16 febbraio 2019

Feral Roots

Il nuovo disco dei Rival Sons è una bomba. Già.
Non so se sia il passaggio alla nuova etichetta, oppure il completamento di un percorso di maturazione artistica o non so cos'altro, fatto sta che Feral Roots è una bomba.
Mi piacerebbe argomentare meglio, spiegarvi nei dettagli il perché, ma non sono un critico musicale, sono solo un appassionato di musica (rock, soprattutto) e posso dire che sin dal primo ascolto la nuova fatica del quartetto di Long Beach mi è apparsa come la punta più alta della loro carriera.

Lo ascolto oramai da due settimane, almeno una volta al giorno e non ci ho trovato una canzone brutta. O meglio: non riesco a trovarne una preferita, perché cambio di giorno in giorno.
"Do you worst", il singolo che ha anticipato l'album, l'avevo archiviata nella mia testa un po' troppo facilmente, perché mi sembrava molto o addirittura troppo simile a quanto fatto dalla band fino a questo momento.

Ma con l'album, ecco arrivare delle cannonate come "Sugar on the Bone", "Back in the Woods" o "Too Bad" e ti scappa un "porca troia" dalla grinta e dall'intensità di ciascun pezzo.
E vi dirò di più: le cosiddette ballad, che skippo con estrema facilità nei dischi rock, mi piacciono da impazzire.
Per me disco imperdibile.



3 commenti:

monty ha detto...

Quotissimo!

jumbolo ha detto...

mi posso fidare? siete sicuri? non è che a voi vi piace pure quello dei Greta van Suevele?

Filo ha detto...

vajece!
Quello dei Greta non l'ho ancora ascoltato, perché il secondo singolo dell'album ("You're the one" mi sembra si chiami) mi fa abbastanza cagare e mi ha fatto passare la voglia di scaricarmi l'album.