Probabilmente sto per entrare nella crisi dei quaranta.
Così ho pensato sabato facendo jogging sulla passeggiata di Celle, mentre con la mente pensavo al fatto che si prepara una settimana senza figlie e quindi posso andare a correre quasi tutte le sere.
29 marzo 2010
25 marzo 2010
elettronica
Ascolto e riascolto "Heligoland", l'ultimo disco dei Massive Attack, quasi nel tentativo di farmelo piacere, ma non c'è niente da fare.
Non che mi dispiaccia, però c'è poco di quel dub, quel reggae che, saggiamente mischiati all'elettronica, tanto me li ha fatti amare.
I suoni sembrano minimali, quasi essenziali.
Insomma, siamo alla replica di "100th Window": ovvero un disco gradevole, ma che non mi convince. Della musica elettronica ben fatta e niente più.
Sufficienza stiracchiata.
Ci provano un po' di più i These New Puritans, con il loro secondo album dal titolo "Hidden".
Ci provano nel senso che sfoderano un album abbastanza coraggioso, sempre di musica elettronica, ma con aggiunta di ritmi tribali, strumenti a fiato tipo corni, campionature assurde (una spada sguainata?) e parti cantate che ricordano l'hip-hop.
C'è di che ascoltare, insomma. Non siamo di fronte al capolavoro, ma meglio dei Massive Attack di sicuro lo è.
Anche se il tutto risulta ancora un po' acerbo. Chissà cosa ci riserveranno in futuro.
Speriamo.
Non che mi dispiaccia, però c'è poco di quel dub, quel reggae che, saggiamente mischiati all'elettronica, tanto me li ha fatti amare.
I suoni sembrano minimali, quasi essenziali.
Insomma, siamo alla replica di "100th Window": ovvero un disco gradevole, ma che non mi convince. Della musica elettronica ben fatta e niente più.
Sufficienza stiracchiata.
Ci provano un po' di più i These New Puritans, con il loro secondo album dal titolo "Hidden".
Ci provano nel senso che sfoderano un album abbastanza coraggioso, sempre di musica elettronica, ma con aggiunta di ritmi tribali, strumenti a fiato tipo corni, campionature assurde (una spada sguainata?) e parti cantate che ricordano l'hip-hop.
C'è di che ascoltare, insomma. Non siamo di fronte al capolavoro, ma meglio dei Massive Attack di sicuro lo è.
Anche se il tutto risulta ancora un po' acerbo. Chissà cosa ci riserveranno in futuro.
Speriamo.
22 marzo 2010
weekend soddisfacenti
Un fine settimana estenuante, ma bello. Ma proprio bello bello. E dire che l'incipit non era dei migliori: si sapeva che avrebbe piovuto e Dalia doveva lavorare.
E mentre cercavo delle attività da far fare alle mie bimbe (Milano è piena di ludoteche, parchi giochi - anche al chiuso - e iniziative varie) mi è venuto in mente ciò che mi disse Gianni Ghidini.
Piccola parentesi: chi è Gianni Ghidini?
È una persona molto in gamba, che ha tenuto un piccolo laboratorio di tre pomeriggi sulla psicomotricità dei bimbi, a cui io ho partecipato con Anita. Incontri in cui in sostanza ci si chiedeva di praticare determinati giochi con i nostri figli. Al termine di questi incontri, poi, abbiamo fatto una serata in cui ci ha spiegato che razza di genitori siamo.
Ovvero: in base a cosa e come facevamo giocare i nostri bambini ci veniva detto come ci comportiamo nei loro confronti.
Insomma, una cosa molto interessante, organizzata da una persona veramente tosta e simpatica.
Riprendo il discorso.
Nella serata conclusiva del nostro laboratorio, Gianni ci disse di giocare di più con i nostri bimbi. Di dedicargli proprio un'ora/due come fosse un impegno preciso e di dedicare quel tempo solo ed esclusivamente a loro.
Inoltre incoraggiava la fisicità del gioco, la complicità e la fantasia.
E così ho fatto: con Anita abbiamo fatto un sacco di cose, tra cui leggere delle storie, fare una torta, giocare a rincorrerci, fare il solletico e poi la nostra grande opera: abbiamo fatto una locomotiva con il cartone seguendo le istruzioni di un libretto della Pimpa.
Solo che ci siamo accorti di non avere la colla.
E allora l'abbiamo fatta in casa, secondo la ricetta di Nonna Imelde (la mamma di Dalia, nel caso ve lo steste chiedendo). Ci avete mai provato? È semplice, bastano acqua e farina.
Ok, poi siamo finiti tutti impiastricciati dalla testa ai piedi, però vi assicuro che mia figlia ieri sera aveva una faccia che mi ha dato una soddisfazione...
in foto: il nostro capolavoro. più o meno.
E mentre cercavo delle attività da far fare alle mie bimbe (Milano è piena di ludoteche, parchi giochi - anche al chiuso - e iniziative varie) mi è venuto in mente ciò che mi disse Gianni Ghidini.
Piccola parentesi: chi è Gianni Ghidini?
È una persona molto in gamba, che ha tenuto un piccolo laboratorio di tre pomeriggi sulla psicomotricità dei bimbi, a cui io ho partecipato con Anita. Incontri in cui in sostanza ci si chiedeva di praticare determinati giochi con i nostri figli. Al termine di questi incontri, poi, abbiamo fatto una serata in cui ci ha spiegato che razza di genitori siamo.
Ovvero: in base a cosa e come facevamo giocare i nostri bambini ci veniva detto come ci comportiamo nei loro confronti.
Insomma, una cosa molto interessante, organizzata da una persona veramente tosta e simpatica.
Riprendo il discorso.
Nella serata conclusiva del nostro laboratorio, Gianni ci disse di giocare di più con i nostri bimbi. Di dedicargli proprio un'ora/due come fosse un impegno preciso e di dedicare quel tempo solo ed esclusivamente a loro.
Inoltre incoraggiava la fisicità del gioco, la complicità e la fantasia.
E così ho fatto: con Anita abbiamo fatto un sacco di cose, tra cui leggere delle storie, fare una torta, giocare a rincorrerci, fare il solletico e poi la nostra grande opera: abbiamo fatto una locomotiva con il cartone seguendo le istruzioni di un libretto della Pimpa.
Solo che ci siamo accorti di non avere la colla.
E allora l'abbiamo fatta in casa, secondo la ricetta di Nonna Imelde (la mamma di Dalia, nel caso ve lo steste chiedendo). Ci avete mai provato? È semplice, bastano acqua e farina.
Ok, poi siamo finiti tutti impiastricciati dalla testa ai piedi, però vi assicuro che mia figlia ieri sera aveva una faccia che mi ha dato una soddisfazione...
in foto: il nostro capolavoro. più o meno.
20 marzo 2010
basia
amo lei e amo questa canzone.
un ringraziamento ad Ale, che me l'ha fatta conoscere.
un ringraziamento ad Ale, che me l'ha fatta conoscere.
16 marzo 2010
welcome to the jungle
Ogni mattina, nella foresta, un leone si sveglia. E se vuole sopravvivere sa che dovrà correre più veloce dell'esattore delle tasse; dei clienti rompicoglioni; e dei fornitori che chiedono il pagamento a 60 giorni.
Ogni mattina, nella foresta, una gazzella si sveglia. E se vuole sopravvivere sa che dovrà cercare di lavorare il meno possibile; di cercare una casa a un prezzo decente; e di non strozzare il bancario che gli chiede dei tassi di interessa da usura.
Ogni mattina, nella foresta, non importa che tu sia leone o gazzella: tanto te lo prenderai nel culo comunque.
Ogni mattina, nella foresta, una gazzella si sveglia. E se vuole sopravvivere sa che dovrà cercare di lavorare il meno possibile; di cercare una casa a un prezzo decente; e di non strozzare il bancario che gli chiede dei tassi di interessa da usura.
Ogni mattina, nella foresta, non importa che tu sia leone o gazzella: tanto te lo prenderai nel culo comunque.
15 marzo 2010
la notizia sconvolgente dell'anno
Nonostante sia ancora marzo abbiamo già la notiza più sconvolgente dell'anno. Ed è la seguente: tra poco avremo una seconda macchina; per Dalia.
Per chi conosce un minimo Dalia la notizia è finita qua.
Per chi non la conosce, invece, c'è bisogno di una spiegazione, altrimenti non si capisce la portata dell'evento.
Dovete sapere che Dalia ha il terrore di guidare.
Ha preso la patente, è vero, ma in vita sua ha guidato tre o forse quattro volte.
Ne è veramente terrorizzata; in particolar modo teme gli altri guidatori, che non rispettano la sua calma proverbiale.
Ma c'è un elemento scatenante che fa la differenza, da quando lei ha preso la patente: adesso abbiamo le bambine.
E dall'anno prossimo non è escluso che Anita comincerà a fare qualche attività extrasolastica tipo nuoto o - ci piacerebbe - ginnastica a corpo libero, visto che è molto snodata.
E non si può portarla a destra e a manca con i mezzi pubblici.
O meglio: si potrebbe anche, ma c'è pure la bimba piccola che costituisce un ostacolo in più.
Insomma, Dalia si è decisa: approfittiamo del fatto che suo fratello si disfa di una vecchia Polo (ferma da anni) e prendiamo un'altra macchina.
Ce la faremo a rimettere Dalia al volante? Chissà.
Per chi conosce un minimo Dalia la notizia è finita qua.
Per chi non la conosce, invece, c'è bisogno di una spiegazione, altrimenti non si capisce la portata dell'evento.
Dovete sapere che Dalia ha il terrore di guidare.
Ha preso la patente, è vero, ma in vita sua ha guidato tre o forse quattro volte.
Ne è veramente terrorizzata; in particolar modo teme gli altri guidatori, che non rispettano la sua calma proverbiale.
Ma c'è un elemento scatenante che fa la differenza, da quando lei ha preso la patente: adesso abbiamo le bambine.
E dall'anno prossimo non è escluso che Anita comincerà a fare qualche attività extrasolastica tipo nuoto o - ci piacerebbe - ginnastica a corpo libero, visto che è molto snodata.
E non si può portarla a destra e a manca con i mezzi pubblici.
O meglio: si potrebbe anche, ma c'è pure la bimba piccola che costituisce un ostacolo in più.
Insomma, Dalia si è decisa: approfittiamo del fatto che suo fratello si disfa di una vecchia Polo (ferma da anni) e prendiamo un'altra macchina.
Ce la faremo a rimettere Dalia al volante? Chissà.
12 marzo 2010
a volte ritornano
Tra i vari "ritorni" che ci propina l'ambiente musicale che - mi viene da piangere - si porta ancora dietro la nostalgia degli anni '80, ce n'è uno che mi risulta particolarmente gradito, nonostante non ci avrei scommesso un singolo euro: quello di Sade Adu.
La cantante inglese, di origini nigeriane, apprezzata per quel pop ricco di sfumature jazz/etniche, torna alla ribalta con "Soldier of Love", un disco piacevole, nonostante abbia non molto a che fare con i suoi dischi di maggior successo.
Il risultato è comunque piacevole, specialmente per chi, come il sottoscritto, la mattina ha il bioritmo alquanto basso e quindi ama accompagnare la mattinata con atmosfere rilassanti.
La voce è sempre la sua: calda e sensuale.
Se poi anche il fisico che c'è in copertina fosse il suo (senza ritocchi, intendo), beh, dovremmo farle molti più complimenti.
La cantante inglese, di origini nigeriane, apprezzata per quel pop ricco di sfumature jazz/etniche, torna alla ribalta con "Soldier of Love", un disco piacevole, nonostante abbia non molto a che fare con i suoi dischi di maggior successo.
Il risultato è comunque piacevole, specialmente per chi, come il sottoscritto, la mattina ha il bioritmo alquanto basso e quindi ama accompagnare la mattinata con atmosfere rilassanti.
La voce è sempre la sua: calda e sensuale.
Se poi anche il fisico che c'è in copertina fosse il suo (senza ritocchi, intendo), beh, dovremmo farle molti più complimenti.
05 marzo 2010
più sicurezza per tutti
Sabato ero in giro con la famiglia in centro e, in piazza Diaz, mi sono imbattuto nell'ormai consueta camionetta di militari in divisa parcheggiata a lato strada, decorata dei suoi bravi ragazzetti che forse arrivano ai vent'anni, con il mitra spianato in mano.
Oggi ero in giro per lavoro e, girato l'angolo in corso di Porta Venezia, mi ritrovo di nuovo i militari lì, con l'aria annoiata a guardare il traffico, seduti sulla loro jeep.
E una serie di pensieri mi sono balenati per la testa.
In primis, il fatto che io non mi sia ancora abituato a questo dispiego di forze dell'ordine in assetto da guerra, in giro per la città. Mi sembra sempre di essere stato catapultato a Belfast.
Secondo: l'assetto da guerra, appunto. Anita sabato, indicandoli, mi ha chiesto: "chi sono?" e io gli ho dovuto rispondere che sono delle persone che ci proteggono e - ve lo assicuro, per quanto vi possa risultare banale e ipocrita - dovevate vedere la sua faccia che mi guardava come a dire "ma che cazzo dici? ma chi ha bisogno di quelli lì?"
Terzo e ultimo (futilissimo) punto: ma perché i militari indossano la mimetica anche in piena città? Con che cosa si mimetizzano? Con le aiuole rinsecchite della corsia preferenziale?
Ma mi faccia il piacere.
Oggi ero in giro per lavoro e, girato l'angolo in corso di Porta Venezia, mi ritrovo di nuovo i militari lì, con l'aria annoiata a guardare il traffico, seduti sulla loro jeep.
E una serie di pensieri mi sono balenati per la testa.
In primis, il fatto che io non mi sia ancora abituato a questo dispiego di forze dell'ordine in assetto da guerra, in giro per la città. Mi sembra sempre di essere stato catapultato a Belfast.
Secondo: l'assetto da guerra, appunto. Anita sabato, indicandoli, mi ha chiesto: "chi sono?" e io gli ho dovuto rispondere che sono delle persone che ci proteggono e - ve lo assicuro, per quanto vi possa risultare banale e ipocrita - dovevate vedere la sua faccia che mi guardava come a dire "ma che cazzo dici? ma chi ha bisogno di quelli lì?"
Terzo e ultimo (futilissimo) punto: ma perché i militari indossano la mimetica anche in piena città? Con che cosa si mimetizzano? Con le aiuole rinsecchite della corsia preferenziale?
Ma mi faccia il piacere.
Iscriviti a:
Post (Atom)