31 luglio 2009

V per Vacanza

Anche quest'anno arrivo distrutto alle ferie.
Ogni anno è sempre lo stesso schema: il cliente vuole partire per le vacanze tranquillo e quindi noi dobbiamo impazzire per realizzare i vari lavori entro il giorno tale.
Adesso sono le 17,35 e ho quasi finito. Ho detto quasi. Poi devo andare a casa dove ho una serie di incombenze prepartenza che mi inquietano.

Stasera partirò probabilmente per mettermi in coda, ma chissenefrega.
Da quando arriverò nel caruggio, mi sentirò in vacanza.

Se avete bisogno di me, mi trovate a Celle Ligure.
Ciao.

30 luglio 2009

telefonate da ridere

Alle 19,00 di stasera mi chiama Dalia.
Sa che sono incasinato marcio e quasi seccato sto per risponderle male, ma sento del rumore di fondo.
La voce di Dalia un po' lontana mi dice "senti!".
In partica c'era Anita che saltava e ballava e Elena che rideva come una matta nel guardarla.
Son cose che ti cambiano la giornata.
Anche se si tratta di una giornata di merda come quella di oggi.

28 luglio 2009

i dischi della mia vita - achtung baby (1991)



Lo so che vi aspettavate "the Joshua Tree", lo so; anche quello (forse) arriverà tra le mie recensioni. Oggi voglio parlarvi di quello che secondo me è il più bell'album della band che ho amato più di tutte: gli U2.

Premessa storica: nel 1991, quando uscì quest'album io ero già in possesso di tutti i dischi degli U2: editi, inediti, rarità, bootleg e tutto quello che potete immaginare (tesoro tuttora custodito in casa mia).
Anzi, ero talmente fan che già mi ero quasi stancato: dopo il successo di "Joshua Tree" e il concerto di Modena del 1987 (il concerto, in assoluto), fu il tempo di "Rattle and Hum": un disco (seguito da film) interlocutorio e un po' autocelebrativo per i miei gusti, che non mi aveva entusiasmato fino in fondo.
A questo si aggiunga che quando uscì "The Fly", il primo singolo del nuovo album, la reazione fu alquanto freddina: dov'erano gli U2 in quel brano? che razza di singolo era? Non certo all'altezza di precedenti singoli come "Pride" o "With or Without You".
Insomma le aspettative non erano eccellenti.

Quando poi mi trovai in mano il compact disc rimasi ancora più colpito: ma che razza di copertina è? Sempre meno "U2". Eppoi l'ascolto: l'inizio con "Zoo Station" non prometteva niente di buono.
Ma a poco a poco l'amore riesplose e, anzi, fu uno di quei dischi (tanti, per carità) che ti conquistano ad ogni ascolto di più e così nel giro di un paio di mesi lo sapevo a memoria. Nota per nota. Parola per parola. Totalmente innamorato.

Come detto, "Zoo Station" lascia un po' perplessi: è una sorta di introduzione, non la considero una vera e propria canzone, benché mi piaccia. Di certo, all'epoca, serviva anche per familiarizzare con le nuove sonorità usate dalla band.
Con "Even better than the Real Thing" invece si entra nel pieno del disco: sento che sono gli U2, ma sento anche che sono diversi. E mi piacciono. Cazzo se mi piacciono!
Ed ecco arrivare il pezzo da novanta: "One". Canzone che tanto ho amato, ma che ormai non posso più sentire, perché negli anni è stata troppo ascoltata, celebrata, coverizzata, ecc.
"Until the End of the World" era ed è forse il pezzo che mi piace di più. Potrei esagerare e dire che è la canzone che più mi ricorda quel periodo: l'irrequietezza, non sapere cosa è giusto e cosa non è giusto, l'atmosfera di festa, rapporti non ben definiti... insomma tutto il tourbillon di emozioni che avevo nel mio primo anno "milanese".
"Who's gonna Ride your Wild Horses" è un pezzo della mia storia sentimentale. Mi ero da poco lasciato con la mia prima vera fidanzata e, come si conviene a una persona di vent'anni, incollai quelle parole al mio stato d'animo e ai miei pensieri. Ancora oggi non riesco a scindere questo binomio.
Poi arriva "So Cruel": un pezzo che, ancora di più, si stacca da tutto quello che gli U2 avevano concepito fino ad allora. Una batteria secca, più che essenziale, quasi elettronica, tiene il tempo per una canzone malinconica ma ben lungi dall'essere una ballata. Un "addio" all'amata (accusata di essere "così crudele") che non ha rimpianti; una canzone molto amara, che si chiude con un emblematico
"To stay with You I'd be a fool,
Sweetheart You're so Cruel"


Ed ecco "The Fly": ora sì che questa canzone ha senso. In questo contesto, in questo esatto punto della scaletta, questa canzone prende un significato: è una specie di intervallo allegro, divertente e che ritira su l'umore del disco.
È quasi un tutt'uno con la canzone che segue: "Mysterious Ways". Anche questa è un pezzo allegro, quasi facile, rispetto al resto del disco: un divertissement, direbbero le persone colte (tanto che nel tour c'era pure la ballerina danzante sul palco).
Molto carina anche "Tryin' to Throw your Arms around the World", molto leggera.
Dicono scritta a Berlino subito dopo la caduta del muro e che quindi risenta di questa nuova apertura nei confronti del mondo.
Eppoi c'è il trittico finale. Meraviglioso.
"Ultraviolet (Light My Way)" una canzone poco U2 ma che mi piacque parecchio.
"Acrobat" bella bella bellissima. L'altra mia favorita dell'album.
"Love is Blindness" canzone da piangere. Di quelle che ti strappano il cuore e lo buttano alle ortiche.

Insomma, non tutte le canzoni sono bellissime, ma non ce n'è una sbagliata. Una caratteristica che pochissimi dischi possono vantare.

27 luglio 2009

l'insostenibile concorrenza del pirata

Dalia pettina Anita.
Anita mi guarda e mi dice: "Devo pettinarmi perché se incontro il pirata e sono brutta poi lui non mi sposa".
Il pirata in questione è Johnny Depp, protagonista della trilogia dei Pirati dei Caraibi.

In pratica: a un'età in cui tutte le bambine sono innamorate del papà, Anita preferisce Johnny Depp.
Probabilmente è più intelligente di quanto io pensi.

24 luglio 2009

il bel canto

Come già detto, la rivelazione musicale dell'anno sono i milanesi Ministri.
Ne ho la conferma dopo averli visti ieri sera dal vivo, alla Festa di Liberazione della Brianza (che detto così, se uno non sapesse che c'è un giornale che si chiama Liberazione e considerando che in Brianza ci abita Silvio... vabbè lasciamo stare).

Arrivo con pochissimo anticipo a Osnago; ma quel tanto che basta per piazzarmi in prima fila, attaccato alla transenna, proprio davanti al microfono del cantante.
Mi guardo intorno: la platea è composta per il 90% da ragazzi di almeno 15 anni più giovani di me. Gli altri invece sono più piccoli. Chissà che cosa avranno pensato guardandomi.

Dopo un canonico quarto d'ora di ritardo, finalmente salgono sul palco i Ministri. Ad uno ad uno, in una sequenza data dall'ordine con cui i vari strumenti entrano in una melodia introduttiva al concerto.
L'intro musicale si trasforma gradatamente finché, devastante, non comincia "Diritto al Tetto".
E improvvisamente ho capito perché lì attaccato alla transenna non c'era nessuno: dopo 2 note un pogo selvaggio mi frana addosso con la potenza di un carrarmato.
Mi sposto leggermente di lato per godermi meglio il concerto.
La prime 4 canzoni sono molto tirate e coinvolgenti. Effettivamente viene voglia di pogare; o quanto meno di fare head banging (avendo i capelli, magari).
I Ministri sono in formissima. Non sembra assolutamente che stiano facendo una tournée quasi ininterrotta da febbraio. Il pubblico risponde alla grande, cantando a squarciagola tutte le canzoni, anche quelle più vecchie.
La scaletta è intensa e lascia fuori ben poco del loro album "Tempi Bui".



Alla fine il concerto dura solo un'ora, ma lascia veramente il segno. Adesso ho la soddisfazione di sapere che sono bravi anche dal vivo; e non solo: sembrano convinti di quello che cantano e di quello che fanno.
La serata è talmente calda, che sull'ultima canzone, alla fine della presentazione dei singoli membri della band, Davide (il cantante) guarda il pubblico urlante e adorante e dice "e fatemelo fare 'sto giro, va'!" e si lancia in uno stage diving degno di un concerto di inizio anni '90.
Torno a casa felice e con il desiderio di rivederli quanto prima.

22 luglio 2009

Soulwax

Mi sono sempre piaciuti i Soulwax. Specialmente per la loro poliedricità.
La leggerezza con cui si spostano dal pop/rock all'elettronica è notevole; e, abbracciando due campi musicali che mi interessano, questa cosa li ha sempre resi interessanti alle mie orecchie.

Vagando su internet scopro anche un video molto carino che fino ad ora mi era sfuggito.
Lo allego, per chi fosse interessato.

20 luglio 2009

capodanno 1989

Un ricordo che ancora adesso, a distanza di anni, mi fa ridere ma anche un po' commuovere è legato alla festa per il Capodanno 1989.
Eravamo una masnada di amici a casa di mio nonno, a Celle; quella che pochi anni dopo sarebbe diventata la casa dei miei genitori, dove vivono tutt'ora.
All'epoca era una sorta di rifugium peccatorum per me o miei fratelli nel caso volessimo organizzare feste (appunto) o altre cose.

Dicevo: eravamo un manipolo di dementi che si impossessò della casa per farci la classica festa trogloditica dove chi rimane sobrio perde.
E uno pensa: hai diciannove anni, sei nel pieno dell'esplosione di ormoni (ero pure fidanzato, all'epoca) e non vedi l'ora di fare un po' di casino con gli amici e magari anche becciare con la tua fidanzata.
Niente di tutto ciò.

Allo scoccare della mezzanotte, invece dei baci sotto il vischio, Giovanni corre a prendere la radio e la accende. Anch'io - fatti gli auguri di rito - mi avvicino a lui: lo scopo è sentire il concerto di Capodanno degli U2, in diretta da Dublino.
Eh, lo so: ero un fan sfegatato e avrei dato qualsiasi cosa per essere a quel concerto.
All'epoca non esistevano i voli Ryan Air e roba del genere.
Oltretutto io avevo 18 anni e Giovanni 15 quindi non è che potessimo fare chissà che cosa.

Tutto questo per dire che cosa? Che a distanza di anni, quel concerto, grazie a Youtube, ha anche una sua forma visiva.
E rivederlo adesso non può che emozionarmi, come dicevo e farmi sorridere.

Giovanni, tutto per te:



post scriptum: mi ricordo ancora il finale di questa canzone, quando Bono dice "I wanna go there with You" (pronunciato: Ai uonna gòder uid iù) e Giovanni che dice "Hai sentito? ha detto Voglio godere con te"

17 luglio 2009

involuzione

Penso che stiamo toccando il fondo.
Ieri c'è stata la presentazione del calendario di Cristina Dal Basso.
E chi è, direte voi? È una che ha partecipato al Grande Fratello (nona edizione).
E cosa sa fare? Assolutamente niente.
Allora è figa? Neanche.
Allora perché fa un calendario? Perché porta la 5° di reggiseno.
Un fenomeno della natura? Neanche: si è rifatta!

In pratica: una volta eccellevano le donne belle e intelligenti.
Poi, grazie alla cultura dell'immagine, hanno iniziato ad avere più spazio le donne belle e basta.
Adesso salgono alla ribalta quelle che non sono neanche belle, ma la cui unica qualità è avere le tette grosse. (e pure rifatte).

Stiamo implodendo.

16 luglio 2009

incontri

È strano: in questi giorni sto incontrando per caso alcune persone "famose".
L'altra sera all'aperitivo sui Naviglio abbiamo visto Cesare Cadeo: un personaggio totalmente Mediaset. Tanto che stenti a credere che esista tutto intero; e che non sia composto solo da un mezzobusto ingessato.

Ieri sera, mentre ero in motorino ho incontrato Faso degli Elio e le Storie Tese, sulla sua Vespa Gran Turismo grigia, che faceva la mia stessa strada. Al primo semaforo l'ho riconosciuto; al secondo mi sono trattenuto dal dirgli qualcosa; al terzo non ce l'ho fatta e ho dovuto chiedergli di chi è la voce che nell'ultimo disco fa il finto intervento in stile "Amici" (per soddisfare una curiosità nata tempo fa sul forum dei Dinosauri).
È stato molto gentile e simpatico. Un punto per lui.

Ma l'incontro più significativo è stato settimana scorsa: sempre in motorino, fermo a un semaforo un signore un po' anziano attraversa la strada in bicicletta.
Lì per lì mi dico "questo lo conosco" e penso al padre di qualche amico.
Poi la mia mente lo ripulisce di barba bianca e gli tinge i capelli di nero ed eccolo: Gianni Vasino! Indimenticabile inviato (da Milano, appunto) di novantesimo minuto.
Non sono riuscito a trattenere un sorrisone e, guardandolo in faccia, dirgli "mitico!".
Mi ha guardato e mi ha sorriso.

13 luglio 2009

quando si ama

Quando si ama troppo una canzone, una sensazione, un momento.
Ecco cosa può succedere: guidi in macchina guardando l'alba.
Sei talmente estasiato da tale visione che una canzone come "Tears in Heaven" ti può far commuovere.
E pensi che chissenefrega se sei in riserva; una canzone del genere mica può essere interrotta.
Una sensazione del genere non può essere interrotta.
E finisci senza benzina poco prima di arrivare all'autogrill successivo.



Ah, tranquilli, ho il BiFuel.
Ovvero: ero rimasto senza Gas e sono andato a benzina per quei pochi chilometri che mi sono rimasti.
Va bene l'emozione e quant'altro. Ma mica sono pirla del tutto.
ForZe.

07 luglio 2009

la Franca

Secondo me esiste un grosso malinteso che fa sì che si tenda a definire un "carattere forte" quello che in realtà è un "carattere di merda".
Mi spiego meglio: ieri a pranzo si parlava di una persona, appunto, "dal carattere un po' forte" e io dentro di me ho pensato "toh!, che bell'eufemismo; in realtà ha un carattere di merda o - lievemente edulcorato - potremmo definirlo aggressivo".
E da lì ho pensato che in realtà un carattere forte ce l'ha mia madre: la Franca.

Mia madre infatti ha diverse qualità positive, ma una col tempo è uscita fuori ed è appunto quella del carattere.
Quando ero piccolino vedevo in mio padre il pilastro su cui si basava la famiglia; lui e la sua solidità. Anche severo, per carità, però lo vedevo come quello insostituibile, fondamentale.
E mia madre era la sua spalla. Persona dolce e comprensiva, ma sempre di lato a lui.
Col tempo, invece - non me ne voglia mio padre - ho apprezzato sempre di più mia mamma.
E in particolare quella sua peculiarità di non scalfirsi di fronte a nulla; e di essere sempre positiva.

Mia mamma infatti (non so come faccia) riesce sempre ad affrontare qualsiasi persona come se la conoscesse per la prima volta e con il sorriso sulle labbra.
Anche se ha subìto dei torti, lei va incontro alle persone "disarmata". Senza pregiudizi nei confronti di nessuno.
Si potrebbero tirare in ballo i princìpi cristiani, per spiegare questo atteggiamento, ma secondo me sarebbe troppo semplicistico. In realtà lei ha un carattere magnifico e ce l'ha tatuato nel suo DNA.
Altrimenti non si spiegherebbe la masnada di gente che ha negli anni invaso casa nostra: chi aveva problemi familiari (un altro eufemismo, oibò); chi a casa sua non stava bene; chi non sapeva dove altro andare, eccetera.
Invasioni pacifiche, sia chiaro. Le persone che albergavano da noi erano spesso nostri coetanei, quindi noi bambini eravamo ben felici di aver qualcun'altro con cui giocare.
E mia madre apriva le porte a tutti.

E allo stesso modo, quando qualcuno parla male di un altro, magari usando toni un po' troppo diretti (Andrea, ti fischiano le orecchie?), lei cerca sempre di rasserenare la situazione.
Ho bene impressa la sua espressione quando scuote la testa, socchiudendo gli occhi, e poi se ne esce con frasi del tipo: "Ma no, dai, non è così..."
Penso sia l'unica in Italia ancora convinta che Andreotti non sia mafioso.
All'epoca, quando le sbandieravo in faccia i titoli dei giornali, lei replicava: "Io non ci credo. Ma se va a messa tutte le domeniche! Non può essere una persona cattiva."

Lo so: sto iniziando a dilungarmi, anche se questo sarebbe solo l'inizio, riguardo alle cose che avrei da dire su mia madre.
Ve ne racconto una e poi basta.
Recentemente ho trovato un soldatino di (penso) alluminio; un soldatino delle crociate, splendido nella sua armatura; con tanto di mazza chiodata e scudo con lo stemma.
Lo faccio vedere a mia madre e lei dice: "Cero che me lo ricordo. Ve li aveva regalati Alberto (nome inventato)".
E io: "Alberto chi?"
Lei: "Quel ragazzone alto; che è stato qua da noi tre settimane in luglio; biondo..."
Inizia ad affiorare qualcosa. Dico: "Sì, più o meno mi ricordo.
...
Ma...
...mamma?"
Lei: "sì?"
Io: "...
...
Cosa ci faceva un ragazzo in casa nostra per tre settimane? Chi era?"
Lei: "Era un ragazzo di Vercelli, che aveva la fidanzata che faceva la stagione qua*".
Io: "e allora?"
Lei: "Ma niente: non aveva un posto dove andare a dormire e non trovava niente; allora è andato dal Parroco a chiedere se poteva farlo dormire in un alloggio di fortuna; solo che io ero lì e... non è che potevamo lasciarlo in mezzo a una strada..."
Io: "..."
Lei: "era molto simpatico. E poi vi aveva regalato quei soldatini, che eravate diventati matti"

Per concludere - e perdonatemi se vado un po' sul melenso - come aveva detto una volta Davide, uno dei ragazzi che transitava spesso per casa nostra, "se è vero che ognuno ha un suo posticino in Paradiso, a tua madre stanno preparando un albergo!".


*fare la stagione: lavorare per il tempo della stagione estiva.
Si dice di ragazzi, magari studenti, che vengono in riviera solo d'estate per lavorare due o tre mesi.




foto by Dria

06 luglio 2009

So you ride yourselves over the fields

Questi weekend di luglio si stanno rivelando delle minivacanze: partire da Milano il venerdì pomeriggio e tornare il lunedì mattina rendono il fine settimana molto più di uno "stacco" dal lavoro.
Il venerdì prima di uscire dell'ufficio mi faccio un elenco delle cose che mi devo ricordare il lunedì mattina, sennò rischio di passare per un lobotomizzato, con gente che mi chiama e mi chiede "mi mandi quel file?" e io cado dal pero.

Ma torniamo a noi e al mio argomento preferito (a parte le figlie), ovvero la musica.
Una cosa che non sapete e che mi piace raccontarvi, anche a costo di fare la figura dell'imbecille, è la selezione delle musiche per il viaggio in macchina.
Non sapete con quanta meticolosità indugio sui cd da portarmi in macchina per i tragitti Milano-Celle e ritorno.
La difficoltà (son problemi, eh!) consiste nel trovare, già al venerdì, un disco che avrò voglia di ascoltare il lunedì mattina.
Considerando che ho il bioritmo lento, dev'essere qualcosa di pacato; o quantomeno un disco in crescendo.
E poi sono un rompicoglioni: mica mi accontento di un disco a caso.
Dev'essere un disco che non mi stanca; ma anche un disco che non ho ascoltato recentemente; e dev'essere adatto alla guida (per esempio: se troppo lento, rischio di addormentarmi).

Per farla breve: stamattina ho scomodato un grande gruppo.
E - beh! - caspita se c'ho azzeccato: è stato un bel compagno di viaggio, non c'è che dire.



per chi non lo riconoscesse dalla copertina "Thick as a Brick" dei Jethro Tull.

03 luglio 2009

potrebbe bastare

È stata una settimana, come dicevo, all'insegna del cinema.
In 3 giorni ho visto: Gran Torino, Il Giardino di Limoni e The Reader.
E, visto che il mio intento estivo è recuperare le serate cinematografiche che mi sono perso durante l'inverno, sinceramente potrei dire di averne già abbastanza.
Perché dopo 3 pellicole del genere sono già sazio di cinema; ma con "cinema" intendo quello vero, fatto con cura, emozionante e (per me, spettatore) gratificante.
E questi tre bellissimi film, comunque molto differenti tra loro, mi hanno già largamente messo in pace con la settima arte.

Questo ovviamente non mi impedirà di proseguire con le proiezioni. Anzi.



nella foto: Kate Winslet e David Kross nel magnifico "The Reader".

01 luglio 2009

Michael Jackson, 1958-2009

Michelino figlio di Giacomo non l'ho mai amato particolarmente, eccezion fatta per quel capolavoro di album che è "Thriller". Quello mi piacque parecchio.
Ma probabilmente - visto il successo planetario - è stato l'inizio del suo declino. Come uomo, intendo. Anzi: come ragazzo che non ha mai avuto un infanzia normale.
Cioè: anche da come si vestiva, si capiva che era un deficiente; o semplicemente un ragazzino cresciuto. La classica sindrome di Peter Pan.
Solo che Peter Pan non aveva le pigne nel cervello.
O forse era semplicemente meno tamarro.
O forse non guadagnava miliardi, ergo non era circondato da sciacalli di ogni genere e discografici che si fregavano le mani ogni volta che lui faceva una scoreggia.

Insomma: sicuramente è stato una vittima dello star system.
Sicuramente era circondato da gente che lo assecondava o che cercava di spillargli più soldi possibile, dato che lui era (e da morto la cosa peggiorerà) una macchina da soldi.
Però a me non è mai piaciuto. A parte "Thriller" appunto.
Anzi: ogni volta che sentivo un urletto o un "dah" mi innervosiva.
Addio Michael. Non mi mancherai.