A colloquio con Michele Salvemini, meglio conosciuto come Caparezza. Pochi passaggi, estrapolati da una lunga chiacchiera, che passava da Barry Lindon e pure dall'arte del gonfiare i palloncini.
Michele, perdonami una curiosità: quanto ci metti tu a scrivere un pezzo? Perché tra rime, controrime e assonanze mi sembra un lavoraccio.
Eh, in effetti ci metto anche una settimana a scrivere mezza strofa. Ci metto tanto. Anche perché torno più volte sulla stessa canzone, e a più riprese. Ci penso sempre a qualsiasi ora. Anche mentre sono sul cesso (ride).
Pensa che i miei amici mi prendono in giro perché magari usciamo a bere una birra e io mi metto lì (mima l'atteggiamento del pensatore, con la mano sotto il mento e lo sguardo rivolto verso l'alto).
Perché, sai, prima ti vengono le rime quelle più semplici, diciamo. E tracci l'ossatura della canzone. Poi a poco a poco inizi ad affinare i testi, a fare rime più ricercate, finché la canzone non prende forma.
E poi devo fare la musica. E lì è un delirio.
Senti, un'altra curiosità: ma perché Tony Hadley?
Mi serviva un'icona degli anni' 80. L'abbiamo chiamato. Lui inspiegabilmente ha detto di sì, e quindi... è andata.
E gli è piaciuto come è venuto il pezzo?
Tantissimo. Pensa che ne vuole fare una versione in inglese. Non ho idea di come realizzarla, eh! Ma adesso stiamo ancora valutando se farlo o meno.
Hai già idea di quale sarà il prossimo singolo dell'album?
Mah, ci stavo pensando in questi giorni. Probabilmente sarà "La fine di Gaia", un pezzo rock.
so che stentate a crederlo, ma io sono il terzo da sinistra.
2 commenti:
Minchia Filo, sgup!
Ma come ci sei capitato col Salvemini?
Il terzo da sinistra...anche il terzo da destra!! Insomma sei un centrista!!
Posta un commento