01 settembre 2009

fatica

Stamattina, mentre facciamo colazione, Anita mi prende la mano e mi dice: "Papà, io vorrei che tu non andassi in ufficio".
A parte la giusta dose di orgoglio per come mia figlia usa la consecutio temporum nonostante la giovanissima età, dico io: ma come si fa a uscire di casa?
Si fa veramente fatica.



nella foto: Anita e il Nonno intenti a disegnare, in quel di Olba.

31 agosto 2009

graduale

Come se non bastasse avere due figlie piccole che ti impegnano la vita, oggi ci è successo che:
- si è rifatto vivo un cliente di Dalia che, manco a dirlo, ha bisogno urgente di un lavoro; e visto che in periodi di crisi è meglio non perdere i contatti...
- sostituiscono il nostro ascensore, ergo per due settimane ci dovremo fare 6 (dico 6!) piani a piedi avanti e indietro. Che con due bimbe piccole è una passeggiata.
- dulcis in fundo la nostra babysitter tuttofare Dora è fuori uso per problemi post operazione (che ha fatto pochi giorni fa).

Quello che si dice un rientro graduale dalle ferie.

28 agosto 2009

ebetismo

Non c'è niente di più sconfortante che incontrare un amico/collega/conoscente appena tornati dalle ferie e, alla domanda: "come stai?", sentirsi rispondere "Stavo meglio ieri".
Magari supportato anche da quel sorrisino idiota che ti segnala che è una battuta.

Beh, ho una notizia per te: questa battuta è vecchia di almeno dieci anni e non fa ridere.
Ed è una delle frasi più inflazionate dall'inizio del secolo.
Quindi la prossima volta, per cortesia, dì un'altra cosa.
O dite che sono io che dovrei smettere di chiedere certe cose?

25 agosto 2009

I Love Radio Rock

(mi cimento in una sorta di recensione cinematografica, copiando lo stile di Alessandro detto Jumbolo, mio riferimento principale nel selezionare i film da vedere al cinema)

Giudizio sintetico: si può vedere

Giudizio per appassionati di musica: imperdibile


"Nel 1966 – il periodo più straordinario per il pop britannico – la BBC trasmetteva solo 2 ore di musica rock o pop alla settimana.
Ma una radio privata trasmetteva musica rock e pop, da una nave al largo della Gran Bretagna, 24 ore al giorno. E 25 milioni di persone – più di metà della popolazione britannica – ascoltava questi pirati ogni giorno."
Con questa frase comincia il film ambientato, appunto, nel 1966 dentro al quartier generale di "Radio Rock", una radio libera pirata che trasmette da una nave nel mezzo del Mare del Nord.

Il film è vissuto attraverso gli occhi di un giovane (Carl, interpretato da Tom Sturridge) che, dopo essere stato espulso da scuola, viene spedito dalla sua ricca madre (Emma Thompson, qui in un cameo), presso il suo patrigno Quentin (Bill Nighy), con la speranza che capisca ciò che vuole fare nella vita. Ma Quentin è anche il fondatore e capo di Radio Rock. A bordo della nave, Carl scoprirà i valori dell'amicizia e dell'amore e diventerà grande, grazie a un eclettico equipaggio composto dai più strampalati DJ della radio.

La musica è la forza trainante di "I Love Radio Rock", questa divertente commedia di Richard Curtis che ripercorre un'epoca di forte contrasto politico-sociale, esaminando da una parte il rigore dei colletti bianchi e dall'altra la voglia di libertà dei giovani. Attraverso una colonna sonora composta da canzoni culto degli anni '60 si sviluppano bellissime carrellate ambientate sulla nave o nei vari angoli/camerette/posti di lavoro di tutta la popolazione che con tanta passione segue la "musica del diavolo" attraverso le frequenze di Radio Rock.

Curtis è bravo a non cadere nella tentazione di fare un enorme videoclip, lasciando sì alla musica il ruolo principale, ma anche dando spazio alle vicende personali dei vari dj, tra cui spiccano le interpretazioni del sempre bravo Philip Seymour Hoffman e del suo "rivale" Rhys Ifans. Molto bello anche il personaggio di Quentin (l'attore Bill Nighy), dandy un po' ambiguo e molto carismatico (probabilmente ispirato a David Bowie).

Sia chiaro, la sceneggiatura lascia alquanto a desiderare: buoni sentimenti, happy ending e via dicendo rendono il tutto un po' troppo patinato. Ma questo film entra di diritto nel cuore degli appassionati di musica, che non possono esimersi dall'andarlo a vedere.
La pellicola è da annoverare tra i cult del genere: a metà tra "Blues Brothers" (capostipite inimitabile) e "School of Rock" (che a mio parere peccava di un'esagerata "semplicità" nel plot narrativo). Gli stereotipi ci sono, è vero, ma a volta sono talmente caricati da essere esilaranti (la scena del petardo è meravigliosa).

Colorato, allegro e zeppo di scene destinate a diventare culto, è l'ideale per passarsi 2 ore in compagnia di ottima musica.
Magnifica la citazione da "Electric Ladyland" di Hendrix.

24 agosto 2009

i'm back

Anche quest'anno vacanze finite.
Anche quest'anno le mie donne (che però quest'anno sono 3!) sono rimaste a Celle.
Anche quest'anno rientro con caldo afoso e "voglia di lavorare saltami addosso".
Anche quest'anno mi piace pensare ai momenti vissuti nella vacanza e scriverli qua, in modo da potermeli rileggere ogni volta che voglio.

Olba
Siamo stati nella casa di Olba forse per l'ultima volta.
Per questo motivobbiamo deciso di passarci qualche giorno. Ci abbiamo festeggiato, come ogni anno, il compleanno di Anita.
Inutile dire che ci si sta meravigliosamente. Ma se dobbiamo scegliere tra Celle e Olba...

Celle
Celle è magnifica; specialmente se si hanno dei bambini. Non mi stancherà mai.
Anche quest'anno abbiamo fatto il giro delle sagre: Pecorile, Ferrari e Pesce Azzurro (anche se avevamo detto ch non ci saremmo più andati; ma ogni anno ci ricaschiamo)

Anita
Anita è meravigliosa. Fa un po' troppi capriccci, ma è magnifica. Da luglio salta il riposino pomeridiano, quindi ogni sera, mentre mangia la cena, bisogna stare attenti a prenderla al volo, prima che - addormentadosi - cada con la testa nel piatto.
Eppoi sta diventando un pesce. Fino a una settimana fa sembrava più una cozza, veramente, perché quando entravamo in acqua rimaneva aggrappata a me o a Dalia. Un giorno invece, complice una bambina sua coetanea che nuotava vicino a noi, le ho fatto notare che era semplice e le ho detto "dai, lasciati andare!" e ha visto che se stava ferma rimaneva a galla da sola (coi braccioli, of course). Da lì è stata un'escalation: ora va da sola, sbattendo le gambette, con gli occhi a fessura e la bocca ben chiusa, per paura di bere. Uno spettacolo.

Elena
Mia madre la chiama "pace e gioia". Sì, perché Elena è tranquillissima e sempre serena. Certe volte te la dimentichi proprio: se ne sta lì nell'ovetto o sulla sdraietta a osservare sua sorella che gioca.
Piange solo se particolarmente stanca o quando ha fame (ebbè, è pur sempre figlia nostra; buon stomaco non mente).
Ha un po' frenato la sua crescita miracolosa, ma rimane pur sempre una gigantessa.

23 agosto 2009

ministri e cinghiali

Ieri sera insieme a mia sorella Marta sono andato ad un festival rock ligure che si chiama "Balla coi cinghiali". Che lo crediate o no è abbastanza famoso, tanto da ospitare gruppi di una certa fama: quest'anno per esempio c'erano i Linea 77, ma soprattutto, per mio interesse, i Ministri.
Un festival rock in Liguria e un gruppo del genere? L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

Partiamo tardi da Savona, dove sono andato a prendere mia sorella all'uscita del lavoro, e impieghiamo quasi un'ora ad arrivare a Bardineto, dove si svolge il festival.
Siamo lì per le 22,00 e mi fiondo subito verso l'area concerti per vedere se per qualche caso il concerto fosse già iniziato o stesse per cominciare: stanno salendo sul palco i Selton, un gruppo brasiliano che, passando dall'Italia, si è innamorato delle canzoni di Iannacci, Cochi&Renato, etc.
La prima cosa che noto appropinquandomi al palco, però, sono i due striscioni ai lati del palco: c'è quello che scoprirò dopo essere il logo della manifestazione unito a una scritta meravigliosa (quello che in pubblicità chiamerebbero il payoff del Festival) che recita "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".
Considerando che in questi giorni ricorreva proprio il trentennale del celebre concerto, direi che è azzeccatissimo.

I Selton invece sono simpatici, ma non imperdibili, quindi decidiamo, insieme agli amici di Marta che nel frattempo ci hanno raggiunti, di mangiare e bere qualcosa.
Io faccio il padre di famiglia superscrupoloso e, per accompagnare una specie di piadina, mi bevo una Coca-Cola e mi compro dell'acqua di scorta.
Mentre mangiamo seguo un po' il concerto.
Finché i Selton suonano le cover brasiliane degli artisti sopracitati tutto bene: la gente si diverte, balla e fa casino, come si deve a un sano festival rock, mentre si attendono gli headliner della serata.
Quando invece suonano pezzi loro, sono abbastanza mediocri.
O meglio: non da meritare un palco così grande e una platea così ampia.

Nel cambio di palco mi avvicino alle transenne nella convinzione che da lì a poco avrei visto i miei beniamini, ma mi accorgo che c'è un secondo gruppo spalla.
Allora mi dedico a uno svogliato giro tra gli stand presenti.
Mi fanno un po' tristezza queste manifestazioni, perché noto che gli stand sono sempre molto simili, in barba al luogo in cui si trovino: mi sembra di vedere i soliti fricchettoni che ti vendono orecchini o borse o magliette o cose in pelle abbastanza anonime.
L'unica cosa veramente differente è la parte gastronomica. A parte il solito megastand tipo Festa dell'Unità con tanto di menù con salamella (ma qua c'è, giustamente, anche la carne di cinghiale) si possono trovare tanti mini stand (con code di gente decisamente più ridotte rispetto al megastand) dove servono ravioli di borragine, pesce fritto, vino locale, gnocchi o una sorta di piadina locale (quella che ho mangiato). L'odore che si sente nell'aria giustifica ampiamente il payoff "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".



Nel frattempo hanno iniziato la loro performance i Fiamma Fumana: un gruppo folk che si avvale, rispetto ad altri gruppi del genere, di una consolle da dj. Che non esclude, la batteria, sia chiaro. Insomma, la base è sempre quella, con violino e fisarmonica, ma il suono è più moderno e un po' più complesso. Sono una specie di "Almamegretta" del folk.
Il risultato devo dire che non è niente male. Tanto che mi avvicino al palco per vederli e sentirli meglio. La gente, stracarica di vino o droghe leggere, li apprezza moltissimo, soprattutto perché quel tipo di musica gli consente di ballare a braccetto e fare un gran casino. E i Fiamma Fiumana, complice una scaletta in crescendo, sembrano dare sempre più gas, quasi ad incentivare i balli tipo quadriglia.
Chiudono la loro (per me fin troppo lunga) esibizione con una bella e toccante versione di "Bella ciao".

È oramai mezzanotte e mezza (un'ora in cui solitamente sono già a letto) quando finalmente salgono i Ministri.
L'incipit è molto simile al concerto di fine luglio: si parte con "Diritto al tetto" e "Bevo".
I ragazzi sono sempre in gran forma e, ovviamente, parte da subito un pogo feroce. Questa volta, però, lo sapevo e quindi mi ero preventivamente posizionato lateralmente.
L'energia è tanta, sia da parte del gruppo che da parte del pubblico. Il palco è decisamente più appropriato rispetto a quello misero su cui li avevo visti la prima volta. Il concerto quindi scorre molto bene e riesco a godermelo come vorrei.
Mi diverto a vedere gli altri che pogano e a sentire Davide (il cantante) che improvvisa simpatici siparietti con il pubblico.
Scaletta ampia, in cui trova spazio anche una cover ("Guns of Brixton" dei Clash), per un'ora e mezza di concerto + un bis dove il gruppo è rimasto a petto nudo nonostante faccia freschino (ma solo per chi come me sta fermo, of course).
Bello. Bravi.
Continuate così, se riuscite.

21 agosto 2009

il re della spiaggia

Avete presente la sensazione di sentirsi desiderato? E di vedere la gente che ti indica dicendo "è arrivato"?
Beh, non avrei mai creduto di poterlo dire, ma questa sensazione la sto vivendo in questi giorni. Purtroppo non nei confronti di giovani donne avvenenti, come avrei sempre voluto.
Infatti, la media di età di coloro che mi aspettano in spiaggia è di circa 3/4 anni.
Sì, perché mi sono fatto una discreta nomea come costruttore di castelli di sabbia.
Ma non si tratta di opere mastodontiche, eh! Piccole costruzioni, con la torre e il laghetto in modo da diversificare il lavoro dei miei giovani manovali.
Sì perché lo scopo di tutto ciò è semplicemente quello di far giocare i bambini.
E allora ognuno fa qualcosa: c'è chi porta l'acqua, chi scava, chi costruisci i muri, etc.
E poi si gioca. Niente di che, insomma.
Quel tanto che basta per far stare i genitori (gli altri, of course) tranquilli per un'oretta o due e che basti a me per tornare a casa con il costume pieno di sabbia.

15 agosto 2009

tatoo

Ogni anno la situazione sembra precipitare: la tatoo mania dilaga a vista d'occhio.
Ormai sulla spiaggia è quasi impossibile trovare un ragazzo o una ragazza non tatuati (e sta contagiando anche gli over 40!).
Ma quello che più mi sconvolge è la mancanza di originalità:
- per le donne il tribale sul fondo schiena o un disegno "fantasia" (fiori, farfalle, folletti) sulla spalla;
- per gli uomini il tribale sul polpaccio o sulla spalla a ridosso del braccio.

Cioè: uno teoricamente si dovrebbe far tatuare qualcosa di originale o che maggiormente lo contraddistingue o qualcosa di imprescindibile nella sua vita (classico per i miei coetanei è il nome del figlio/a sull'avambraccio).
Invece no: ormai il tatuaggio è pura omologazione.
Evviva la diversità.

14 agosto 2009

cartoline da Celle - 1

Insieme ad Anita torno dalla spiaggia.
Appena entriamo in casa, Elena si mostra tutta contenta e inizia a fare degli urletti di felicità.
Anita: "Hai visto Papà? Elena si è accontentata".



in foto: Anita in spiaggia

31 luglio 2009

V per Vacanza

Anche quest'anno arrivo distrutto alle ferie.
Ogni anno è sempre lo stesso schema: il cliente vuole partire per le vacanze tranquillo e quindi noi dobbiamo impazzire per realizzare i vari lavori entro il giorno tale.
Adesso sono le 17,35 e ho quasi finito. Ho detto quasi. Poi devo andare a casa dove ho una serie di incombenze prepartenza che mi inquietano.

Stasera partirò probabilmente per mettermi in coda, ma chissenefrega.
Da quando arriverò nel caruggio, mi sentirò in vacanza.

Se avete bisogno di me, mi trovate a Celle Ligure.
Ciao.

30 luglio 2009

telefonate da ridere

Alle 19,00 di stasera mi chiama Dalia.
Sa che sono incasinato marcio e quasi seccato sto per risponderle male, ma sento del rumore di fondo.
La voce di Dalia un po' lontana mi dice "senti!".
In partica c'era Anita che saltava e ballava e Elena che rideva come una matta nel guardarla.
Son cose che ti cambiano la giornata.
Anche se si tratta di una giornata di merda come quella di oggi.

28 luglio 2009

i dischi della mia vita - achtung baby (1991)



Lo so che vi aspettavate "the Joshua Tree", lo so; anche quello (forse) arriverà tra le mie recensioni. Oggi voglio parlarvi di quello che secondo me è il più bell'album della band che ho amato più di tutte: gli U2.

Premessa storica: nel 1991, quando uscì quest'album io ero già in possesso di tutti i dischi degli U2: editi, inediti, rarità, bootleg e tutto quello che potete immaginare (tesoro tuttora custodito in casa mia).
Anzi, ero talmente fan che già mi ero quasi stancato: dopo il successo di "Joshua Tree" e il concerto di Modena del 1987 (il concerto, in assoluto), fu il tempo di "Rattle and Hum": un disco (seguito da film) interlocutorio e un po' autocelebrativo per i miei gusti, che non mi aveva entusiasmato fino in fondo.
A questo si aggiunga che quando uscì "The Fly", il primo singolo del nuovo album, la reazione fu alquanto freddina: dov'erano gli U2 in quel brano? che razza di singolo era? Non certo all'altezza di precedenti singoli come "Pride" o "With or Without You".
Insomma le aspettative non erano eccellenti.

Quando poi mi trovai in mano il compact disc rimasi ancora più colpito: ma che razza di copertina è? Sempre meno "U2". Eppoi l'ascolto: l'inizio con "Zoo Station" non prometteva niente di buono.
Ma a poco a poco l'amore riesplose e, anzi, fu uno di quei dischi (tanti, per carità) che ti conquistano ad ogni ascolto di più e così nel giro di un paio di mesi lo sapevo a memoria. Nota per nota. Parola per parola. Totalmente innamorato.

Come detto, "Zoo Station" lascia un po' perplessi: è una sorta di introduzione, non la considero una vera e propria canzone, benché mi piaccia. Di certo, all'epoca, serviva anche per familiarizzare con le nuove sonorità usate dalla band.
Con "Even better than the Real Thing" invece si entra nel pieno del disco: sento che sono gli U2, ma sento anche che sono diversi. E mi piacciono. Cazzo se mi piacciono!
Ed ecco arrivare il pezzo da novanta: "One". Canzone che tanto ho amato, ma che ormai non posso più sentire, perché negli anni è stata troppo ascoltata, celebrata, coverizzata, ecc.
"Until the End of the World" era ed è forse il pezzo che mi piace di più. Potrei esagerare e dire che è la canzone che più mi ricorda quel periodo: l'irrequietezza, non sapere cosa è giusto e cosa non è giusto, l'atmosfera di festa, rapporti non ben definiti... insomma tutto il tourbillon di emozioni che avevo nel mio primo anno "milanese".
"Who's gonna Ride your Wild Horses" è un pezzo della mia storia sentimentale. Mi ero da poco lasciato con la mia prima vera fidanzata e, come si conviene a una persona di vent'anni, incollai quelle parole al mio stato d'animo e ai miei pensieri. Ancora oggi non riesco a scindere questo binomio.
Poi arriva "So Cruel": un pezzo che, ancora di più, si stacca da tutto quello che gli U2 avevano concepito fino ad allora. Una batteria secca, più che essenziale, quasi elettronica, tiene il tempo per una canzone malinconica ma ben lungi dall'essere una ballata. Un "addio" all'amata (accusata di essere "così crudele") che non ha rimpianti; una canzone molto amara, che si chiude con un emblematico
"To stay with You I'd be a fool,
Sweetheart You're so Cruel"


Ed ecco "The Fly": ora sì che questa canzone ha senso. In questo contesto, in questo esatto punto della scaletta, questa canzone prende un significato: è una specie di intervallo allegro, divertente e che ritira su l'umore del disco.
È quasi un tutt'uno con la canzone che segue: "Mysterious Ways". Anche questa è un pezzo allegro, quasi facile, rispetto al resto del disco: un divertissement, direbbero le persone colte (tanto che nel tour c'era pure la ballerina danzante sul palco).
Molto carina anche "Tryin' to Throw your Arms around the World", molto leggera.
Dicono scritta a Berlino subito dopo la caduta del muro e che quindi risenta di questa nuova apertura nei confronti del mondo.
Eppoi c'è il trittico finale. Meraviglioso.
"Ultraviolet (Light My Way)" una canzone poco U2 ma che mi piacque parecchio.
"Acrobat" bella bella bellissima. L'altra mia favorita dell'album.
"Love is Blindness" canzone da piangere. Di quelle che ti strappano il cuore e lo buttano alle ortiche.

Insomma, non tutte le canzoni sono bellissime, ma non ce n'è una sbagliata. Una caratteristica che pochissimi dischi possono vantare.

27 luglio 2009

l'insostenibile concorrenza del pirata

Dalia pettina Anita.
Anita mi guarda e mi dice: "Devo pettinarmi perché se incontro il pirata e sono brutta poi lui non mi sposa".
Il pirata in questione è Johnny Depp, protagonista della trilogia dei Pirati dei Caraibi.

In pratica: a un'età in cui tutte le bambine sono innamorate del papà, Anita preferisce Johnny Depp.
Probabilmente è più intelligente di quanto io pensi.

24 luglio 2009

il bel canto

Come già detto, la rivelazione musicale dell'anno sono i milanesi Ministri.
Ne ho la conferma dopo averli visti ieri sera dal vivo, alla Festa di Liberazione della Brianza (che detto così, se uno non sapesse che c'è un giornale che si chiama Liberazione e considerando che in Brianza ci abita Silvio... vabbè lasciamo stare).

Arrivo con pochissimo anticipo a Osnago; ma quel tanto che basta per piazzarmi in prima fila, attaccato alla transenna, proprio davanti al microfono del cantante.
Mi guardo intorno: la platea è composta per il 90% da ragazzi di almeno 15 anni più giovani di me. Gli altri invece sono più piccoli. Chissà che cosa avranno pensato guardandomi.

Dopo un canonico quarto d'ora di ritardo, finalmente salgono sul palco i Ministri. Ad uno ad uno, in una sequenza data dall'ordine con cui i vari strumenti entrano in una melodia introduttiva al concerto.
L'intro musicale si trasforma gradatamente finché, devastante, non comincia "Diritto al Tetto".
E improvvisamente ho capito perché lì attaccato alla transenna non c'era nessuno: dopo 2 note un pogo selvaggio mi frana addosso con la potenza di un carrarmato.
Mi sposto leggermente di lato per godermi meglio il concerto.
La prime 4 canzoni sono molto tirate e coinvolgenti. Effettivamente viene voglia di pogare; o quanto meno di fare head banging (avendo i capelli, magari).
I Ministri sono in formissima. Non sembra assolutamente che stiano facendo una tournée quasi ininterrotta da febbraio. Il pubblico risponde alla grande, cantando a squarciagola tutte le canzoni, anche quelle più vecchie.
La scaletta è intensa e lascia fuori ben poco del loro album "Tempi Bui".



Alla fine il concerto dura solo un'ora, ma lascia veramente il segno. Adesso ho la soddisfazione di sapere che sono bravi anche dal vivo; e non solo: sembrano convinti di quello che cantano e di quello che fanno.
La serata è talmente calda, che sull'ultima canzone, alla fine della presentazione dei singoli membri della band, Davide (il cantante) guarda il pubblico urlante e adorante e dice "e fatemelo fare 'sto giro, va'!" e si lancia in uno stage diving degno di un concerto di inizio anni '90.
Torno a casa felice e con il desiderio di rivederli quanto prima.

22 luglio 2009

Soulwax

Mi sono sempre piaciuti i Soulwax. Specialmente per la loro poliedricità.
La leggerezza con cui si spostano dal pop/rock all'elettronica è notevole; e, abbracciando due campi musicali che mi interessano, questa cosa li ha sempre resi interessanti alle mie orecchie.

Vagando su internet scopro anche un video molto carino che fino ad ora mi era sfuggito.
Lo allego, per chi fosse interessato.

20 luglio 2009

capodanno 1989

Un ricordo che ancora adesso, a distanza di anni, mi fa ridere ma anche un po' commuovere è legato alla festa per il Capodanno 1989.
Eravamo una masnada di amici a casa di mio nonno, a Celle; quella che pochi anni dopo sarebbe diventata la casa dei miei genitori, dove vivono tutt'ora.
All'epoca era una sorta di rifugium peccatorum per me o miei fratelli nel caso volessimo organizzare feste (appunto) o altre cose.

Dicevo: eravamo un manipolo di dementi che si impossessò della casa per farci la classica festa trogloditica dove chi rimane sobrio perde.
E uno pensa: hai diciannove anni, sei nel pieno dell'esplosione di ormoni (ero pure fidanzato, all'epoca) e non vedi l'ora di fare un po' di casino con gli amici e magari anche becciare con la tua fidanzata.
Niente di tutto ciò.

Allo scoccare della mezzanotte, invece dei baci sotto il vischio, Giovanni corre a prendere la radio e la accende. Anch'io - fatti gli auguri di rito - mi avvicino a lui: lo scopo è sentire il concerto di Capodanno degli U2, in diretta da Dublino.
Eh, lo so: ero un fan sfegatato e avrei dato qualsiasi cosa per essere a quel concerto.
All'epoca non esistevano i voli Ryan Air e roba del genere.
Oltretutto io avevo 18 anni e Giovanni 15 quindi non è che potessimo fare chissà che cosa.

Tutto questo per dire che cosa? Che a distanza di anni, quel concerto, grazie a Youtube, ha anche una sua forma visiva.
E rivederlo adesso non può che emozionarmi, come dicevo e farmi sorridere.

Giovanni, tutto per te:



post scriptum: mi ricordo ancora il finale di questa canzone, quando Bono dice "I wanna go there with You" (pronunciato: Ai uonna gòder uid iù) e Giovanni che dice "Hai sentito? ha detto Voglio godere con te"

17 luglio 2009

involuzione

Penso che stiamo toccando il fondo.
Ieri c'è stata la presentazione del calendario di Cristina Dal Basso.
E chi è, direte voi? È una che ha partecipato al Grande Fratello (nona edizione).
E cosa sa fare? Assolutamente niente.
Allora è figa? Neanche.
Allora perché fa un calendario? Perché porta la 5° di reggiseno.
Un fenomeno della natura? Neanche: si è rifatta!

In pratica: una volta eccellevano le donne belle e intelligenti.
Poi, grazie alla cultura dell'immagine, hanno iniziato ad avere più spazio le donne belle e basta.
Adesso salgono alla ribalta quelle che non sono neanche belle, ma la cui unica qualità è avere le tette grosse. (e pure rifatte).

Stiamo implodendo.

16 luglio 2009

incontri

È strano: in questi giorni sto incontrando per caso alcune persone "famose".
L'altra sera all'aperitivo sui Naviglio abbiamo visto Cesare Cadeo: un personaggio totalmente Mediaset. Tanto che stenti a credere che esista tutto intero; e che non sia composto solo da un mezzobusto ingessato.

Ieri sera, mentre ero in motorino ho incontrato Faso degli Elio e le Storie Tese, sulla sua Vespa Gran Turismo grigia, che faceva la mia stessa strada. Al primo semaforo l'ho riconosciuto; al secondo mi sono trattenuto dal dirgli qualcosa; al terzo non ce l'ho fatta e ho dovuto chiedergli di chi è la voce che nell'ultimo disco fa il finto intervento in stile "Amici" (per soddisfare una curiosità nata tempo fa sul forum dei Dinosauri).
È stato molto gentile e simpatico. Un punto per lui.

Ma l'incontro più significativo è stato settimana scorsa: sempre in motorino, fermo a un semaforo un signore un po' anziano attraversa la strada in bicicletta.
Lì per lì mi dico "questo lo conosco" e penso al padre di qualche amico.
Poi la mia mente lo ripulisce di barba bianca e gli tinge i capelli di nero ed eccolo: Gianni Vasino! Indimenticabile inviato (da Milano, appunto) di novantesimo minuto.
Non sono riuscito a trattenere un sorrisone e, guardandolo in faccia, dirgli "mitico!".
Mi ha guardato e mi ha sorriso.

13 luglio 2009

quando si ama

Quando si ama troppo una canzone, una sensazione, un momento.
Ecco cosa può succedere: guidi in macchina guardando l'alba.
Sei talmente estasiato da tale visione che una canzone come "Tears in Heaven" ti può far commuovere.
E pensi che chissenefrega se sei in riserva; una canzone del genere mica può essere interrotta.
Una sensazione del genere non può essere interrotta.
E finisci senza benzina poco prima di arrivare all'autogrill successivo.



Ah, tranquilli, ho il BiFuel.
Ovvero: ero rimasto senza Gas e sono andato a benzina per quei pochi chilometri che mi sono rimasti.
Va bene l'emozione e quant'altro. Ma mica sono pirla del tutto.
ForZe.

07 luglio 2009

la Franca

Secondo me esiste un grosso malinteso che fa sì che si tenda a definire un "carattere forte" quello che in realtà è un "carattere di merda".
Mi spiego meglio: ieri a pranzo si parlava di una persona, appunto, "dal carattere un po' forte" e io dentro di me ho pensato "toh!, che bell'eufemismo; in realtà ha un carattere di merda o - lievemente edulcorato - potremmo definirlo aggressivo".
E da lì ho pensato che in realtà un carattere forte ce l'ha mia madre: la Franca.

Mia madre infatti ha diverse qualità positive, ma una col tempo è uscita fuori ed è appunto quella del carattere.
Quando ero piccolino vedevo in mio padre il pilastro su cui si basava la famiglia; lui e la sua solidità. Anche severo, per carità, però lo vedevo come quello insostituibile, fondamentale.
E mia madre era la sua spalla. Persona dolce e comprensiva, ma sempre di lato a lui.
Col tempo, invece - non me ne voglia mio padre - ho apprezzato sempre di più mia mamma.
E in particolare quella sua peculiarità di non scalfirsi di fronte a nulla; e di essere sempre positiva.

Mia mamma infatti (non so come faccia) riesce sempre ad affrontare qualsiasi persona come se la conoscesse per la prima volta e con il sorriso sulle labbra.
Anche se ha subìto dei torti, lei va incontro alle persone "disarmata". Senza pregiudizi nei confronti di nessuno.
Si potrebbero tirare in ballo i princìpi cristiani, per spiegare questo atteggiamento, ma secondo me sarebbe troppo semplicistico. In realtà lei ha un carattere magnifico e ce l'ha tatuato nel suo DNA.
Altrimenti non si spiegherebbe la masnada di gente che ha negli anni invaso casa nostra: chi aveva problemi familiari (un altro eufemismo, oibò); chi a casa sua non stava bene; chi non sapeva dove altro andare, eccetera.
Invasioni pacifiche, sia chiaro. Le persone che albergavano da noi erano spesso nostri coetanei, quindi noi bambini eravamo ben felici di aver qualcun'altro con cui giocare.
E mia madre apriva le porte a tutti.

E allo stesso modo, quando qualcuno parla male di un altro, magari usando toni un po' troppo diretti (Andrea, ti fischiano le orecchie?), lei cerca sempre di rasserenare la situazione.
Ho bene impressa la sua espressione quando scuote la testa, socchiudendo gli occhi, e poi se ne esce con frasi del tipo: "Ma no, dai, non è così..."
Penso sia l'unica in Italia ancora convinta che Andreotti non sia mafioso.
All'epoca, quando le sbandieravo in faccia i titoli dei giornali, lei replicava: "Io non ci credo. Ma se va a messa tutte le domeniche! Non può essere una persona cattiva."

Lo so: sto iniziando a dilungarmi, anche se questo sarebbe solo l'inizio, riguardo alle cose che avrei da dire su mia madre.
Ve ne racconto una e poi basta.
Recentemente ho trovato un soldatino di (penso) alluminio; un soldatino delle crociate, splendido nella sua armatura; con tanto di mazza chiodata e scudo con lo stemma.
Lo faccio vedere a mia madre e lei dice: "Cero che me lo ricordo. Ve li aveva regalati Alberto (nome inventato)".
E io: "Alberto chi?"
Lei: "Quel ragazzone alto; che è stato qua da noi tre settimane in luglio; biondo..."
Inizia ad affiorare qualcosa. Dico: "Sì, più o meno mi ricordo.
...
Ma...
...mamma?"
Lei: "sì?"
Io: "...
...
Cosa ci faceva un ragazzo in casa nostra per tre settimane? Chi era?"
Lei: "Era un ragazzo di Vercelli, che aveva la fidanzata che faceva la stagione qua*".
Io: "e allora?"
Lei: "Ma niente: non aveva un posto dove andare a dormire e non trovava niente; allora è andato dal Parroco a chiedere se poteva farlo dormire in un alloggio di fortuna; solo che io ero lì e... non è che potevamo lasciarlo in mezzo a una strada..."
Io: "..."
Lei: "era molto simpatico. E poi vi aveva regalato quei soldatini, che eravate diventati matti"

Per concludere - e perdonatemi se vado un po' sul melenso - come aveva detto una volta Davide, uno dei ragazzi che transitava spesso per casa nostra, "se è vero che ognuno ha un suo posticino in Paradiso, a tua madre stanno preparando un albergo!".


*fare la stagione: lavorare per il tempo della stagione estiva.
Si dice di ragazzi, magari studenti, che vengono in riviera solo d'estate per lavorare due o tre mesi.




foto by Dria

06 luglio 2009

So you ride yourselves over the fields

Questi weekend di luglio si stanno rivelando delle minivacanze: partire da Milano il venerdì pomeriggio e tornare il lunedì mattina rendono il fine settimana molto più di uno "stacco" dal lavoro.
Il venerdì prima di uscire dell'ufficio mi faccio un elenco delle cose che mi devo ricordare il lunedì mattina, sennò rischio di passare per un lobotomizzato, con gente che mi chiama e mi chiede "mi mandi quel file?" e io cado dal pero.

Ma torniamo a noi e al mio argomento preferito (a parte le figlie), ovvero la musica.
Una cosa che non sapete e che mi piace raccontarvi, anche a costo di fare la figura dell'imbecille, è la selezione delle musiche per il viaggio in macchina.
Non sapete con quanta meticolosità indugio sui cd da portarmi in macchina per i tragitti Milano-Celle e ritorno.
La difficoltà (son problemi, eh!) consiste nel trovare, già al venerdì, un disco che avrò voglia di ascoltare il lunedì mattina.
Considerando che ho il bioritmo lento, dev'essere qualcosa di pacato; o quantomeno un disco in crescendo.
E poi sono un rompicoglioni: mica mi accontento di un disco a caso.
Dev'essere un disco che non mi stanca; ma anche un disco che non ho ascoltato recentemente; e dev'essere adatto alla guida (per esempio: se troppo lento, rischio di addormentarmi).

Per farla breve: stamattina ho scomodato un grande gruppo.
E - beh! - caspita se c'ho azzeccato: è stato un bel compagno di viaggio, non c'è che dire.



per chi non lo riconoscesse dalla copertina "Thick as a Brick" dei Jethro Tull.

03 luglio 2009

potrebbe bastare

È stata una settimana, come dicevo, all'insegna del cinema.
In 3 giorni ho visto: Gran Torino, Il Giardino di Limoni e The Reader.
E, visto che il mio intento estivo è recuperare le serate cinematografiche che mi sono perso durante l'inverno, sinceramente potrei dire di averne già abbastanza.
Perché dopo 3 pellicole del genere sono già sazio di cinema; ma con "cinema" intendo quello vero, fatto con cura, emozionante e (per me, spettatore) gratificante.
E questi tre bellissimi film, comunque molto differenti tra loro, mi hanno già largamente messo in pace con la settima arte.

Questo ovviamente non mi impedirà di proseguire con le proiezioni. Anzi.



nella foto: Kate Winslet e David Kross nel magnifico "The Reader".

01 luglio 2009

Michael Jackson, 1958-2009

Michelino figlio di Giacomo non l'ho mai amato particolarmente, eccezion fatta per quel capolavoro di album che è "Thriller". Quello mi piacque parecchio.
Ma probabilmente - visto il successo planetario - è stato l'inizio del suo declino. Come uomo, intendo. Anzi: come ragazzo che non ha mai avuto un infanzia normale.
Cioè: anche da come si vestiva, si capiva che era un deficiente; o semplicemente un ragazzino cresciuto. La classica sindrome di Peter Pan.
Solo che Peter Pan non aveva le pigne nel cervello.
O forse era semplicemente meno tamarro.
O forse non guadagnava miliardi, ergo non era circondato da sciacalli di ogni genere e discografici che si fregavano le mani ogni volta che lui faceva una scoreggia.

Insomma: sicuramente è stato una vittima dello star system.
Sicuramente era circondato da gente che lo assecondava o che cercava di spillargli più soldi possibile, dato che lui era (e da morto la cosa peggiorerà) una macchina da soldi.
Però a me non è mai piaciuto. A parte "Thriller" appunto.
Anzi: ogni volta che sentivo un urletto o un "dah" mi innervosiva.
Addio Michael. Non mi mancherai.

26 giugno 2009

Arianteo 2009 - appendice

Devo aver rotto le scatole talmente tanto quest'anno e lo scorso con il cinema all'aperto che ieri sera alcuni miei amici mi hanno regalato un abbonamento all'Arianteo.
Quando si dice un regalo sicuro.

25 giugno 2009

Arianteo 2009

Finalmente ricomincia il cinema all'aperto.
Ieri sera sono andato all'Apollo (cinema "gemellato" con l'Anteo) e ho trovato il programma dell'Arianteo: 3 sale per chi ama il cinema en plein air.
Per chi non lo sapesse, la grande differenza tra questi cinema e una sala normale, oltre ovviamente alla location, è che la programmazione prevede una sola proiezione e per un'unica serata. Quindi 3 films a disposizione in un giorno, 6 in 2 giorni e via dicendo.

Da ieri sera come uno scemo mi sto studiando i programmi e di conseguenza le future serate di questa estate. Anche se so già che, come l'anno scorso, in realtà riuscirò a vedere la metà dei film che vorrei.
Si dovrebbe cominciare il 1° luglio con "Il Giardino di Limoni" (o "Gran Torino"?) e il 2 con "The Reader" (o "Louise Michel"?)
L'attesa cresce.



in foto: la sala "Umanitaria" nel chiostro di via San Barnaba.

23 giugno 2009

belgi

In questi giorni sto lavorando con un fotografo belga, che abita in Italia dalla fine degli anni '60.

Una domanda: ma se Sabien (mia cognata), belga pure lei, che ha vissuto in Italia per 28 anni, parla un italiano perfetto, tanto che non si capisce che sia straniera, perché questo fotografo parla ancora con le parole biascicate, come Mal dei Primitives?

22 giugno 2009

l'alba, la focaccia e Nutini

Partito stamattina alle 6,30 da Celle Ligure, con la macchina carica di focaccia, mi lascio alle spalle un'alba magnifica su Celle addormentata.
Cominciano così i miei lunedì mattina da bauscia che torna a Milano, mentre la famiglia rimane al mare.

Sabato infatti abbiamo completato la transumanza: siamo partiti da Milano alle 8,00 di mattina con la macchina stracarica di ogni tipo di armamentario (e ancora ce ne manca: il resto lo dovrò portare il prossimo weekend).
Io comincio le mie settimane da solo in città. Un po' invidiando loro al mare e un po' godendomi la libertà di uscire, frequentare amici, andare al cinema e quant'altro senza dovermi sentire la responsabilità di una famiglia a casa che mi aspetta.

Stamattina, a farmi compagnia in macchina (insieme all'odore di focaccia) l'ultimo disco di Paolo Nutini. Ideale per un incipit tranquillo, pensando agli affari propri.
Sul blog di Angelo ne trovate una bellissima recensione. O, se non bellissima, se non altro una recensione che condivido in pieno.

19 giugno 2009

me lo dici?

Una frase che mi piace tanto e che Anita usa spesso da un mesetto a questa parte è: "me lo dici anche se non lo sai?"

Facico un esempio.
Ieri sera tornavamo a casa a piedi, dopo essere stati a cena da amici. Passiamo di fianco a un muro pieno di graffiti.
Anita: "Papà, perché quel muro è pieno di disegni?"
io: "Non lo so".
lei: "Me lo dici anche se non lo sai?"
e io: "Perché è passato un ragazzo è ha pensato che quel muro era un po' brutto e bisognava renderlo più allegro. E così..." Etc, etc.

A parte lo sforzo di inventiva cui questa frase mi sottopone ogni volta, mi piace quando Anita mi chiede queste cose. Mi fa tenerezza.
E soprattutto mi fa pensare quanto (almeno fino all'età scolare) i bambini vedano nei propri genitori una chiave d'accesso a qualsiasi cosa. Volenti o nolenti siamo il loro filtro nei confronti del resto del mondo.



nella foto: Anita e sua cugina nonché compagna di giochi Ginevra, al parco.

17 giugno 2009

dal benzinaio

ovvero: di come si cerchi invano di alzare il livello di una concersazione.

stamattina arrivo dal benzinaio sul motorino.
mentre attendo il mio turno, a pochi metri da me arriva una donna a bordo di una Ducati, con tanto di giacca di pelle (firmata Ducati) e casco integrale.
il benzinaio, un signore neanche troppo giovane, sussurra: "maro' che figa!"
sorridendo, replico: "beh, le donne sulla moto hanno sempre un certo qual fascino"
e lui: "no, no: è proprio figa!"

15 giugno 2009

della multietnicità milanese

Sempre a proposito della multietnicità di Milano (ne parlavo nel post precedente) volevo segnalarvi quanto ho vissuto ieri sera.
Ieri abbiamo fatto merenda tardi e quindi, al termine dei nostri giri domenicali, ci accingevamo a tornare a casa alle 19,30.
Visto che sono uno strenuo sostenitore del non rinchiudersi in casa, propongo a Dalia di andare a fare un altro giro, forte del fatto che fosse ancora chiaro e la temperatura, dopo una giornata torrida, iniziava a farsi accettabile.
Andiamo quindi ai giardini di piazza Insubria (300 metri da casa nostra).
Lo scenario che salta subito all'occhio è dei più allegri: un centinaio di bambini urlanti e giocanti sparsi per tutti i giardini.
Chi si rincorreva, chi andava in bici, chi giocava con i vari scivoli e costruzioni, chi mangiava il gelato, etcetera.
Il classico colpo d'occhio che hai quando entri in un parco pubblico verso le 4 o le 5 di pomeriggio. Non certo alle 8 di sera.

E qual era, allora, la differenza (a parte l'orario)? Era che - lo giuro! - Anita era l'UNICA bambina italiana. Potrei esagerare e dire che era l'unica di carnagione chiara (e qui si sprecherebbero battute sul pallore congenito che mia figlia ha ereditato da sua madre).
Il parchetto era pieno di bambini di almeno mezza dozzina di nazionalità diverse che giocavano insieme. Parlando italiano benissimo, ovviamente.
Sono i figli dell'immigrazione massiccia degli anni '80 e '90.
Non so a voi, ma a me 'ste cose scaldano il cuore. Perché se è vero che l'integrazione parte dal basso (dai bambini, appunto) ieri sera lo scenario era dei più ottimistici.



nella foto: i giardini di Piazza insubria. Purtroppo non ho trovato una foto migliore.

10 giugno 2009

quest'anno devo andarci

Quest'anno lo voglio fare: devo andare almeno una sera al Festival "Latinoamericando" che, puntuale come le zanzare, ogni estate si presenta a Milano.
E, come le zanzare, ogni anno si moltiplica a dismisura; raddoppia, triplica le sue giornate e la partecipazione in massa.
Mi ricordo quando era un piccolo Festival di 1 o 2 settimane. E non sto parlando di molto tempo fa, eh!
Quest'anno dura 2 mesi: dal 18 giugno al 18 agosto.
Quasi una minaccia.

Che a Milano ci sia una massiccia comunità di persone proveniente dall'America centromeridionale lo si sa da tempo immemore (c'è ancora qualcuno che pensa non sia multiculturale? a parte il nostro premier, of course); ma questo evento, se ce ne fosse bisogno, ci ricorda quanto sia presente la comunita ispanica all'interno del nostro tessuto sociale.

Quest'anno voglio provare ad andarci. Voglio vedere cosa c'è.
Voglio vedere se è frequentato solo da stranieri o se ci sono anche tanti milanesi attratti dall'onda musicale che ti investe quando passi sulla tangenziale, nei pressi di Assago.
O molto più semplicemente attratti da quel fantastico odore di salamella che ogni anno mi fa dire "quest'anno devo andarci".

09 giugno 2009

massima del giorno

Dalia (tagliando una torta): "Sto facendo un macello."
Anita: "Perché?"
Dalia: "Perché non sono brava in cucina."
Anita: "E invece in sala?"

04 giugno 2009

citazioni di spessore

Con non poco orgoglio, vorrei segnalare due exploit di Anita che hanno a che fare col mondo musicale, e quindi per me fonte di grande compiacimento.

La prima.
Secondo la tradizione di casa Marrè, c'è un piatto (una normalissima torta salata composta di pasta sfoglia, stracchino e prosciutto cotto) che va per la maggiore, specie tra i bambini. Viene comunemente chiamata la "frittella del gigante".
Qualche giorno addietro l'ho cucinata e Anita, quando l'ha vista ha detto: "evviva: c'è la frittella del gigante e il mago!".
(richiamo alla canzone di Vinicio Capossela "il gigante e il mago")

La seconda.
Martedì eravamo a una grigliata in Brianza e un ragazzo ha detto: "proprio come lui".
In quel caso Anita ha ribattuto: "proprio come Briatore?"
(citazione dalla canzone dei Ministri "la faccia di Briatore")

orgoglioso.
molto orgoglioso.



in video: "il Gigante e il Mago" di Vinicio Capossela

02 giugno 2009

Bridge over troubled weather

Stasera finisce un piccolo ponte di 4 giorni che abbiamo trascorso a Milano.
Avendo a disposizione casa a Celle e a Olba, fa strano passare così tanti giorni a Milano senza nessun impegno particolare. Però si è rivelata la scelta vincente.
Oddio, se sabato non ci fosse stato il matrimonio di Garaz, detto anche Garage (al secolo Alessandro), probabilmente saremmo anche noi andati fuori porta.
Ma la scelta di rimanere a casa si è dimostrata azzeccata (ogni tanto una la centriamo anche noi, eh!).

Insomma: sabato matrimonio, insieme a Livio, Ale e Fabbio; ed è sempre un gran piacere passare del tempo con voi, ragazzi.
I seguenti tre giorni, mentre nel resto d'Italia infuriava il maltempo (ho sentito racconti orribili, lo giuro) a Milano c'era un tempo ma-gni-fi-co: sole con arietta fresca.
Con l'ulteriore vantaggio che la città era deserta, perché, come dicevo, sono tutti partiti per il ponte.
Quindi ce la siamo stragoduta: ad esempio, lunedì ho passato la mattinata in giro in bici con Anita, studiando un percorso che passava da un parco all'altro, percorrendo strade deserte in questo clima fenomenale.
Praticamente in questi giorni Milano era la mia città ideale.



nella foto: la famiLLia al completo, durante il rinfresco del matrimonio

28 maggio 2009

il piccolo Budda

Dalia si arrabbia quando la chiamo così, ma c'è poco da fare: a un mese e mezzo dalla nascita la cosa che più salta all'occhio è la grandezza di questa bimba.
Nata di 3,650 kg, Elena ha già superato i 5 kg. Ma ancora più rilevante è l'altezza; ormai non entra più nella "navetta".
Se continua così diventerà una giocatrice di basket.
O una lottatrice di Sumo?

27 maggio 2009

Gli scoop musicali di Suevele: l'addio di Stefano D'Orazio ai Pooh

Prendo spunto da un bellissimo e inimitabile post dell'amico Monty sui Led Zeppelin, per commentare a mio modo l'annuncio dell'addio di Stefano D'orazio ai Pooh e al mondo della musica in generale. Ecco com'è andata in realtà.

Interno giorno.
Ci troviamo negli studi bergamaschi dei Pooh.
Dodi suona scale sulla chitarra elettrica (non amplificata), Red ricalca la propria mano su un foglio, Robi guarda l'orologio battendo nervosamente il piede per terra.
Improvvisamente entra Stefano D'Orazio.

Robi: "ma dov'eri finito?"

Stefano: "eh, sai: il traffico, il casino..."

Red (senza alzare gli occhi dal foglio): "Seee. Sarai stato dalla manicure come le ultime tre volte."

Stefano: "Bruno, non cominciare: ma lo sai cosa vuol dire per le mie unghie suonare la batteria tutti i giorni?"

Red: "Ma se non la suoni da almeno un mese! E non chiamarmi Bruno che mi fai incazzare, te l'ho già detto."

Robi: "Dai, ragazzi, piantatela: dobbiamo venire a capo di questo nuovo disco. Abbiamo solo due tracce, per adesso. Cosa ne dite di questo pezzo che ho scritto sul rapporto padre/figlio?" e fa per mettersi al piano.

Stefano: "Ne avrai già scritto 25 di pezzi così".

Robi: "E se ne facessimo uno sugli anziani?"

Stefano: "ne hai scritti già 12"

Robi: "sugli amori che non ci sono più?"

Stefano: "49"

Robi: "sui tempi che cambiano?"

Stefano: "38"

Robi (sbuffa): "insomma cosa facciamo?"

Red: "perché non facciamo un tour come cover band degli Abba? Tutti quei vestiti anni 70... e poi io e te, Rob, facciamo gli acuti meglio di Frida e di quell'altra là"

Stefano: "ma senti questo... mi avete già incastrato con quella cagata di Beat ReGeneration, adesso basta! Mi sono veramente rotto i coglioni. Ragazzi, ho deciso che me ne vado!"

Robi (sbuffa): "Dai, Stefano, non ricominciare..."

Red (senza alzare gli occhi dal foglio, canticchia): "You are a dancing queen..."

Stefano: "No, Robi: stavolta lo dico sul serio. Non ne posso più!"

Robi: "Dai, cazzo, Stefano lo sai che noi siamo un tutt'uno ormai, l'abbiamo già fatto cento volte 'sto discorso. Insieme siamo una forza. Da soli una merda. E poi nell'immaginario collettivo noi siamo buoni amici mattacchioni. Non puoi mollarci. Non può crollare il mito."

Stefano: "Non m'importa Robi. Ti giuro che 'sta volta è diverso: mi voglio ritirare; non ce la faccio più. Ho trovato anche un'amica che è disposta a fare la comparsata come mia moglie che dirà che siamo due adorabili vecchietti e che adesso ci godremo la famiglia, eccetera."

Red (trattenendo una risata): "See. Ma chi ci crede?"

Robi: "Stefano, non puoi farci questo. Non puoi e basta."

Stefano: "Sì, che posso. E voi mi lascerete in pace. Voglio fare la mia vita, ormai"

Red: "Gimme gimme gimme a man after midnight..."

Robi: "Cazzo, Dodi, digli qualcosa!"

Dodi (svegliandosi dal torpore). "Cosa?"

Robi: "Cazzo, Stefano, non puoi farci questo. Siamo in piena crisi economica. Come faccio a finire di pagare la villa sul lago per Scientology?"

Stefano: "Affari tuoi, Robi, mi spiace. Ho deciso e basta".

Robi: "Facciamo almeno un ultimo disco insieme. L'ultimo, dai. Te lo giuro!"

Stefano: "Avevi detto così anche l'ultima volta"

Robi: "Giuro giuro giuro: ultimo disco e ultimo tour e poi vai per i cazzi tuoi con chi vuoi. Prometto."

Stefano: "..."

Robi: "Dai, che figata. Ho anche già il titolo: "Ancora una notte insieme". Che ne dici?"

Stefano (alza gli occhi al cielo): "Ossignùr"


14 maggio 2009

a volte ritornano

Questo inizio d'anno ha segnato dei ritorni per me importanti sulla scena musicale.
Ben quattro dischi che stavo aspettando sono usciti a poca distanza l'uno dall'altro.
Innanzitutto due gruppi ormai considerati "storici": U2 e Depeche Mode. Inoltre due artisti leggermente più recenti: Ben Harper e i Green Day.

Partiamo, ovviamente, dagli U2. Ad essere sinceri il primo ascolto del nuovo album è stato scioccante. Ho pensato che, dopo la nostra lunghissima storia, l'amore fosse ormai terminato (si era già notevolmente affievolito dopo i due lavori precedenti della band irlandese).
Poi fortunatamente per me (parlo da fan) il disco a poco a poco è cresciuto con gli ascolti, anche se rimane la sensazione che sia stato realizzato con gli outtakes di "Achtung Baby".
Cerchiamo di essere obiettivi: non è un capolavoro. E non si può neanche dire che sia molto meglio degli ultimi due. A me sembra un passo avanti, sicuro. Però un gruppo di questa caratura soffre troppo il paragone con quanto fatto in precedenza.
In definitiva, possiamo dire che alcune canzoni belle riescono a portare il disco sopra la sufficienza, ma siamo lontani dagli standard che desidererei.

Ed ecco l'altro gruppo dal passato ingombrante: i Depeche Mode. Devo essere sincero: non sono mai stato un loro fan (gli ho sempre preferito produzioni più rock), ma col passare del tempo e con il mio progressivo avvicinarmi alla musica elettronica li ho rivalutati alla grande.
Ormai è retorica dire che pezzi storici ("Enjoy the Silence" su tutti) suonino quanto mai attuali, però corrisponde al vero. Ed ero pronto anche a questo giro a farmi stupire da loro.
Invece no. O meglio: il disco non è brutto, ma suona vecchio. O meglio: suona come un loro disco vecchio. Potrebbe essere un loro lavoro di metà anni novanta. E, da chi è sempre stato avanti, questo scherzetto non te l'aspetti.
Insomma, quello che traspare da "sounds of the Univers" è che ormai i Depeche siano diventati dei mestieranti. Che si vedano ogni due/tre anni per sfornare un disco (con relativo tour) con la stessa verve che ho io al lunedì mattina quando prendo il motorino per andare a lavorare.
Un disco solo per fan.

C'è ancora vita su Marte? (battuta per fan di BH) a quanto pare sì. Dopo gli ultimi deludenti dischi (a me non piaceva neanche il tanto osannato "Diamonds on the inside") Ben Harper torna in vita: il disco con i Relentless7 segna un ritorno alle vecchie sonorità più rock, condito da qualche canzone in stile southern.
Il disco è piacevole, anche se alcune canzoni sembrano plagiate dal suo stesso repertorio. Quello che mi lascia perplesso è che il rocker californiano risulta sempre un po' legato. Un po' come quando cerchi di comportarti in modo naturale, ma sai che hai gli occhi di qualcuno puntati addosso. Avete presente?
Provaci ancora, Ben.

Ma veniamo alle buone notizie: il ritorno dei Green Day. Era difficile replicare un'opera rock come "American Idiot", eppure il trio californiano riesce nell'impresa.
Diviso in tre atti ("Heroes and cons", "Charlatans and Saints" e "Horseshoes and Handgrenades") racconta la storia di una giovane coppia dei nostri giorni (Christian e Gloria) e della loro difficoltà nel raffrontarsi con una società che ti lascia sempre più solo e indifeso.
Fa ridere come in pieno periodo Barack Obama (vissuto come un nuovo new deal) Billie Joe e soci continuino a urlare e sfogare la loro rabbia contro tutto e tutti. E c'è spazio pure per l'autocritica.
Insomma, il nuovo "21st Century Breakdown" è un bel disco: ben confezionato e ben suonato. E, cosa che non guasta mai, con dei contenuti intelligenti.
Bravi. E (se ci riuscite) continuate così.

11 maggio 2009

vita all'aria aperta

Il weekend passato, visto il tempo mite, è stato occasione per stare un po' all'aria aperta.
Sabato siamo andati sul Naviglio, in un negozio equosolidale, a cercare le bomboniere per il battesimo di Elena; e ne abbiamo approfittato per fare una bella passeggiata (Anita: "il Naviglio nau fa goal?" -> traduzione di "il Naviglio naufragò", dalla canzone "c'era una volta un piccolo naviglio").
Nel pomeriggio sono venuti a trovarci Gabriele e Claudia con i loro 4 (quattro!) figli. Hanno tutta la mia invidia e la mia ammirazione. Se non avessi un mutuo/capestro, vorrei anch'io avere una famiglia così numerosa.

Domenica, invece è stato giorno di pic-nic!
Siamo andati al Parco Sempione a giocare (il trenino del Parco, nella sua semplicità è di una bellezza incredibile; e Anita - come tutti gli altri bimbi - ci si diverte un sacco) e ci siamo fermati a fare il pic-nic, insieme a Tommy, sua sorella e dei loro amici.
Non c'è altro da dire se non che è stata una bellissima giornata.
E come se non bastasse, alla sera, verso le 18,00 Elena ha iniziato (o almeno io credo) a fare dei piccoli sorrisi in risposta alle mie parole.

Certi giorni mi viene da piangere dalla felicità.



in foto: Anita al Parco mentre si sbafa uno dei miei formidabili sandwich.

08 maggio 2009

dichiarazioni d'amore

In casa, ora di cena.
Elena piange.
Anita si avvicina, le prende la mano e le dice: "quando piangerai io ti terrò sempre la mano".
Lì per lì mi sono commosso.

Poi ho pensato: "Seeee. Questa me la scrivo e tra una quindicina d'anni gliela rinfaccio".

07 maggio 2009

prima visione tv

Ieri sera in tv c'era Arma Letale.
No, dico: Arma Letale! L'avete mai visto? Di sicuro! L'avranno dato 50 volte in tv, almeno una volta l'avrete visto.



Ecco, nella remota (per non dire nulla) ipotesi che qualche addetto ai palinsesti legga un giorno questo blog, vorrei sottoporre un elenco di film che dovrebbero essere banditi dalle tv nazionali almeno per i prossimi dieci anni, perché non ne possiamo più di vederceli propinare 1 (se va bene) o due volte l'anno:

- la serie di "Arma Letale" (il cliché del poliziotto matto e quello vicino alla pensione ci ha fracassato)

- la serie di "Beverly Hills Cop" (Eddie Murphy e la sua ormai insopportabile risata)
- "Il Principe cerca moglie" (ce lo propinano almeno due volte all'anno)
- "il Bambino d'Oro" (sempre lui)
- "Una poltrona per due" (rigorosamente sotto Natale)

- "Cobra" (il film più insopportabile di Sylvester Stallone; probabilmente anche lui si vergogna di averlo girato)
- la serie completa di "Rambo" e "Rocky"
- "Tango & Cash" (vogliamo parlarne?)

- la serie di "Karate Kid"

- "Trappola in alto mare" (ma in generale tutti quelli con sua espressività Steven Seagal)

- "Dirty Dancing" (mi ha fatto vomitare la prima volta, figuratevi ogni volta che lo vedo in tv)

- "Pretty Woman" (e bastaaaa!)

- "il Ragazzo di Campagna" (con Pozzetto)
- "Infelici e contenti" (con Ezio Greggio che fa il cieco e Pozzetto che fa il disabile)
- "Ricky e Barabba" (Pozzetto e il solito irritante De Sica)

- "Innamorato pazzo" (ma in generale tutti quelli con sua modestia Celentano)

- "il Ciclone"

- "Compagni di scuola" di e con Verdone

O signori del palinsesto, abbiate pietà di noi poveri utenti senza Sky che qualche volta, per distrarci dalle grane quotidiane, accendiamo la tv con la vana speranza di trovarci qualcosa di nuovo!
Cancellate questi film dai vostri archivi o nascondeteli in modo che nessuno li trovi e ce li propini per la centesima volta.
E poi le donne ci apostrofano:"ancora calcio?".
E per forza!

04 maggio 2009

Bar Sport

Ieri sera ero a Celle, in procinto di partire per Milano. La partenza era prevista per le 23,00 in modo da essere sicuri sia di non trovare troppa gente sulla strada del rientro, sia che una volta salite in macchina le bambine si addormentassero e io potessi guidare tranquillo.

Ma ieri sera c'era anche il derby Genoa-Sampdoria e per chi un minimo conosce il calcio sa che il derby è la partita per eccellenza.
Per tutto il primo tempo sono riuscito a resistere, ma poi, con la scusa che dovevo caricare i bagagli in macchina, ho piazzato la vettura davanti al bar e praticamente ho impiegato tre quarti d'ora a spostare 4 valigie (che casualmente è coinciso con la durata del secondo tempo; casualmente).

Insomma: sono stato al bar a vedere la partita e mi sono divertito un mondo. A un certo punto è andato via il segnale di Sky e un tizio ha iniziato a dire "schiaccia X" "No, prova con quel pulsante lì", e via di seguito.
Insomma, si è capito chiaramente che lui aveva più padronanza della piattaforma Sky e quindi, con buona probabilità, questo tizio ha Sky a casa! E uno potrebbe dire "ma perché non se l'è guardata a casa la partita?"
Ma scherzate? Sai la soddisfazione di commentare ad alta voce, fare battute, insultare l'arbitro, etc. di fianco ad altra gente in pieno clima da Bar Sport? C'è molto più gusto!

E comunque alla fine di tutto, quest post è solo una scusa:
per dire che ieri il Genoa ha vinto 3 a 1 con 3 gol del "Principe" Milito e per pubblicare questa foto qua sotto, che è meravigliosa.
Solo per noi genoani, ovviamente.



nella foto: il Principe ricorda il suo score personale ai cugini doriani un po' distratti

29 aprile 2009

il tipo "Mp3 Piaggio"

L'Mp3 è quello scooterone della Piaggio riconoscibile perché dotato di tre ruote (doppia ruota anteriore), che ne aumenta la stabilità.
Con il tempo il tipo Mp3 è diventato l'adulto della Milano bene, che lavora in banca, ben vestito, dotato di giaccone impermeabile (rigorosamente con bavero alzato) e di scarpe "classiche" da 200 euro. Quello che in garage ha l'Audi, per intenderci.
Classificazione: mediamente non pericoloso.
Accessorio d'obbligo: l'auricolare Bluetooth.
Stile di Guida: tendente al nervoso. Ha comprato lo scooter per evitare il traffico perché lui non ha tempo da perdere.
Espressioni facciale: impossibile da decifrare, perché ha sempre il casco da moto con visiera scura.
Reazioni: fulminee. Fermo al semaforo, sta già accelerando quando vede il giallo nel semaforo della strada perpendicolare.
Upgrade: nessuno.

28 aprile 2009

non capisco

Allora: c'è stato il terremoto in Abruzzo.
Il nostro premier, in uno dei suoi ennesimi coup de théâtre sposta il G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
E uno pensa: magari, tutto sommato non è un'idea sbagliata.
Però io non capisco. E più esattamente non capisco due cose.
1 - Per giorni e giorni tutti i mezzi di stampa ci hanno detto di non andare assolutamente in Abruzzo, che si rischia solo di intralciare i lavori della Protezione Civile, ecc. Ok, mi sta bene. E allora noi cosa facciamo? Gli mandiamo là un esercito di giornalisti, guardie del corpo, portaborse, e compagnia bella?
2 - Non so voi, ma io tendo ad essere una persona abbastanza riservata. E se sono vivo per miracolo; abito in una tenda (con il tempo di merda che c'è in questi giorni); non so per quanto tempo vivrò in quella tenda; le mie cose sono sepolte sotto cumuli di macerie, per cui ho giusto due felpe e un paio di jeans; visto tutto questo - dicevo - io non penso di aver voglia di farmi fotografare di fianco alla Merkel (per dirne una) con sullo sfondo la mia casa ridotta in macerie. O sono io che sono strano?

24 aprile 2009

i dischi della mia vita - robbie robertson (1987)

piccola intro: copio spudoratamente una rubrica dal blog di Angelo, dopo sua approvazione. Grazie.



Negli anni 80 ero un superfan degli U2; talmente fan che, insieme a mio fratello, compravamo qualsiasi disco, fanzine, pubblicazione o altro su cui la band irlandese comparisse.
Fu così che un giorno mio fratello tornò a casa con in mano il disco omonimo di Robbie Robertson, di cui non sapevo assolutamente nulla. Tranne ovviamente il fatto che quel disco contenesse un paio di brani dove figuravano i miei beniamini.

L'innamoramento fu immediato e, ancora oggi, rimane uno dei miei dischi preferiti, di quelli che non ti stanchi mai di ascoltare.
Una serie di brani dalle origini classicamente rock con alcune influenze indiane (Robertson, canadese di nascita, è figlio di un'indiana Mohawk) e contaminazioni di vario genere, ma che non perdono il filo conduttore: canzoni che sanno di deserto ("Fallen Angel", "Broken Arrow", "Somewhere down the Crazy River", "Sonny Got Caught in the Moonlight") e di città di frontiera ("Showdown at Big Sky", "Sweet Fire of Love", "American Roulette").
Per quello che era il suo primo album solista, Robertson si fece aiutare da partner d'eccezione: gli U2, appunto, Peter Gabriel e la sua gang (Manù Katché, Tony Levin e compagnia suonante), Gil Evans, Maria McKee dei Lone Justice e tanti altri; il tutto prodotto da uno dei Re Mida del settore, Daniel Lanois (canadese anche lui).

Il disco si apre con "Fallen Angel", un brano meraviglioso (forse il più bello del disco) dove il basso di Tony Levin le percussioni di Manu Katché e la voce di Peter Gabriel si sposano perfettamente con la musica e il cantato di Robertson.
Poi improvvisamente la musica prende tutt'altro ritmo con "Showdown at Big Sky", per poi tornare più indiana che mai in "Broken Arrow".
Quarto brano (e ultimo del Lato A del vinile) l'esplosiva "Sweet Fire of Love" dove la massiccia presenza degli U2 si sente già dalle note introduttive di chitarra "alla The Edge"; ma - rispetto a un brano degli U2 - è totalmente diverso. E, per i fan come me, si sente anche solo da come Bono imposta la voce: più sofferta e rauca; per poi aprirsi totalmente nel ritornello e duettare con Robertson mettendo in luce due stili completamente diversi.

Il Lato B (un po' meno bello del precedente) inizia con la rockettara "American Roulette", per poi proseguire con la bellissima "Somewhere down the Crazy River": un sussurro (comincia con Robbie Robertson che parla) che scalda il cuore.
Poi il disco alterna di nuovo un pezzo rockettone di quelli da cantare mentre si guida ("Hell's Half Acre") a una ballata ("Sonny Got Caught in the Moonlight") per chiudersi con un brano decisamente atipico: "Testimony", dove i fiati della Gil Evans Session la fanno da padrone.
In totale nove brani.
Un po' troppo pochi per chi ama questo disco.

20 aprile 2009

espletando

In pochi minuti sono riuscito a:
- farmi rigurgitare addosso da Elena
e mentre la cambiavo
- farmi fare la cacca addosso
- farmi fare la pipì addosso

un padre stimolante, non c'è che dire.

17 aprile 2009

ovviamente

Nei giorni scorsi ho fatto mettere il sellino per bimbi alla mia bici.
Poi ho comprato il caschetto per Anita.
Un'ora fa lei stessa mi ha chiesto di andare, e così c'è stato il battesimo del fuoco.
Abbiamo preso la bici e siamo andati all'Esselunga.
Ovviamente si è messo a grandinare.



Per la cronaca: è venuto lo zio Dauno a prenderci in macchina per portarci a casa.
La mia bici è ancora all'Esselunga.

16 aprile 2009

primavera

Anita nel pieno di un'età meravigliosa; l'arrivo della piccolina; adesso pure i gerani sul balcone.
In questa casa tutto sembra parlare di natura che germoglia.

12 aprile 2009

cronaca di una notte alquanto fuori dall’ordinario

Voi penserete: “è nata Elena, avrai passato la notte a tenere le mani di tua moglie e poi subito dopo il parto, avrai preso in braccio la tua bimba, l’avrai guardata adorante, dopodiché l’hai lasciata alle infermiere che l’hanno messa a riposare, bacio canonico in fronte alla moglie e poi, nei colori caldi dell’alba, sei uscito e ti sei acceso un sigaro, guardando al futuro con orgoglio e fiducia”.

Film già visto, ma non a casa mia, signori miei.
Eh, no: perché fare le cose così semplici?
La realtà è stata ben diversa.

La mattina del 10 aprile mi sono svegliato con un po’ di febbre, che mi è aumentata durante tutto l’arco della giornata, in barba alle Tachipirine che avevo preso per frenarne l’ascesa. Non contento, ma soprattutto preoccupato di non essere al meglio nel momento del bisogno, avevo anche chiamato il medico curante per farmi consigliare qualcosa che mi debellasse il malessere. Il risultato è stato che Dalia è tornata a casa con un antibiotico “bomba” che ho prontamento preso dopocena, verso le 21,30.
Non so se voi siete abituati a ingurgitare medicine come fossero caramelle, ma... beh!... io proprio per niente.
Quindi se mettete un mix di: febbre a 39,5, due Tachipirine e un antibiotico per elefanti, quale può essere la conseguenza logica?
Ma è ovvio: che Dalia verso mezzanotte mi dice “ho le contrazioni. Stanno diventando regolari”.
Ora immaginate lo scemo del paese. Ubriaco perso. Dopo che qualcuno l’ha pestato come un polpo su uno scoglio. Ce l’avete presente (o almeno lo immaginate)?
Ecco, io devo aver avuto un’espressione del genere dipinta in volto in quel momento. E devo aver pronunciato qualcosa che somigliava a: “pgrrhfn...”
Insomma: non ero in grado di intendere ne’ di volere. No, sbaglio: di volere sì. Peccato che le mie volontà fossero totalmente in disaccordo con la mia capacità di agire.
Per fortuna, in previsione di eventuali necessità, nei giorni scorsi era venuta a Milano mia madre; la quale è stata prontamente svegliata e si è resa disponibile ad accompagnare Dalia in ospedale.
Povera Dalia, che piangeva mentre usciva di casa, perché voleva che ci vivessimo quel momento insieme.

Insomma, la notte del parto, sono rimasto a casa, con Anita che dormiva.
O almeno fino a quel momento. Infatti, dopo un quarto d’ora che erano uscite loro, Anita si è messa a piangere, perché era intasata di catarro e non riesce a dormire perché non respira bene.
Dopo il terzo "adesso smette e si riaddormenta”, mi son reso conto che NON si sarebbe riaddormentata e così ho fatto appello alle poche energie che avevo per tirarmi in piedi e andare a prenderla un po’ in braccio.
Ma le mie forze cedevano, quindi, ancora piangente, me la sono portata nel lettone. Coccole, carezze, ninnananna: qualsiasi tentativo di farla smettere di piangere non sortiva alcun effetto.
E così si è liberata di tutto quel catarro nell’unico modo (o quasi) possibile: vomitando.
Ovviamente addosso a me, a se stessa, sul mio cuscino e sul lenzuolo.
Ora immaginatevi sempre lo scemo del villaggio, nelle poco edificanti condizioni di cui prima, che si alza, lava la bimba, la cambia, poi si lava, si cambia, poi leva le lenzuola e le cambia e poi finalmente si rimette a dormire.
In quel momento squilla il telefono: è mia madre, che mi dice “la trattengono in ospedale, è già dilatata di quattro centimetri”.
E io di nuovo: “pgrrhfn...”

Ecco da lì in poi la notte è iniziata ad andare bene.
La febbre a poco a poco scendeva; Anita ha dormito tranquillissima e io col passare delle ore riacquistavo un poco di lucidità. E quando alle 6,15 mi ha chiamato mia madre per dirmi che era nata Elena in quell’istante, ero quasi una persona normale. O se non altro in grado di intendere.
Così, felicissimo, mi sono alzato per andare in bagno e poi a bere un bicchiere d’acqua (mica champagne) e il mio piede si è imbattuto in qualcosa di molle: accendo la luce e mi accorgo che anche la gatta aveva vomitato.
Sia mai che si possano vivere 10 minuti di tranquillità, in questa casa.

11 aprile 2009

Elena!

Finalmente stamattina alle 6,15 è arrivata Elena: 3,650 kg per 54 cm di altezza.
Praticamente una gigantessa.

07 aprile 2009

Elena is coming

Stanotte primi movimenti di pancia "sospetti".
Stamattina visita ginecologica: è iniziata la dilatazione.
Potremmo essere vicini. Molto vicini.

06 aprile 2009

dialoghi

Filippo: "Sei contenta che sta arrivando Dora*?"
Anita: "No, ho paura"
F (sbigottito): "Ma cosa stai dicendo?"
A (sospirando): "Lo so: sono così sminuita!"

* la babysitter

02 aprile 2009

little sister

Una cosa imperdibile in questi giorni, a casa nostra, sono i dialoghi tra Anita e la sorellina. O, più esattamente, tra Anita e la pancia di Dalia.
Come consigliatoci da una psicologa infantile che Dalia ha conosciuto, cerchiamo di rendere partecipe Anita dell'arrivo della sorellina attraverso una serie di piccoli accorgimenti quali:
- dare subito un nome alla futura bimba (e infatti l'abbiamo chiamata Elena; anzi: l'ha deciso Anita un mesetto fa) in modo che lei familiarizzi già con un futuro essere umano ben preciso;
- farsi aiutare dalla grande in alcune piccole faccende della preparazione della casa (stasera per esempio ci ha "aiutato" a montare la culla) e poi farle presente che se non ci fosse lei che ci aiuta non sapremmo come fare.
E così di questo passo, in modo da non creare gelosie, ma collaborazione.

Apparentemente questi piccoli escamotage stanno dando i loro frutti, perché Anita è veramente felice. E, come accennavo, parla tanto con la pancia di Dalia; e le racconta di tutto: quello che fa, cosa ha visto in tv, le dice che le vuole bene, eccetera.
E tutto questo lo fa alzando la maglietta di Dalia, come se Elena potesse sentirla meglio.
Momento cruciale quando poi decide che ha finito e allora dice "buonanotte sorellina" e tira giù la maglietta.
Imperdibile.

26 marzo 2009

Tempi Bui

Buone notizie dalla scena musicale milanese: finalmente un nuovo gruppo rock valido e impegnato, che esordisce sulla scena.
Oddio: in realtà i Ministri hanno già all'attivo dei lavori, ma questo è il loro primo CD ufficiale (o Long Playing come si sarebbe detto una volta).
Un disco coraggioso, sfrontato e solido: testi perfettamente calati nella realtà (non per niente il disco si chiama "Tempi Bui") coadiuvati da sonorità incalzanti che oscillano tra il rock, il punk e il pop. In pratica quello che una volta si sarebbe chiamato grunge.
Infatti sembra un gruppo cresciuto a pane e Nirvana; ma non perché lo ricordino o perché li scimmiottino, bensì per l'aggressività e la crudezza dei testi e della musica.

Diverse le canzoni degne di citazione: "La Faccia di Briatore" (c'è bisogno di dire altro per farvi venire voglia di ascoltarla?) è un pezzo pop molto sarcastico; "Bevo" bisognerebbe farla sentire a chi parla dei giovani senza saperne granché; "Diritto al tetto" e "Ballata del Lavoro Interinale" proseguono il discorso di "Tempi Bui" (title track, nonché incipit del disco); "Vicenza" invece è un ottimo spaccato sulla società.
Insomma, se proprio non vi ho convinto a comprare questo disco, almeno cercate di scaricarlo. Per me rivelazione dell'anno (al momento, of course).

23 marzo 2009

feste del papà

Con qualche giorno di ritardo (c'è stato un weekend di mezzo) pubblico - perché per me importantissimo - il disegno che mi ha fatto Anita per la festa del papà.



Da destra a sinistra: papà (cioè io), Anita e mamma con la sorellina nella pancia.
Mi ha assicurato Dalia: Anita l'ha fatto tutto di sua iniziativa, senza suggerimenti.

15 marzo 2009

yes, weekend

Questi ultimi weekend pre-nascita mi riportano alla mente cosa successe prima delle nascita di Anita: una serie di incombenze per l'arrivo della piccola che, ovviamente, si concentravano nei weekend.
Smonta mobili, rimonta mobili, sposta tot cose in cantina, monta mensole, pulisci, vai a prendere la culla (per poi montarla), etcetera.
Ma rispetto al 2006, nel 2009 c'è un'aggravante: fare tutto questo con una bimba (adorabile, per carità) che ti ballonzola tra i piedi, vuole giocare o, ancora peggio, ti vuole aiutare.
Insomma, sono fine settimana intensi, che mi mettono alla prova, soprattutto fisicamente; oggi per esempio sono uno straccio.

cantina

Dicesi "cantina" quello spazio angusto dove ogni anno bisogna far entrare un numero maggiore di elementi, nonostante lo spazio rimaga invariato (vedi tetris).

03 marzo 2009

carnevale 2009

È che non si vedono le ali rosse con i pallini neri, ma posso assicurare che era vestita da coccinella.