Ho sempre blaterato contro la festa di Halloween tutta la mia rabbia contro la sudditanza che abbiamo nei confronti degli USA.
Come già detto, odio la colonizzazione che hanno perpetrato gli Stati Uniti ai nostri effetti e non sopporto, appunto, che una festa come Halloween, che in Italia non ha senso di esistere, sia diventata un'usanza anche da noi (che poi, se vai a vedere, anche una frase come "trick or treat" paragonata al nostro scialbo "dolcetto o scherzetto" ha tutta un'altra valenza).
Ma. Come dicevo 5 giorni fa, quando hai dei figli, il tuo punto di vista cambia.
E alla fine questa festa è come una specie di carnevale; un'occasione per mascherarsi e - mica male! - avere un sacco di caramelle gratis!
Così, stamattina all'Esselunga abbiamo fatto incetta di caramelle.
Poi, grazie alla grande inventiva e capacità di improvvisazione di Dalia, abbiamo fatto un vestito per Anita.
Cosicché quando alle 20,30 sono arrivati i bambini del palazzo a suonare al citofono, ci siamo fatti trovare con Anita vestita da strega e con delle tazze piene di caramelle, che abbiamo rovesciato nelle borse che i bambini tenevano ben sporgenti verso di noi.
E sono molto contento di aver fatto tutto ciò.
Il mio astio verso gli States per un giorno può soprassedere.
in foto: Anita vestita da strega. Grazie a Dalia e, come dicevo, alla sua capacità di arrangiarsi.
31 ottobre 2009
26 ottobre 2009
dei bimbi e della mia incapacità decisionale
Sono i bambini che ti fregano. Tu passi una prima parte della tua vita a costruirti un'esistenza secondo alcuni canoni e aspirazioni; poi arrivano i bimbi e ti fregano.
Buttano all'aria tutto.
Hai sempre pensato che non andresti mai a vivere fuori Milano; che la vita da pendolare è assurda e non si può perdere un'ora a entrare e un'ora a uscire da Milano tutti i giorni. Eppure ci pensi.
Hai sempre creduto che non si torna indietro, una volta scappato da Celle. Che la vità lì è assurda; vivibile solo per quelli che si accontentano di passare il pomeriggio al Bar le Palme. Eppure ci pensi.
Ti rendi conto che sei una chioccia. Che basta che tua figlia abbia il raffreddore e inizi ad inveire contro le polveri sottili, contro una città che non lascia spazio ai piccoli. La città in cui ti sei sempre trovato bene; di cui hai sempre decantato le lodi, in barba a tutti quelli che ne parlavano male.
Cos'è cambiato? È ovvio che sei cambiato tu. È cambiato il tuo modo di vedere il mondo.
Il tuo punto di vista è sceso sotto il metro di altezza.
E non tolleri nessuna aggressione di nessun tipo alle tue creature. Sei proprio diventato una chioccia. Vorresti fare da scudo tra loro e qualsiasi elemento negativo le possa intaccare.
Intanto i tuoi amici si trasferiscono fuori città o addirittura in un altro stato. Tu stai lì a guardare; pensando a cosa fare. Agire d'impulso e subito? o ponderare bene le scelte, ma con l'aggravante del tempo che passa?
Perché non sei mai stato uno deciso, no. Non sai prendere delle scelte definitive. Non sai dire con certezza: questa cosa è meglio di tutto (magari cambiando idea due mesi dopo). Non sei un venditore.
Certe volte mi sembra di vivere in bilico.
Certi giorni mi sembra che basti poco per farmi crollare.
Forse dovrei solo dormire un po' di più.
in foto: quello che mi fa andare avanti.
Buttano all'aria tutto.
Hai sempre pensato che non andresti mai a vivere fuori Milano; che la vita da pendolare è assurda e non si può perdere un'ora a entrare e un'ora a uscire da Milano tutti i giorni. Eppure ci pensi.
Hai sempre creduto che non si torna indietro, una volta scappato da Celle. Che la vità lì è assurda; vivibile solo per quelli che si accontentano di passare il pomeriggio al Bar le Palme. Eppure ci pensi.
Ti rendi conto che sei una chioccia. Che basta che tua figlia abbia il raffreddore e inizi ad inveire contro le polveri sottili, contro una città che non lascia spazio ai piccoli. La città in cui ti sei sempre trovato bene; di cui hai sempre decantato le lodi, in barba a tutti quelli che ne parlavano male.
Cos'è cambiato? È ovvio che sei cambiato tu. È cambiato il tuo modo di vedere il mondo.
Il tuo punto di vista è sceso sotto il metro di altezza.
E non tolleri nessuna aggressione di nessun tipo alle tue creature. Sei proprio diventato una chioccia. Vorresti fare da scudo tra loro e qualsiasi elemento negativo le possa intaccare.
Intanto i tuoi amici si trasferiscono fuori città o addirittura in un altro stato. Tu stai lì a guardare; pensando a cosa fare. Agire d'impulso e subito? o ponderare bene le scelte, ma con l'aggravante del tempo che passa?
Perché non sei mai stato uno deciso, no. Non sai prendere delle scelte definitive. Non sai dire con certezza: questa cosa è meglio di tutto (magari cambiando idea due mesi dopo). Non sei un venditore.
Certe volte mi sembra di vivere in bilico.
Certi giorni mi sembra che basti poco per farmi crollare.
Forse dovrei solo dormire un po' di più.
in foto: quello che mi fa andare avanti.
23 ottobre 2009
oh tu, pedone stronzo
Oh tu pedone stronzo che mi insulti perché non ti faccio attraversare sulle strisce in via Eustachi, prima di mandarmi a quel paese vorrei che tu considerassi alcune cose:
1 - non mi trattare come un pirata della strada, perché non lo sono e ultimamente tendo ad andare molto piano.
2 - quando piove, come ad esempio ieri sera, oltre ad andare ancora più piano, c'è un problema: l'asfalto è particolarmente scivoloso e un motorino come il mio, se tento di inchiodare, "va' via di culo" (termine tecnico) e mi ritrovo per terra in un nanosecondo. Quindi, a meno che non sia strettamente necessario, cerco di evitare le inchiodate.
3 - devi sapere che via Eustachi è una via alquanto buia e di sera non si vede una ceppa. Ergo, se tu spunti da dietro una macchina, non posso vederti subito. Anche perché
4 - quando piove il parabrezza del mio motorino si riempie di goccioline, creando quel simpatico "effetto vetro smerigliato" che mi fa vedere ancora meno di una ceppa.
5 - in motorino, con l'effetto vetro smerigliato, quando piove, e per di più con le macchine che ti vengono incontro a fari sparati nella corsia opposta, riuscire a non vedere una ceppa diventa quasi un'utopia: si vede mooooolto meno.
Quindi se mentre attraversi la strada ti sembra di subire un torto e mi mandi affanculo, beh, affanculo vacci tu e chi non te lo dice.
cordialmente,
Filippo.
1 - non mi trattare come un pirata della strada, perché non lo sono e ultimamente tendo ad andare molto piano.
2 - quando piove, come ad esempio ieri sera, oltre ad andare ancora più piano, c'è un problema: l'asfalto è particolarmente scivoloso e un motorino come il mio, se tento di inchiodare, "va' via di culo" (termine tecnico) e mi ritrovo per terra in un nanosecondo. Quindi, a meno che non sia strettamente necessario, cerco di evitare le inchiodate.
3 - devi sapere che via Eustachi è una via alquanto buia e di sera non si vede una ceppa. Ergo, se tu spunti da dietro una macchina, non posso vederti subito. Anche perché
4 - quando piove il parabrezza del mio motorino si riempie di goccioline, creando quel simpatico "effetto vetro smerigliato" che mi fa vedere ancora meno di una ceppa.
5 - in motorino, con l'effetto vetro smerigliato, quando piove, e per di più con le macchine che ti vengono incontro a fari sparati nella corsia opposta, riuscire a non vedere una ceppa diventa quasi un'utopia: si vede mooooolto meno.
Quindi se mentre attraversi la strada ti sembra di subire un torto e mi mandi affanculo, beh, affanculo vacci tu e chi non te lo dice.
cordialmente,
Filippo.
20 ottobre 2009
snobismo
Oggi a pranzo mi sono trovato a parlare di cinema con un ragazzo, nostro "ospite" in ufficio. Essendo lui un producer, posso dire che è uno che lavora proprio nel ramo cinema.
Ed io, quando mi trovo di fronte a qualcuno che ne sa più di me in un determinato campo (specie se l'argomento mi interessa), mi diverto a chiedere, curiosare e farmi consigliare.
Non è che io sia un neofita nel campo cinema, però riconosco di essere a conoscenza di una piccolissima parte della produzione mondiale e che molti capolavori possono negli anni essermi sfuggiti.
E così chiedo consigli per il mio amato download.
Qui comincia il dramma. O più esattamente quando comunico un piccolo elenco dei miei film preferiti cominciando con "The Snatch". Intravedo un sorriso beffardo nel mio interlocutore e sento un sospiro di sufficienza.
Mi viene spiegato, a me umile profano, che di "The Snatch" non è bello il montaggio. E che i montaggi di quel genere sono praticati per rendere pù dinamici i film o per sopperire alle carenze della sceneggiatura.
Devo fare un enorme sospirone per non farmi uscire dalla bocca un
V A F F A N C U L O di proporzioni bibliche. Anzi, sorrido perché voglio vedere fino a che punto vuole arrivare 'sto Ghezzi dei miei coglioni.
La caratteristica principale di coloro che si spacciano per intenditori di cinema è questa, fateci caso: un film non può essere di un italiano o inglese o francese, specie se contemporaneo. Mai.
Un film è bello se il regista è armeno o algerino naturalizzato cipriota; e possibilmente deve anche avere un handicap fisico oppure essere orfano oppure deve aver vissuto in un campo di prigionia.
Allora sì che avrà tutto il diritto (secondo loro) di fracassarmi le palle con un docu-film di 4 ore sulla vita dei rifugiati siriani.
Se invece è italiano o francese deve avere più di 80 anni. Quindi via libera a Chabrol, Truffaut o Elio Petri. Che, intendiamoci, è gente che mi piace pure. Ma l'atteggiamento con cui queste perle di saggezza vengono elargite è puro snobismo.
E passando alla musica il discorso non cambia.
Un ragazzo, patito di musica, è venuto a lavorare nel nostro studio. Subito gli ho detto: dai, passami qualcosa di nuovo, che ormai sono fisso sui soliti dischi.
Il primo disco che mi ha passato è una roba post-jazz di una noia mortale, con tutti i virtuosismi e quant'altro.
Ma dico io: che bisogno hai di dimostrarmi che sei un super intelligente alternativo? Ma dammi un disco normale, no? Cazzo, una roba che non mi si contorcano i padiglioni auricolari al primo ascolto. O che non senta il bisogno di suicidarmi alle prime note.
Invece no: ma te che musica ascolti? i Radiohead.
Aaaaaaaaaaahhhh, i Radiohead.
Porca troia, a me i Radiohead qualche anno fa piacevano anche.
Me li stanno facendo odiare.
"Avy, stiamo parlando di Frankie ho-un-problema-col-gioco quattro cazzo di dita!"
Lasciate perdere gli snob e guardatevi "The Snatch", se non già l'avete fatto: vi divertirete un casino. E non farete caso al montaggio, ve lo assicuro.
Ed io, quando mi trovo di fronte a qualcuno che ne sa più di me in un determinato campo (specie se l'argomento mi interessa), mi diverto a chiedere, curiosare e farmi consigliare.
Non è che io sia un neofita nel campo cinema, però riconosco di essere a conoscenza di una piccolissima parte della produzione mondiale e che molti capolavori possono negli anni essermi sfuggiti.
E così chiedo consigli per il mio amato download.
Qui comincia il dramma. O più esattamente quando comunico un piccolo elenco dei miei film preferiti cominciando con "The Snatch". Intravedo un sorriso beffardo nel mio interlocutore e sento un sospiro di sufficienza.
Mi viene spiegato, a me umile profano, che di "The Snatch" non è bello il montaggio. E che i montaggi di quel genere sono praticati per rendere pù dinamici i film o per sopperire alle carenze della sceneggiatura.
Devo fare un enorme sospirone per non farmi uscire dalla bocca un
V A F F A N C U L O di proporzioni bibliche. Anzi, sorrido perché voglio vedere fino a che punto vuole arrivare 'sto Ghezzi dei miei coglioni.
La caratteristica principale di coloro che si spacciano per intenditori di cinema è questa, fateci caso: un film non può essere di un italiano o inglese o francese, specie se contemporaneo. Mai.
Un film è bello se il regista è armeno o algerino naturalizzato cipriota; e possibilmente deve anche avere un handicap fisico oppure essere orfano oppure deve aver vissuto in un campo di prigionia.
Allora sì che avrà tutto il diritto (secondo loro) di fracassarmi le palle con un docu-film di 4 ore sulla vita dei rifugiati siriani.
Se invece è italiano o francese deve avere più di 80 anni. Quindi via libera a Chabrol, Truffaut o Elio Petri. Che, intendiamoci, è gente che mi piace pure. Ma l'atteggiamento con cui queste perle di saggezza vengono elargite è puro snobismo.
E passando alla musica il discorso non cambia.
Un ragazzo, patito di musica, è venuto a lavorare nel nostro studio. Subito gli ho detto: dai, passami qualcosa di nuovo, che ormai sono fisso sui soliti dischi.
Il primo disco che mi ha passato è una roba post-jazz di una noia mortale, con tutti i virtuosismi e quant'altro.
Ma dico io: che bisogno hai di dimostrarmi che sei un super intelligente alternativo? Ma dammi un disco normale, no? Cazzo, una roba che non mi si contorcano i padiglioni auricolari al primo ascolto. O che non senta il bisogno di suicidarmi alle prime note.
Invece no: ma te che musica ascolti? i Radiohead.
Aaaaaaaaaaahhhh, i Radiohead.
Porca troia, a me i Radiohead qualche anno fa piacevano anche.
Me li stanno facendo odiare.
"Avy, stiamo parlando di Frankie ho-un-problema-col-gioco quattro cazzo di dita!"
Lasciate perdere gli snob e guardatevi "The Snatch", se non già l'avete fatto: vi divertirete un casino. E non farete caso al montaggio, ve lo assicuro.
16 ottobre 2009
11 ottobre 2009
09 ottobre 2009
only by the night
Solitamente la mia giornata scorre, tra alti e bassi, in maniera abbastanza regolare.
Le incombenze della mattina (preparare la colazione, lavare le bimbe, ecc); il lavoro (tra alti e bassi, appunto); e poi le incombenze serali (fare la spesa, cucinare, rassettare, mettere a letto le bimbe, ecc): tutto si svolge in fretta ma abbastanza serenamente.
E sono contento così.
Ma c'è un momento che mi terrorizza: è il momento di andare a dormire.
Voi direte: ma se hai tante cose da fare, sarai stanco e dovresti essere contento di andare a dormire.
E invece ne sono terrorizzato; tanto che certi giorni rimando il più possibile il momento. E il motivo è uno solo: ogni volta che mi addormento non so quando, non so come, non so da chi o cosa, ma so che il mio sonno sarò interrotto quanto prima.
Giuro che vorrei non aver bisogno di dormire, perché per me non c'è niente di peggio che addormentarsi e venire svegliato quando sei nel bel mezzo del sonno più profondo.
Per puro spirito autolesionistico, vado ad elencare le varianti in gioco:
1 - Anita. Cominciamo dalle bimbe, ovviamente. Ultimamente Anita dorme bene, ma ci sono i periodi in cui è intasata (-> non riesce a respirare bene -> alzarsi e andare quantomeno a consolarla e cercare di farle trovare una posizione in cui respiri) o giorni in cui fa gli incubi (-> alzarsi e andare a vedere se si è svegliata e se ha bisogno di conforto)
2 - Elena. Elena di notte ancora mangia. Quando va di lusso si sveglia una sola volta (tipo verso le 4) e ovviamente fa notare che ha fame nell'unica maniera che conosce: piangendo.
3 - zanzare. Ebbene sì: a Milano ci sono ancora le zanzare. E devo dedurre che abitino tutte a casa nostra, visto che ne faccio fuori un paio al giorno.
4 - altri animali. Il terrore nell'alzarsi di notte e andare a bere un bicchiere d'acqua è che - raramente per carità - in cucina ogni tanto si trovano degli scarafaggi. Uno per volta, eh! Però non è che se ho appena dato la caccia a uno scarafaggio (e a maggior ragione se ha avuto la meglio lui, rintanandosi da qualche parte) io riesca ad addormentarmi tranquillo subito dopo.
5 - ancora animali. La mia gatta russa. Voi lo sapevate che i gatti russano? Adesso lo sapete.
6 - dulcis in fundo, colei che non mi abbandona mai: la mia insonnia. Da quando sono padre, oramai la sera crollo a dormire senza problemi. Ma lei è brava e mi aspetta: aspetta che io mi svegli per qualche motivo tra quelli sopra elencati e mi lascia in questo stato comatoso per cui non riesco e non ho voglia di fare nulla che non sia dormire, ma non riesco a chiudere occhio.
E se pensate che tutto sommato si può riuscire a convivere con queste difficoltà, immaginate le combinazioni tar i vari punti.
Un esempio: si sveglia Anita intasata; fa così tanto casino che si sveglia anche Elena; alzati, culla una o l'altra, crca di rimetterle a dormire quanto prima, ma non troppo presto che sennò si svegliano; dopo un'oretta la situazione è tornata normale, mi alzo per andare in bagno e poi a bere e trovo uno scarrafone; caccia grossa finché non lo ammazzo; torno a letto e non riesco ad addormentarmi; dopo mezz'ora di scansione dettagliata del soffitto si risveglia Elena; la prendo, la cullo, si riaddormenta e la rimetto a dormire; ancora non dormo; la gatta russa e mi implora di sfogare su di lei la mia frustrazione; finalmente mi addormento: ormai sono le 6,00.
In pratica è il riassunto della notte appena trascorsa.
E ringraziate il cielo che non ho trovato zanzare, sennò arrotolavo la gatta tipo giornale e la usavo come arma impropria.
Le incombenze della mattina (preparare la colazione, lavare le bimbe, ecc); il lavoro (tra alti e bassi, appunto); e poi le incombenze serali (fare la spesa, cucinare, rassettare, mettere a letto le bimbe, ecc): tutto si svolge in fretta ma abbastanza serenamente.
E sono contento così.
Ma c'è un momento che mi terrorizza: è il momento di andare a dormire.
Voi direte: ma se hai tante cose da fare, sarai stanco e dovresti essere contento di andare a dormire.
E invece ne sono terrorizzato; tanto che certi giorni rimando il più possibile il momento. E il motivo è uno solo: ogni volta che mi addormento non so quando, non so come, non so da chi o cosa, ma so che il mio sonno sarò interrotto quanto prima.
Giuro che vorrei non aver bisogno di dormire, perché per me non c'è niente di peggio che addormentarsi e venire svegliato quando sei nel bel mezzo del sonno più profondo.
Per puro spirito autolesionistico, vado ad elencare le varianti in gioco:
1 - Anita. Cominciamo dalle bimbe, ovviamente. Ultimamente Anita dorme bene, ma ci sono i periodi in cui è intasata (-> non riesce a respirare bene -> alzarsi e andare quantomeno a consolarla e cercare di farle trovare una posizione in cui respiri) o giorni in cui fa gli incubi (-> alzarsi e andare a vedere se si è svegliata e se ha bisogno di conforto)
2 - Elena. Elena di notte ancora mangia. Quando va di lusso si sveglia una sola volta (tipo verso le 4) e ovviamente fa notare che ha fame nell'unica maniera che conosce: piangendo.
3 - zanzare. Ebbene sì: a Milano ci sono ancora le zanzare. E devo dedurre che abitino tutte a casa nostra, visto che ne faccio fuori un paio al giorno.
4 - altri animali. Il terrore nell'alzarsi di notte e andare a bere un bicchiere d'acqua è che - raramente per carità - in cucina ogni tanto si trovano degli scarafaggi. Uno per volta, eh! Però non è che se ho appena dato la caccia a uno scarafaggio (e a maggior ragione se ha avuto la meglio lui, rintanandosi da qualche parte) io riesca ad addormentarmi tranquillo subito dopo.
5 - ancora animali. La mia gatta russa. Voi lo sapevate che i gatti russano? Adesso lo sapete.
6 - dulcis in fundo, colei che non mi abbandona mai: la mia insonnia. Da quando sono padre, oramai la sera crollo a dormire senza problemi. Ma lei è brava e mi aspetta: aspetta che io mi svegli per qualche motivo tra quelli sopra elencati e mi lascia in questo stato comatoso per cui non riesco e non ho voglia di fare nulla che non sia dormire, ma non riesco a chiudere occhio.
E se pensate che tutto sommato si può riuscire a convivere con queste difficoltà, immaginate le combinazioni tar i vari punti.
Un esempio: si sveglia Anita intasata; fa così tanto casino che si sveglia anche Elena; alzati, culla una o l'altra, crca di rimetterle a dormire quanto prima, ma non troppo presto che sennò si svegliano; dopo un'oretta la situazione è tornata normale, mi alzo per andare in bagno e poi a bere e trovo uno scarrafone; caccia grossa finché non lo ammazzo; torno a letto e non riesco ad addormentarmi; dopo mezz'ora di scansione dettagliata del soffitto si risveglia Elena; la prendo, la cullo, si riaddormenta e la rimetto a dormire; ancora non dormo; la gatta russa e mi implora di sfogare su di lei la mia frustrazione; finalmente mi addormento: ormai sono le 6,00.
In pratica è il riassunto della notte appena trascorsa.
E ringraziate il cielo che non ho trovato zanzare, sennò arrotolavo la gatta tipo giornale e la usavo come arma impropria.
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