16 maggio 2010

cultura forzata

Sono tornato a Milano e ho ripreso quasi del tutto la mia vita normale. La settimana cellese è stata all'inizio uno spasso (non dover fare da mangiare, non doversi occupare delle figlie, poter leggere quanto vuoi, ecc.) ma, alla lunga, una bella rottura di coglioni. Adesso sono due giorni che zoppico un po', ma comunque cammino. Ieri (sabato) siamo pure andati al Parco Palestro con le bimbe a passare il pomeriggio. Fino a due giorni prima era impensabile, per via del male ai piedi. Ma torniamo alla parte bella: ho mangiato un sacco (focaccia ogni giorno per colazione, acciughe fritte, seppie in umido) e ho letto altrettanto. A parte la rassegna stampa mattutina (mia madre mi portava Repubblica, il Fatto Quotidiano e ogni tanto anche Il Secolo XIX) mi sono portato dietro 3 libri. Che ho finito. Per l'esattezza l'ultimo l'ho finito stamattina ed è anche quello che mi è piaciuto di più. Si tratta di "Brick Lane" di Monica Ali (inizialmente uscito in Italia con il titolo di "Sette mari, tredici Fiumi"; ora lo trovate in libreria come "Brick Lane") un libro del 2003 che mi consigliò Alessandro tempo fa. È rimasto nella pigna dei libri da leggere per un annetto almeno; e da lì l'ho preso, prima di partire per Celle.



A mio modo di vedere è un libro veramente bello. Ma bello bello. Di quelli che consiglierò o regalerò per un bel po' di anni. Parla di Nazneen, una ragazza del Bangladesh, costretta a partire per Londra, perché promessa sposa a Chanu, un brav'uomo di vent'anni più grande di lei. Una storia mai banale e che esula dai facili stereotipi sulla condizione degli immigrati. Non saprei cos'altro dirvi se non: compratelo. Oppure aspettate il vostro prossimo compleanno.

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