratto dal film dei fratelli Cohen.
Nonostante la distanza dalla fibra ottica milanese, sono riuscito comunque a seguire The Leftovers, che va in onda la domenica sera negli States e quindi è tranquillamente "raggiungibile" da noi il lunedì in giornata.
film
Ho finalmente visto Grand Budapest Hotel, film che conferma il talento "visuale" di Wes Anderson, più un paio di film trascurabili, che ho guardato solo per evasione.
libri
Rispetto agli altri anni ho dedicato più tempo alla lettura.
Il libro che mi è piaciuto di più è stato Zia Mame di Patrick Dennis. Nonostante sia stato scritto nel 1955, devo dire che è ancora molto attuale. Anzi: i personaggi sono talmente ben costruiti (Zia Mame in primis) che non mi spiego come non sia diventato un film o una pièce teatrale di successo, come "Rumori fuori scena", per esempio.
Ho letto volentieri anche Perché essere felice quando puoi essere normale? di Jeanette Winterson, ma sinceramente non lo consiglierei. Si direbbe un libro intimista dell'autrice; direi che prima è meglio leggere un suo romanzo più classico.
Mi sono concesso l'ennesimo libercolo di Erri De Luca. Questa volta è stato il turno di
Il giorno prima della felicità. Erri, è sempre un piacere leggerti, non c'è che dire.
Adesso ho sul comodino L'idiota di Dostoevskji, che però non mi decido ad iniziare.
Ma la vera novità letteraria è l'esordio di Marco Trucco (nostro vicino di casa, nonché amico, nonché papà di un compagno di scuola di Elena) con Paris Kebab, pubblicato da Safarà Editore. Probabilmente non sarà semplice trovarlo in giro, però voi provateci. Vi assicuro che è un gran libro.
Etichette:
celle ligure,
cinema,
libri,
personali,
serie tv
15 luglio 2014
True Detective - prima stagione
Alla fine mi sono dovuto arrendere: Matthew McConaughey è veramente un grande attore. Ho dovuto abbandonare tutti i miei preconcetti che trovavano insopportabile il belloccio degli anni 90; preconcetti che sono stati presi a badilate dalla sua intepretazione del detective Cohle, nella serie tv True Detective.
Per quei pochi che avessero vissuto sulla luna negli ultimi dieci anni, le serie tv stanno ormai affiancando (e in alcuni casi anche sorpassando) il cinema. Con sempre maggior frequenza si trovano attori di grido (Kevin Spacey, Glenn Close) passare dal cinema ai serial, mentre una volta era esattamente il contrario (George Clooney ha "usato" la sua popolarità in ER per approdare al mondo del grande schermo).
Ogni tanto riesco a trovare il tempo di seguire alcuni di questi telefilm e l'ultimo a cui mi sono appassionato è True Detective. Storie di omicidi, in quella landa particolare che è la Louisiana, tra terre sprofondate sotto i colpi dell'uragano Kathrina e una situazione economico/sociale non proprio entusiasmante.
Se McConaughey spadroneggia nei panni di un detective alquanto fuori dagli schemi, al suo fianco c'è un Woody Harrelson altrettanto bravo nell'interpretare il classico poliziotto benpensante (e alcune volte pure un po' sempliciotto).
8 episodi raccontano un'indagine che dura quasi una ventina d'anni.
Avvincente, ben girato, ben sceneggiato, con attori in stato di grazia e pure con belle musiche.
Se non vi ho convinto così, non so cos'altro dirvi.
Per quei pochi che avessero vissuto sulla luna negli ultimi dieci anni, le serie tv stanno ormai affiancando (e in alcuni casi anche sorpassando) il cinema. Con sempre maggior frequenza si trovano attori di grido (Kevin Spacey, Glenn Close) passare dal cinema ai serial, mentre una volta era esattamente il contrario (George Clooney ha "usato" la sua popolarità in ER per approdare al mondo del grande schermo).
Ogni tanto riesco a trovare il tempo di seguire alcuni di questi telefilm e l'ultimo a cui mi sono appassionato è True Detective. Storie di omicidi, in quella landa particolare che è la Louisiana, tra terre sprofondate sotto i colpi dell'uragano Kathrina e una situazione economico/sociale non proprio entusiasmante.
Se McConaughey spadroneggia nei panni di un detective alquanto fuori dagli schemi, al suo fianco c'è un Woody Harrelson altrettanto bravo nell'interpretare il classico poliziotto benpensante (e alcune volte pure un po' sempliciotto).
8 episodi raccontano un'indagine che dura quasi una ventina d'anni.
Avvincente, ben girato, ben sceneggiato, con attori in stato di grazia e pure con belle musiche.
Se non vi ho convinto così, non so cos'altro dirvi.
11 luglio 2014
in love with marco presta
C'è che mi hanno prestato un libro di Marco Presta che si chiama "Il Piantagrane". Mi sono innamorato così tanto della sua scrittura, che ero terrorizzato dall'idea di terminarlo troppo in fretta. Così, quando mancavano poche pagine mi sono fiondato nella prima libreria che mi è capitata a tiro (materializzatasi nella Feltrinelli dell'aeroporto di Olbia) per comprarmi subito un'altra opera dell'autore romano.
Per il mio modo di vedere le cose un libro che si chiama "Un calcio in bocca fa miracoli" andrebbe comprato solo per il titolo, indipendentemente dall'autore.
Se poi il nome che affianca il titolo è proprio quello cha stai cercando direi che la scelta è obbligata.
Aggiungeteci in più un grande adesivo giallo con su scritto -25% e capirete con quale velocità può essere entrato il libro nelle mie tasche.
E l'ho iniziato subito, ovviamente.
E la delizia nel leggerlo è stata tale, che ho fatto di tutto per farlo durare più a lungo possibile. Come una bottiglia di buon vino, me ne riservavo un po' per ogni giorno. La mattina presto 5/6 pagine; la sera poco più. Quando riuscivo anche una decina al pomeriggio.
Insomma: questo è un libro che vorrei consigliare a tutti. Se poi siete maschietti e avete passato i 40anni, beh, impossibile non provare un minimo di empatia con il personaggio principale.
In ultimo, vorrei segnalare una recensione che non spoilera nulla, e che descrive pienamente i miei sentimenti a proposito di quanto appena letto:
"Non capita spesso agli scrittori di avere il dono della grazia. Quel dono che consiste nel far toccare l'infinitamente grande con l'infinitamente piccolo, nel ridimensionare la vita e la morte alla trascurabilità del quotidiano. Ci vuole ironia, ci vuole cinismo, ma il premio alla fine è molto alto: renderci chiare, affrontabili, lampanti le cose che contano. [...] Con un'amarezza dolcissima, Presta riesce a tessere nientemeno che un apologo intorno al senso della vita, un piccolo Canto di Natale intorno agli «uomini di buona volontà»." Enrico Bonanno - il Riformista
Per il mio modo di vedere le cose un libro che si chiama "Un calcio in bocca fa miracoli" andrebbe comprato solo per il titolo, indipendentemente dall'autore.
Se poi il nome che affianca il titolo è proprio quello cha stai cercando direi che la scelta è obbligata.
Aggiungeteci in più un grande adesivo giallo con su scritto -25% e capirete con quale velocità può essere entrato il libro nelle mie tasche.
E l'ho iniziato subito, ovviamente.
E la delizia nel leggerlo è stata tale, che ho fatto di tutto per farlo durare più a lungo possibile. Come una bottiglia di buon vino, me ne riservavo un po' per ogni giorno. La mattina presto 5/6 pagine; la sera poco più. Quando riuscivo anche una decina al pomeriggio.
Insomma: questo è un libro che vorrei consigliare a tutti. Se poi siete maschietti e avete passato i 40anni, beh, impossibile non provare un minimo di empatia con il personaggio principale.
In ultimo, vorrei segnalare una recensione che non spoilera nulla, e che descrive pienamente i miei sentimenti a proposito di quanto appena letto:
"Non capita spesso agli scrittori di avere il dono della grazia. Quel dono che consiste nel far toccare l'infinitamente grande con l'infinitamente piccolo, nel ridimensionare la vita e la morte alla trascurabilità del quotidiano. Ci vuole ironia, ci vuole cinismo, ma il premio alla fine è molto alto: renderci chiare, affrontabili, lampanti le cose che contano. [...] Con un'amarezza dolcissima, Presta riesce a tessere nientemeno che un apologo intorno al senso della vita, un piccolo Canto di Natale intorno agli «uomini di buona volontà»." Enrico Bonanno - il Riformista
27 giugno 2014
22 giugno 2014
svalvolata
Se dovessi scrivere un post ogni volta che Elena fa qualcosa di strano o divertente, probabilmente non mi basterebbero le ore del giorno.
Nonostante abbia solo 5 anni, è un continuo assistere a frasi o situazioni assurde.
Stamattina, per esempio, facevamo il bagno nel magnifico mare sardo e lei ha insistito per andare sulla sua tavoletta da surf.
E, mentre cercava (invano) di mantenere l'equilibrio, mi spiegava le posizioni che faceva. Che nell'ordine sono state: il leone ingabbiato, la ranocchia equilibrista e il serpente fuori di testa.
17 giugno 2014
03 giugno 2014
in giro per Londra
Addio al celibato di Roberto (collega): visto il tipo, portarlo in un night club non era cosa, quindi che ci s'inventa? Due giorni a Londra, con la scusa di vedere l'amichevole della Nazionale di calcio, contro l'Irlanda.
E quindi? Quindi niente: ce ne siamo stati in giro a fare i turisti, a sbevacchiare birra, con una puntatina nel peggior kebabbaro di tutta la Gran Bretagna (non che lo cercassimo, eh! ci siamo finiti per sbaglio, dopo la partita).
Insomma: mi perdonerete la banalità, ma andare a Londra è sempre un piacere. Compatibilmente con la disponibilità economica, bisognerebbe andarci obbligatoriamente ogni 5 anni. Perché ti dà l'idea di quanto siamo piccoli noi italiani. E di quanto sia piccola pure "l'europea Milano".
Miscuglio di tutte le razze possibili, gente che non se la mena per niente, tutti allo stadio in maniera supercivile con la birra in mano: è proprio un altro mondo.
Hai un po' la sensazione che noi stiamo a guardarci i piedi, mentre gli altri - semplicemente - vivono.
E mette in luce anche IL mio grande rammarico: non aver mai fatto una bella esperienza di un annetto all'estero.
con gli irlandesi è sempre festa: basta una pinta e si è subito grandi amici.
E quindi? Quindi niente: ce ne siamo stati in giro a fare i turisti, a sbevacchiare birra, con una puntatina nel peggior kebabbaro di tutta la Gran Bretagna (non che lo cercassimo, eh! ci siamo finiti per sbaglio, dopo la partita).
Insomma: mi perdonerete la banalità, ma andare a Londra è sempre un piacere. Compatibilmente con la disponibilità economica, bisognerebbe andarci obbligatoriamente ogni 5 anni. Perché ti dà l'idea di quanto siamo piccoli noi italiani. E di quanto sia piccola pure "l'europea Milano".
Miscuglio di tutte le razze possibili, gente che non se la mena per niente, tutti allo stadio in maniera supercivile con la birra in mano: è proprio un altro mondo.
Hai un po' la sensazione che noi stiamo a guardarci i piedi, mentre gli altri - semplicemente - vivono.
E mette in luce anche IL mio grande rammarico: non aver mai fatto una bella esperienza di un annetto all'estero.
con gli irlandesi è sempre festa: basta una pinta e si è subito grandi amici.
09 maggio 2014
sunny pop
Ma quanto mi piacciono gli Young the Giant? Lo so: è presto per dirlo, dopo solo due dischi. Però intanto la band californiana arriva al suo secondo lavoro confermando tutto quanto ha fatto di buono nel primo, che non è poco (signori Scimmie Artiche, vi fischiano le orecchie?)
Mi direte: e cos'avevano fatto di buono? Effettivamente non c'è nulla di nuovo in questo pop-rock, ma quando li ascolto, mi catapultano in una situazione "macchina, finestrini giù, giornata di sole e via verso il mare". E mica è poco. Infatti mi sono inventato questo termine del "sunny pop" che secondo me rende l'idea.
A parte tutto, trovo che i giovani giganti riescano a suonare un pop-rock divertente, che rispetta le regole del genere cui appartiene, ma con molta più classe e attrattiva di tanti altri gruppi analoghi.
In loop serrato in questi giorni pre-estivi. Vediamo se tra qualche mese avrò ancora voglia di ascoltarli, così come mi è capitato col precedente disco.
Mi direte: e cos'avevano fatto di buono? Effettivamente non c'è nulla di nuovo in questo pop-rock, ma quando li ascolto, mi catapultano in una situazione "macchina, finestrini giù, giornata di sole e via verso il mare". E mica è poco. Infatti mi sono inventato questo termine del "sunny pop" che secondo me rende l'idea.
A parte tutto, trovo che i giovani giganti riescano a suonare un pop-rock divertente, che rispetta le regole del genere cui appartiene, ma con molta più classe e attrattiva di tanti altri gruppi analoghi.
In loop serrato in questi giorni pre-estivi. Vediamo se tra qualche mese avrò ancora voglia di ascoltarli, così come mi è capitato col precedente disco.
05 maggio 2014
new generation
Anita (7 anni e mezzo) con il telefono in mano: "qual è la password per chiamare la nonna?"
in foto: il primo bagno in mare dell'anno
in foto: il primo bagno in mare dell'anno
02 maggio 2014
l'era del porco
Un altro libro divorato. Questo in tre giorni.
Ma roba che dovevo impormi di spegnere la luce e costringermi a dormire, che sennò avrei fatto il giro dell'orologio, pur di seguire le avventure di Lajos e i suoi amici.
Lo sfondo è Bologna. Il protagonista un giovane trentenne che si barcamena tra lavoretti, suonare la chitarra in un gruppo rock e tentativi di diventare un vero scrittore.
L'era del porco è uno di quelle storie "di vita vera" che appassiona noi maschietti, sempre in balia della sindrome di Peter Pan e degli eventi con cui la vita ci travolge.
Il libro ha un ritmo eccellente ed è scritto molto bene. I personaggi sono un po' gli amici che abbiamo avuto tutti. E la storia è quella che potremmo (o quasi) aver vissuto anche noi.
Molto divertente. Consigliato.
Ma roba che dovevo impormi di spegnere la luce e costringermi a dormire, che sennò avrei fatto il giro dell'orologio, pur di seguire le avventure di Lajos e i suoi amici.
Lo sfondo è Bologna. Il protagonista un giovane trentenne che si barcamena tra lavoretti, suonare la chitarra in un gruppo rock e tentativi di diventare un vero scrittore.
L'era del porco è uno di quelle storie "di vita vera" che appassiona noi maschietti, sempre in balia della sindrome di Peter Pan e degli eventi con cui la vita ci travolge.
Il libro ha un ritmo eccellente ed è scritto molto bene. I personaggi sono un po' gli amici che abbiamo avuto tutti. E la storia è quella che potremmo (o quasi) aver vissuto anche noi.
Molto divertente. Consigliato.
29 aprile 2014
to believe or not to believe
Ho atteso l'arrivo del nuovo disco di Paolo Nutini senza grosse angosce, ma con un discreto piacere.
E sono stato talmente impegnato a cercare di capire le differenze con i suoi dischi precedenti che mi è sfuggito l'essenziale di questo disco.
Sì perché io avrei voluto scrivere una rece "normale", ben argomentata, su un cantante che seguo dall'inizio (e con soli due album all'attivo), ma non trovavo nulla di diverso rispetto al precedente "Sunny side up".
Anzi, vi dirò: di cantanti che hanno preso a prestito la musica black per rimodernizzarla, da Amy Winehouse in poi, ne abbiamo anche un po' piene le palle.
E allora cosa differenzia 'sto giovane scozzese da tanti suoi simili?
Perché mi piace così tanto?
Beh, come già detto in passato, sono un po' tardo, ma poi alle cose ci arrivo in un attimo. E così, qualche giorno fa guardando/ascoltando una sua interpretazione di "Iron Sky" alla BBC (video) ho finalmente realizzato: "belin, ma 'sto ragazzo ci crede un casino!"
Traduzione per i neofiti (o per chi non conosce il mondo del calcio): "crederci" = "essere veramente convinti, in barba a qualsiasi intervento esterno".
Lo vedi che canta la sua canzone come se fosse la cosa più bella o più drammatica o più qualcos'altro che fa in vita sua. Con un trasporto e una passione tale che riesce a trasmetterti ogni singola parola che esce dalla sua bocca, anche se non hai mai parlato inglese in vita tua.
Paolo ci crede. E io credo in lui.
Vajece Paolino!
E sono stato talmente impegnato a cercare di capire le differenze con i suoi dischi precedenti che mi è sfuggito l'essenziale di questo disco.
Sì perché io avrei voluto scrivere una rece "normale", ben argomentata, su un cantante che seguo dall'inizio (e con soli due album all'attivo), ma non trovavo nulla di diverso rispetto al precedente "Sunny side up".
Anzi, vi dirò: di cantanti che hanno preso a prestito la musica black per rimodernizzarla, da Amy Winehouse in poi, ne abbiamo anche un po' piene le palle.
E allora cosa differenzia 'sto giovane scozzese da tanti suoi simili?
Perché mi piace così tanto?
Beh, come già detto in passato, sono un po' tardo, ma poi alle cose ci arrivo in un attimo. E così, qualche giorno fa guardando/ascoltando una sua interpretazione di "Iron Sky" alla BBC (video) ho finalmente realizzato: "belin, ma 'sto ragazzo ci crede un casino!"
Traduzione per i neofiti (o per chi non conosce il mondo del calcio): "crederci" = "essere veramente convinti, in barba a qualsiasi intervento esterno".
Lo vedi che canta la sua canzone come se fosse la cosa più bella o più drammatica o più qualcos'altro che fa in vita sua. Con un trasporto e una passione tale che riesce a trasmetterti ogni singola parola che esce dalla sua bocca, anche se non hai mai parlato inglese in vita tua.
Paolo ci crede. E io credo in lui.
Vajece Paolino!
01 aprile 2014
Cronache di Gerusalemme
I fumetti per me sono sempre stati strumenti di svago e poco di cultura. O ne leggo di magnificamente stupidi tipo Rat-Man, o di "svuota-cervello" tipo Dylan Dog.
A 'sto giro ho fatto un'eccezione: il mio amico Paci mi ha prestato Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, un fumettista canadese la cui moglie lavora per Medici Senza Frontiere e che, per questo, si trova spesso sballottato da un paese all'altro.
Cronache di Gerusalemme racconta, appunto, le peripezie di un padre che si trova a vivere nella strana realtà della città santa, tra posti di blocco, strade dove è consentito circolare solo ai sostenitori di una determinata fede, militari in assetto da guerra e - soprattutto - la scarsa certezza di quello che succederà l'indomani.
Tra una ricerca di parco giochi per i suoi due figli, tate con cui non riesce a dialogare per via della lingua e con il dubbio di come vestirisi e cosa può mangiare, Guy cerca di trascorrere la vita e di portare avanti il suo lavoro il più serenamente possibile.
Quello che colpisce, in questa graphic novel, è la leggerezza con cui Delisle riesce a raffigurare e commentare uno scenario di guerra, perennemente sul punto di esplodere. L'ironia e un punto di vista quasi bambinesco - nonché apolitico - consentono al fumettista, di darci una fotografia molto lucida della realtà israeliana-palestinese, dove regnano le contraddizioni religiose, politiche e culturali.
E, devo aggiungere da cattolico, una realtà in cui qualsiasi religione appare in tutto il suo assurdo integralismo.
A 'sto giro ho fatto un'eccezione: il mio amico Paci mi ha prestato Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, un fumettista canadese la cui moglie lavora per Medici Senza Frontiere e che, per questo, si trova spesso sballottato da un paese all'altro.
Cronache di Gerusalemme racconta, appunto, le peripezie di un padre che si trova a vivere nella strana realtà della città santa, tra posti di blocco, strade dove è consentito circolare solo ai sostenitori di una determinata fede, militari in assetto da guerra e - soprattutto - la scarsa certezza di quello che succederà l'indomani.
Tra una ricerca di parco giochi per i suoi due figli, tate con cui non riesce a dialogare per via della lingua e con il dubbio di come vestirisi e cosa può mangiare, Guy cerca di trascorrere la vita e di portare avanti il suo lavoro il più serenamente possibile.
Quello che colpisce, in questa graphic novel, è la leggerezza con cui Delisle riesce a raffigurare e commentare uno scenario di guerra, perennemente sul punto di esplodere. L'ironia e un punto di vista quasi bambinesco - nonché apolitico - consentono al fumettista, di darci una fotografia molto lucida della realtà israeliana-palestinese, dove regnano le contraddizioni religiose, politiche e culturali.
E, devo aggiungere da cattolico, una realtà in cui qualsiasi religione appare in tutto il suo assurdo integralismo.
22 marzo 2014
Marrakech - part three
Insomma: Marrakech è quello che vi aspettate, ma molto di più.
In che senso? In due sensi, per l'esattezza.
Il primo è che tutto questo pot-pourri di colori suoni profumi è totalmente coinvolgente, è sterminato. Ne sono permeati anche i muri. Ed è esteso a tutta la Medina, la città vecchia (quello che da noi chiameremmo il Centro Storico) che è enorme. E non c'è angolo che non te lo trasmetta.
in foto: il tradizionale the alla menta, in un caffè letterario
La seconda ragione è che c'è anche una Marrakech nuova, più moderna, con locali che non hanno niente da invidiare a quelli milanesi.
Il bar-ristorante vegetariano, i caffè letterari, i Riad superconfortevoli (ma non superlussuosi, attenzione) il Vitaminic Bar dove servono anche caffè italiano (e neanche a prezzi eccessivi): c'è una Marrakech che non sta cambiando, ma si sta comunque affinando. Sta aprendo sempre più le porte all'arte e alle varie culture.
Una città che vale sicuramente la pena visitare, e non solo per fare il verso ai trenta/quarantenni di Salvatores.
In che senso? In due sensi, per l'esattezza.
Il primo è che tutto questo pot-pourri di colori suoni profumi è totalmente coinvolgente, è sterminato. Ne sono permeati anche i muri. Ed è esteso a tutta la Medina, la città vecchia (quello che da noi chiameremmo il Centro Storico) che è enorme. E non c'è angolo che non te lo trasmetta.
in foto: il tradizionale the alla menta, in un caffè letterario
La seconda ragione è che c'è anche una Marrakech nuova, più moderna, con locali che non hanno niente da invidiare a quelli milanesi.
Il bar-ristorante vegetariano, i caffè letterari, i Riad superconfortevoli (ma non superlussuosi, attenzione) il Vitaminic Bar dove servono anche caffè italiano (e neanche a prezzi eccessivi): c'è una Marrakech che non sta cambiando, ma si sta comunque affinando. Sta aprendo sempre più le porte all'arte e alle varie culture.
Una città che vale sicuramente la pena visitare, e non solo per fare il verso ai trenta/quarantenni di Salvatores.
21 marzo 2014
Marrakech - part two
È stata una vacanza breve, praticamente un weekend lungo, ma intensa.
Anche perché la vita lì è stancante: ci sono un sacco di persone che ti fermano, cercando di venderti qualsiasi cosa. E ci riescono pure perché paradossalmente, meno la cosa ti interessa, più hai potere contrattuale. E così inizia il gioco della trattativa; e lì loro sono dei maestri. Così ti trovi ad aver comprato un paio di babbucce, di cui non hai nessun bisogno, ma con la sensazione di aver fatto l'affare della vita.
in foto: insieme al simpaticissimo Youssef, da cui abbiamo comprato ogni genere di spezie.
Ma non crediate che i marocchini siano fastidiosi: sono tutti gentilissimi. E parlano anche buona parte delle lingue europee, visto che interagiscono con chiunque gli passi di fianco.
E bisogna dire che è piacevole farsi abbindolare da loro. Ti senti come una donna quando viene corteggiata (o almeno credo).
Tutto questo nel caso vi chiedeste un giorno, entrando a casa nostra, da dove vengono buona parte degli oggetti che arredano l'ambiente.
(segue)
Anche perché la vita lì è stancante: ci sono un sacco di persone che ti fermano, cercando di venderti qualsiasi cosa. E ci riescono pure perché paradossalmente, meno la cosa ti interessa, più hai potere contrattuale. E così inizia il gioco della trattativa; e lì loro sono dei maestri. Così ti trovi ad aver comprato un paio di babbucce, di cui non hai nessun bisogno, ma con la sensazione di aver fatto l'affare della vita.
Ma non crediate che i marocchini siano fastidiosi: sono tutti gentilissimi. E parlano anche buona parte delle lingue europee, visto che interagiscono con chiunque gli passi di fianco.
E bisogna dire che è piacevole farsi abbindolare da loro. Ti senti come una donna quando viene corteggiata (o almeno credo).
Tutto questo nel caso vi chiedeste un giorno, entrando a casa nostra, da dove vengono buona parte degli oggetti che arredano l'ambiente.
(segue)
20 marzo 2014
Marrakech - part one
Il primo impatto con Marrakech è surreale. Sembra di essere in un film,
tipo "Nirvana" di Salvatores: vicoli stretti, micronegozi che vendono la
qualunque, un sacco di gente che cammina, più qualche motorino o
bicicletta in transito o - giuro! - qualche carretto trainato da un
asino.
Non proprio una vacanza relax, diciamo.
Eppure è una città che ti manca già da quando metti piede all'aeroporto Menara, per il volo di ritorno. I colori accesi della mercanzia, l'odore delle spezie e questa strana sensazione di vivere in una sorta di villaggio globale (benché molto radicato nel territorio) ne fanno una città impossibile da dimenticare.
(segue)
Non proprio una vacanza relax, diciamo.
Eppure è una città che ti manca già da quando metti piede all'aeroporto Menara, per il volo di ritorno. I colori accesi della mercanzia, l'odore delle spezie e questa strana sensazione di vivere in una sorta di villaggio globale (benché molto radicato nel territorio) ne fanno una città impossibile da dimenticare.
(segue)
14 marzo 2014
tra pirandello e blade runner
C'è sempre un po' di frustrazione quando tutti urlano al miracolo e tu rimani lì a guardare non capendo perché in te non è scattato l'interruttore. Diciamoci la verità: ti senti scemo.
Come davanti a quei cazzo di quadri 3D che andavano di moda a fine anni novanta, che dopo un po' che guardavi un punto ti appariva chissà che cosa.
Ecco io sono quello che sta ancora lì a fissare il punto.
Questo pensavo alla fine della visione di "Her" ("lei" in italiano) il nuovo film di Spike Jonze.
Film che ieri sera grazie al peer-to-peer ho potuto vedermi in inglese sottotitolato in italiano. Eh sì, perché se c'è un'attrice che rischiava di essere candidata all'Oscar solo per la sua interpretazione vocale, mica puoi vedertelo doppiato, no?
Comunque.
Si parla di futuro prossimo e si parla di intelligenza artificiale; però scordatevi le atmosfere fredde e glaciali dei film ambientati nel futuro. Ci sono toni caldi e scenari "umani", se capite cosa voglio dire.
Si parla anche di solitudine e incomunicabilità. E vabbè questi sono temi che sono sempre in voga, quindi figuriamoci in un futuro dove le persone rischiano di interagire sempre di più coi propri device, che non tra di loro.
Quindi tutto bene, buon film, bella fotografia e anche finale (non spoilero) che chiude degnamente il percorso logico che parte dall'inizio dei film.
Allora cosa c'è che non va? Non lo so esattamente, però mi sembra tutto troppo prevedibile. Cioè: dall'inizio del film sai già tutto. Sai come si evolverà e come andrà a finire. Così come sai che ci sarà la straprevedibile scena di sesso.
Per me siamo alla via di mezzo tra il blockbuster e il film d'autore. Ha le caratteristiche tecniche del film d'autore (regia, fotografia, scenografie, interpretazioni, ecc), ma con un plot narrativo abbastanza banale.
Ma non voglio fare l'intellettuale, eh! Il blockbuster io me lo guardo anche (ultimamente mi sono visto "the Avengers", quindi, please, non ditemi che faccio lo snob). Però per realizzare un vero filmone, caro il mio Spike Jonze, devi sforzarti un po' di più.
Tutto questo per dire che, in questa pellicola, io il miracolo non ce lo vedo proprio.
Ultimo appunto: pensavo di rimanere "stregato" da Scarlett Johansson (e partivo già da un buon punto), invece è Joaquin Phoenix che mi ha letteralmente conquistato. Mi sembra di poter scomodare il classico luogo comune che dice "il film poggia tutto su di lui".
Beh, è vero: se la storia è credibile, è solo grazie alla sua magnifica intepretazione.
Come davanti a quei cazzo di quadri 3D che andavano di moda a fine anni novanta, che dopo un po' che guardavi un punto ti appariva chissà che cosa.
Ecco io sono quello che sta ancora lì a fissare il punto.
Questo pensavo alla fine della visione di "Her" ("lei" in italiano) il nuovo film di Spike Jonze.
Film che ieri sera grazie al peer-to-peer ho potuto vedermi in inglese sottotitolato in italiano. Eh sì, perché se c'è un'attrice che rischiava di essere candidata all'Oscar solo per la sua interpretazione vocale, mica puoi vedertelo doppiato, no?
Comunque.
Si parla di futuro prossimo e si parla di intelligenza artificiale; però scordatevi le atmosfere fredde e glaciali dei film ambientati nel futuro. Ci sono toni caldi e scenari "umani", se capite cosa voglio dire.
Si parla anche di solitudine e incomunicabilità. E vabbè questi sono temi che sono sempre in voga, quindi figuriamoci in un futuro dove le persone rischiano di interagire sempre di più coi propri device, che non tra di loro.
Quindi tutto bene, buon film, bella fotografia e anche finale (non spoilero) che chiude degnamente il percorso logico che parte dall'inizio dei film.
Allora cosa c'è che non va? Non lo so esattamente, però mi sembra tutto troppo prevedibile. Cioè: dall'inizio del film sai già tutto. Sai come si evolverà e come andrà a finire. Così come sai che ci sarà la straprevedibile scena di sesso.
Per me siamo alla via di mezzo tra il blockbuster e il film d'autore. Ha le caratteristiche tecniche del film d'autore (regia, fotografia, scenografie, interpretazioni, ecc), ma con un plot narrativo abbastanza banale.
Ma non voglio fare l'intellettuale, eh! Il blockbuster io me lo guardo anche (ultimamente mi sono visto "the Avengers", quindi, please, non ditemi che faccio lo snob). Però per realizzare un vero filmone, caro il mio Spike Jonze, devi sforzarti un po' di più.
Tutto questo per dire che, in questa pellicola, io il miracolo non ce lo vedo proprio.
Ultimo appunto: pensavo di rimanere "stregato" da Scarlett Johansson (e partivo già da un buon punto), invece è Joaquin Phoenix che mi ha letteralmente conquistato. Mi sembra di poter scomodare il classico luogo comune che dice "il film poggia tutto su di lui".
Beh, è vero: se la storia è credibile, è solo grazie alla sua magnifica intepretazione.
28 febbraio 2014
17 febbraio 2014
la sposa triste
sempre Elena.
"perché le spose hanno il vestito bianco?"
io: "e di che colore dovrebbero averlo? grigio?
E: "no, grigio non va bene: è il colore dei topi e della polvere"
io: " e quindi che colore vorresti tu?"
E: "un colore allegro. Si può fare un vestito coi colori dell'arcobaleno?"
"perché le spose hanno il vestito bianco?"
io: "e di che colore dovrebbero averlo? grigio?
E: "no, grigio non va bene: è il colore dei topi e della polvere"
io: " e quindi che colore vorresti tu?"
E: "un colore allegro. Si può fare un vestito coi colori dell'arcobaleno?"
28 gennaio 2014
il ritorno di Paolo
Qualche giorno fa su Facebook sono comparse delle foto di Paolo Nutini in studio, mentre registra dei brani nuovi.
La notizia mi ha gasato, perché non si avevano sue notizie da giugno scorso.
Sì, lo so: non è mio fratello, non è che devo sapere sempre dove sta.
Ma capite che, nell'epoca dei social network e dei selfie, non avere notizie o foto di un cantante/gruppo musicale per qualche mese fa sempre presagire a uno scioglimento o a una crisi creativa.
Beh, insomma: ho ripostato le foto (sempre su Facebook) con la scritta "Paolo, stupiscici!".
Belin, sembra che mi abbia sentito, perché il primo brano del nuovo album ha sonorità diverse dall'album precedente; il quale a sua volta era differente da quello prima.
Sarà veramente un'altra sorpresa, questo nuovo cd del cantante scozzese?
Intanto ascoltiamoci il primo singolo.
La notizia mi ha gasato, perché non si avevano sue notizie da giugno scorso.
Sì, lo so: non è mio fratello, non è che devo sapere sempre dove sta.
Ma capite che, nell'epoca dei social network e dei selfie, non avere notizie o foto di un cantante/gruppo musicale per qualche mese fa sempre presagire a uno scioglimento o a una crisi creativa.
Beh, insomma: ho ripostato le foto (sempre su Facebook) con la scritta "Paolo, stupiscici!".
Belin, sembra che mi abbia sentito, perché il primo brano del nuovo album ha sonorità diverse dall'album precedente; il quale a sua volta era differente da quello prima.
Sarà veramente un'altra sorpresa, questo nuovo cd del cantante scozzese?
Intanto ascoltiamoci il primo singolo.
24 gennaio 2014
the big chill
Non c'è niente come un funerale per farti riincontrare, tutti insieme, tanti amici che non vedi da parecchio tempo.
Con le immancabili promesse (sempre disattese) che vi risentirete e rivedrete presto.
Con le immancabili promesse (sempre disattese) che vi risentirete e rivedrete presto.
10 gennaio 2014
aspirante cuoca
Aggiungiamo l'ennesimo capitolo alle esternazioni di Elena.
Due giorni fa mi dice che vuole aiutarmi a cucinare, ma avevo già preparato tutto e quindi le ho promesso che mi avrebbe aiutato il giorno successivo.
Ieri sera, a cena, quasi si mette a piangere perché neanche in quell'occasione mi ha aiutato a cucinare.
E, più seria che mai, mi apostrofa così: "ma non capisci? io DEVO imparare a cucinare.
Quandro avrò dei figli, sennò come faccio?
Mica posso farli morire di fame!"
Due giorni fa mi dice che vuole aiutarmi a cucinare, ma avevo già preparato tutto e quindi le ho promesso che mi avrebbe aiutato il giorno successivo.
Ieri sera, a cena, quasi si mette a piangere perché neanche in quell'occasione mi ha aiutato a cucinare.
E, più seria che mai, mi apostrofa così: "ma non capisci? io DEVO imparare a cucinare.
Quandro avrò dei figli, sennò come faccio?
Mica posso farli morire di fame!"
07 gennaio 2014
capodanno (ma anche vacanze) di una certa rilevanza
Se chi suevele a capodanno, suevele tutto l'anno, direi che per il 2014 siamo a posto.
Sì, perché queste testè trascorse vacanze di Natale sono state discretamente tragiche.
E badate bene che io non sono uno che si piange addosso; cerco sempre il risvolto positivo delle cose.
È molto facile che mi sentiate dire un "vabbè, se non altro" con attaccato una cosa bella che sono riuscito a fare in una situazione non felice.
Invece queste vacanze son state proprio una schifezza. Non c'è un "se non altro".
Un epidemia di febbre altissima con bronchite in attachment ha colpito consecutivamente Elena, poi Matilde (la cuginetta), Anita e infine Dalia.
In pratica siamo stati chiusi in casa dal 24 sera al 5 compreso.
Siamo usciti - finalmente - il 6 gennaio. Peraltro giornata meravigliosa, infatti abbiamo pranzato all'aperto con un po' di pizza e focaccia.
E se qualcuno volesse commentare "beh, almeno ti sei riposato", gli dico subito che le uniche due occasioni in cui sono uscito, è stato per fare il trasloco dei miei in campagna.
L'anno prossimo mi sa che me ne sto a casa.
Sì, perché queste testè trascorse vacanze di Natale sono state discretamente tragiche.
E badate bene che io non sono uno che si piange addosso; cerco sempre il risvolto positivo delle cose.
È molto facile che mi sentiate dire un "vabbè, se non altro" con attaccato una cosa bella che sono riuscito a fare in una situazione non felice.
Invece queste vacanze son state proprio una schifezza. Non c'è un "se non altro".
Un epidemia di febbre altissima con bronchite in attachment ha colpito consecutivamente Elena, poi Matilde (la cuginetta), Anita e infine Dalia.
In pratica siamo stati chiusi in casa dal 24 sera al 5 compreso.
Siamo usciti - finalmente - il 6 gennaio. Peraltro giornata meravigliosa, infatti abbiamo pranzato all'aperto con un po' di pizza e focaccia.
E se qualcuno volesse commentare "beh, almeno ti sei riposato", gli dico subito che le uniche due occasioni in cui sono uscito, è stato per fare il trasloco dei miei in campagna.
L'anno prossimo mi sa che me ne sto a casa.
03 gennaio 2014
la scopa del sistema
Mi piaccioni i libri che all'inizio non ci capisci un cazzo e poi invece inizia a dipanarsi la matassa e finisci con le ultime 50 pagine che ti sganasci dal ridere.
30 dicembre 2013
top ten dischi 2013
01 - Volbeat - Outlaw Gentlemen & Shady Ladies
Ascoltato, riascoltato e riascoltato ancora: in pratica consumato. Quest'anno la Palma d'Oro spetta ai danesi Volbeat. Disco che incontra in pieno i miei gusti musicali. E poi, come detto, la consacrazione definitiva c'è stata con il live act di Ottobre. Idoli!
02 - Alter Bridge - Fortress
Al secondo posto un altro disco bello tamarro. Il quartetto di Orlando conferma tutto quanto di positivo fatto ad oggi: riffoni di chitarra, assoli e impianto ritmico serrato. Tutti gli ingredienti al posto giusto per un disco che dà la carica.
03 - Queens of the Stone Age - ...like Clockwork
Mi piace quando un gruppo, che mi sembrava in parabola discendente, sforna un gran disco. È il caso dei QotSA, che mi stupiscono con un disco che affonda le radici nello stoner rock più puro e si rivela tanto essenziale quanto affascinante.
04 - Ministri - Per un Passato Migliore
Ecco, con i Ministri, a 'sto giro, ho fatto un po' di fatica. Il disco - sovrastato dalla contemporanea uscita del cd dei Volbeat - mi è entrato nelle corde solo nella seconda parte dell'anno, quando mi preparavo al concerto. Menzione speciale per la doppietta "Stare dove sono" + "Spingere".
05 - Emiliana Torrini - Tookah
E vabbè, con Emiliana non posso proprio essere imparziale, perché la adoro. Non sarà il suo miglior disco, questo, ma a me lei incanta proprio. Pura emozione, al di sopra dei gusti personali. Con quella voce può chiedermi quello che vuole, che io acconsento.
06 - Pearl Jam - Lightning Bolt
Che ve devo dì? A me 'sto disco piace proprio. Non condivido le critiche che gli sono state mosse. E non lo faccio per difendere un gruppo a cui voglio bene ab illo tempore. Trovo che sia un bel disco a prescindere. E poi "Sirens" fa piangere dalla bellezza.
07 - Tricky - False Idols
Questo disco scorre che è un piacere. Il sound del nostro amico di Bristol è sempre cupo e intimista; e torna a percorrere con grande classe i territori trip-hop anni Novanta che l'hanno consacrato, senza grandi rivoluzioni - è vero - ma riuscendo a risultare attuale e mai noioso.
08 - Elio e le Storie Tese - Album Biango
Elio praticamente non delude mai. Album leggermente sotto le aspettative (che sono ahimé sempre alte), ma contenente alcuni pezzi da urlo. C'è da chiedersi come facciamo a partorire ancora delle genialate come "Concerto del primo maggio". Bravi!
09 - Newton Faulkner - Studio Zoo
Ecco, se c'è stata una semidelusione quest'anno è stato il mio amico Newton. Per carità: se uno che non lo conosce dovesse sentire questo cd direbbe "ma chi è 'sto idolo?". Però rispetto ai lavori precedenti mi è sembrato un po' più cupo e malinconico.
10 - Vampire Weekend - Modern Vampires of the City
Stesso discorso fatto per Newton Faulkner: anche i Vampiri niuiorchesi realizzano un gran disco, ma un po' meno solare rispetto al precedente "Contra". Il risultato è comunque eccellente (anche perché altrimenti non li vedreste in classifica), però mi sono affezionato meno a questo cd.
16 dicembre 2013
new look
Basta: la barba ce l'hanno tutti; non la voglio più.
Da oggi basettoni anni 70.
Che poi non so quanto durerà, perché vuol dire che mi devo radere almeno ogni due giorni.
E io mica ce n'ho voglia.
Da oggi basettoni anni 70.
Che poi non so quanto durerà, perché vuol dire che mi devo radere almeno ogni due giorni.
E io mica ce n'ho voglia.
04 dicembre 2013
Harry Quebert
Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di
15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora,
New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.
Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo,
sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a
scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare
al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo
amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più
stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola
Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel
giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora,
sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus
Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua
personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trentanni deve dare risposta a
una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve
scrivere un romanzo di grande successo.
Questa più o meno la sinossi del romanzo.
Ciò che non trovate scritto invece è che questo romanzo vi terrà svegli fino a tarda notte (vabbè, io con l'insonnia parto avvantaggiato). Sì, perché è un thriller soft, dai contorni anche un po' morbosi. Quel tanto da farvi fare gli straordinari di lettura.
Intendiamoci: non è un capolavoro. È un bel libro, scritto bene e sufficientemente paraculo. Fatto da chi sa che sta scrivendo un best seller, o quantomeno ci prova.
E secondo me ci è riuscito.
Sembra un po' il tormentone musicale estivo, quello che non ti molla mai; e che tutto sommato ti piace pure. Certo non si tratta di Brahms o dei Pink Foyd, però te lo godi.
Ecco, io questo libro me lo sono goduto parecchio.
Tutto questo nonostante il mattonazzo di 700 e rotte pagine apparisse ai miei occhi come una montagna insormontabile.
Questa più o meno la sinossi del romanzo.
Ciò che non trovate scritto invece è che questo romanzo vi terrà svegli fino a tarda notte (vabbè, io con l'insonnia parto avvantaggiato). Sì, perché è un thriller soft, dai contorni anche un po' morbosi. Quel tanto da farvi fare gli straordinari di lettura.
Intendiamoci: non è un capolavoro. È un bel libro, scritto bene e sufficientemente paraculo. Fatto da chi sa che sta scrivendo un best seller, o quantomeno ci prova.
E secondo me ci è riuscito.
Sembra un po' il tormentone musicale estivo, quello che non ti molla mai; e che tutto sommato ti piace pure. Certo non si tratta di Brahms o dei Pink Foyd, però te lo godi.
Ecco, io questo libro me lo sono goduto parecchio.
Tutto questo nonostante il mattonazzo di 700 e rotte pagine apparisse ai miei occhi come una montagna insormontabile.
Iscriviti a:
Post (Atom)