06 febbraio 2009

aria fritta

Ieri sera aperitivo "obbligatorio" in un noto locale trendy di Milano: un'agenzia di PR con cui collaboro celebrava il quarto anniversario della sua nascita.
Presenza doverosa, quindi, e timidissimo tentativo di fare un po' di new business con - chissà? - potenziali nuovi clienti. Mi metto anche la camicia, per l'occasione.
Ma la sensazione, dopo 10 minuti dall'entrata, è sempre la stessa: cosa ci faccio io qui?
Questo tipo di eventi mi mettono un po' a disagio. A partire già dal buttafuori, che mi dice di spostare il motorino.
E dentro ovviamente la situazione non migliora: non conosco quasi nessuno, il locale non mi piace, sono tutti vestiti molto meglio di me (e qui non è che ci voglia tanto, eh!), tutte le donne in tiro e la musica (instancabilmente e banalissimamente anni '80: orrore!) è altissima. Aiuto.



Faccio amicizia con un barista giovane che inizia a "cotonarmi" con una serie di Vodka Sour, leggeri ma sequenziali, ai vari gusti. Il buffet non è granché, quindi l'alcool inizia a fare un certo effetto.
Intanto le festeggiate, ovvero le ragazze dell'agenzia di PR (nonché le uniche persone che conosco) mi presentano a varie persone, di cui dopo 2 minuti non ricordo già più il nome. Ovviamente mi presentano come "il loro art director preferito".
Decido di non pensare quante altre persone hanno già presentato con la stessa formula e sorrido educatamente e riesco anche a fare qualche battuta brillante (o è l'alcool che me lo fa credere?) e distribuisco anche ben due biglietti da visita.
Provato, attendo l'occasione giusta per fuggire. Appena il dj alza un po' la musica (ma si può alzare più di così?), chiaro segno che si inizia a ballare, ringrazio tutti, risaluto tutti educatamente ed esco.
Salgo sul motorino e, sotto il diluvio, torno a casa.
Che fatica. Mi costa molto di meno stare un giorno intero in ufficio a lavorare sodo.

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