29 aprile 2013
Brixen
4 giorni in montagna, in un maso vicino a Bressanone.
Posti meravigliosi, stile di vita rilassato, aria pura e soprattutto compagnia eccellente.
3 famiglie: 6 adulti + 6 bambini, tutti tra i 6 e i 3 anni.
Ci voleva.
Caspita se ci voleva.
quella lì bianca, era la nostra casa. ci torneremo presto, spero.
24 aprile 2013
abbiamo vinto le energiadi!
E che cosa sono le energiadi, direte voi?
È una gara tra scuole a chi produce più energia.
In pratica: a turno, ogni scuola elementare di Milano veniva dotata di alcune biciclette speciali, collegate a un accumulatore di energia. Pedalando si producevano un tot di chilowatt, che venivano accumulati non so bene come ne dove.
Fatto sta, che - grazie all'organizzazione meticolosa delle mamme che hanno costretto se stesse ma soprattutto i mariti ad alternarsi al manubrio - il nostro istituto ha stravinto la gara.
Abbiamo anche partecipato anche noi, in ben due sessioni, una di mercoledì e una di domenica.
Trascinati dall'entusiasmo, hanno voluto cimentarsi anche alcuni bimbi, come potete vedere dalla foto qua sotto, dove ci sono Anita e Mattia (figlio dei nostri amici Marco e Cinzia).
È una gara tra scuole a chi produce più energia.
In pratica: a turno, ogni scuola elementare di Milano veniva dotata di alcune biciclette speciali, collegate a un accumulatore di energia. Pedalando si producevano un tot di chilowatt, che venivano accumulati non so bene come ne dove.
Fatto sta, che - grazie all'organizzazione meticolosa delle mamme che hanno costretto se stesse ma soprattutto i mariti ad alternarsi al manubrio - il nostro istituto ha stravinto la gara.
Abbiamo anche partecipato anche noi, in ben due sessioni, una di mercoledì e una di domenica.
Trascinati dall'entusiasmo, hanno voluto cimentarsi anche alcuni bimbi, come potete vedere dalla foto qua sotto, dove ci sono Anita e Mattia (figlio dei nostri amici Marco e Cinzia).
22 aprile 2013
dell'ineluttabile scorrere del tempo
e del mio coscientamente vano tentativo di fermarlo.
Uichend impegnativo, quello appena trascorso. Classica due giorni di "cose da fare".
Ieri, in particolare, il pomeriggio è stato dedicato allo shopping.
E per farlo, abbiamo deciso di affrontarlo nel peggiore dei modi: andando al Centro commerciale Fiordaliso.
Per chi non vivesse a Milano, bisogna sapere che il Fiordaliso raccoglie quanto di peggio ci sia in tema di centri commerciali: casino esagerato, gente a zonzo senza meta giusto "per fare un giro", tamarri come se piovesse, fastidioso rumore continuo di sottofondo, etc.
Tutto questo è compensato da un unico grande pregio: Decathlon, H&M, Zara, Gap, Oviesse e Original Marines tutti insieme. Il che si traduce in: qualsiasi cosa tu stia cercando, la trovi; o in un negozio o nell'altro, ma la trovi.
Che Decathlon sia diventato il primo negozio in cui andiamo a cercare dei vestiti la dice lunga su due cose: primo - a noi ce ne frega una bella fava dell'apparire e delle marche; secondo - che riusciamo a vestire noi e le bimbe, spendendo comunque cifre ragionevoli.
E qui vi concedo pure qualche battuta sulla mia genovesità, ma sappiate che vi comportereste anche voi così se aveste delle figlie come le mie, che cambiano taglia a ogni battito di ciglia.
Comunque, pomeriggio impegnativo, dicevamo. Ho fatto di tutto per non far pesare questa maratona alle bimbe (leggi: ho giocato a nascondino e cel'hai - ma si scrive così? - in giro per corridoi e negozi) e loro devo dire che si sono comportate più che bene.
Ma veniamo al titolo del post, con relativo sottotitolo: visto che dovevo comprarmi pure io un paio di jeans, volevo sottolineare che OGNI commessa con cui ho avuto a che fare, mi ha dato del lei.
Magari a voi non pesa. O forse sì. A me comunque ha fatto una certa impressione. Passi una... due... ma tutte-dicasi-tutte mi ha abbattuto.
Ed io ho fatto il simpatico, cercando di fare battute e quant'altro, ma non c'è stato niente da fare: il lei ha caparbiamente resistito in ogni conversazione.
E non mi andava neanche di apostrofare la commessa con un classico "dai, non scherzare, dammi pure del tu", perché secondo me è tipico di quelli della mia età che non vogliono accettare l'inesorabile scorrere del tempo.
Quelli come me, insomma.
in foto: Elena si riposa, sfruttando i piedistali di due manichini di H&M.
Uichend impegnativo, quello appena trascorso. Classica due giorni di "cose da fare".
Ieri, in particolare, il pomeriggio è stato dedicato allo shopping.
E per farlo, abbiamo deciso di affrontarlo nel peggiore dei modi: andando al Centro commerciale Fiordaliso.
Per chi non vivesse a Milano, bisogna sapere che il Fiordaliso raccoglie quanto di peggio ci sia in tema di centri commerciali: casino esagerato, gente a zonzo senza meta giusto "per fare un giro", tamarri come se piovesse, fastidioso rumore continuo di sottofondo, etc.
Tutto questo è compensato da un unico grande pregio: Decathlon, H&M, Zara, Gap, Oviesse e Original Marines tutti insieme. Il che si traduce in: qualsiasi cosa tu stia cercando, la trovi; o in un negozio o nell'altro, ma la trovi.
Che Decathlon sia diventato il primo negozio in cui andiamo a cercare dei vestiti la dice lunga su due cose: primo - a noi ce ne frega una bella fava dell'apparire e delle marche; secondo - che riusciamo a vestire noi e le bimbe, spendendo comunque cifre ragionevoli.
E qui vi concedo pure qualche battuta sulla mia genovesità, ma sappiate che vi comportereste anche voi così se aveste delle figlie come le mie, che cambiano taglia a ogni battito di ciglia.
Comunque, pomeriggio impegnativo, dicevamo. Ho fatto di tutto per non far pesare questa maratona alle bimbe (leggi: ho giocato a nascondino e cel'hai - ma si scrive così? - in giro per corridoi e negozi) e loro devo dire che si sono comportate più che bene.
Ma veniamo al titolo del post, con relativo sottotitolo: visto che dovevo comprarmi pure io un paio di jeans, volevo sottolineare che OGNI commessa con cui ho avuto a che fare, mi ha dato del lei.
Magari a voi non pesa. O forse sì. A me comunque ha fatto una certa impressione. Passi una... due... ma tutte-dicasi-tutte mi ha abbattuto.
Ed io ho fatto il simpatico, cercando di fare battute e quant'altro, ma non c'è stato niente da fare: il lei ha caparbiamente resistito in ogni conversazione.
E non mi andava neanche di apostrofare la commessa con un classico "dai, non scherzare, dammi pure del tu", perché secondo me è tipico di quelli della mia età che non vogliono accettare l'inesorabile scorrere del tempo.
Quelli come me, insomma.
in foto: Elena si riposa, sfruttando i piedistali di due manichini di H&M.
11 aprile 2013
at the four
oggi la mia piccolina (!) compie 4 anni.
Tanti auguri Elena.
in foto, Elena impegnata nella sua attività preferita: giocare a "Hay Day" sull'iPad di Dalia.
Tanti auguri Elena.
in foto, Elena impegnata nella sua attività preferita: giocare a "Hay Day" sull'iPad di Dalia.
10 aprile 2013
white limo
Uno sta lì a cercare di educare le proprie figlie per gradi, partendo dalla musica per bambini passando per cantautori tipo Silvestri, per poi arrivare a Caparezza e da lì in avanti.
Poi succede che una sera sei lì che stai cercando una musica per un video e, per sbaglio, parte una canzone tipo White Limo dei Foo Fighters.
E se provi a stopparla, entrambe le figlie ti dicono "no, papà lascia questa!".
Allora la rimetti e loro ballano come matte, felici.
forse mi faccio troppi scrupoli. forZe.
Poi succede che una sera sei lì che stai cercando una musica per un video e, per sbaglio, parte una canzone tipo White Limo dei Foo Fighters.
E se provi a stopparla, entrambe le figlie ti dicono "no, papà lascia questa!".
Allora la rimetti e loro ballano come matte, felici.
forse mi faccio troppi scrupoli. forZe.
05 aprile 2013
tributo a Layne
Oggi è il 5 aprile, e tutti gli appassionati di musica celebrano, con retorici post su Facebook, la dipartita di Kurt Cobain, morto suicida esattamente 19 anni fa.
Ma un altro personaggio è morto il 5 aprile: si tratta di Layne Staley, storico cantante degli Alice in Chains, morto per overdose nel 2002.
Ecco, pur riconoscendo l'importanza di Cobain nel panorama musicale mondiale, io sono un po' più affezionato a Staley.
Sarà perché Cobain ormai è diventato un'icona e - come tale - mi esce un po' dagli occhi, mentre Layne è più "mio".
Sarà perché aveva una voce così particolare e così comunicativa, che ogni sua intepretazione mi colpiva fino in fondo.
Fatto sta che ogni anno, al 5 aprile, mi ascolto il disco "unplugged" degli Alice in Chains.
La sua ultima performance, anche se è avvenuta ben prima della sua morte.
Un uomo sfatto e strafatto, che canta tutta la sua fragilità, mentre compie la strada verso l'autodistruzione.
"Down in a hole and I don't know if I can be saved
See my heart I decorate it like a grave.
You don't understand who they thought I was supposed to be
Look at me now, I'm a man who wont let himself be"
Ma un altro personaggio è morto il 5 aprile: si tratta di Layne Staley, storico cantante degli Alice in Chains, morto per overdose nel 2002.
Ecco, pur riconoscendo l'importanza di Cobain nel panorama musicale mondiale, io sono un po' più affezionato a Staley.
Sarà perché Cobain ormai è diventato un'icona e - come tale - mi esce un po' dagli occhi, mentre Layne è più "mio".
Sarà perché aveva una voce così particolare e così comunicativa, che ogni sua intepretazione mi colpiva fino in fondo.
Fatto sta che ogni anno, al 5 aprile, mi ascolto il disco "unplugged" degli Alice in Chains.
La sua ultima performance, anche se è avvenuta ben prima della sua morte.
Un uomo sfatto e strafatto, che canta tutta la sua fragilità, mentre compie la strada verso l'autodistruzione.
"Down in a hole and I don't know if I can be saved
See my heart I decorate it like a grave.
You don't understand who they thought I was supposed to be
Look at me now, I'm a man who wont let himself be"
03 aprile 2013
Reginald Perrin
Siamo a Londra, negli anni 70.
Reginald Perrin è un signor nessuno, perfettamente omologato: persona rispettabile, buon padre, discreto marito, lavoratore serio. È talmente inserito nel meccanismo societario, da chiedersi se anche lui, come i suoi colleghi, debba avere una relazione con la segretaria.
Un giorno, suo malgrado, chiama sua suocera "ippopotamo": è la prima avvisaglia di una vita che a poco a poco gli si è stretta troppo addosso.
Questo un breve riassunto delle prime pagine di Caduta e ascesa di Reginald Perrin, che ho scoperto essere un classico della letteratura moderna inglese. Potremmo definirlo un po' la versione britannica de "Il fu Mattia Pascal", per diversi motivi.
C'è una critica al mondo del lavoro, c'è una catarsi come ribellione a uno stile di vita troppo avviato su binari già preimpostati, ci sono i rapporti personali schiavi di ipocrisie. Il tutto condito con molta ironia e humor inglese.
Libro che fa riflettere e che vi farà sorridere. Consigliato.
Quasi dimenticavo: un grazie ad Armando per avermelo consigliato e prestato.
Reginald Perrin è un signor nessuno, perfettamente omologato: persona rispettabile, buon padre, discreto marito, lavoratore serio. È talmente inserito nel meccanismo societario, da chiedersi se anche lui, come i suoi colleghi, debba avere una relazione con la segretaria.
Un giorno, suo malgrado, chiama sua suocera "ippopotamo": è la prima avvisaglia di una vita che a poco a poco gli si è stretta troppo addosso.
Questo un breve riassunto delle prime pagine di Caduta e ascesa di Reginald Perrin, che ho scoperto essere un classico della letteratura moderna inglese. Potremmo definirlo un po' la versione britannica de "Il fu Mattia Pascal", per diversi motivi.
C'è una critica al mondo del lavoro, c'è una catarsi come ribellione a uno stile di vita troppo avviato su binari già preimpostati, ci sono i rapporti personali schiavi di ipocrisie. Il tutto condito con molta ironia e humor inglese.
Libro che fa riflettere e che vi farà sorridere. Consigliato.
Quasi dimenticavo: un grazie ad Armando per avermelo consigliato e prestato.
02 aprile 2013
la cozza e la bestia
Brillante definizione delle nostre figlie, firmata Dalia.
La cozza, Anita, che non si stacca mai da lei.
E la bestia, Elena, che si comporta come una selvaggia.
La cozza, Anita, che non si stacca mai da lei.
E la bestia, Elena, che si comporta come una selvaggia.
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