27 agosto 2020

cambiare l'acqua ai fiori

Cambiare l'acqua ai fiori, di Valérie Perrin, è stato un po' il caso letterario di questa primavera estate 2020. Infatti l'ho comprato per curiosità, attirato dagli elogi che ne decantavano la bellezza.

Devo ammetterlo: il libro non è niente male, lo si legge in fretta (nonostante le quasi 500 pagine) e la storia è interessante. Ma io non vedevo l'ora che finisse.

Sì, perché queste operazioni commerciali dopo un po' stufano. Capisci che è una storia scritta a tavolino per farti rimanere incollato alle pagine. Non c'è un vero trasporto di emozioni.

E per me quello dovrebbe fare l'artista: trasmetterti le sue emozioni. Non cercare di vendere il più possibile con un libro paraculo. Mi sono spiegato?



19 agosto 2020

umami

Ci sono libri che si scrivono con la testa e altri col cuore. Nella mia mente di solito questa divisione corrisponde a: maschile/raziocinio/testa vs femminile/emozioni/cuore. Ma recentemente mi è capitato un libro che sembra scritto con la pancia.

Umami, della scrittrice messicana Laia Jufresa, è un libro che sfugge a qualsiasi logica, infatti non ha un inizio e non ha una fine, così come non ha una sequenza temporale costante. Un libro corale dove conosciamo la vita di alcune persone che, per casualità, vivono nello stesso comprensorio, con il giardino in comune.

Storie diverse, lutti, speranze, misteri, domande: c'è un po' di tutto in questo libro, così come non c'è niente. Non c'è un episodio scatenante, o un evento da cui si parte per seguire un filo logico. Ci sono delle persone di cui approfondiamo - pagina dopo pagina - le singole vite.

È un libro bello? È un libro brutto? Lo consiglieresti? Non so veramente rispondere. È sicuramente particolare e in alcuni tratti commovente, quello sì.



17 agosto 2020

Montecampione 2020

Estate strana, questa del 2020. Soprattutto a causa del Covid, che ha cambiato alcune abitudini degli italiani. Molti sono rimasti in terra nostrana, un po' perché all'estero la nostra presenza non era gradita, in quanto focolaio dell'epidemia, un po' perché la paura ti fa stare vicino a casa.

Dal canto nostro, noi abbiamo rinunciato alla tradizionale vacanza in Sardegna, perché fino a inizio giugno non si capiva bene se si poteva approdare in terra sarda e con che modalità. Così abbiamo investito i soldi di quella vacanza in un'altra e finalmente, dopo anni e anni di tira e molla con Dalia, abbiamo fatto la nostra prima vacanza estiva in montagna.

"E come hai fatto a convincerla?" chiederete voi. In realtà tutto nasce dai problemi di socialità (non gravi, per carità) di nostra figlia Anita. Abbiamo pensato che inserirla in un gruppo di ragazzi già esistente, grazie alla presenza dirompente di Valentina, sua amica nonché figlia del mio storico amico Gabriele, sarebbe stato un tentativo che valeva la pena percorrere per sbloccarla. E così fortunatamente è stato. 

Insomma sono state due settimane abbastanza serene (nonostante nella prima delle due io abbia dovuto lavorare) come speravo, in memoria delle vacanze in Trentino che facevo con la mia famiglia quando eravamo piccolini. Gite all'aria aperta, tante attività sportive e buona compagnia. E anche parecchio mangiare e bere, ovviamente. 

Le mie figlie mi hanno chiesto almeno una decina di volte se l'anno prossimo ci possiamo tornare. Rimane da convincere la moglie.