Terminata la seconda stagione di True Detective, il commento più diffuso è: era molto meglio la prima.
Commento che ha i suoi fondamenti, per carità.
Ma a me non mi ci pigliate i mezzo a 'sti giochini, no no. Mi sono avvicinato a questa new season mentalmente immacolato.
Anche perché - diciamo la verità - a parte il titolo e l'autore, non aveva niente a che vedere con la precedente: cast, luoghi e timeline completamente differenti.
Personalmente, me lo sono goduto: un telefilm ben girato e ben congegnato che ha la sua pecca in un plot narrativo troppo articolato con tantissimi ruoli in gioco, per cui era veramente difficile tenerne le fila.
Però nel complesso a me è piaciuto.
Mi è piaciuta Rachel McAdams in una parte per lei completamente nuova, così come Vince Vaughn in un ruolo drammatico. Un Colin Farrell invece calato in una parte che gli calzava a pennello. E un Taylor Kitsch un po' ingessato, ma gli veniva richiesto dal ruolo.
In generale quattro protagonisti con 4 storie tormentate alle loro spalle. Ed ho sempre avuto un debole per questo tipo di storie: gente che non ha più nulla da perdere, che compie gesti estremi, perché perennemente in bilico.
Insomma, ad avercene di serie tv così, farei i salti di gioia.
The war was lost
The treaty signed
I was not caught
I crossed the line
2 commenti:
Sono abbastanza d'accordo.
La struttura narrativa è contorta, ma se ti sei allenato coi
libri di Ellroy (impressionante la similitudine dello script
con lo stile dello scrittore), è tutto più facile.
la prima ha sbalordito, con questa hanno cercato una cosa più complessa, sfumata, articolata. là c'erano un matto e un sano, qui tutte zone grigie con altrettante sottotrame. sono diverse. con tantissime concezioni al 'poetico' al posto del 'fuori di testa'. (e comunque quanto è bravo Vince Vaughn).
Posta un commento