Ben quattro dischi che stavo aspettando sono usciti a poca distanza l'uno dall'altro.
Innanzitutto due gruppi ormai considerati "storici": U2 e Depeche Mode. Inoltre due artisti leggermente più recenti: Ben Harper e i Green Day.
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Poi fortunatamente per me (parlo da fan) il disco a poco a poco è cresciuto con gli ascolti, anche se rimane la sensazione che sia stato realizzato con gli outtakes di "Achtung Baby".
Cerchiamo di essere obiettivi: non è un capolavoro. E non si può neanche dire che sia molto meglio degli ultimi due. A me sembra un passo avanti, sicuro. Però un gruppo di questa caratura soffre troppo il paragone con quanto fatto in precedenza.
In definitiva, possiamo dire che alcune canzoni belle riescono a portare il disco sopra la sufficienza, ma siamo lontani dagli standard che desidererei.
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Ormai è retorica dire che pezzi storici ("Enjoy the Silence" su tutti) suonino quanto mai attuali, però corrisponde al vero. Ed ero pronto anche a questo giro a farmi stupire da loro.
Invece no. O meglio: il disco non è brutto, ma suona vecchio. O meglio: suona come un loro disco vecchio. Potrebbe essere un loro lavoro di metà anni novanta. E, da chi è sempre stato avanti, questo scherzetto non te l'aspetti.
Insomma, quello che traspare da "sounds of the Univers" è che ormai i Depeche siano diventati dei mestieranti. Che si vedano ogni due/tre anni per sfornare un disco (con relativo tour) con la stessa verve che ho io al lunedì mattina quando prendo il motorino per andare a lavorare.
Un disco solo per fan.
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Il disco è piacevole, anche se alcune canzoni sembrano plagiate dal suo stesso repertorio. Quello che mi lascia perplesso è che il rocker californiano risulta sempre un po' legato. Un po' come quando cerchi di comportarti in modo naturale, ma sai che hai gli occhi di qualcuno puntati addosso. Avete presente?
Provaci ancora, Ben.
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Diviso in tre atti ("Heroes and cons", "Charlatans and Saints" e "Horseshoes and Handgrenades") racconta la storia di una giovane coppia dei nostri giorni (Christian e Gloria) e della loro difficoltà nel raffrontarsi con una società che ti lascia sempre più solo e indifeso.
Fa ridere come in pieno periodo Barack Obama (vissuto come un nuovo new deal) Billie Joe e soci continuino a urlare e sfogare la loro rabbia contro tutto e tutti. E c'è spazio pure per l'autocritica.
Insomma, il nuovo "21st Century Breakdown" è un bel disco: ben confezionato e ben suonato. E, cosa che non guasta mai, con dei contenuti intelligenti.
Bravi. E (se ci riuscite) continuate così.
3 commenti:
Fai un errore che faccio sempre anche io.
Colpa dei Pearl Jam :D
Relentless, non Restless!! :P
Grazie.
Correggo.
Su ben harper la penso come te.
La prima, splendida, fase della
sua carriera è chiusa dal
magnifico live from mars, da
diamonds comincia la parabola
discendente.
Non sono un fan storico ne un espertone,
ma io la vedo così.
Bel post ;-)
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