Con non poco orgoglio, vorrei segnalare due exploit di Anita che hanno a che fare col mondo musicale, e quindi per me fonte di grande compiacimento.
La prima.
Secondo la tradizione di casa Marrè, c'è un piatto (una normalissima torta salata composta di pasta sfoglia, stracchino e prosciutto cotto) che va per la maggiore, specie tra i bambini. Viene comunemente chiamata la "frittella del gigante".
Qualche giorno addietro l'ho cucinata e Anita, quando l'ha vista ha detto: "evviva: c'è la frittella del gigante e il mago!".
(richiamo alla canzone di Vinicio Capossela "il gigante e il mago")
La seconda.
Martedì eravamo a una grigliata in Brianza e un ragazzo ha detto: "proprio come lui".
In quel caso Anita ha ribattuto: "proprio come Briatore?"
(citazione dalla canzone dei Ministri "la faccia di Briatore")
orgoglioso.
molto orgoglioso.
in video: "il Gigante e il Mago" di Vinicio Capossela
04 giugno 2009
02 giugno 2009
Bridge over troubled weather
Stasera finisce un piccolo ponte di 4 giorni che abbiamo trascorso a Milano.
Avendo a disposizione casa a Celle e a Olba, fa strano passare così tanti giorni a Milano senza nessun impegno particolare. Però si è rivelata la scelta vincente.
Oddio, se sabato non ci fosse stato il matrimonio di Garaz, detto anche Garage (al secolo Alessandro), probabilmente saremmo anche noi andati fuori porta.
Ma la scelta di rimanere a casa si è dimostrata azzeccata (ogni tanto una la centriamo anche noi, eh!).
Insomma: sabato matrimonio, insieme a Livio, Ale e Fabbio; ed è sempre un gran piacere passare del tempo con voi, ragazzi.
I seguenti tre giorni, mentre nel resto d'Italia infuriava il maltempo (ho sentito racconti orribili, lo giuro) a Milano c'era un tempo ma-gni-fi-co: sole con arietta fresca.
Con l'ulteriore vantaggio che la città era deserta, perché, come dicevo, sono tutti partiti per il ponte.
Quindi ce la siamo stragoduta: ad esempio, lunedì ho passato la mattinata in giro in bici con Anita, studiando un percorso che passava da un parco all'altro, percorrendo strade deserte in questo clima fenomenale.
Praticamente in questi giorni Milano era la mia città ideale.

nella foto: la famiLLia al completo, durante il rinfresco del matrimonio
Avendo a disposizione casa a Celle e a Olba, fa strano passare così tanti giorni a Milano senza nessun impegno particolare. Però si è rivelata la scelta vincente.
Oddio, se sabato non ci fosse stato il matrimonio di Garaz, detto anche Garage (al secolo Alessandro), probabilmente saremmo anche noi andati fuori porta.
Ma la scelta di rimanere a casa si è dimostrata azzeccata (ogni tanto una la centriamo anche noi, eh!).
Insomma: sabato matrimonio, insieme a Livio, Ale e Fabbio; ed è sempre un gran piacere passare del tempo con voi, ragazzi.
I seguenti tre giorni, mentre nel resto d'Italia infuriava il maltempo (ho sentito racconti orribili, lo giuro) a Milano c'era un tempo ma-gni-fi-co: sole con arietta fresca.
Con l'ulteriore vantaggio che la città era deserta, perché, come dicevo, sono tutti partiti per il ponte.
Quindi ce la siamo stragoduta: ad esempio, lunedì ho passato la mattinata in giro in bici con Anita, studiando un percorso che passava da un parco all'altro, percorrendo strade deserte in questo clima fenomenale.
Praticamente in questi giorni Milano era la mia città ideale.

nella foto: la famiLLia al completo, durante il rinfresco del matrimonio
28 maggio 2009
il piccolo Budda
Dalia si arrabbia quando la chiamo così, ma c'è poco da fare: a un mese e mezzo dalla nascita la cosa che più salta all'occhio è la grandezza di questa bimba.
Nata di 3,650 kg, Elena ha già superato i 5 kg. Ma ancora più rilevante è l'altezza; ormai non entra più nella "navetta".
Se continua così diventerà una giocatrice di basket.
O una lottatrice di Sumo?
Nata di 3,650 kg, Elena ha già superato i 5 kg. Ma ancora più rilevante è l'altezza; ormai non entra più nella "navetta".
Se continua così diventerà una giocatrice di basket.
O una lottatrice di Sumo?

27 maggio 2009
Gli scoop musicali di Suevele: l'addio di Stefano D'Orazio ai Pooh
Prendo spunto da un bellissimo e inimitabile post dell'amico Monty sui Led Zeppelin, per commentare a mio modo l'annuncio dell'addio di Stefano D'orazio ai Pooh e al mondo della musica in generale. Ecco com'è andata in realtà.
Interno giorno.
Ci troviamo negli studi bergamaschi dei Pooh.
Dodi suona scale sulla chitarra elettrica (non amplificata), Red ricalca la propria mano su un foglio, Robi guarda l'orologio battendo nervosamente il piede per terra.
Improvvisamente entra Stefano D'Orazio.
Robi: "ma dov'eri finito?"
Stefano: "eh, sai: il traffico, il casino..."
Red (senza alzare gli occhi dal foglio): "Seee. Sarai stato dalla manicure come le ultime tre volte."
Stefano: "Bruno, non cominciare: ma lo sai cosa vuol dire per le mie unghie suonare la batteria tutti i giorni?"
Red: "Ma se non la suoni da almeno un mese! E non chiamarmi Bruno che mi fai incazzare, te l'ho già detto."
Robi: "Dai, ragazzi, piantatela: dobbiamo venire a capo di questo nuovo disco. Abbiamo solo due tracce, per adesso. Cosa ne dite di questo pezzo che ho scritto sul rapporto padre/figlio?" e fa per mettersi al piano.
Stefano: "Ne avrai già scritto 25 di pezzi così".
Robi: "E se ne facessimo uno sugli anziani?"
Stefano: "ne hai scritti già 12"
Robi: "sugli amori che non ci sono più?"
Stefano: "49"
Robi: "sui tempi che cambiano?"
Stefano: "38"
Robi (sbuffa): "insomma cosa facciamo?"
Red: "perché non facciamo un tour come cover band degli Abba? Tutti quei vestiti anni 70... e poi io e te, Rob, facciamo gli acuti meglio di Frida e di quell'altra là"
Stefano: "ma senti questo... mi avete già incastrato con quella cagata di Beat ReGeneration, adesso basta! Mi sono veramente rotto i coglioni. Ragazzi, ho deciso che me ne vado!"
Robi (sbuffa): "Dai, Stefano, non ricominciare..."
Red (senza alzare gli occhi dal foglio, canticchia): "You are a dancing queen..."
Stefano: "No, Robi: stavolta lo dico sul serio. Non ne posso più!"
Robi: "Dai, cazzo, Stefano lo sai che noi siamo un tutt'uno ormai, l'abbiamo già fatto cento volte 'sto discorso. Insieme siamo una forza. Da soli una merda. E poi nell'immaginario collettivo noi siamo buoni amici mattacchioni. Non puoi mollarci. Non può crollare il mito."
Stefano: "Non m'importa Robi. Ti giuro che 'sta volta è diverso: mi voglio ritirare; non ce la faccio più. Ho trovato anche un'amica che è disposta a fare la comparsata come mia moglie che dirà che siamo due adorabili vecchietti e che adesso ci godremo la famiglia, eccetera."
Red (trattenendo una risata): "See. Ma chi ci crede?"
Robi: "Stefano, non puoi farci questo. Non puoi e basta."
Stefano: "Sì, che posso. E voi mi lascerete in pace. Voglio fare la mia vita, ormai"
Red: "Gimme gimme gimme a man after midnight..."
Robi: "Cazzo, Dodi, digli qualcosa!"
Dodi (svegliandosi dal torpore). "Cosa?"
Robi: "Cazzo, Stefano, non puoi farci questo. Siamo in piena crisi economica. Come faccio a finire di pagare la villa sul lago per Scientology?"
Stefano: "Affari tuoi, Robi, mi spiace. Ho deciso e basta".
Robi: "Facciamo almeno un ultimo disco insieme. L'ultimo, dai. Te lo giuro!"
Stefano: "Avevi detto così anche l'ultima volta"
Robi: "Giuro giuro giuro: ultimo disco e ultimo tour e poi vai per i cazzi tuoi con chi vuoi. Prometto."
Stefano: "..."
Robi: "Dai, che figata. Ho anche già il titolo: "Ancora una notte insieme". Che ne dici?"
Stefano (alza gli occhi al cielo): "Ossignùr"

Interno giorno.
Ci troviamo negli studi bergamaschi dei Pooh.
Dodi suona scale sulla chitarra elettrica (non amplificata), Red ricalca la propria mano su un foglio, Robi guarda l'orologio battendo nervosamente il piede per terra.
Improvvisamente entra Stefano D'Orazio.
Robi: "ma dov'eri finito?"
Stefano: "eh, sai: il traffico, il casino..."
Red (senza alzare gli occhi dal foglio): "Seee. Sarai stato dalla manicure come le ultime tre volte."
Stefano: "Bruno, non cominciare: ma lo sai cosa vuol dire per le mie unghie suonare la batteria tutti i giorni?"
Red: "Ma se non la suoni da almeno un mese! E non chiamarmi Bruno che mi fai incazzare, te l'ho già detto."
Robi: "Dai, ragazzi, piantatela: dobbiamo venire a capo di questo nuovo disco. Abbiamo solo due tracce, per adesso. Cosa ne dite di questo pezzo che ho scritto sul rapporto padre/figlio?" e fa per mettersi al piano.
Stefano: "Ne avrai già scritto 25 di pezzi così".
Robi: "E se ne facessimo uno sugli anziani?"
Stefano: "ne hai scritti già 12"
Robi: "sugli amori che non ci sono più?"
Stefano: "49"
Robi: "sui tempi che cambiano?"
Stefano: "38"
Robi (sbuffa): "insomma cosa facciamo?"
Red: "perché non facciamo un tour come cover band degli Abba? Tutti quei vestiti anni 70... e poi io e te, Rob, facciamo gli acuti meglio di Frida e di quell'altra là"
Stefano: "ma senti questo... mi avete già incastrato con quella cagata di Beat ReGeneration, adesso basta! Mi sono veramente rotto i coglioni. Ragazzi, ho deciso che me ne vado!"
Robi (sbuffa): "Dai, Stefano, non ricominciare..."
Red (senza alzare gli occhi dal foglio, canticchia): "You are a dancing queen..."
Stefano: "No, Robi: stavolta lo dico sul serio. Non ne posso più!"
Robi: "Dai, cazzo, Stefano lo sai che noi siamo un tutt'uno ormai, l'abbiamo già fatto cento volte 'sto discorso. Insieme siamo una forza. Da soli una merda. E poi nell'immaginario collettivo noi siamo buoni amici mattacchioni. Non puoi mollarci. Non può crollare il mito."
Stefano: "Non m'importa Robi. Ti giuro che 'sta volta è diverso: mi voglio ritirare; non ce la faccio più. Ho trovato anche un'amica che è disposta a fare la comparsata come mia moglie che dirà che siamo due adorabili vecchietti e che adesso ci godremo la famiglia, eccetera."
Red (trattenendo una risata): "See. Ma chi ci crede?"
Robi: "Stefano, non puoi farci questo. Non puoi e basta."
Stefano: "Sì, che posso. E voi mi lascerete in pace. Voglio fare la mia vita, ormai"
Red: "Gimme gimme gimme a man after midnight..."
Robi: "Cazzo, Dodi, digli qualcosa!"
Dodi (svegliandosi dal torpore). "Cosa?"
Robi: "Cazzo, Stefano, non puoi farci questo. Siamo in piena crisi economica. Come faccio a finire di pagare la villa sul lago per Scientology?"
Stefano: "Affari tuoi, Robi, mi spiace. Ho deciso e basta".
Robi: "Facciamo almeno un ultimo disco insieme. L'ultimo, dai. Te lo giuro!"
Stefano: "Avevi detto così anche l'ultima volta"
Robi: "Giuro giuro giuro: ultimo disco e ultimo tour e poi vai per i cazzi tuoi con chi vuoi. Prometto."
Stefano: "..."
Robi: "Dai, che figata. Ho anche già il titolo: "Ancora una notte insieme". Che ne dici?"
Stefano (alza gli occhi al cielo): "Ossignùr"
14 maggio 2009
a volte ritornano
Questo inizio d'anno ha segnato dei ritorni per me importanti sulla scena musicale.
Ben quattro dischi che stavo aspettando sono usciti a poca distanza l'uno dall'altro.
Innanzitutto due gruppi ormai considerati "storici": U2 e Depeche Mode. Inoltre due artisti leggermente più recenti: Ben Harper e i Green Day.
Partiamo, ovviamente, dagli U2. Ad essere sinceri il primo ascolto del nuovo album è stato scioccante. Ho pensato che, dopo la nostra lunghissima storia, l'amore fosse ormai terminato (si era già notevolmente affievolito dopo i due lavori precedenti della band irlandese).
Poi fortunatamente per me (parlo da fan) il disco a poco a poco è cresciuto con gli ascolti, anche se rimane la sensazione che sia stato realizzato con gli outtakes di "Achtung Baby".
Cerchiamo di essere obiettivi: non è un capolavoro. E non si può neanche dire che sia molto meglio degli ultimi due. A me sembra un passo avanti, sicuro. Però un gruppo di questa caratura soffre troppo il paragone con quanto fatto in precedenza.
In definitiva, possiamo dire che alcune canzoni belle riescono a portare il disco sopra la sufficienza, ma siamo lontani dagli standard che desidererei.
Ed ecco l'altro gruppo dal passato ingombrante: i Depeche Mode. Devo essere sincero: non sono mai stato un loro fan (gli ho sempre preferito produzioni più rock), ma col passare del tempo e con il mio progressivo avvicinarmi alla musica elettronica li ho rivalutati alla grande.
Ormai è retorica dire che pezzi storici ("Enjoy the Silence" su tutti) suonino quanto mai attuali, però corrisponde al vero. Ed ero pronto anche a questo giro a farmi stupire da loro.
Invece no. O meglio: il disco non è brutto, ma suona vecchio. O meglio: suona come un loro disco vecchio. Potrebbe essere un loro lavoro di metà anni novanta. E, da chi è sempre stato avanti, questo scherzetto non te l'aspetti.
Insomma, quello che traspare da "sounds of the Univers" è che ormai i Depeche siano diventati dei mestieranti. Che si vedano ogni due/tre anni per sfornare un disco (con relativo tour) con la stessa verve che ho io al lunedì mattina quando prendo il motorino per andare a lavorare.
Un disco solo per fan.
C'è ancora vita su Marte? (battuta per fan di BH) a quanto pare sì. Dopo gli ultimi deludenti dischi (a me non piaceva neanche il tanto osannato "Diamonds on the inside") Ben Harper torna in vita: il disco con i Relentless7 segna un ritorno alle vecchie sonorità più rock, condito da qualche canzone in stile southern.
Il disco è piacevole, anche se alcune canzoni sembrano plagiate dal suo stesso repertorio. Quello che mi lascia perplesso è che il rocker californiano risulta sempre un po' legato. Un po' come quando cerchi di comportarti in modo naturale, ma sai che hai gli occhi di qualcuno puntati addosso. Avete presente?
Provaci ancora, Ben.
Ma veniamo alle buone notizie: il ritorno dei Green Day. Era difficile replicare un'opera rock come "American Idiot", eppure il trio californiano riesce nell'impresa.
Diviso in tre atti ("Heroes and cons", "Charlatans and Saints" e "Horseshoes and Handgrenades") racconta la storia di una giovane coppia dei nostri giorni (Christian e Gloria) e della loro difficoltà nel raffrontarsi con una società che ti lascia sempre più solo e indifeso.
Fa ridere come in pieno periodo Barack Obama (vissuto come un nuovo new deal) Billie Joe e soci continuino a urlare e sfogare la loro rabbia contro tutto e tutti. E c'è spazio pure per l'autocritica.
Insomma, il nuovo "21st Century Breakdown" è un bel disco: ben confezionato e ben suonato. E, cosa che non guasta mai, con dei contenuti intelligenti.
Bravi. E (se ci riuscite) continuate così.
Ben quattro dischi che stavo aspettando sono usciti a poca distanza l'uno dall'altro.
Innanzitutto due gruppi ormai considerati "storici": U2 e Depeche Mode. Inoltre due artisti leggermente più recenti: Ben Harper e i Green Day.
Poi fortunatamente per me (parlo da fan) il disco a poco a poco è cresciuto con gli ascolti, anche se rimane la sensazione che sia stato realizzato con gli outtakes di "Achtung Baby".
Cerchiamo di essere obiettivi: non è un capolavoro. E non si può neanche dire che sia molto meglio degli ultimi due. A me sembra un passo avanti, sicuro. Però un gruppo di questa caratura soffre troppo il paragone con quanto fatto in precedenza.
In definitiva, possiamo dire che alcune canzoni belle riescono a portare il disco sopra la sufficienza, ma siamo lontani dagli standard che desidererei.
Ormai è retorica dire che pezzi storici ("Enjoy the Silence" su tutti) suonino quanto mai attuali, però corrisponde al vero. Ed ero pronto anche a questo giro a farmi stupire da loro.
Invece no. O meglio: il disco non è brutto, ma suona vecchio. O meglio: suona come un loro disco vecchio. Potrebbe essere un loro lavoro di metà anni novanta. E, da chi è sempre stato avanti, questo scherzetto non te l'aspetti.
Insomma, quello che traspare da "sounds of the Univers" è che ormai i Depeche siano diventati dei mestieranti. Che si vedano ogni due/tre anni per sfornare un disco (con relativo tour) con la stessa verve che ho io al lunedì mattina quando prendo il motorino per andare a lavorare.
Un disco solo per fan.
Il disco è piacevole, anche se alcune canzoni sembrano plagiate dal suo stesso repertorio. Quello che mi lascia perplesso è che il rocker californiano risulta sempre un po' legato. Un po' come quando cerchi di comportarti in modo naturale, ma sai che hai gli occhi di qualcuno puntati addosso. Avete presente?
Provaci ancora, Ben.
Diviso in tre atti ("Heroes and cons", "Charlatans and Saints" e "Horseshoes and Handgrenades") racconta la storia di una giovane coppia dei nostri giorni (Christian e Gloria) e della loro difficoltà nel raffrontarsi con una società che ti lascia sempre più solo e indifeso.
Fa ridere come in pieno periodo Barack Obama (vissuto come un nuovo new deal) Billie Joe e soci continuino a urlare e sfogare la loro rabbia contro tutto e tutti. E c'è spazio pure per l'autocritica.
Insomma, il nuovo "21st Century Breakdown" è un bel disco: ben confezionato e ben suonato. E, cosa che non guasta mai, con dei contenuti intelligenti.
Bravi. E (se ci riuscite) continuate così.
11 maggio 2009
vita all'aria aperta
Il weekend passato, visto il tempo mite, è stato occasione per stare un po' all'aria aperta.
Sabato siamo andati sul Naviglio, in un negozio equosolidale, a cercare le bomboniere per il battesimo di Elena; e ne abbiamo approfittato per fare una bella passeggiata (Anita: "il Naviglio nau fa goal?" -> traduzione di "il Naviglio naufragò", dalla canzone "c'era una volta un piccolo naviglio").
Nel pomeriggio sono venuti a trovarci Gabriele e Claudia con i loro 4 (quattro!) figli. Hanno tutta la mia invidia e la mia ammirazione. Se non avessi un mutuo/capestro, vorrei anch'io avere una famiglia così numerosa.
Domenica, invece è stato giorno di pic-nic!
Siamo andati al Parco Sempione a giocare (il trenino del Parco, nella sua semplicità è di una bellezza incredibile; e Anita - come tutti gli altri bimbi - ci si diverte un sacco) e ci siamo fermati a fare il pic-nic, insieme a Tommy, sua sorella e dei loro amici.
Non c'è altro da dire se non che è stata una bellissima giornata.
E come se non bastasse, alla sera, verso le 18,00 Elena ha iniziato (o almeno io credo) a fare dei piccoli sorrisi in risposta alle mie parole.
Certi giorni mi viene da piangere dalla felicità.

in foto: Anita al Parco mentre si sbafa uno dei miei formidabili sandwich.
Sabato siamo andati sul Naviglio, in un negozio equosolidale, a cercare le bomboniere per il battesimo di Elena; e ne abbiamo approfittato per fare una bella passeggiata (Anita: "il Naviglio nau fa goal?" -> traduzione di "il Naviglio naufragò", dalla canzone "c'era una volta un piccolo naviglio").
Nel pomeriggio sono venuti a trovarci Gabriele e Claudia con i loro 4 (quattro!) figli. Hanno tutta la mia invidia e la mia ammirazione. Se non avessi un mutuo/capestro, vorrei anch'io avere una famiglia così numerosa.
Domenica, invece è stato giorno di pic-nic!
Siamo andati al Parco Sempione a giocare (il trenino del Parco, nella sua semplicità è di una bellezza incredibile; e Anita - come tutti gli altri bimbi - ci si diverte un sacco) e ci siamo fermati a fare il pic-nic, insieme a Tommy, sua sorella e dei loro amici.
Non c'è altro da dire se non che è stata una bellissima giornata.
E come se non bastasse, alla sera, verso le 18,00 Elena ha iniziato (o almeno io credo) a fare dei piccoli sorrisi in risposta alle mie parole.
Certi giorni mi viene da piangere dalla felicità.

in foto: Anita al Parco mentre si sbafa uno dei miei formidabili sandwich.
08 maggio 2009
dichiarazioni d'amore
In casa, ora di cena.
Elena piange.
Anita si avvicina, le prende la mano e le dice: "quando piangerai io ti terrò sempre la mano".
Lì per lì mi sono commosso.
Poi ho pensato: "Seeee. Questa me la scrivo e tra una quindicina d'anni gliela rinfaccio".
Elena piange.
Anita si avvicina, le prende la mano e le dice: "quando piangerai io ti terrò sempre la mano".
Lì per lì mi sono commosso.
Poi ho pensato: "Seeee. Questa me la scrivo e tra una quindicina d'anni gliela rinfaccio".
07 maggio 2009
prima visione tv
Ieri sera in tv c'era Arma Letale.
No, dico: Arma Letale! L'avete mai visto? Di sicuro! L'avranno dato 50 volte in tv, almeno una volta l'avrete visto.

Ecco, nella remota (per non dire nulla) ipotesi che qualche addetto ai palinsesti legga un giorno questo blog, vorrei sottoporre un elenco di film che dovrebbero essere banditi dalle tv nazionali almeno per i prossimi dieci anni, perché non ne possiamo più di vederceli propinare 1 (se va bene) o due volte l'anno:
- la serie di "Arma Letale" (il cliché del poliziotto matto e quello vicino alla pensione ci ha fracassato)
- la serie di "Beverly Hills Cop" (Eddie Murphy e la sua ormai insopportabile risata)
- "Il Principe cerca moglie" (ce lo propinano almeno due volte all'anno)
- "il Bambino d'Oro" (sempre lui)
- "Una poltrona per due" (rigorosamente sotto Natale)
- "Cobra" (il film più insopportabile di Sylvester Stallone; probabilmente anche lui si vergogna di averlo girato)
- la serie completa di "Rambo" e "Rocky"
- "Tango & Cash" (vogliamo parlarne?)
- la serie di "Karate Kid"
- "Trappola in alto mare" (ma in generale tutti quelli con sua espressività Steven Seagal)
- "Dirty Dancing" (mi ha fatto vomitare la prima volta, figuratevi ogni volta che lo vedo in tv)
- "Pretty Woman" (e bastaaaa!)
- "il Ragazzo di Campagna" (con Pozzetto)
- "Infelici e contenti" (con Ezio Greggio che fa il cieco e Pozzetto che fa il disabile)
- "Ricky e Barabba" (Pozzetto e il solito irritante De Sica)
- "Innamorato pazzo" (ma in generale tutti quelli con sua modestia Celentano)
- "il Ciclone"
- "Compagni di scuola" di e con Verdone
O signori del palinsesto, abbiate pietà di noi poveri utenti senza Sky che qualche volta, per distrarci dalle grane quotidiane, accendiamo la tv con la vana speranza di trovarci qualcosa di nuovo!
Cancellate questi film dai vostri archivi o nascondeteli in modo che nessuno li trovi e ce li propini per la centesima volta.
E poi le donne ci apostrofano:"ancora calcio?".
E per forza!
No, dico: Arma Letale! L'avete mai visto? Di sicuro! L'avranno dato 50 volte in tv, almeno una volta l'avrete visto.
Ecco, nella remota (per non dire nulla) ipotesi che qualche addetto ai palinsesti legga un giorno questo blog, vorrei sottoporre un elenco di film che dovrebbero essere banditi dalle tv nazionali almeno per i prossimi dieci anni, perché non ne possiamo più di vederceli propinare 1 (se va bene) o due volte l'anno:
- la serie di "Arma Letale" (il cliché del poliziotto matto e quello vicino alla pensione ci ha fracassato)
- la serie di "Beverly Hills Cop" (Eddie Murphy e la sua ormai insopportabile risata)
- "Il Principe cerca moglie" (ce lo propinano almeno due volte all'anno)
- "il Bambino d'Oro" (sempre lui)
- "Una poltrona per due" (rigorosamente sotto Natale)
- "Cobra" (il film più insopportabile di Sylvester Stallone; probabilmente anche lui si vergogna di averlo girato)
- la serie completa di "Rambo" e "Rocky"
- "Tango & Cash" (vogliamo parlarne?)
- la serie di "Karate Kid"
- "Trappola in alto mare" (ma in generale tutti quelli con sua espressività Steven Seagal)
- "Dirty Dancing" (mi ha fatto vomitare la prima volta, figuratevi ogni volta che lo vedo in tv)
- "Pretty Woman" (e bastaaaa!)
- "il Ragazzo di Campagna" (con Pozzetto)
- "Infelici e contenti" (con Ezio Greggio che fa il cieco e Pozzetto che fa il disabile)
- "Ricky e Barabba" (Pozzetto e il solito irritante De Sica)
- "Innamorato pazzo" (ma in generale tutti quelli con sua modestia Celentano)
- "il Ciclone"
- "Compagni di scuola" di e con Verdone
O signori del palinsesto, abbiate pietà di noi poveri utenti senza Sky che qualche volta, per distrarci dalle grane quotidiane, accendiamo la tv con la vana speranza di trovarci qualcosa di nuovo!
Cancellate questi film dai vostri archivi o nascondeteli in modo che nessuno li trovi e ce li propini per la centesima volta.
E poi le donne ci apostrofano:"ancora calcio?".
E per forza!
04 maggio 2009
Bar Sport
Ieri sera ero a Celle, in procinto di partire per Milano. La partenza era prevista per le 23,00 in modo da essere sicuri sia di non trovare troppa gente sulla strada del rientro, sia che una volta salite in macchina le bambine si addormentassero e io potessi guidare tranquillo.
Ma ieri sera c'era anche il derby Genoa-Sampdoria e per chi un minimo conosce il calcio sa che il derby è la partita per eccellenza.
Per tutto il primo tempo sono riuscito a resistere, ma poi, con la scusa che dovevo caricare i bagagli in macchina, ho piazzato la vettura davanti al bar e praticamente ho impiegato tre quarti d'ora a spostare 4 valigie (che casualmente è coinciso con la durata del secondo tempo; casualmente).
Insomma: sono stato al bar a vedere la partita e mi sono divertito un mondo. A un certo punto è andato via il segnale di Sky e un tizio ha iniziato a dire "schiaccia X" "No, prova con quel pulsante lì", e via di seguito.
Insomma, si è capito chiaramente che lui aveva più padronanza della piattaforma Sky e quindi, con buona probabilità, questo tizio ha Sky a casa! E uno potrebbe dire "ma perché non se l'è guardata a casa la partita?"
Ma scherzate? Sai la soddisfazione di commentare ad alta voce, fare battute, insultare l'arbitro, etc. di fianco ad altra gente in pieno clima da Bar Sport? C'è molto più gusto!
E comunque alla fine di tutto, quest post è solo una scusa:
per dire che ieri il Genoa ha vinto 3 a 1 con 3 gol del "Principe" Milito e per pubblicare questa foto qua sotto, che è meravigliosa.
Solo per noi genoani, ovviamente.

nella foto: il Principe ricorda il suo score personale ai cugini doriani un po' distratti
Ma ieri sera c'era anche il derby Genoa-Sampdoria e per chi un minimo conosce il calcio sa che il derby è la partita per eccellenza.
Per tutto il primo tempo sono riuscito a resistere, ma poi, con la scusa che dovevo caricare i bagagli in macchina, ho piazzato la vettura davanti al bar e praticamente ho impiegato tre quarti d'ora a spostare 4 valigie (che casualmente è coinciso con la durata del secondo tempo; casualmente).
Insomma: sono stato al bar a vedere la partita e mi sono divertito un mondo. A un certo punto è andato via il segnale di Sky e un tizio ha iniziato a dire "schiaccia X" "No, prova con quel pulsante lì", e via di seguito.
Insomma, si è capito chiaramente che lui aveva più padronanza della piattaforma Sky e quindi, con buona probabilità, questo tizio ha Sky a casa! E uno potrebbe dire "ma perché non se l'è guardata a casa la partita?"
Ma scherzate? Sai la soddisfazione di commentare ad alta voce, fare battute, insultare l'arbitro, etc. di fianco ad altra gente in pieno clima da Bar Sport? C'è molto più gusto!
E comunque alla fine di tutto, quest post è solo una scusa:
per dire che ieri il Genoa ha vinto 3 a 1 con 3 gol del "Principe" Milito e per pubblicare questa foto qua sotto, che è meravigliosa.
Solo per noi genoani, ovviamente.
nella foto: il Principe ricorda il suo score personale ai cugini doriani un po' distratti
29 aprile 2009
il tipo "Mp3 Piaggio"
L'Mp3 è quello scooterone della Piaggio riconoscibile perché dotato di tre ruote (doppia ruota anteriore), che ne aumenta la stabilità.
Con il tempo il tipo Mp3 è diventato l'adulto della Milano bene, che lavora in banca, ben vestito, dotato di giaccone impermeabile (rigorosamente con bavero alzato) e di scarpe "classiche" da 200 euro. Quello che in garage ha l'Audi, per intenderci.
Classificazione: mediamente non pericoloso.
Accessorio d'obbligo: l'auricolare Bluetooth.
Stile di Guida: tendente al nervoso. Ha comprato lo scooter per evitare il traffico perché lui non ha tempo da perdere.
Espressioni facciale: impossibile da decifrare, perché ha sempre il casco da moto con visiera scura.
Reazioni: fulminee. Fermo al semaforo, sta già accelerando quando vede il giallo nel semaforo della strada perpendicolare.
Upgrade: nessuno.
Con il tempo il tipo Mp3 è diventato l'adulto della Milano bene, che lavora in banca, ben vestito, dotato di giaccone impermeabile (rigorosamente con bavero alzato) e di scarpe "classiche" da 200 euro. Quello che in garage ha l'Audi, per intenderci.
Classificazione: mediamente non pericoloso.
Accessorio d'obbligo: l'auricolare Bluetooth.
Stile di Guida: tendente al nervoso. Ha comprato lo scooter per evitare il traffico perché lui non ha tempo da perdere.
Espressioni facciale: impossibile da decifrare, perché ha sempre il casco da moto con visiera scura.
Reazioni: fulminee. Fermo al semaforo, sta già accelerando quando vede il giallo nel semaforo della strada perpendicolare.
Upgrade: nessuno.
28 aprile 2009
non capisco
Allora: c'è stato il terremoto in Abruzzo.
Il nostro premier, in uno dei suoi ennesimi coup de théâtre sposta il G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
E uno pensa: magari, tutto sommato non è un'idea sbagliata.
Però io non capisco. E più esattamente non capisco due cose.
1 - Per giorni e giorni tutti i mezzi di stampa ci hanno detto di non andare assolutamente in Abruzzo, che si rischia solo di intralciare i lavori della Protezione Civile, ecc. Ok, mi sta bene. E allora noi cosa facciamo? Gli mandiamo là un esercito di giornalisti, guardie del corpo, portaborse, e compagnia bella?
2 - Non so voi, ma io tendo ad essere una persona abbastanza riservata. E se sono vivo per miracolo; abito in una tenda (con il tempo di merda che c'è in questi giorni); non so per quanto tempo vivrò in quella tenda; le mie cose sono sepolte sotto cumuli di macerie, per cui ho giusto due felpe e un paio di jeans; visto tutto questo - dicevo - io non penso di aver voglia di farmi fotografare di fianco alla Merkel (per dirne una) con sullo sfondo la mia casa ridotta in macerie. O sono io che sono strano?
Il nostro premier, in uno dei suoi ennesimi coup de théâtre sposta il G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
E uno pensa: magari, tutto sommato non è un'idea sbagliata.
Però io non capisco. E più esattamente non capisco due cose.
1 - Per giorni e giorni tutti i mezzi di stampa ci hanno detto di non andare assolutamente in Abruzzo, che si rischia solo di intralciare i lavori della Protezione Civile, ecc. Ok, mi sta bene. E allora noi cosa facciamo? Gli mandiamo là un esercito di giornalisti, guardie del corpo, portaborse, e compagnia bella?
2 - Non so voi, ma io tendo ad essere una persona abbastanza riservata. E se sono vivo per miracolo; abito in una tenda (con il tempo di merda che c'è in questi giorni); non so per quanto tempo vivrò in quella tenda; le mie cose sono sepolte sotto cumuli di macerie, per cui ho giusto due felpe e un paio di jeans; visto tutto questo - dicevo - io non penso di aver voglia di farmi fotografare di fianco alla Merkel (per dirne una) con sullo sfondo la mia casa ridotta in macerie. O sono io che sono strano?
24 aprile 2009
i dischi della mia vita - robbie robertson (1987)
piccola intro: copio spudoratamente una rubrica dal blog di Angelo, dopo sua approvazione. Grazie.

Negli anni 80 ero un superfan degli U2; talmente fan che, insieme a mio fratello, compravamo qualsiasi disco, fanzine, pubblicazione o altro su cui la band irlandese comparisse.
Fu così che un giorno mio fratello tornò a casa con in mano il disco omonimo di Robbie Robertson, di cui non sapevo assolutamente nulla. Tranne ovviamente il fatto che quel disco contenesse un paio di brani dove figuravano i miei beniamini.
L'innamoramento fu immediato e, ancora oggi, rimane uno dei miei dischi preferiti, di quelli che non ti stanchi mai di ascoltare.
Una serie di brani dalle origini classicamente rock con alcune influenze indiane (Robertson, canadese di nascita, è figlio di un'indiana Mohawk) e contaminazioni di vario genere, ma che non perdono il filo conduttore: canzoni che sanno di deserto ("Fallen Angel", "Broken Arrow", "Somewhere down the Crazy River", "Sonny Got Caught in the Moonlight") e di città di frontiera ("Showdown at Big Sky", "Sweet Fire of Love", "American Roulette").
Per quello che era il suo primo album solista, Robertson si fece aiutare da partner d'eccezione: gli U2, appunto, Peter Gabriel e la sua gang (Manù Katché, Tony Levin e compagnia suonante), Gil Evans, Maria McKee dei Lone Justice e tanti altri; il tutto prodotto da uno dei Re Mida del settore, Daniel Lanois (canadese anche lui).
Il disco si apre con "Fallen Angel", un brano meraviglioso (forse il più bello del disco) dove il basso di Tony Levin le percussioni di Manu Katché e la voce di Peter Gabriel si sposano perfettamente con la musica e il cantato di Robertson.
Poi improvvisamente la musica prende tutt'altro ritmo con "Showdown at Big Sky", per poi tornare più indiana che mai in "Broken Arrow".
Quarto brano (e ultimo del Lato A del vinile) l'esplosiva "Sweet Fire of Love" dove la massiccia presenza degli U2 si sente già dalle note introduttive di chitarra "alla The Edge"; ma - rispetto a un brano degli U2 - è totalmente diverso. E, per i fan come me, si sente anche solo da come Bono imposta la voce: più sofferta e rauca; per poi aprirsi totalmente nel ritornello e duettare con Robertson mettendo in luce due stili completamente diversi.
Il Lato B (un po' meno bello del precedente) inizia con la rockettara "American Roulette", per poi proseguire con la bellissima "Somewhere down the Crazy River": un sussurro (comincia con Robbie Robertson che parla) che scalda il cuore.
Poi il disco alterna di nuovo un pezzo rockettone di quelli da cantare mentre si guida ("Hell's Half Acre") a una ballata ("Sonny Got Caught in the Moonlight") per chiudersi con un brano decisamente atipico: "Testimony", dove i fiati della Gil Evans Session la fanno da padrone.
In totale nove brani.
Un po' troppo pochi per chi ama questo disco.
Negli anni 80 ero un superfan degli U2; talmente fan che, insieme a mio fratello, compravamo qualsiasi disco, fanzine, pubblicazione o altro su cui la band irlandese comparisse.
Fu così che un giorno mio fratello tornò a casa con in mano il disco omonimo di Robbie Robertson, di cui non sapevo assolutamente nulla. Tranne ovviamente il fatto che quel disco contenesse un paio di brani dove figuravano i miei beniamini.
L'innamoramento fu immediato e, ancora oggi, rimane uno dei miei dischi preferiti, di quelli che non ti stanchi mai di ascoltare.
Una serie di brani dalle origini classicamente rock con alcune influenze indiane (Robertson, canadese di nascita, è figlio di un'indiana Mohawk) e contaminazioni di vario genere, ma che non perdono il filo conduttore: canzoni che sanno di deserto ("Fallen Angel", "Broken Arrow", "Somewhere down the Crazy River", "Sonny Got Caught in the Moonlight") e di città di frontiera ("Showdown at Big Sky", "Sweet Fire of Love", "American Roulette").
Per quello che era il suo primo album solista, Robertson si fece aiutare da partner d'eccezione: gli U2, appunto, Peter Gabriel e la sua gang (Manù Katché, Tony Levin e compagnia suonante), Gil Evans, Maria McKee dei Lone Justice e tanti altri; il tutto prodotto da uno dei Re Mida del settore, Daniel Lanois (canadese anche lui).
Il disco si apre con "Fallen Angel", un brano meraviglioso (forse il più bello del disco) dove il basso di Tony Levin le percussioni di Manu Katché e la voce di Peter Gabriel si sposano perfettamente con la musica e il cantato di Robertson.
Poi improvvisamente la musica prende tutt'altro ritmo con "Showdown at Big Sky", per poi tornare più indiana che mai in "Broken Arrow".
Quarto brano (e ultimo del Lato A del vinile) l'esplosiva "Sweet Fire of Love" dove la massiccia presenza degli U2 si sente già dalle note introduttive di chitarra "alla The Edge"; ma - rispetto a un brano degli U2 - è totalmente diverso. E, per i fan come me, si sente anche solo da come Bono imposta la voce: più sofferta e rauca; per poi aprirsi totalmente nel ritornello e duettare con Robertson mettendo in luce due stili completamente diversi.
Il Lato B (un po' meno bello del precedente) inizia con la rockettara "American Roulette", per poi proseguire con la bellissima "Somewhere down the Crazy River": un sussurro (comincia con Robbie Robertson che parla) che scalda il cuore.
Poi il disco alterna di nuovo un pezzo rockettone di quelli da cantare mentre si guida ("Hell's Half Acre") a una ballata ("Sonny Got Caught in the Moonlight") per chiudersi con un brano decisamente atipico: "Testimony", dove i fiati della Gil Evans Session la fanno da padrone.
In totale nove brani.
Un po' troppo pochi per chi ama questo disco.
20 aprile 2009
espletando
In pochi minuti sono riuscito a:
- farmi rigurgitare addosso da Elena
e mentre la cambiavo
- farmi fare la cacca addosso
- farmi fare la pipì addosso
un padre stimolante, non c'è che dire.
- farmi rigurgitare addosso da Elena
e mentre la cambiavo
- farmi fare la cacca addosso
- farmi fare la pipì addosso
un padre stimolante, non c'è che dire.
17 aprile 2009
ovviamente
Nei giorni scorsi ho fatto mettere il sellino per bimbi alla mia bici.
Poi ho comprato il caschetto per Anita.
Un'ora fa lei stessa mi ha chiesto di andare, e così c'è stato il battesimo del fuoco.
Abbiamo preso la bici e siamo andati all'Esselunga.
Ovviamente si è messo a grandinare.

Per la cronaca: è venuto lo zio Dauno a prenderci in macchina per portarci a casa.
La mia bici è ancora all'Esselunga.
Poi ho comprato il caschetto per Anita.
Un'ora fa lei stessa mi ha chiesto di andare, e così c'è stato il battesimo del fuoco.
Abbiamo preso la bici e siamo andati all'Esselunga.
Ovviamente si è messo a grandinare.
Per la cronaca: è venuto lo zio Dauno a prenderci in macchina per portarci a casa.
La mia bici è ancora all'Esselunga.
16 aprile 2009
primavera
Anita nel pieno di un'età meravigliosa; l'arrivo della piccolina; adesso pure i gerani sul balcone.
In questa casa tutto sembra parlare di natura che germoglia.
In questa casa tutto sembra parlare di natura che germoglia.

12 aprile 2009
cronaca di una notte alquanto fuori dall’ordinario
Voi penserete: “è nata Elena, avrai passato la notte a tenere le mani di tua moglie e poi subito dopo il parto, avrai preso in braccio la tua bimba, l’avrai guardata adorante, dopodiché l’hai lasciata alle infermiere che l’hanno messa a riposare, bacio canonico in fronte alla moglie e poi, nei colori caldi dell’alba, sei uscito e ti sei acceso un sigaro, guardando al futuro con orgoglio e fiducia”.
Film già visto, ma non a casa mia, signori miei.
Eh, no: perché fare le cose così semplici?
La realtà è stata ben diversa.
La mattina del 10 aprile mi sono svegliato con un po’ di febbre, che mi è aumentata durante tutto l’arco della giornata, in barba alle Tachipirine che avevo preso per frenarne l’ascesa. Non contento, ma soprattutto preoccupato di non essere al meglio nel momento del bisogno, avevo anche chiamato il medico curante per farmi consigliare qualcosa che mi debellasse il malessere. Il risultato è stato che Dalia è tornata a casa con un antibiotico “bomba” che ho prontamento preso dopocena, verso le 21,30.
Non so se voi siete abituati a ingurgitare medicine come fossero caramelle, ma... beh!... io proprio per niente.
Quindi se mettete un mix di: febbre a 39,5, due Tachipirine e un antibiotico per elefanti, quale può essere la conseguenza logica?
Ma è ovvio: che Dalia verso mezzanotte mi dice “ho le contrazioni. Stanno diventando regolari”.
Ora immaginate lo scemo del paese. Ubriaco perso. Dopo che qualcuno l’ha pestato come un polpo su uno scoglio. Ce l’avete presente (o almeno lo immaginate)?
Ecco, io devo aver avuto un’espressione del genere dipinta in volto in quel momento. E devo aver pronunciato qualcosa che somigliava a: “pgrrhfn...”
Insomma: non ero in grado di intendere ne’ di volere. No, sbaglio: di volere sì. Peccato che le mie volontà fossero totalmente in disaccordo con la mia capacità di agire.
Per fortuna, in previsione di eventuali necessità, nei giorni scorsi era venuta a Milano mia madre; la quale è stata prontamente svegliata e si è resa disponibile ad accompagnare Dalia in ospedale.
Povera Dalia, che piangeva mentre usciva di casa, perché voleva che ci vivessimo quel momento insieme.
Insomma, la notte del parto, sono rimasto a casa, con Anita che dormiva.
O almeno fino a quel momento. Infatti, dopo un quarto d’ora che erano uscite loro, Anita si è messa a piangere, perché era intasata di catarro e non riesce a dormire perché non respira bene.
Dopo il terzo "adesso smette e si riaddormenta”, mi son reso conto che NON si sarebbe riaddormentata e così ho fatto appello alle poche energie che avevo per tirarmi in piedi e andare a prenderla un po’ in braccio.
Ma le mie forze cedevano, quindi, ancora piangente, me la sono portata nel lettone. Coccole, carezze, ninnananna: qualsiasi tentativo di farla smettere di piangere non sortiva alcun effetto.
E così si è liberata di tutto quel catarro nell’unico modo (o quasi) possibile: vomitando.
Ovviamente addosso a me, a se stessa, sul mio cuscino e sul lenzuolo.
Ora immaginatevi sempre lo scemo del villaggio, nelle poco edificanti condizioni di cui prima, che si alza, lava la bimba, la cambia, poi si lava, si cambia, poi leva le lenzuola e le cambia e poi finalmente si rimette a dormire.
In quel momento squilla il telefono: è mia madre, che mi dice “la trattengono in ospedale, è già dilatata di quattro centimetri”.
E io di nuovo: “pgrrhfn...”
Ecco da lì in poi la notte è iniziata ad andare bene.
La febbre a poco a poco scendeva; Anita ha dormito tranquillissima e io col passare delle ore riacquistavo un poco di lucidità. E quando alle 6,15 mi ha chiamato mia madre per dirmi che era nata Elena in quell’istante, ero quasi una persona normale. O se non altro in grado di intendere.
Così, felicissimo, mi sono alzato per andare in bagno e poi a bere un bicchiere d’acqua (mica champagne) e il mio piede si è imbattuto in qualcosa di molle: accendo la luce e mi accorgo che anche la gatta aveva vomitato.
Sia mai che si possano vivere 10 minuti di tranquillità, in questa casa.
Film già visto, ma non a casa mia, signori miei.
Eh, no: perché fare le cose così semplici?
La realtà è stata ben diversa.
La mattina del 10 aprile mi sono svegliato con un po’ di febbre, che mi è aumentata durante tutto l’arco della giornata, in barba alle Tachipirine che avevo preso per frenarne l’ascesa. Non contento, ma soprattutto preoccupato di non essere al meglio nel momento del bisogno, avevo anche chiamato il medico curante per farmi consigliare qualcosa che mi debellasse il malessere. Il risultato è stato che Dalia è tornata a casa con un antibiotico “bomba” che ho prontamento preso dopocena, verso le 21,30.
Non so se voi siete abituati a ingurgitare medicine come fossero caramelle, ma... beh!... io proprio per niente.
Quindi se mettete un mix di: febbre a 39,5, due Tachipirine e un antibiotico per elefanti, quale può essere la conseguenza logica?
Ma è ovvio: che Dalia verso mezzanotte mi dice “ho le contrazioni. Stanno diventando regolari”.
Ora immaginate lo scemo del paese. Ubriaco perso. Dopo che qualcuno l’ha pestato come un polpo su uno scoglio. Ce l’avete presente (o almeno lo immaginate)?
Ecco, io devo aver avuto un’espressione del genere dipinta in volto in quel momento. E devo aver pronunciato qualcosa che somigliava a: “pgrrhfn...”
Insomma: non ero in grado di intendere ne’ di volere. No, sbaglio: di volere sì. Peccato che le mie volontà fossero totalmente in disaccordo con la mia capacità di agire.
Per fortuna, in previsione di eventuali necessità, nei giorni scorsi era venuta a Milano mia madre; la quale è stata prontamente svegliata e si è resa disponibile ad accompagnare Dalia in ospedale.
Povera Dalia, che piangeva mentre usciva di casa, perché voleva che ci vivessimo quel momento insieme.
Insomma, la notte del parto, sono rimasto a casa, con Anita che dormiva.
O almeno fino a quel momento. Infatti, dopo un quarto d’ora che erano uscite loro, Anita si è messa a piangere, perché era intasata di catarro e non riesce a dormire perché non respira bene.
Dopo il terzo "adesso smette e si riaddormenta”, mi son reso conto che NON si sarebbe riaddormentata e così ho fatto appello alle poche energie che avevo per tirarmi in piedi e andare a prenderla un po’ in braccio.
Ma le mie forze cedevano, quindi, ancora piangente, me la sono portata nel lettone. Coccole, carezze, ninnananna: qualsiasi tentativo di farla smettere di piangere non sortiva alcun effetto.
E così si è liberata di tutto quel catarro nell’unico modo (o quasi) possibile: vomitando.
Ovviamente addosso a me, a se stessa, sul mio cuscino e sul lenzuolo.
Ora immaginatevi sempre lo scemo del villaggio, nelle poco edificanti condizioni di cui prima, che si alza, lava la bimba, la cambia, poi si lava, si cambia, poi leva le lenzuola e le cambia e poi finalmente si rimette a dormire.
In quel momento squilla il telefono: è mia madre, che mi dice “la trattengono in ospedale, è già dilatata di quattro centimetri”.
E io di nuovo: “pgrrhfn...”
Ecco da lì in poi la notte è iniziata ad andare bene.
La febbre a poco a poco scendeva; Anita ha dormito tranquillissima e io col passare delle ore riacquistavo un poco di lucidità. E quando alle 6,15 mi ha chiamato mia madre per dirmi che era nata Elena in quell’istante, ero quasi una persona normale. O se non altro in grado di intendere.
Così, felicissimo, mi sono alzato per andare in bagno e poi a bere un bicchiere d’acqua (mica champagne) e il mio piede si è imbattuto in qualcosa di molle: accendo la luce e mi accorgo che anche la gatta aveva vomitato.
Sia mai che si possano vivere 10 minuti di tranquillità, in questa casa.
11 aprile 2009
Elena!
Finalmente stamattina alle 6,15 è arrivata Elena: 3,650 kg per 54 cm di altezza.
Praticamente una gigantessa.
Praticamente una gigantessa.

07 aprile 2009
Elena is coming
Stanotte primi movimenti di pancia "sospetti".
Stamattina visita ginecologica: è iniziata la dilatazione.
Potremmo essere vicini. Molto vicini.
Stamattina visita ginecologica: è iniziata la dilatazione.
Potremmo essere vicini. Molto vicini.
06 aprile 2009
dialoghi
Filippo: "Sei contenta che sta arrivando Dora*?"
Anita: "No, ho paura"
F (sbigottito): "Ma cosa stai dicendo?"
A (sospirando): "Lo so: sono così sminuita!"
* la babysitter
Anita: "No, ho paura"
F (sbigottito): "Ma cosa stai dicendo?"
A (sospirando): "Lo so: sono così sminuita!"
* la babysitter
02 aprile 2009
little sister
Una cosa imperdibile in questi giorni, a casa nostra, sono i dialoghi tra Anita e la sorellina. O, più esattamente, tra Anita e la pancia di Dalia.
Come consigliatoci da una psicologa infantile che Dalia ha conosciuto, cerchiamo di rendere partecipe Anita dell'arrivo della sorellina attraverso una serie di piccoli accorgimenti quali:
- dare subito un nome alla futura bimba (e infatti l'abbiamo chiamata Elena; anzi: l'ha deciso Anita un mesetto fa) in modo che lei familiarizzi già con un futuro essere umano ben preciso;
- farsi aiutare dalla grande in alcune piccole faccende della preparazione della casa (stasera per esempio ci ha "aiutato" a montare la culla) e poi farle presente che se non ci fosse lei che ci aiuta non sapremmo come fare.
E così di questo passo, in modo da non creare gelosie, ma collaborazione.
Apparentemente questi piccoli escamotage stanno dando i loro frutti, perché Anita è veramente felice. E, come accennavo, parla tanto con la pancia di Dalia; e le racconta di tutto: quello che fa, cosa ha visto in tv, le dice che le vuole bene, eccetera.
E tutto questo lo fa alzando la maglietta di Dalia, come se Elena potesse sentirla meglio.
Momento cruciale quando poi decide che ha finito e allora dice "buonanotte sorellina" e tira giù la maglietta.
Imperdibile.
Come consigliatoci da una psicologa infantile che Dalia ha conosciuto, cerchiamo di rendere partecipe Anita dell'arrivo della sorellina attraverso una serie di piccoli accorgimenti quali:
- dare subito un nome alla futura bimba (e infatti l'abbiamo chiamata Elena; anzi: l'ha deciso Anita un mesetto fa) in modo che lei familiarizzi già con un futuro essere umano ben preciso;
- farsi aiutare dalla grande in alcune piccole faccende della preparazione della casa (stasera per esempio ci ha "aiutato" a montare la culla) e poi farle presente che se non ci fosse lei che ci aiuta non sapremmo come fare.
E così di questo passo, in modo da non creare gelosie, ma collaborazione.
Apparentemente questi piccoli escamotage stanno dando i loro frutti, perché Anita è veramente felice. E, come accennavo, parla tanto con la pancia di Dalia; e le racconta di tutto: quello che fa, cosa ha visto in tv, le dice che le vuole bene, eccetera.
E tutto questo lo fa alzando la maglietta di Dalia, come se Elena potesse sentirla meglio.
Momento cruciale quando poi decide che ha finito e allora dice "buonanotte sorellina" e tira giù la maglietta.
Imperdibile.

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