Vivo l'ennesimo dicembre incasinato: di giorno lavoro in un'agenzia (inAdv, per cui faccio lavori fighissimi) e di notte mantengo i miei lavoretti (favori ad amici, rivista di fotografia, ecc). Arrivo a sera abbastanza distrutto, ma - se riesco a passare l'abbiocco post cena - riparto. E quando ho bisogno di rimanere sveglio per finire l'ennesimo impaginato, trovo la giusta carica nella musica rock sparata a un livello importante.
Ed ecco che, in un isolato cassetto della memoria, ricordo di aver scaricato (ma anche ascoltato) il nuovo disco dei Volbeat. Mi era piaciuto, ma non troppo. E in effetti, riascoltandolo a distanza di mesi, capisco che ricasco sempre nel solito errore: all'inizio mi aspetto tanto, quindi i primi ascolti sono un po' tiepidi. Poi mi lascio andare e semplicemente mi godo la musica.
Certo, quella dei Volbeat è particolarmente ripetitiva. Non solo da un anno con l'altro (sfido chiunque a non trovare identico l'incipit di "for Evigt" con quello di "Lola Montez") ma anche all'interno dello stesso album. Però - in un periodo di estrema insicurezza e flessibilità lavorativa - qualche certezza ci vuole. E la mia sta tutta in 13 tracce da cui mi faccio volentieri perforare i timpani.
22 dicembre 2016
20 dicembre 2016
christina
Elena: "Papà, se tu avessi una macchina del tempo, potresti andare un pochino indietro, ma non tantissimo, quando io e Anita già ci siamo?"
io: "ok, per fare cosa?"
Elena: "puoi adottare Christina Aguilera, così diventa nostra sorella?"
io: "ok, per fare cosa?"
Elena: "puoi adottare Christina Aguilera, così diventa nostra sorella?"
23 novembre 2016
aggiornamento
Se non avete mie notizie da un paio di mesi, è perché il mio social media manager è Fabio (detto Fabbio), l'uomo più inconcludente della terra.
30 settembre 2016
01 settembre 2016
chain reaction
La cosa che mi sta colpendo di più, in questi giorni "post-licenziamento"è la quantità di messaggi e telefonate che mi arrivano.
Un sacco di attestati di stima, di incoraggiamenti e di complimenti. Ma proprio molti di più di quelli che mi aspettavo.
Energie positive in circolo: ce n'è bisogno.
Andreone, questa ovviamente è per te.
Un sacco di attestati di stima, di incoraggiamenti e di complimenti. Ma proprio molti di più di quelli che mi aspettavo.
Energie positive in circolo: ce n'è bisogno.
Andreone, questa ovviamente è per te.
29 agosto 2016
letture estive 2016
Ecco i tre titoli che hanno accompagnato la mia estate, letti in ordine da sinistra a destra.
Il primo che mi è letteralmente capitato tra le mani è Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, romanzo d'esordio di Jonas Jonasson. Era lì, nella pigna dei "da leggere", e visto che mi sono ritrovato ammalato senza preavviso (c'è qualcuno che si ammala con preavviso?) l'ho pescato dalla pigna e l'ho iniziato.
Così come mi è successo con il secondo libro dello stesso autore, ho riso veramente tanto. Una storia surreale e divertente, che comunque non si esime dal farci riflettere un po' sul tipo di vita che conduciamo. O forse sono io che - visto il periodo che sto passando - gli ho dato questa connotazione.
Cmq libro straconsigliato per chi ha voglia di svagarsi.
In ordine di lettura, il secondo è una raccolta dei primi tre romanzi di Joe Lansdale con protagonisti i due amici Hap and Leonard. Avevo letto qualcosa di Lansdale, ma niente che riguardasse questa coppia di texani quasi nullafacenti, dalle battute fulminanti e con una certa propensione a dare (e ricevere) botte.
Suggeritomi dal buon Monty, ho attaccato questo libro in Sicilia e me lo sono divorato. I dialoghi tra i due protagonisti sono a tratti esilaranti e l'abilità di Lansdale di descrivere la provincia americana in poche parole è stupefacente. Libro che consiglierò vivamente.
Ho scoperto che ci hanno pure fatto una serie tv che si chiama proprio come i protagonisti, ma non sono riuscito a trovarla.
Terzo e ultimo libro, è stato Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron.
Avevo letto in giro pareri positivi su questo libro e quindi l'ho letto per curiosità. Beh mi è sembrato un libro abbastanza sopravvalutato. L'idea è carina, ma tirata troppo in lungo con personaggi o comparsate inutili (uno per tutti: il fidanzato della sorella). Insomma, 200 pagine dove l'unica cosa interessante avviene ovviamente verso la fine e pronunciata dal personaggio più prevedibile di tutti (la nonna del protagonista). Una mezza delusione.
Il primo che mi è letteralmente capitato tra le mani è Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, romanzo d'esordio di Jonas Jonasson. Era lì, nella pigna dei "da leggere", e visto che mi sono ritrovato ammalato senza preavviso (c'è qualcuno che si ammala con preavviso?) l'ho pescato dalla pigna e l'ho iniziato.
Così come mi è successo con il secondo libro dello stesso autore, ho riso veramente tanto. Una storia surreale e divertente, che comunque non si esime dal farci riflettere un po' sul tipo di vita che conduciamo. O forse sono io che - visto il periodo che sto passando - gli ho dato questa connotazione.
Cmq libro straconsigliato per chi ha voglia di svagarsi.
In ordine di lettura, il secondo è una raccolta dei primi tre romanzi di Joe Lansdale con protagonisti i due amici Hap and Leonard. Avevo letto qualcosa di Lansdale, ma niente che riguardasse questa coppia di texani quasi nullafacenti, dalle battute fulminanti e con una certa propensione a dare (e ricevere) botte.
Suggeritomi dal buon Monty, ho attaccato questo libro in Sicilia e me lo sono divorato. I dialoghi tra i due protagonisti sono a tratti esilaranti e l'abilità di Lansdale di descrivere la provincia americana in poche parole è stupefacente. Libro che consiglierò vivamente.
Ho scoperto che ci hanno pure fatto una serie tv che si chiama proprio come i protagonisti, ma non sono riuscito a trovarla.
Terzo e ultimo libro, è stato Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron.
Avevo letto in giro pareri positivi su questo libro e quindi l'ho letto per curiosità. Beh mi è sembrato un libro abbastanza sopravvalutato. L'idea è carina, ma tirata troppo in lungo con personaggi o comparsate inutili (uno per tutti: il fidanzato della sorella). Insomma, 200 pagine dove l'unica cosa interessante avviene ovviamente verso la fine e pronunciata dal personaggio più prevedibile di tutti (la nonna del protagonista). Una mezza delusione.
24 agosto 2016
out of (this) office
Eccolo il cambiamento preannunciato: stamattina mi sono licenziato.
La società per cui lavoro (e di cui ero socio fino a 3 anni fa) si è trasformata in un posto per me invivible, fatta di persone ansiose ed egoiste, in cui è impossibile fare "gioco di squadra". Troppi giorni sono tornato a casa con il fegato di traverso e con la fatidica carogna che non mi abbandonava.
Abbandono questo posto, in cui ho passato gli ultimi (circa) dieci anni della mia vita con una sensazione di fallimento. Certo: ho imparato tanto e questa esperienza (in particolare quella dell'essere socio) mi ha formato tantissimo.
Ma rimane comunque un'amarezza di fondo, visto che le cose non sono andate come speravo che andassero. Anzi: ogni giorno sempre più lontane da quello che desidero.
Pazienza, è il momento di rimboccarsi le maniche e ripartire. Non ho un altro posto di lavoro dove andare, ma conto di trovarlo e - nel frattempo - di barcamenarmi con quei pochi lavoretti freelance che mi gravitano intorno.
E quel che sarà, si vedrà.
La società per cui lavoro (e di cui ero socio fino a 3 anni fa) si è trasformata in un posto per me invivible, fatta di persone ansiose ed egoiste, in cui è impossibile fare "gioco di squadra". Troppi giorni sono tornato a casa con il fegato di traverso e con la fatidica carogna che non mi abbandonava.
Abbandono questo posto, in cui ho passato gli ultimi (circa) dieci anni della mia vita con una sensazione di fallimento. Certo: ho imparato tanto e questa esperienza (in particolare quella dell'essere socio) mi ha formato tantissimo.
Ma rimane comunque un'amarezza di fondo, visto che le cose non sono andate come speravo che andassero. Anzi: ogni giorno sempre più lontane da quello che desidero.
Pazienza, è il momento di rimboccarsi le maniche e ripartire. Non ho un altro posto di lavoro dove andare, ma conto di trovarlo e - nel frattempo - di barcamenarmi con quei pochi lavoretti freelance che mi gravitano intorno.
E quel che sarà, si vedrà.
22 agosto 2016
foglio bianco
Il ritorno dalle ferie è da sempre foriero di buone intenzioni: ricomnciare la dieta, fare vita sana, frequentare un corso di teatro e, nel tempo libero, sconfiggere la mafia e fare il ponte sullo Stretto.
Ma quest'anno, amici miei, ci siamo: per me c'è un cambiamento in atto.
Trovo simbolico visualizzare il tutto con un grosso quaderno vuoto. Anche la copertina, bianca immacolata, trovo che rappresenti a pieno il mio stato d'animo.
Niente per scontato, tutto da reinventare.
aggiornamenti a seguire.
Ma quest'anno, amici miei, ci siamo: per me c'è un cambiamento in atto.
Trovo simbolico visualizzare il tutto con un grosso quaderno vuoto. Anche la copertina, bianca immacolata, trovo che rappresenti a pieno il mio stato d'animo.
Niente per scontato, tutto da reinventare.
aggiornamenti a seguire.
06 agosto 2016
10 luglio 2016
07 luglio 2016
perfetti sconosciuti
Alla fine, grazie alle infinite risorse della rete, sono riuscito anch'io a vedere Perfetti sconosciuti, il film di Paolo Genovese, largamente acclamato da pubblico e critica.
Il film è veramente molto carino e - benché non esente da un paio di difetti - riesce benissimo a mettere in luce due dei mali del nostro tempo: lo smartphone come scatola nera delle nostre vite, anche quelle più private; ma soprattutto la domanda "conosciamo veramente i nostri amici"?
Visto che si svolge tutto "in interno", il primo accostamento che viene subito alla mente è quello con Carnage, film di Roman Polansky, in cui 4 persone (due coppie sposate) si confrontano su diversi argomenti, mettendo a nudo le proprie indoli e debolezze. Solo che là abbiamo Kate Winslet (my favourite) e Jodie Foster, mentre qua abbiamo Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher e scusate la differenza.
A questo giro bisogna ammettere che la riuscita del film di Genovese si regge molto sulla bravura degli attori maschi, su cui troneggia un sempre bravissimo e credibile Battiston.
In sostanza, il film merita davvero perché, nonostante i difetti a cui accennavo prima, non perde di efficacia e ci lascia con qualche domanda in sospeso. Cosa che - per come vivo io la settima arte - è un elemento distintivo del cinema di un certo valore.
Il film è veramente molto carino e - benché non esente da un paio di difetti - riesce benissimo a mettere in luce due dei mali del nostro tempo: lo smartphone come scatola nera delle nostre vite, anche quelle più private; ma soprattutto la domanda "conosciamo veramente i nostri amici"?
Visto che si svolge tutto "in interno", il primo accostamento che viene subito alla mente è quello con Carnage, film di Roman Polansky, in cui 4 persone (due coppie sposate) si confrontano su diversi argomenti, mettendo a nudo le proprie indoli e debolezze. Solo che là abbiamo Kate Winslet (my favourite) e Jodie Foster, mentre qua abbiamo Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher e scusate la differenza.
A questo giro bisogna ammettere che la riuscita del film di Genovese si regge molto sulla bravura degli attori maschi, su cui troneggia un sempre bravissimo e credibile Battiston.
In sostanza, il film merita davvero perché, nonostante i difetti a cui accennavo prima, non perde di efficacia e ci lascia con qualche domanda in sospeso. Cosa che - per come vivo io la settima arte - è un elemento distintivo del cinema di un certo valore.
03 luglio 2016
24 giugno 2016
they were Red Hot
Hai voglia a dire "listen without prejudice": arrivare alla fine del nuovo disco dei Red Hot Chili Peppers è stata una sofferenza. Ci ho provato - giuro! - a cavarci qualcosa di buono, ma le canzoni sono così mosce che proprio ti scende la catena.
Ma porcaccia di una miseria, i Red Hot avevano un impianto ritmico che ti faceva saltare sulla sedia, qua invece di Chad Smith non c'è manco l'ombra. Forse l'ha sostituito Will Ferrell, il comico che è effettivamente il suo sosia (se non avete mai visto la gag di loro due da Jimmy Fallon, ve la consiglio)
Insomma, nel disco c'è qualche sprazzo di Flea; il nuovo chitarrista è abbastanza impalpabile; Chad Smith - come dicevo - non pervenuto.
Si sono trasformati in una band pop/indie come ce ne sono tante.
E come se non bastasse lo sconforto, sul mio iTunes - dove gli album di ciascun artista sono ordinati in ordine alfabetico - quando termina l'ultima canzone di questo nuovo "The Getaway", parte "What Hits!?" con l'esplosiva "Higher Ground" (una delle mie preferite dei californiani), giusto a sottolineare la differenza abissale tra il nuovo e il vecchio.
Non potrebbero cambiare nome alla band? Forse sarebbe il caso...
Ma porcaccia di una miseria, i Red Hot avevano un impianto ritmico che ti faceva saltare sulla sedia, qua invece di Chad Smith non c'è manco l'ombra. Forse l'ha sostituito Will Ferrell, il comico che è effettivamente il suo sosia (se non avete mai visto la gag di loro due da Jimmy Fallon, ve la consiglio)
Insomma, nel disco c'è qualche sprazzo di Flea; il nuovo chitarrista è abbastanza impalpabile; Chad Smith - come dicevo - non pervenuto.
Si sono trasformati in una band pop/indie come ce ne sono tante.
E come se non bastasse lo sconforto, sul mio iTunes - dove gli album di ciascun artista sono ordinati in ordine alfabetico - quando termina l'ultima canzone di questo nuovo "The Getaway", parte "What Hits!?" con l'esplosiva "Higher Ground" (una delle mie preferite dei californiani), giusto a sottolineare la differenza abissale tra il nuovo e il vecchio.
Non potrebbero cambiare nome alla band? Forse sarebbe il caso...
22 maggio 2016
interstellar
Non sono mai stato un amante dei film di fantascienza, ma devo levarmi il cappello di fronte a tanta meraviglia. Interstellar, l'ultimo film di Cristopher Nolan, mi ha conquistato.
La controprova è che non mi sono annoiato nonostante le 2h e 45' di durata.
Il film è stato accompagnato da polemiche perché, secondo alcuni, certe teorie su gravità, spazio e buchi neri non rispettano fedelmente taluna o talaltra legge della fisica o della scienza, ma santinumi!, è un film, mica un trattato di scienza.
Quante volte ve lo devo ripetere? Il cinema è fatto per emozionare, per ridere o per farci riflettere sulla nostra esistenza. Sennò guardatevi i documentari e non rompeteci i coglioni.
La controprova è che non mi sono annoiato nonostante le 2h e 45' di durata.
Il film è stato accompagnato da polemiche perché, secondo alcuni, certe teorie su gravità, spazio e buchi neri non rispettano fedelmente taluna o talaltra legge della fisica o della scienza, ma santinumi!, è un film, mica un trattato di scienza.
Quante volte ve lo devo ripetere? Il cinema è fatto per emozionare, per ridere o per farci riflettere sulla nostra esistenza. Sennò guardatevi i documentari e non rompeteci i coglioni.
09 maggio 2016
genio
Non me ne frega un belino di fare la figura del padre orgoglioso e me ne batto le balle del politically correct o della falsa modestia. Mia figlia Elena è un cazzo di genio.
Ne ho avuto la prova definitiva ieri mattina, quando in pochi minuti ha scritto questo "componimento" per la festa della mamma.
Tutto da sola. A 7 anni appena compiuti.
Avanti, trovatemela voi un'altra che a 7 anni si inventa una roba del genere e potrei (forse) rivedere la considerazione che Elena sia un genio. Vi sfido.
Ne ho avuto la prova definitiva ieri mattina, quando in pochi minuti ha scritto questo "componimento" per la festa della mamma.
Tutto da sola. A 7 anni appena compiuti.
Avanti, trovatemela voi un'altra che a 7 anni si inventa una roba del genere e potrei (forse) rivedere la considerazione che Elena sia un genio. Vi sfido.
06 maggio 2016
in forma!
Mi plaudo da solo: questa settimana 4 giorni su 5 sono andato in ufficio in bici e 3 volte sono andato in palestra a pausa pranzo.
Non so quanto durerà, probabilmente poco, ma almeno oggi fatemi sentire un superatleta.
Non so quanto durerà, probabilmente poco, ma almeno oggi fatemi sentire un superatleta.
30 aprile 2016
15 marzo 2016
Mr Robot - season 01
Signore e signori, abbiamo una candidatura per la miglior serie 2016.
Sto parlando di Mr Robot, una sorta di V per Vendetta informatico, con Elliot Alderson (un hacker) al posto di V.
Il tutto meno fumettoso (ricordiamo che V per Vendetta era una novel, prima di diventare un film) e decisamente più calato nella realtà; potrebbe tranquillamente essere ambientata nei giorni nostri.
Il telefilm è decisamente coinvolgente, già dalla opening scene della prima puntata, ben scritto, mai banale, ti tiene sempre sulle spine.
Ve lo segnalo per due motivi.
Il primo è che parla di rivoluzione, di privacy, di quanto delle nostre vite è online e pubblico anche se pensiamo sia privato, regolato da algoritmi che neppure comprendiamo, di proprietà di poche grandi corporazioni di cui noi non siamo i clienti, ma siamo il prodotto. E della rivoluzione contro tutto ciò.
La seconda motivazione è che i rivoluzionari non sono eroi: sono persone con difetti, problemi e passati "scomodi". Sono persone con qualcosa di rotto dentro. E in questo Elliot è il più danneggiato di tutti. E voi sapete quanti io ami i personaggi borderline.
Decisamente pollice su.
Sto parlando di Mr Robot, una sorta di V per Vendetta informatico, con Elliot Alderson (un hacker) al posto di V.
Il tutto meno fumettoso (ricordiamo che V per Vendetta era una novel, prima di diventare un film) e decisamente più calato nella realtà; potrebbe tranquillamente essere ambientata nei giorni nostri.
Il telefilm è decisamente coinvolgente, già dalla opening scene della prima puntata, ben scritto, mai banale, ti tiene sempre sulle spine.
Ve lo segnalo per due motivi.
Il primo è che parla di rivoluzione, di privacy, di quanto delle nostre vite è online e pubblico anche se pensiamo sia privato, regolato da algoritmi che neppure comprendiamo, di proprietà di poche grandi corporazioni di cui noi non siamo i clienti, ma siamo il prodotto. E della rivoluzione contro tutto ciò.
La seconda motivazione è che i rivoluzionari non sono eroi: sono persone con difetti, problemi e passati "scomodi". Sono persone con qualcosa di rotto dentro. E in questo Elliot è il più danneggiato di tutti. E voi sapete quanti io ami i personaggi borderline.
Decisamente pollice su.
29 febbraio 2016
panna
Ieri, a tavola, mentre mangiavamo le fragole con la panna.
Elena: "papà, posso metterti la panna sugli occhiali"
io: "certo che no! Perché vorresti mettercela?"
Elena: "così posso dire che hai gli occhiali appannati"
Elena: "papà, posso metterti la panna sugli occhiali"
io: "certo che no! Perché vorresti mettercela?"
Elena: "così posso dire che hai gli occhiali appannati"
17 febbraio 2016
selvagge
Quando si parla di rock band al femminile, mi vengono sempre in mente le Go-Go's. Bisogna essere un po' in là con l'età per ricordarsele, lo so.
Suonavano una sorta di pop rock molto orecchiabile e dovevano buona parte del loro successo alla beltade di Belinda Carlisle, cantante del gruppo, successivamente dedita alla carriera solista.
Poi c'erano anche le Bananarama o le Bangles. Insomma, tutti gruppi che suggeriscono frivolezza e anche un po' di civetteria, complice anche il ruolo che la donna ha sempre avuto nell'immaginario del popolo rock.
Se invece provate a sentirvi in cuffie "The Answer", brano di apertura del bellissimo "Adore Life", secondo album delle inglesi Savages, tutto ciò che la vostra mente vi ha sempre suggerito riguardo al concetto di rock band composta di sole donne, improvvisamente sparisce.
Sì, perché le quattro ragazze londinesi sono portatrici sane di un tipo di rock bello ruvido e convincente. Chi ne sa più di me, le fa rientrare nella categoria post-punk.
Io che invece non ne capisco un belino, posso solo dirvi che questo disco mi sembra adattissimo per me e questo inverno 2016: ruvido, tosto, un po' scontroso e cupo.
Suonavano una sorta di pop rock molto orecchiabile e dovevano buona parte del loro successo alla beltade di Belinda Carlisle, cantante del gruppo, successivamente dedita alla carriera solista.
Poi c'erano anche le Bananarama o le Bangles. Insomma, tutti gruppi che suggeriscono frivolezza e anche un po' di civetteria, complice anche il ruolo che la donna ha sempre avuto nell'immaginario del popolo rock.
Se invece provate a sentirvi in cuffie "The Answer", brano di apertura del bellissimo "Adore Life", secondo album delle inglesi Savages, tutto ciò che la vostra mente vi ha sempre suggerito riguardo al concetto di rock band composta di sole donne, improvvisamente sparisce.
Sì, perché le quattro ragazze londinesi sono portatrici sane di un tipo di rock bello ruvido e convincente. Chi ne sa più di me, le fa rientrare nella categoria post-punk.
Io che invece non ne capisco un belino, posso solo dirvi che questo disco mi sembra adattissimo per me e questo inverno 2016: ruvido, tosto, un po' scontroso e cupo.
15 febbraio 2016
narcos - season 01
Una serie che è diventata una droga, verrebbe da dire, con il più banale gioco di parole che possa fare.
La realtà è che una droga proprio è stata, nel senso che mi ha creato dipendenza: con una media (quasi) di una puntata al giorno, me la sono sparata tutta in un paio di settimane.
Narcos è una serie praticamente biografica su Pablo Escobar, personaggio ambiguo un po' onesto e un po' bandido, raccontata con gli occhi di gli ha sempre dato la caccia, ovvero l'agente Murphy.
Divisa in 10 episodi, racconta l'ascesa e l'inevitabile caduta di uno tra i personaggi più curiosi degli ultimi 50 anni. Il tutto è reso molto convincente grazie a foto e filmati d'epoca inseriti all'interno della narrazione.
Visto che sono alquanto ignorante in materia di storia recente, questi sguardi sui personaggi e vicende realmente esistite mi aiutano a colmare qualche lacuna.
Ho molto apprezzato la miscela tra il biopic e l'azione. Tutto ben dosato, con uno sguardo rivolto all'aspetto umano, sia dei poliziotti che dei fuorilegge.
E così, come sempre, ci tocca scoprire che la sottile linea rossa che divide bene e male è sempre più sottile, a poco a poco che ci si avvicina all'uomo e ci si allontana dagli stereotipi e dai pregiudizi.
Forse l'unica pecca di Narcos è solamente quella di arrivare dopo i vari "Breaking Bad" e "True Detective", che hanno già esplorato questo dualismo.
La realtà è che una droga proprio è stata, nel senso che mi ha creato dipendenza: con una media (quasi) di una puntata al giorno, me la sono sparata tutta in un paio di settimane.
Narcos è una serie praticamente biografica su Pablo Escobar, personaggio ambiguo un po' onesto e un po' bandido, raccontata con gli occhi di gli ha sempre dato la caccia, ovvero l'agente Murphy.
Divisa in 10 episodi, racconta l'ascesa e l'inevitabile caduta di uno tra i personaggi più curiosi degli ultimi 50 anni. Il tutto è reso molto convincente grazie a foto e filmati d'epoca inseriti all'interno della narrazione.
Visto che sono alquanto ignorante in materia di storia recente, questi sguardi sui personaggi e vicende realmente esistite mi aiutano a colmare qualche lacuna.
Ho molto apprezzato la miscela tra il biopic e l'azione. Tutto ben dosato, con uno sguardo rivolto all'aspetto umano, sia dei poliziotti che dei fuorilegge.
E così, come sempre, ci tocca scoprire che la sottile linea rossa che divide bene e male è sempre più sottile, a poco a poco che ci si avvicina all'uomo e ci si allontana dagli stereotipi e dai pregiudizi.
Forse l'unica pecca di Narcos è solamente quella di arrivare dopo i vari "Breaking Bad" e "True Detective", che hanno già esplorato questo dualismo.
03 febbraio 2016
alla consolllllllle
Il mio amico Gulli si sposa. Sono felice felice per lui. Ma proprio tanto.
Anche perché si sposa una ragazza simpatica e carina.
Adesso non voglio stare a farvela troppo lunga sulla gente che a un certo punto della propria vita si sposa (giustamente, eh!) perché ha bisogno di compagnia. E quindi gli capita un po' chi gli capita.
No, loro due sembrano proprio essersi trovati.
Vabbè, ma chissenefrega di Gulli (lo dico solo perché so che sta leggendo).
La cosa divertente è che mi ha chiesto di fare il dj e quindi: ritorna dj Cemento. O dj Machete. O dj qualsiasi parola che mi veniva in mente a seconda della serata in cui dovevo mettere su della musica.
Insomma, sono un po' arrugginito in materia, quindi sto recuperando tutto ciò che è ed è stato danceable negli ultimi 3/4 anni.
E finalmente arriviamo al senso di questo post, se un senso c'è mai stato: volevo dirvi che è da un paio di mesi che sto in fissa dura con 'sta canzone
e sì, lo so: loro sono schifosamente giovani.
Sono comunque l'ennesima prova che gli inglesi, mannaggia a loro, continuano a produrre musica interessante.
and ooooo uooo uoooo i was a king under your control
Anche perché si sposa una ragazza simpatica e carina.
Adesso non voglio stare a farvela troppo lunga sulla gente che a un certo punto della propria vita si sposa (giustamente, eh!) perché ha bisogno di compagnia. E quindi gli capita un po' chi gli capita.
No, loro due sembrano proprio essersi trovati.
Vabbè, ma chissenefrega di Gulli (lo dico solo perché so che sta leggendo).
La cosa divertente è che mi ha chiesto di fare il dj e quindi: ritorna dj Cemento. O dj Machete. O dj qualsiasi parola che mi veniva in mente a seconda della serata in cui dovevo mettere su della musica.
Insomma, sono un po' arrugginito in materia, quindi sto recuperando tutto ciò che è ed è stato danceable negli ultimi 3/4 anni.
E finalmente arriviamo al senso di questo post, se un senso c'è mai stato: volevo dirvi che è da un paio di mesi che sto in fissa dura con 'sta canzone
e sì, lo so: loro sono schifosamente giovani.
Sono comunque l'ennesima prova che gli inglesi, mannaggia a loro, continuano a produrre musica interessante.
and ooooo uooo uoooo i was a king under your control
29 gennaio 2016
snob
Mi sbaglierò, ma ieri mattina, in giro con la macchina per il ridente hinterland milanese, alla radio ho
sentito una strana pubblicità della Smart. Diceva che la Smart è la macchina di tutti gli snob, e che se uno
è snob dovrebbe avere la Smart.
E io - mi sbaglierò ancora - credo che nel modo in cui mi hanno cresciuto la parola "snob" veniva usata con disprezzo: era una sorta di eufemismo per "stronzo", credo di ricordare, ma - ripeto - magari mi sbaglio io.
O forse nel frattempo è diventato un complimento, almeno nelle strategie di marketing.
Non lo so.
Ormai, in ambito pubblicitario, mi sembra di sapere sempre meno cose.
Devo dire che non è una brutta sensazione.
E io - mi sbaglierò ancora - credo che nel modo in cui mi hanno cresciuto la parola "snob" veniva usata con disprezzo: era una sorta di eufemismo per "stronzo", credo di ricordare, ma - ripeto - magari mi sbaglio io.
O forse nel frattempo è diventato un complimento, almeno nelle strategie di marketing.
Non lo so.
Ormai, in ambito pubblicitario, mi sembra di sapere sempre meno cose.
Devo dire che non è una brutta sensazione.
05 gennaio 2016
duemilasedici
E niente: questo nuovo anno è iniziato così, un po' in sordina.
Niente buoni propositi, niente progetti, nessun "quest'anno devo assolutamente".
Non capisco se sia una conseguenza dell'età che avanza, con le sue palesi disillusioni, o se sia intervenuta una sorta di pigrizia di fondo.
Intanto tanti auguri a tutti.
Niente buoni propositi, niente progetti, nessun "quest'anno devo assolutamente".
Non capisco se sia una conseguenza dell'età che avanza, con le sue palesi disillusioni, o se sia intervenuta una sorta di pigrizia di fondo.
Intanto tanti auguri a tutti.
saluti da Etroubles
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