28 settembre 2015
25 settembre 2015
ritorno alla commedia all'italiana
Ne parlavo tempo fa: secondo me gli italiani, nel cinema, sono bravi a raccontare storie piccole, quasi di quartiere.
Ne ho avuto un'ulteriore conferma ieri sera, dopo aver visto "Smetto quando voglio", brillante commedia dell'esordiente Sydney Sibilia (sì, si chiama proprio così, non è un nome d'arte).
Parla di un gruppo di brillanti ricercatori universitari che tentano di uscire dal disastro della precarietà cronica a cui sono sottoposti, iniziando a produrre e spacciare droga.
Se vi piacciono le etichette è una sorta di "I soliti ignoti" in salsa Guy Ritchie. Certo, la trama potrà sembrarvi un po' "Breaking Bad", la fortunata serie tv interpretata da Bryan Cranston.
Ma non è tutto lì: c'è anche la realtà molto italiana delle università, degli inciuci, del lavoro in nero, della cultura troppo snobbata, di chi sembra senza una lira e invece spende 100 euro per un cocktail (molto particolare, per la verità).
Insomma, siamo davanti a una commedia non stupida, ben scritta, ben girata e ben intepretata.
Per quello che propone il cinema italiano ultimamente, mi sembra quasi troppo.
Ne ho avuto un'ulteriore conferma ieri sera, dopo aver visto "Smetto quando voglio", brillante commedia dell'esordiente Sydney Sibilia (sì, si chiama proprio così, non è un nome d'arte).
Parla di un gruppo di brillanti ricercatori universitari che tentano di uscire dal disastro della precarietà cronica a cui sono sottoposti, iniziando a produrre e spacciare droga.
Se vi piacciono le etichette è una sorta di "I soliti ignoti" in salsa Guy Ritchie. Certo, la trama potrà sembrarvi un po' "Breaking Bad", la fortunata serie tv interpretata da Bryan Cranston.
Ma non è tutto lì: c'è anche la realtà molto italiana delle università, degli inciuci, del lavoro in nero, della cultura troppo snobbata, di chi sembra senza una lira e invece spende 100 euro per un cocktail (molto particolare, per la verità).
Insomma, siamo davanti a una commedia non stupida, ben scritta, ben girata e ben intepretata.
Per quello che propone il cinema italiano ultimamente, mi sembra quasi troppo.
24 settembre 2015
omosessualità
Anita sta leggendo il librone con le prime mille strisce di Lupo Alberto. È arrivata alla sequenza (irresistibilmente comica, uno dei punti di massimo splendore del fumetto) in cui Enrico La Talpa dichiara la sua omosessualità.
- Papà, cosa vuol dire "gay"?
- È un uomo a cui piacciono gli uomini.
- Ah!
E si gira, continuando a leggere.
Punto. Basta.
"Ah!" è tutto quello che una bambina di 9 anni ha da dire.
Nessuna espressione incredula, niente sorrisini imbarazzati, nessuno sguardo interrogativo, niente di niente.
Ah!
- Papà, cosa vuol dire "gay"?
- È un uomo a cui piacciono gli uomini.
- Ah!
E si gira, continuando a leggere.
Punto. Basta.
"Ah!" è tutto quello che una bambina di 9 anni ha da dire.
Nessuna espressione incredula, niente sorrisini imbarazzati, nessuno sguardo interrogativo, niente di niente.
Ah!
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