Nel panorama musicala internazionale, probabilmente il gruppo che incontra maggiormente i miei gusti musicali sono i Foo Fighters. Ho già speso parole di elogio per Dave Grohl e il suo gruppo e con l'uscita del nuovo disco, probabilmente non farei altro che confermare tutto ciò che ho scritto in passato.
In effetti Concrete and Gold, così come il precedente Sonic Highways mi piace tantissimo. E così come per il precedente, l'aspettativa è talmente alta, che il primo ascolto mi fa dire "tutto qui?".
Poi, ascolto dopo ascolto, la goduria cresce, i brani iniziano a separarsi l'uno dall'altro, trovando una propria identità e le mie orecchie accarezzano linee di basso, seconde voci e altre peculiarità che mi fanno entrare sempre più in profondità nelle melodie del gruppo americano.
La costante crescita musicale dei Foos, secondo me, si vede soprattutto in questo: la complessità delle loro canzoni. Nati dalle ceneri di quello che veniva chiamato grunge, genere che preferiva la genuinità e la grettezza dei suoni alla patinatura di alcuni gruppi musicali, con il passare del tempo le melodie si sono stratificate, i suoni diventati più complessi, ma tutto questo è successo senza perdere la potenza del rock energico.
Ascoltando questa loro ultima fatica, mi sovviene un'intervista fatta per il ventennale dell'uscita di Superunknown dei Soundgarden, in cui Dave Grohl racconta quegli anni e come tutti quelli che ruotavano intorno alla scena musicale di Seattle stessero cercando il giusto equilibrio tra le melodie dei Beatles e la "cattiveria" dei Black Sabbath. E sempre Grohl dice che, quando ascoltò per la prima volta "Black Hole Sun", lui disse "ecco, loro ci sono riusciti".
Beh, ascoltando canzoni come "The Sky is a Neighborhood", mi sembra che il buon Dave stia ancora perseguendo quell'equilibrio. E per me ci sta riuscendo alla grande.
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