È un periodo a dir poco intenso.
Il sunto è: lavoro tanto e dormo poco. Ma le due cose non sono correlate tra loro.
Cioè: non è che dormo poco perché torno a casa a chissà che ora dall'ufficio.
Forse c'entrano i pensieri e la tensione dei mille lavori da gestire simultaneamente, quello sì, potrebbe essere.
Ma d'altronde le gioie del lavorare in proprio quali sono, se non - costretto in un angolo di 35 cm di larghezza del tuo letto dal sovraffollamento motturno - mettersi a pensare come fare il banner pubblicitario che devi presentare il giorno dopo?
Insomma, ogni tanto mi mancano le energie.
Più quelle mentali che quelle fisiche.
Il corpo, nonostante l'avanzante età, regge bene.
Saranno i caffè, chissà.
È la testa che che avrebbe bisogno di riposo.
L'agognato vuoto pneumatico della non-responsabilità.
Perché avere sulle spalle una famiglia (con moglie che lavora part-time) e un'azienda sulle spalle ti dà una responsabilità che alla lunga può logorare.
Intendiamoci, mes amis: non mi sto lamentando.
È solo che capisco perché certe persone bevono o fumano o vanno a troie o si fanno un'amante: si cercano un loro spazio personale. Una loro bolla di sapone in cui non vogliono far entrare tutti i casini e i pensieri della quotidianità.
C'è bisogno di spazio personale, di un'ora di "fuori tutti".
Per esempio, io non vedo l'ora che vadano a letto tutti, per starmente un quarto d'ora in pace da solo. A fare che? non lo so.
Certe sere leggo un libro, certe sere guardo la tv, oppure mi metto sul terrazzo e sto lì a pensare ai fatti miei.
È che - semplicemente - c'è bisogno di "un pensiero superficiale che renda la pelle splendida", come cantano gli Afterhours.
4 commenti:
oh, se ti capisco. tra i buoni quarti d'ora ben spesi ti consiglio lo spettacolo di Paolini ("Miserabili" quello che domenica è andato in onda su LA7"). come sempre, è il pensiero che fa nascere buoni pensieri.
poi, una mattina di queste, c'è sempre il farsi offrire la colazione al baretto vicino al Libraccio.
è proprio così.
non lavoro in proprio ma l'attività
che svolgo mi tiene fuori dalle 8 alle 8.
la sera sono combattuto tra stanchezza,
voglia di passare tempo di qualità con
la famiglia,
sonno, e il desiderio di stare un
pò solo a coltivare le mie cose.
alla fine di tutto m'imbusto a letto e guarda
un pò, non riesco a dormire...
penso sempre più spesso
alla valvola di sfogo
di papà fisher
di six feet under, che in mezzo a
mille preoccupazioni di un'attività
familiare che dava un sacco di problemi, si
rifugiava saltuariamente in una stanzetta lurida,
nel retro di un baraccio, ad ascoltare
vecchi long-playing e farsi le canne...
sostituisci i long-playing con l'iPod e il quadro è completo.
solo che a me tocca stare sul balcone al freddo, mannaggia. :D
anche a me a volte manca il vuoto pneumatico di quel tempo in cui alle dieci e mezza di venerdì sera non sapevo ancora dove avrei passato la serata.
poi però mi ricordo che quando ce l'avevo mi lamentavo.
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