06 settembre 2019

Goodbye Orange

Ieri sera ho terminato la visione dell'ultima stagione di Orange is the New Black.
Al di là del vuoto che può lasciare una serie che mi ha accompagnato per così tanti anni, sono anche contento che sia finita, perché ho una vera e propria allergia per le fiction che vengono tirate troppo in lungo (toc toc, Casa di Carta, questa era per te, anche se sei solo alla terza stagione).

Al di là dei fatti miei, vorrei dire che - tra annate ben riuscite e altre meno - ho trovato questa serie molto interessante per diversi motivi. Pur trattandosi di una realtà romanzata, ha il merito di averci fatto vedere da vicino le assurdità e le contraddizioni del mondo penitenziario e del sistema finanziario americano che in pratica, porta a delinquere anche coloro che riescono a uscire di prigione e, armati di tutta la buona volontà del mondo, cercano di reinserirsi nella vita normale.
Quest'ultima stagione, poi, mi è piaciuta particolarmente, perché (probabilmente condizionata dalla politica interna di Trump) punta l'occhio sulla questione "immigrazione" e tutti i problemi che ne derivano.

Tornando invece a una critica più allargata, devo dire che alcuni personaggi mi sono piaciuti particolarmente nella loro storia e conseguente evoluzione: la sfortunata Taystee, Suzanne e Nicky Nichols sono tra i miei preferiti. Ma il gradino più alto del podio lo concedo all'irrisistibile coppia Joe Caputo e Natalie Figueroa, innarrivabili per comicità; meriterebbero una sit-com a parte.

Un po' paraculo, ma molto bello il finale con le comparsate dei vari personaggi che si sono susseguiti negli anni. Devo ammettere che la lacrimuccia è scesa.


04 settembre 2019

l'Iliade vista da vicino

Una serie di episodi slegati tra loro hanno fatto sì che quest'estate mi ritrovassi ad avere a che fare con l'Iliade un paio di volte in pochi giorni. Potete capire quindi che se, sfogliando l'inserto di Repubblica con i libri consigliati sotto l'ombrellone, ho trovato in prima pagina La Canzone di Achille, l'ho preso come un segnale.
L'ho acquistato subito, anche perché non sono mai stato un gran studente e ogni volta che mi capita l'occasione di approfondire temi che avrei dovuto affrontare a scuola, sento come l'obbligo di tornare sui miei passi e colmare la lacuna.

La storia è parallela a quella dell'Iliade, solo che è vista (e raccontata) attraverso gli occhi di Patroclo, amico e amante di Achille. E qui parte la curiosità: quanti di voi sapevano che Patroclo e Achille fossero amanti? Io no di sicuro.
Non so se è attribuibile a un'istruzione scolastica conservativa, che negli anni 70 non accennava nulla di questo loro legame, o addirittura lo taceva. O se fossi io, che davanti a chiari segnali, al tempo non avevo ancora un vissuto tale da capire che ci fosse dell'omosessualità nel capolavoro di Omero.

Fatto sta che mi è piaciuto leggere questa versione meno epica e più romanzata dell'Iliade, dove il sentimento del timido Patroclo, quasi succube di un potente e valoroso Achille, diventa talmente forte da farlo diventare il perno dell'intera storia.

Per dovere di cronaca, aggiungo che l'autrice del libro, Madeline Miller, è una dottoressa di lettere classiche, che ha approfondito moltissimo i vari personaggi prima di scrivere questo libro, infatti ha dedicato più di 10 anni alla sua stesura.