Ieri sera ho terminato la visione dell'ultima stagione di Orange is the New Black.
Al di là del vuoto che può lasciare una serie che mi ha accompagnato per così tanti anni, sono anche contento che sia finita, perché ho una vera e propria allergia per le fiction che vengono tirate troppo in lungo (toc toc, Casa di Carta, questa era per te, anche se sei solo alla terza stagione).
Al di là dei fatti miei, vorrei dire che - tra annate ben riuscite e altre meno - ho trovato questa serie molto interessante per diversi motivi. Pur trattandosi di una realtà romanzata, ha il merito di averci fatto vedere da vicino le assurdità e le contraddizioni del mondo penitenziario e del sistema finanziario americano che in pratica, porta a delinquere anche coloro che riescono a uscire di prigione e, armati di tutta la buona volontà del mondo, cercano di reinserirsi nella vita normale.
Quest'ultima stagione, poi, mi è piaciuta particolarmente, perché (probabilmente condizionata dalla politica interna di Trump) punta l'occhio sulla questione "immigrazione" e tutti i problemi che ne derivano.
Tornando invece a una critica più allargata, devo dire che alcuni personaggi mi sono piaciuti particolarmente nella loro storia e conseguente evoluzione: la sfortunata Taystee, Suzanne e Nicky Nichols sono tra i miei preferiti. Ma il gradino più alto del podio lo concedo all'irrisistibile coppia Joe Caputo e Natalie Figueroa, innarrivabili per comicità; meriterebbero una sit-com a parte.
Un po' paraculo, ma molto bello il finale con le comparsate dei vari personaggi che si sono susseguiti negli anni. Devo ammettere che la lacrimuccia è scesa.
1 commento:
Boia, l'accostamento tra OITNB e La casa de papel è quantomeno coraggioso.
:))
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