Complice l'insonnia, dalle 4 alle 7,45 di stamattina ho finito il nuovo libro di Nick Hornby "Tutta un'altra musica".
Si sa, sono di parte: a me Hornby piace.
Anche se bisogna distinguere due macroaree nella sua produzione: quella in prima persona ("Alta Fedeltà", "Febbre a 90°") e quella in terza persona (praticamente tutti gli altri).
Nonostante i suoi libri più riusciti siano sicuramente quelli dove racconta se stesso ("Alta Fedeltà", per me, è IL libro), in questa sua ultima fatica devo dire che mi è piaciuto più del solito. O più degli ultimi, quantomeno.
È la storia di due amori diversi: quello per la musica e quello per le persone. Su questi due perni ruotano i tre personaggi principali.
Mi sono piaciute molto l'ironia, la fluidità della scrittura, la storia e tante altre cose; ma quello che fa la differenza è come la musica sia calata nella realtà contemporanea: ci sono i fan che vivono di tutto ciò che trovano su internet, ci sono delle (finte) pagine di wikipedia, ci sono degli scambi di mail.
Hornby non ne trae un giudizio, sia chiaro. Ne fa un semplice ritratto.
Con momenti esilaranti.
«Sì, sei un pessimo uomo. Sei stato un padre incapace per quattro dei tuoi cinque figli, un marito incapace per tutte le tue mogli e uno schifo di compagno per tutte le tue ragazze. E "Juliet" rimane sempre stupendo».
2 commenti:
Secondo me, tra le righe, un giudizio
su duncan lo traccia, e non è positivo.
Che ne pensi?
Sono d'accordo. In realtà Duncan è quello che ne esce con le ossa rotte.
Solitamente mi immedesimavo nei personaggi di Hornby, anche se differenti da me.
Con lui proprio non sono riuscito.
Molto più facile identificarsi in Annie.
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