La realtà è che una droga proprio è stata, nel senso che mi ha creato dipendenza: con una media (quasi) di una puntata al giorno, me la sono sparata tutta in un paio di settimane.
Narcos è una serie praticamente biografica su Pablo Escobar, personaggio ambiguo un po' onesto e un po' bandido, raccontata con gli occhi di gli ha sempre dato la caccia, ovvero l'agente Murphy.
Divisa in 10 episodi, racconta l'ascesa e l'inevitabile caduta di uno tra i personaggi più curiosi degli ultimi 50 anni. Il tutto è reso molto convincente grazie a foto e filmati d'epoca inseriti all'interno della narrazione.
Visto che sono alquanto ignorante in materia di storia recente, questi sguardi sui personaggi e vicende realmente esistite mi aiutano a colmare qualche lacuna.
Ho molto apprezzato la miscela tra il biopic e l'azione. Tutto ben dosato, con uno sguardo rivolto all'aspetto umano, sia dei poliziotti che dei fuorilegge.
E così, come sempre, ci tocca scoprire che la sottile linea rossa che divide bene e male è sempre più sottile, a poco a poco che ci si avvicina all'uomo e ci si allontana dagli stereotipi e dai pregiudizi.
Forse l'unica pecca di Narcos è solamente quella di arrivare dopo i vari "Breaking Bad" e "True Detective", che hanno già esplorato questo dualismo.
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