Come se non bastasse avere due figlie piccole che ti impegnano la vita, oggi ci è successo che:
- si è rifatto vivo un cliente di Dalia che, manco a dirlo, ha bisogno urgente di un lavoro; e visto che in periodi di crisi è meglio non perdere i contatti...
- sostituiscono il nostro ascensore, ergo per due settimane ci dovremo fare 6 (dico 6!) piani a piedi avanti e indietro. Che con due bimbe piccole è una passeggiata.
- dulcis in fundo la nostra babysitter tuttofare Dora è fuori uso per problemi post operazione (che ha fatto pochi giorni fa).
Quello che si dice un rientro graduale dalle ferie.
31 agosto 2009
28 agosto 2009
ebetismo
Non c'è niente di più sconfortante che incontrare un amico/collega/conoscente appena tornati dalle ferie e, alla domanda: "come stai?", sentirsi rispondere "Stavo meglio ieri".
Magari supportato anche da quel sorrisino idiota che ti segnala che è una battuta.
Beh, ho una notizia per te: questa battuta è vecchia di almeno dieci anni e non fa ridere.
Ed è una delle frasi più inflazionate dall'inizio del secolo.
Quindi la prossima volta, per cortesia, dì un'altra cosa.
O dite che sono io che dovrei smettere di chiedere certe cose?
Magari supportato anche da quel sorrisino idiota che ti segnala che è una battuta.
Beh, ho una notizia per te: questa battuta è vecchia di almeno dieci anni e non fa ridere.
Ed è una delle frasi più inflazionate dall'inizio del secolo.
Quindi la prossima volta, per cortesia, dì un'altra cosa.
O dite che sono io che dovrei smettere di chiedere certe cose?
25 agosto 2009
I Love Radio Rock
(mi cimento in una sorta di recensione cinematografica, copiando lo stile di Alessandro detto Jumbolo, mio riferimento principale nel selezionare i film da vedere al cinema)
Giudizio sintetico: si può vedere
Giudizio per appassionati di musica: imperdibile
"Nel 1966 – il periodo più straordinario per il pop britannico – la BBC trasmetteva solo 2 ore di musica rock o pop alla settimana.
Ma una radio privata trasmetteva musica rock e pop, da una nave al largo della Gran Bretagna, 24 ore al giorno. E 25 milioni di persone – più di metà della popolazione britannica – ascoltava questi pirati ogni giorno."
Con questa frase comincia il film ambientato, appunto, nel 1966 dentro al quartier generale di "Radio Rock", una radio libera pirata che trasmette da una nave nel mezzo del Mare del Nord.
Il film è vissuto attraverso gli occhi di un giovane (Carl, interpretato da Tom Sturridge) che, dopo essere stato espulso da scuola, viene spedito dalla sua ricca madre (Emma Thompson, qui in un cameo), presso il suo patrigno Quentin (Bill Nighy), con la speranza che capisca ciò che vuole fare nella vita. Ma Quentin è anche il fondatore e capo di Radio Rock. A bordo della nave, Carl scoprirà i valori dell'amicizia e dell'amore e diventerà grande, grazie a un eclettico equipaggio composto dai più strampalati DJ della radio.
La musica è la forza trainante di "I Love Radio Rock", questa divertente commedia di Richard Curtis che ripercorre un'epoca di forte contrasto politico-sociale, esaminando da una parte il rigore dei colletti bianchi e dall'altra la voglia di libertà dei giovani. Attraverso una colonna sonora composta da canzoni culto degli anni '60 si sviluppano bellissime carrellate ambientate sulla nave o nei vari angoli/camerette/posti di lavoro di tutta la popolazione che con tanta passione segue la "musica del diavolo" attraverso le frequenze di Radio Rock.
Curtis è bravo a non cadere nella tentazione di fare un enorme videoclip, lasciando sì alla musica il ruolo principale, ma anche dando spazio alle vicende personali dei vari dj, tra cui spiccano le interpretazioni del sempre bravo Philip Seymour Hoffman e del suo "rivale" Rhys Ifans. Molto bello anche il personaggio di Quentin (l'attore Bill Nighy), dandy un po' ambiguo e molto carismatico (probabilmente ispirato a David Bowie).
Sia chiaro, la sceneggiatura lascia alquanto a desiderare: buoni sentimenti, happy ending e via dicendo rendono il tutto un po' troppo patinato. Ma questo film entra di diritto nel cuore degli appassionati di musica, che non possono esimersi dall'andarlo a vedere.
La pellicola è da annoverare tra i cult del genere: a metà tra "Blues Brothers" (capostipite inimitabile) e "School of Rock" (che a mio parere peccava di un'esagerata "semplicità" nel plot narrativo). Gli stereotipi ci sono, è vero, ma a volta sono talmente caricati da essere esilaranti (la scena del petardo è meravigliosa).
Colorato, allegro e zeppo di scene destinate a diventare culto, è l'ideale per passarsi 2 ore in compagnia di ottima musica.
Magnifica la citazione da "Electric Ladyland" di Hendrix.
Giudizio sintetico: si può vedere
Giudizio per appassionati di musica: imperdibile
"Nel 1966 – il periodo più straordinario per il pop britannico – la BBC trasmetteva solo 2 ore di musica rock o pop alla settimana.
Ma una radio privata trasmetteva musica rock e pop, da una nave al largo della Gran Bretagna, 24 ore al giorno. E 25 milioni di persone – più di metà della popolazione britannica – ascoltava questi pirati ogni giorno."
Con questa frase comincia il film ambientato, appunto, nel 1966 dentro al quartier generale di "Radio Rock", una radio libera pirata che trasmette da una nave nel mezzo del Mare del Nord.
Il film è vissuto attraverso gli occhi di un giovane (Carl, interpretato da Tom Sturridge) che, dopo essere stato espulso da scuola, viene spedito dalla sua ricca madre (Emma Thompson, qui in un cameo), presso il suo patrigno Quentin (Bill Nighy), con la speranza che capisca ciò che vuole fare nella vita. Ma Quentin è anche il fondatore e capo di Radio Rock. A bordo della nave, Carl scoprirà i valori dell'amicizia e dell'amore e diventerà grande, grazie a un eclettico equipaggio composto dai più strampalati DJ della radio.
La musica è la forza trainante di "I Love Radio Rock", questa divertente commedia di Richard Curtis che ripercorre un'epoca di forte contrasto politico-sociale, esaminando da una parte il rigore dei colletti bianchi e dall'altra la voglia di libertà dei giovani. Attraverso una colonna sonora composta da canzoni culto degli anni '60 si sviluppano bellissime carrellate ambientate sulla nave o nei vari angoli/camerette/posti di lavoro di tutta la popolazione che con tanta passione segue la "musica del diavolo" attraverso le frequenze di Radio Rock.
Curtis è bravo a non cadere nella tentazione di fare un enorme videoclip, lasciando sì alla musica il ruolo principale, ma anche dando spazio alle vicende personali dei vari dj, tra cui spiccano le interpretazioni del sempre bravo Philip Seymour Hoffman e del suo "rivale" Rhys Ifans. Molto bello anche il personaggio di Quentin (l'attore Bill Nighy), dandy un po' ambiguo e molto carismatico (probabilmente ispirato a David Bowie).
Sia chiaro, la sceneggiatura lascia alquanto a desiderare: buoni sentimenti, happy ending e via dicendo rendono il tutto un po' troppo patinato. Ma questo film entra di diritto nel cuore degli appassionati di musica, che non possono esimersi dall'andarlo a vedere.
La pellicola è da annoverare tra i cult del genere: a metà tra "Blues Brothers" (capostipite inimitabile) e "School of Rock" (che a mio parere peccava di un'esagerata "semplicità" nel plot narrativo). Gli stereotipi ci sono, è vero, ma a volta sono talmente caricati da essere esilaranti (la scena del petardo è meravigliosa).
Colorato, allegro e zeppo di scene destinate a diventare culto, è l'ideale per passarsi 2 ore in compagnia di ottima musica.
Magnifica la citazione da "Electric Ladyland" di Hendrix.
24 agosto 2009
i'm back
Anche quest'anno vacanze finite.
Anche quest'anno le mie donne (che però quest'anno sono 3!) sono rimaste a Celle.
Anche quest'anno rientro con caldo afoso e "voglia di lavorare saltami addosso".
Anche quest'anno mi piace pensare ai momenti vissuti nella vacanza e scriverli qua, in modo da potermeli rileggere ogni volta che voglio.
Olba
Siamo stati nella casa di Olba forse per l'ultima volta.
Per questo motivobbiamo deciso di passarci qualche giorno. Ci abbiamo festeggiato, come ogni anno, il compleanno di Anita.
Inutile dire che ci si sta meravigliosamente. Ma se dobbiamo scegliere tra Celle e Olba...
Celle
Celle è magnifica; specialmente se si hanno dei bambini. Non mi stancherà mai.
Anche quest'anno abbiamo fatto il giro delle sagre: Pecorile, Ferrari e Pesce Azzurro (anche se avevamo detto ch non ci saremmo più andati; ma ogni anno ci ricaschiamo)
Anita
Anita è meravigliosa. Fa un po' troppi capriccci, ma è magnifica. Da luglio salta il riposino pomeridiano, quindi ogni sera, mentre mangia la cena, bisogna stare attenti a prenderla al volo, prima che - addormentadosi - cada con la testa nel piatto.
Eppoi sta diventando un pesce. Fino a una settimana fa sembrava più una cozza, veramente, perché quando entravamo in acqua rimaneva aggrappata a me o a Dalia. Un giorno invece, complice una bambina sua coetanea che nuotava vicino a noi, le ho fatto notare che era semplice e le ho detto "dai, lasciati andare!" e ha visto che se stava ferma rimaneva a galla da sola (coi braccioli, of course). Da lì è stata un'escalation: ora va da sola, sbattendo le gambette, con gli occhi a fessura e la bocca ben chiusa, per paura di bere. Uno spettacolo.
Elena
Mia madre la chiama "pace e gioia". Sì, perché Elena è tranquillissima e sempre serena. Certe volte te la dimentichi proprio: se ne sta lì nell'ovetto o sulla sdraietta a osservare sua sorella che gioca.
Piange solo se particolarmente stanca o quando ha fame (ebbè, è pur sempre figlia nostra; buon stomaco non mente).
Ha un po' frenato la sua crescita miracolosa, ma rimane pur sempre una gigantessa.
Anche quest'anno le mie donne (che però quest'anno sono 3!) sono rimaste a Celle.
Anche quest'anno rientro con caldo afoso e "voglia di lavorare saltami addosso".
Anche quest'anno mi piace pensare ai momenti vissuti nella vacanza e scriverli qua, in modo da potermeli rileggere ogni volta che voglio.
Olba
Siamo stati nella casa di Olba forse per l'ultima volta.
Per questo motivobbiamo deciso di passarci qualche giorno. Ci abbiamo festeggiato, come ogni anno, il compleanno di Anita.
Inutile dire che ci si sta meravigliosamente. Ma se dobbiamo scegliere tra Celle e Olba...
Celle
Celle è magnifica; specialmente se si hanno dei bambini. Non mi stancherà mai.
Anche quest'anno abbiamo fatto il giro delle sagre: Pecorile, Ferrari e Pesce Azzurro (anche se avevamo detto ch non ci saremmo più andati; ma ogni anno ci ricaschiamo)
Anita
Anita è meravigliosa. Fa un po' troppi capriccci, ma è magnifica. Da luglio salta il riposino pomeridiano, quindi ogni sera, mentre mangia la cena, bisogna stare attenti a prenderla al volo, prima che - addormentadosi - cada con la testa nel piatto.
Eppoi sta diventando un pesce. Fino a una settimana fa sembrava più una cozza, veramente, perché quando entravamo in acqua rimaneva aggrappata a me o a Dalia. Un giorno invece, complice una bambina sua coetanea che nuotava vicino a noi, le ho fatto notare che era semplice e le ho detto "dai, lasciati andare!" e ha visto che se stava ferma rimaneva a galla da sola (coi braccioli, of course). Da lì è stata un'escalation: ora va da sola, sbattendo le gambette, con gli occhi a fessura e la bocca ben chiusa, per paura di bere. Uno spettacolo.
Elena
Mia madre la chiama "pace e gioia". Sì, perché Elena è tranquillissima e sempre serena. Certe volte te la dimentichi proprio: se ne sta lì nell'ovetto o sulla sdraietta a osservare sua sorella che gioca.
Piange solo se particolarmente stanca o quando ha fame (ebbè, è pur sempre figlia nostra; buon stomaco non mente).
Ha un po' frenato la sua crescita miracolosa, ma rimane pur sempre una gigantessa.
23 agosto 2009
ministri e cinghiali
Ieri sera insieme a mia sorella Marta sono andato ad un festival rock ligure che si chiama "Balla coi cinghiali". Che lo crediate o no è abbastanza famoso, tanto da ospitare gruppi di una certa fama: quest'anno per esempio c'erano i Linea 77, ma soprattutto, per mio interesse, i Ministri.
Un festival rock in Liguria e un gruppo del genere? L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
Partiamo tardi da Savona, dove sono andato a prendere mia sorella all'uscita del lavoro, e impieghiamo quasi un'ora ad arrivare a Bardineto, dove si svolge il festival.
Siamo lì per le 22,00 e mi fiondo subito verso l'area concerti per vedere se per qualche caso il concerto fosse già iniziato o stesse per cominciare: stanno salendo sul palco i Selton, un gruppo brasiliano che, passando dall'Italia, si è innamorato delle canzoni di Iannacci, Cochi&Renato, etc.
La prima cosa che noto appropinquandomi al palco, però, sono i due striscioni ai lati del palco: c'è quello che scoprirò dopo essere il logo della manifestazione unito a una scritta meravigliosa (quello che in pubblicità chiamerebbero il payoff del Festival) che recita "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".
Considerando che in questi giorni ricorreva proprio il trentennale del celebre concerto, direi che è azzeccatissimo.
I Selton invece sono simpatici, ma non imperdibili, quindi decidiamo, insieme agli amici di Marta che nel frattempo ci hanno raggiunti, di mangiare e bere qualcosa.
Io faccio il padre di famiglia superscrupoloso e, per accompagnare una specie di piadina, mi bevo una Coca-Cola e mi compro dell'acqua di scorta.
Mentre mangiamo seguo un po' il concerto.
Finché i Selton suonano le cover brasiliane degli artisti sopracitati tutto bene: la gente si diverte, balla e fa casino, come si deve a un sano festival rock, mentre si attendono gli headliner della serata.
Quando invece suonano pezzi loro, sono abbastanza mediocri.
O meglio: non da meritare un palco così grande e una platea così ampia.
Nel cambio di palco mi avvicino alle transenne nella convinzione che da lì a poco avrei visto i miei beniamini, ma mi accorgo che c'è un secondo gruppo spalla.
Allora mi dedico a uno svogliato giro tra gli stand presenti.
Mi fanno un po' tristezza queste manifestazioni, perché noto che gli stand sono sempre molto simili, in barba al luogo in cui si trovino: mi sembra di vedere i soliti fricchettoni che ti vendono orecchini o borse o magliette o cose in pelle abbastanza anonime.
L'unica cosa veramente differente è la parte gastronomica. A parte il solito megastand tipo Festa dell'Unità con tanto di menù con salamella (ma qua c'è, giustamente, anche la carne di cinghiale) si possono trovare tanti mini stand (con code di gente decisamente più ridotte rispetto al megastand) dove servono ravioli di borragine, pesce fritto, vino locale, gnocchi o una sorta di piadina locale (quella che ho mangiato). L'odore che si sente nell'aria giustifica ampiamente il payoff "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".
Nel frattempo hanno iniziato la loro performance i Fiamma Fumana: un gruppo folk che si avvale, rispetto ad altri gruppi del genere, di una consolle da dj. Che non esclude, la batteria, sia chiaro. Insomma, la base è sempre quella, con violino e fisarmonica, ma il suono è più moderno e un po' più complesso. Sono una specie di "Almamegretta" del folk.
Il risultato devo dire che non è niente male. Tanto che mi avvicino al palco per vederli e sentirli meglio. La gente, stracarica di vino o droghe leggere, li apprezza moltissimo, soprattutto perché quel tipo di musica gli consente di ballare a braccetto e fare un gran casino. E i Fiamma Fiumana, complice una scaletta in crescendo, sembrano dare sempre più gas, quasi ad incentivare i balli tipo quadriglia.
Chiudono la loro (per me fin troppo lunga) esibizione con una bella e toccante versione di "Bella ciao".
È oramai mezzanotte e mezza (un'ora in cui solitamente sono già a letto) quando finalmente salgono i Ministri.
L'incipit è molto simile al concerto di fine luglio: si parte con "Diritto al tetto" e "Bevo".
I ragazzi sono sempre in gran forma e, ovviamente, parte da subito un pogo feroce. Questa volta, però, lo sapevo e quindi mi ero preventivamente posizionato lateralmente.
L'energia è tanta, sia da parte del gruppo che da parte del pubblico. Il palco è decisamente più appropriato rispetto a quello misero su cui li avevo visti la prima volta. Il concerto quindi scorre molto bene e riesco a godermelo come vorrei.
Mi diverto a vedere gli altri che pogano e a sentire Davide (il cantante) che improvvisa simpatici siparietti con il pubblico.
Scaletta ampia, in cui trova spazio anche una cover ("Guns of Brixton" dei Clash), per un'ora e mezza di concerto + un bis dove il gruppo è rimasto a petto nudo nonostante faccia freschino (ma solo per chi come me sta fermo, of course).
Bello. Bravi.
Continuate così, se riuscite.
Un festival rock in Liguria e un gruppo del genere? L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela scappare.
Partiamo tardi da Savona, dove sono andato a prendere mia sorella all'uscita del lavoro, e impieghiamo quasi un'ora ad arrivare a Bardineto, dove si svolge il festival.
Siamo lì per le 22,00 e mi fiondo subito verso l'area concerti per vedere se per qualche caso il concerto fosse già iniziato o stesse per cominciare: stanno salendo sul palco i Selton, un gruppo brasiliano che, passando dall'Italia, si è innamorato delle canzoni di Iannacci, Cochi&Renato, etc.
La prima cosa che noto appropinquandomi al palco, però, sono i due striscioni ai lati del palco: c'è quello che scoprirò dopo essere il logo della manifestazione unito a una scritta meravigliosa (quello che in pubblicità chiamerebbero il payoff del Festival) che recita "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".
Considerando che in questi giorni ricorreva proprio il trentennale del celebre concerto, direi che è azzeccatissimo.
I Selton invece sono simpatici, ma non imperdibili, quindi decidiamo, insieme agli amici di Marta che nel frattempo ci hanno raggiunti, di mangiare e bere qualcosa.
Io faccio il padre di famiglia superscrupoloso e, per accompagnare una specie di piadina, mi bevo una Coca-Cola e mi compro dell'acqua di scorta.
Mentre mangiamo seguo un po' il concerto.
Finché i Selton suonano le cover brasiliane degli artisti sopracitati tutto bene: la gente si diverte, balla e fa casino, come si deve a un sano festival rock, mentre si attendono gli headliner della serata.
Quando invece suonano pezzi loro, sono abbastanza mediocri.
O meglio: non da meritare un palco così grande e una platea così ampia.
Nel cambio di palco mi avvicino alle transenne nella convinzione che da lì a poco avrei visto i miei beniamini, ma mi accorgo che c'è un secondo gruppo spalla.
Allora mi dedico a uno svogliato giro tra gli stand presenti.
Mi fanno un po' tristezza queste manifestazioni, perché noto che gli stand sono sempre molto simili, in barba al luogo in cui si trovino: mi sembra di vedere i soliti fricchettoni che ti vendono orecchini o borse o magliette o cose in pelle abbastanza anonime.
L'unica cosa veramente differente è la parte gastronomica. A parte il solito megastand tipo Festa dell'Unità con tanto di menù con salamella (ma qua c'è, giustamente, anche la carne di cinghiale) si possono trovare tanti mini stand (con code di gente decisamente più ridotte rispetto al megastand) dove servono ravioli di borragine, pesce fritto, vino locale, gnocchi o una sorta di piadina locale (quella che ho mangiato). L'odore che si sente nell'aria giustifica ampiamente il payoff "Come a Woodstock, ma si mangia meglio".
Nel frattempo hanno iniziato la loro performance i Fiamma Fumana: un gruppo folk che si avvale, rispetto ad altri gruppi del genere, di una consolle da dj. Che non esclude, la batteria, sia chiaro. Insomma, la base è sempre quella, con violino e fisarmonica, ma il suono è più moderno e un po' più complesso. Sono una specie di "Almamegretta" del folk.
Il risultato devo dire che non è niente male. Tanto che mi avvicino al palco per vederli e sentirli meglio. La gente, stracarica di vino o droghe leggere, li apprezza moltissimo, soprattutto perché quel tipo di musica gli consente di ballare a braccetto e fare un gran casino. E i Fiamma Fiumana, complice una scaletta in crescendo, sembrano dare sempre più gas, quasi ad incentivare i balli tipo quadriglia.
Chiudono la loro (per me fin troppo lunga) esibizione con una bella e toccante versione di "Bella ciao".
È oramai mezzanotte e mezza (un'ora in cui solitamente sono già a letto) quando finalmente salgono i Ministri.
L'incipit è molto simile al concerto di fine luglio: si parte con "Diritto al tetto" e "Bevo".
I ragazzi sono sempre in gran forma e, ovviamente, parte da subito un pogo feroce. Questa volta, però, lo sapevo e quindi mi ero preventivamente posizionato lateralmente.
L'energia è tanta, sia da parte del gruppo che da parte del pubblico. Il palco è decisamente più appropriato rispetto a quello misero su cui li avevo visti la prima volta. Il concerto quindi scorre molto bene e riesco a godermelo come vorrei.
Mi diverto a vedere gli altri che pogano e a sentire Davide (il cantante) che improvvisa simpatici siparietti con il pubblico.
Scaletta ampia, in cui trova spazio anche una cover ("Guns of Brixton" dei Clash), per un'ora e mezza di concerto + un bis dove il gruppo è rimasto a petto nudo nonostante faccia freschino (ma solo per chi come me sta fermo, of course).
Bello. Bravi.
Continuate così, se riuscite.
21 agosto 2009
il re della spiaggia
Avete presente la sensazione di sentirsi desiderato? E di vedere la gente che ti indica dicendo "è arrivato"?
Beh, non avrei mai creduto di poterlo dire, ma questa sensazione la sto vivendo in questi giorni. Purtroppo non nei confronti di giovani donne avvenenti, come avrei sempre voluto.
Infatti, la media di età di coloro che mi aspettano in spiaggia è di circa 3/4 anni.
Sì, perché mi sono fatto una discreta nomea come costruttore di castelli di sabbia.
Ma non si tratta di opere mastodontiche, eh! Piccole costruzioni, con la torre e il laghetto in modo da diversificare il lavoro dei miei giovani manovali.
Sì perché lo scopo di tutto ciò è semplicemente quello di far giocare i bambini.
E allora ognuno fa qualcosa: c'è chi porta l'acqua, chi scava, chi costruisci i muri, etc.
E poi si gioca. Niente di che, insomma.
Quel tanto che basta per far stare i genitori (gli altri, of course) tranquilli per un'oretta o due e che basti a me per tornare a casa con il costume pieno di sabbia.
Beh, non avrei mai creduto di poterlo dire, ma questa sensazione la sto vivendo in questi giorni. Purtroppo non nei confronti di giovani donne avvenenti, come avrei sempre voluto.
Infatti, la media di età di coloro che mi aspettano in spiaggia è di circa 3/4 anni.
Sì, perché mi sono fatto una discreta nomea come costruttore di castelli di sabbia.
Ma non si tratta di opere mastodontiche, eh! Piccole costruzioni, con la torre e il laghetto in modo da diversificare il lavoro dei miei giovani manovali.
Sì perché lo scopo di tutto ciò è semplicemente quello di far giocare i bambini.
E allora ognuno fa qualcosa: c'è chi porta l'acqua, chi scava, chi costruisci i muri, etc.
E poi si gioca. Niente di che, insomma.
Quel tanto che basta per far stare i genitori (gli altri, of course) tranquilli per un'oretta o due e che basti a me per tornare a casa con il costume pieno di sabbia.
15 agosto 2009
tatoo
Ogni anno la situazione sembra precipitare: la tatoo mania dilaga a vista d'occhio.
Ormai sulla spiaggia è quasi impossibile trovare un ragazzo o una ragazza non tatuati (e sta contagiando anche gli over 40!).
Ma quello che più mi sconvolge è la mancanza di originalità:
- per le donne il tribale sul fondo schiena o un disegno "fantasia" (fiori, farfalle, folletti) sulla spalla;
- per gli uomini il tribale sul polpaccio o sulla spalla a ridosso del braccio.
Cioè: uno teoricamente si dovrebbe far tatuare qualcosa di originale o che maggiormente lo contraddistingue o qualcosa di imprescindibile nella sua vita (classico per i miei coetanei è il nome del figlio/a sull'avambraccio).
Invece no: ormai il tatuaggio è pura omologazione.
Evviva la diversità.
Ormai sulla spiaggia è quasi impossibile trovare un ragazzo o una ragazza non tatuati (e sta contagiando anche gli over 40!).
Ma quello che più mi sconvolge è la mancanza di originalità:
- per le donne il tribale sul fondo schiena o un disegno "fantasia" (fiori, farfalle, folletti) sulla spalla;
- per gli uomini il tribale sul polpaccio o sulla spalla a ridosso del braccio.
Cioè: uno teoricamente si dovrebbe far tatuare qualcosa di originale o che maggiormente lo contraddistingue o qualcosa di imprescindibile nella sua vita (classico per i miei coetanei è il nome del figlio/a sull'avambraccio).
Invece no: ormai il tatuaggio è pura omologazione.
Evviva la diversità.
14 agosto 2009
cartoline da Celle - 1
Insieme ad Anita torno dalla spiaggia.
Appena entriamo in casa, Elena si mostra tutta contenta e inizia a fare degli urletti di felicità.
Anita: "Hai visto Papà? Elena si è accontentata".
in foto: Anita in spiaggia
Appena entriamo in casa, Elena si mostra tutta contenta e inizia a fare degli urletti di felicità.
Anita: "Hai visto Papà? Elena si è accontentata".
in foto: Anita in spiaggia
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