In diversi mi avevano consigliato la lettura di "Nel fango del dio pallone", non ultimo l'amico Monty. Avevo sempre rimandato, non so perché.
Due gli elementi scatenanti che mi hanno convinto: uno è la morte dell'autore, per malattie probabilmente derivate dallo spropositato uso di doping; secondo è perché in questi giorni sta scoppiando l'ennesimo scandalo delle partite truccate (o del Totonero, come si chiamava una volta). E così ieri sera mi sono deciso e in una botta l'ho cominciato e finito.
Sì, perché quello che forse non sapete è che questo libro non è un libro-inchiesta. È un'autobiografia scritta in maniera così basilare e così trasparente che è come sentire un amico che parla. E quando un amico parla, specialmente se ti racconta cose sconvolgenti, lo stai a sentire finché non finisce, è chiaro.
A questo unite anche una sorta di amarcord, dato dal fatto che molti dei giocatori di cui si parla, me li ricordo nei miei album di figurine degli anni 70.
Vabbè, facendola breve: il libro va letto sicuramente.
Sia dal punto di vista umano, perché parla di un uomo che aveva tutto e poi non aveva più niente. Ma anche dal punto di vista sportivo, perché ci si rende conto che se il mondo del calcio era così trent'anni fa, figuriamoci adesso.
C'è solo il grosso rischio di disamorarsi di questo sport.
Dal canto mio, non so se riuscirò più a vedere una "papera" di un portiere senza pensare che l'abbia fatto apposta.
30 maggio 2012
25 maggio 2012
quasi una vita
Vent'anni. Praticamente una vita.
Era il 25 maggio 1992 e fu la prima volta che io e Dalia (allora una delle mie migliori amiche) facemmo il passo. Passare da un'amicizia a una relazione non è cosa semplice.
Ma ricordo benissimo come oramai nella mia testa avevo maturato l'idea che potesse essere lei la donna giusta per me. Certo, potevo benissimo sbagliarmi. Ventidue anni non è sicuramente l'età delle scelte sicure al 100%.
Però, dopo lunga mia insistenza (e quando mai s'è vista una donna che insiste per stare con me? impossibile, n'est pas?) la ragazza cedette e da lì cominciò tutto.
Ma quello che fa impressione adesso sono i vent'anni. Ven'anni.
Quasi una vita fa. Dopo vent'anni insieme non sei più una coppia. Sei un essere unico.
"Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo
diventerà diverso."
Erri De Luca
Era il 25 maggio 1992 e fu la prima volta che io e Dalia (allora una delle mie migliori amiche) facemmo il passo. Passare da un'amicizia a una relazione non è cosa semplice.
Ma ricordo benissimo come oramai nella mia testa avevo maturato l'idea che potesse essere lei la donna giusta per me. Certo, potevo benissimo sbagliarmi. Ventidue anni non è sicuramente l'età delle scelte sicure al 100%.
Però, dopo lunga mia insistenza (e quando mai s'è vista una donna che insiste per stare con me? impossibile, n'est pas?) la ragazza cedette e da lì cominciò tutto.
Ma quello che fa impressione adesso sono i vent'anni. Ven'anni.
Quasi una vita fa. Dopo vent'anni insieme non sei più una coppia. Sei un essere unico.
"Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l'uguale di nessuno
e l'unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l'universo
diventerà diverso."
Erri De Luca
14 maggio 2012
festa
Domenica mattina, c'è la comunione di Carolina (cuginetta di Anita e Elena). Siamo a messa.
Abbiamo detto alle gnome che, dopo la messa, ci sarà una festa per festeggiare Carolina.
A un certo punto parte l'Alleluia cantato: "la nostra festa non deve finire, non deve finire e non finirà"
Elena guarda Dalia e le dice: "per forza che la festa non finisce, non abbiamo ancora mangiato la torta!"
Abbiamo detto alle gnome che, dopo la messa, ci sarà una festa per festeggiare Carolina.
A un certo punto parte l'Alleluia cantato: "la nostra festa non deve finire, non deve finire e non finirà"
Elena guarda Dalia e le dice: "per forza che la festa non finisce, non abbiamo ancora mangiato la torta!"
11 maggio 2012
operazione Tyler Durden - 02
Questa settimana sono stato bravissimissimo.
Ho intrapreso una linea non troppo dura, ma decisa: ogni giorno devo fare dello sport.
Anche poco, ma devo farlo.
Tanto per dire:
sia sabato che domenica scorsa, al mare in Liguria, ho fatto una corsa di 40 minuti each
lunedì sera calcetto
martedì palestra
mercoledì andata e ritorno casa-ufficio in bicicletta (30 minuti each)
giovedì sono andato a correre al Forlanini alle 7,00 di mattina (eroico!)
venerdì (oggi) palestra
Se continuo così sono un idolo.
Se non muoio prima, ovviamente.
Ho intrapreso una linea non troppo dura, ma decisa: ogni giorno devo fare dello sport.
Anche poco, ma devo farlo.
Tanto per dire:
sia sabato che domenica scorsa, al mare in Liguria, ho fatto una corsa di 40 minuti each
lunedì sera calcetto
martedì palestra
mercoledì andata e ritorno casa-ufficio in bicicletta (30 minuti each)
giovedì sono andato a correre al Forlanini alle 7,00 di mattina (eroico!)
venerdì (oggi) palestra
Se continuo così sono un idolo.
Se non muoio prima, ovviamente.
09 maggio 2012
il ritorno dei CR
Ci sono dischi che ci metto un po' a digerire.
Faccio un esempio: quello nuovo degli Afterhours è proprio ostico. Sono arrivato al secondo ascolto e non riesco a farmelo piacere. L'amico Samuele mi dice che dopo il 5° ascolto entra nelle preferenze.
Però io non so se c'ho voglia di ascoltarlo 5 volte. Mi pesa proprio.
Discorso diverso per il nuovo disco dei Casinò Royale che è uscito ad autunno, quindi questa è una recensione assai tardiva. (Non è neanche una recensione, ma vabbè, andiamo avanti.)
Dicevo: anche "Io e la mia Ombra" ci ho messo un po' a digerirlo. Però non mi risultava ostico, anzi: mi ritrovavo a canticchiare le canzoni di un album che, almeno all'inizio, non mi piaceva granché. O almeno non nella sua integrità. Forse per gli echi pop di alcune tracce, chissà. Poi il disco è cresciuto con gli ascolti e anche i pezzi più deboli - o forse semplicemente i meno orecchiabili - hanno iniziato a piacermi.
Una cosa vorrei evidenziare: i Casino Royale sono radicati in Milano e - per me che ci vivo - i loro suoni ma soprattutto i loro testi parlano di una città dalle mille sfacettature, considerata la più europea d'Italia, ma al tempo stesso una città molto provinciale. Insomma: sono il gruppo che meglio rappresentava questa città ai tempi di CRX e - nonostante la latitanza - il binomio è tutt'ora più che valido.
Devo dirvi qualcos'altro o l'avete capito da soli che 'sto disco mi piace un casino?
Faccio un esempio: quello nuovo degli Afterhours è proprio ostico. Sono arrivato al secondo ascolto e non riesco a farmelo piacere. L'amico Samuele mi dice che dopo il 5° ascolto entra nelle preferenze.
Però io non so se c'ho voglia di ascoltarlo 5 volte. Mi pesa proprio.
Discorso diverso per il nuovo disco dei Casinò Royale che è uscito ad autunno, quindi questa è una recensione assai tardiva. (Non è neanche una recensione, ma vabbè, andiamo avanti.)
Dicevo: anche "Io e la mia Ombra" ci ho messo un po' a digerirlo. Però non mi risultava ostico, anzi: mi ritrovavo a canticchiare le canzoni di un album che, almeno all'inizio, non mi piaceva granché. O almeno non nella sua integrità. Forse per gli echi pop di alcune tracce, chissà. Poi il disco è cresciuto con gli ascolti e anche i pezzi più deboli - o forse semplicemente i meno orecchiabili - hanno iniziato a piacermi.
Una cosa vorrei evidenziare: i Casino Royale sono radicati in Milano e - per me che ci vivo - i loro suoni ma soprattutto i loro testi parlano di una città dalle mille sfacettature, considerata la più europea d'Italia, ma al tempo stesso una città molto provinciale. Insomma: sono il gruppo che meglio rappresentava questa città ai tempi di CRX e - nonostante la latitanza - il binomio è tutt'ora più che valido.
Devo dirvi qualcos'altro o l'avete capito da soli che 'sto disco mi piace un casino?
08 maggio 2012
07 maggio 2012
giacomo bianco
Non sono mai stato un grande fan dei White Stripes, ne' dei The Dead Weather, ne' dei Raconteurs, però quando ho saputo dell'uscita di un disco solista di Jack White, mi si sono rizzate le antenne.
Parliamoci chiaro: quest'uomo ha un talento decisamente fuori dal comune. Poi possono piacere certe cose più che altre, ma per me è indubbio che quello che ha fatto come autore, batterista, chitarrista e anche come produttore è qualcosa che raramente si trova in un ragazzo così giovane.
Insomma stavo dicendo: ero molto cuorioso di sentire l'esordio solista di un artista così prolifico. Cioè, certi dischi vanno ascoltati quanto meno per una sorta di rispetto.
Non avevo aspettative nei confronti del disco perché - come detto - quest'uomo ha fatto così tante cose e così diverse tra loro che non sapevo da che parte pendesse l'ago della bilancia.
Cioè, Jack, tu - sì proprio tu, Jack - che cosa vuoi fare della tua vita, musicalmente parlando?
Beh, la risposta dentro a questo disco è: tutto. Voglio fare tutto. E non rinnego niente.
Sì, perché il disco è quanto meno eterogeneo: blues, folk, rock, indie, ballad. C'è un po' di tutto, insomma. Basta vedere i primi due singoli, "Love Interruption" e "Sixteen Saltines", che forse corrispondono agli antipodi delle scelte musicali che Jack White ha operato per completare la scaletta della sua opera.
Comunque un disco che si mertita un bel 7/10 in pagella.
Lo conferma il fatto che da un paio di settimane è in heavy rotation nelle mie orecchie.
Parliamoci chiaro: quest'uomo ha un talento decisamente fuori dal comune. Poi possono piacere certe cose più che altre, ma per me è indubbio che quello che ha fatto come autore, batterista, chitarrista e anche come produttore è qualcosa che raramente si trova in un ragazzo così giovane.
Insomma stavo dicendo: ero molto cuorioso di sentire l'esordio solista di un artista così prolifico. Cioè, certi dischi vanno ascoltati quanto meno per una sorta di rispetto.
Non avevo aspettative nei confronti del disco perché - come detto - quest'uomo ha fatto così tante cose e così diverse tra loro che non sapevo da che parte pendesse l'ago della bilancia.
Cioè, Jack, tu - sì proprio tu, Jack - che cosa vuoi fare della tua vita, musicalmente parlando?
Beh, la risposta dentro a questo disco è: tutto. Voglio fare tutto. E non rinnego niente.
Sì, perché il disco è quanto meno eterogeneo: blues, folk, rock, indie, ballad. C'è un po' di tutto, insomma. Basta vedere i primi due singoli, "Love Interruption" e "Sixteen Saltines", che forse corrispondono agli antipodi delle scelte musicali che Jack White ha operato per completare la scaletta della sua opera.
Comunque un disco che si mertita un bel 7/10 in pagella.
Lo conferma il fatto che da un paio di settimane è in heavy rotation nelle mie orecchie.
03 maggio 2012
reclusi dalla pioggia
Si prospettava un bel ponte da sabato a martedì compreso.
E si pensava giustamente a cosa fare, a dove andare. E invece niente: siamo stati a casa.
Che poi non so se chi sta leggendo ha dei figli, ma anche se così non fosse vi posso dire una cosa io: con due bambine (o bambini che siano, anzi se sono maschi forse è peggio), chiuse in casa si rischia l'autocombustione da rincoglionimento.
Ma noi non ci siamo fatti scoraggiare e, visto che la pioggia imperversava su tutto il nord Italia, abbiamo deciso di rimanere a Milano. A fare cosa?
Avete presente quel mobile che avete sul terrazzo che primo o poi dovete buttare via? e fare ordine nei cassetti? e cambiare le sedie? e i giri in discarica? e - perché no - finire il libro di Palahniuk?
Ecco, questi quattro giorni li abbiamo trascorsi così. Per poi accorgersi che c'erano ancora alcune cose da fare. Sì perché in casa propria le cose da sistemare non finiscono mai.
E non abbiamo neanche minimamente pensato alla cantina, che è - a parte biciclette e albero di Natale - praticamente immutata dal giorno in cui ci siamo trasferiti. Li si rischia veramente di venire risucchiati.
Ma non c'è da preoccuparsi: le previsioni danno brutto tempo ancora per i prossimi due w/end.
in foto: il massimo della mia capacità manuale: montare le sedie dell'Ikea.
Con l'immancabile brugola, ovviamònt.
E si pensava giustamente a cosa fare, a dove andare. E invece niente: siamo stati a casa.
Che poi non so se chi sta leggendo ha dei figli, ma anche se così non fosse vi posso dire una cosa io: con due bambine (o bambini che siano, anzi se sono maschi forse è peggio), chiuse in casa si rischia l'autocombustione da rincoglionimento.
Ma noi non ci siamo fatti scoraggiare e, visto che la pioggia imperversava su tutto il nord Italia, abbiamo deciso di rimanere a Milano. A fare cosa?
Avete presente quel mobile che avete sul terrazzo che primo o poi dovete buttare via? e fare ordine nei cassetti? e cambiare le sedie? e i giri in discarica? e - perché no - finire il libro di Palahniuk?
Ecco, questi quattro giorni li abbiamo trascorsi così. Per poi accorgersi che c'erano ancora alcune cose da fare. Sì perché in casa propria le cose da sistemare non finiscono mai.
E non abbiamo neanche minimamente pensato alla cantina, che è - a parte biciclette e albero di Natale - praticamente immutata dal giorno in cui ci siamo trasferiti. Li si rischia veramente di venire risucchiati.
Ma non c'è da preoccuparsi: le previsioni danno brutto tempo ancora per i prossimi due w/end.
in foto: il massimo della mia capacità manuale: montare le sedie dell'Ikea.
Con l'immancabile brugola, ovviamònt.
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