11 novembre 2008

severo

Ed eccomi qua, in un ruolo che non mi sarei mai immaginato; o forse che non mi aspettavo così presto: quello di padre severo.
Quando ero piccolo in casa nostra mio padre era quello severo e mia madre quella indulgente.
Pensavo fosse un'indole e invece molti anni più tardi mi resi conto che erano dei ruoli ben precisi, che si erano assegnati.
In età adulta infatti scoprii quanto mio padre fosse stato severo per una semplice questione di equilibri familiari. E questa mia scoperta fece sì che, una volta abbandonati i ruoli di padre e figlio, potessi contare su di lui come mi è successo con pochissimi amici.

Ciclicamente la storia si ripete. Dalia ed io non abbiamo stabilito a tavolino i ruoli, ma comunque è successo: io sono il padre severo e lei la mamma che consola. In questo modo (speriamo!) Anita avrà regole comportamentali chiare, ma anche la consolazione nel momento del pianto (ebbene sì: l'ho fatta piangere. E mica poco).

E così, in un momento di piccolo sconforto, stasera ho chiamato mio padre: mi ha risposto con la voce assonnata, e la cosa me l'ha fatto immaginare, all'altro capo del telefono, più vecchio di quello che è. E gli ho chiesto cosa si prova a dover essere severo, con la sensazione che i figli ti odino, ma con il peso di dover portare avanti questo ruolo per il loro bene.
Si è messo un po' a ridere e si è dimostrato comprensivo, come sempre, dandomi parole di conforto. Ma sempre senza mai recitare la parte di colui il quale si è sacrificato. Con molta naturalezza mi ripeteva che è normale e faceva qualche battuta su questa o quella difficoltà che gli abbiamo procurato durante la nostra adolescenza.
Ed anche in questa occasione si è dimostrato il padre che ho sempre avuto di fianco: mai protagonista, ma con un ruolo fondamentale per la mia crescita, anche a distanza di anni.
Ed io ho sempre più la sensazione di avere un termine di paragone alquanto scomodo.



nella foto: mio padre ad Olba in una delle sue attività preferite.
Photo by Dria.

3 commenti:

zesitian ha detto...

trovo la parola 'attività' assai calzante. in realtà la tazzina e il piattino fanno parte di una verifica in laboratorio per il reflusso rotatorio di un liquido in una minipozza canalizzata per il suo prossimo muretto a secco.
se non ci credi, chiedilo direttamente a lui. vedrai che ho ragione.

jumbolo ha detto...

post interessante, e perfino commovente. bello leggerlo e conoscere tutti quelli citati.

dria ha detto...

Come puoi immaginare da noi i ruoli sono invertiti, quindi io non ho i tuoi sensi di colpa se faccio piangere Matilde.
Però sono convinto che sia necessario, essere duri, quando serve: i bambini hanno bisogno di sicurezze prima di tutto, ed avere qualcuno che gli "delimita" il mondo è altrettanto (se non più) importante di qualcuno che li coccola.
Detto questo, è capitato anche a me di fare il paragone con mamma e papà, con l'unica differenza che come dicevo i ruoli sono invertiti, ed anche io mi sento decisamente meno abile a fare il genitore di quanto lo siano stati loro per noi.