Che Steven Spielberg sia un grande regista è fuori discussione. Penso sia impossibile che un suo film non raggiunga la sufficienza. Ma nonostante tutto The Fabelmans non è che mi sia piaciuto granché.
Ma partiamo dal principio: il film racconta la vita del giovane Sammy Fabelman (alter ego di Spielberg), del suo progressivo amore per il cinema e della vita della sua famiglia, divisa in due "fazioni": il genio ingegneristico del padre, pioniere informatico e la verve artistica della madre, mancata ballerina e pianista. Sammy cercherà di prendere il buono sia dall'uno che dall'altra e trasportare tutto ciò nella sua grande passione: il cinema.
Il film è un bel film, non c'è dubbio, perché è la storia di una passione. Peccato che io non sia riuscito praticamente mai ad empatizzare con il protagonista, perché ad ogni scena ci vedevo solo tanto autocompiacimento. E rivendicazione sociale, ovviamente. Vuoi non mettere un po' di sana rivendicazione sociale in un film americano?
Insomma, per essere un "omaggio al cinema", come riportato da diverse voci, io l'ho trovato troppo autoriferito e a tratti noioso. Per intenderci: quando Scorsese ha realizzato Hugo Cabret ha omaggiato il cinema in senso lato, non ne ha fatto la sua autobiografia, e infatti il film mi era piaciuto. Questo? Boh...
E la scena dove lui si "vendica" del compagno di college facendolo sembrare un dio e mettendolo in crisi? Sarò fatto male io, ma ci ho visto un "mi sarebbe piaciuto fare", anziché una storia accaduta realmente.
2 commenti:
concordo, non mi ha convinto
A me è garbato :)
E' un'autobiografia, vero, a tratti un pò auto-accondiscendente, ma con delle storylines di qualità e non banali, per un film ammerigano, vedi il rapporto "a tre" papà-amico-mamma.
Messa in scena impeccabile e finale con Lynch/Ford mitologico.
D'accordo sulla superiorità complessiva di Hugo Cabret
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