La Schiuma dei Giorni è un libro del dopoguerra, esattamente del 1947, scritto da Boris Vian ed è considerato un romanzo di quelli "da leggere". È un libro divertente, surreale e slegato da ogni convenzione che la letteratura imporrebbe, specialmente quella di metà del 1900.
Mi ha ricordato i giorni del liceo in cui, con l'amico Giorgio, ci divertivamo a scrivere cose senza senso e sconnesse tra di loro. Ero un nostro passatempo, un divertissement, senza alcuno scopo.
Leggendo le prime pagine de La Schiuma dei Giorni ho avvertito lo stesso senso di leggerezza e di volontà di divertirsi.
Cosa ne fa dunque un romanzo considerato di culto (mentre le nostre rimarranno sempre delle boiate)? Forse i fattori sono due.
Il primo è che questo romanzo non è del tutto "senza senso": mentre si procede nella lettura si avverte la critica a diversi aspetti della vita parigina, dalla guerra alla religione, fino addirittura al mondo intellettuale di cui Parigi si è sempre fatta vanto.
Il secondo è che lo stile della scrittura va di pari passo con l'evoluzione della storia: per cui se all'inizio - dove il protagonista è innamorato - è tutto un'invenzione di ricette culinarie assurde e situazioni surreali, verso la fine - in cui la situazione si fa drammatica - la scrittura si fa più asciutta e cupa.
Non solo, mentre il dramma si consuma, le cose materiali cambiano: la casa si stringe, le persone invecchiano precocemente, ecc.
Se questo libro fosse un quadro, probabilmente sarebbe un Dalì.
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