Insomma, sono arrivati al terzo album negli ultimi 4 anni e, come dicevo, anche con questo sembrano aver fatto centro. Hanno abbandonato la produzione di Steve Albini, col quale l'anno scorso avevano realizzato "Journal for Prague Lovers", e sono tornati nelle rodate mani di Dave Eringa, con cui hanno registrato buona parte dei loro album.
Una svolta? Certo no. Un dissapore con mister Albàini (in america lo chiamano così)? Neanche questo.
E allora perché saltabeccano un po' qua un po' là? Sinceramente non lo so, ma continuo nel mio discorso: non sbagliano un album. Io li ammiro un sacco. Poi a questo giro ci sono anche accompagnamenti di orchestra ed altri arrangimenti un po' ruffiani che mi hanno fatto piacere l'album al primo ascolto.
Peccato solo che non vengano mai in Italia.
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