Vigilia di Pasqua assai particolare: Milano è deserta come se fosse il 15 d'agosto; per strada s'incontrano solo vecchi e immigrati. Nel nostro palazzo ci siamo solo noi, più la rompiballe del primo piano e qualche altro anziano. Le uniche forme di vita si concentrano all'Esselunga, dove la prospettiva di stare due giorni con il supermercato chiuso fa comprare alla gente ogni genere alimentare a disposizione sugli scaffali.
Siamo a Milano perché Anita sta male. Ha avuto una complicazione allergica simile a quella che le capitò un anno e mezzo fa.
Questa volta, se non altro, eravamo preparati e armati di Zirtec e cortisone siamo riusciti a combattere i ponfi che erano comparsi sul corpo di Anita e a tenerla calma. Ce la siamo cavata in un paio d'ore e, verso le 5 di mattina, siamo tornati a dormire.
Parlo degli altri, ovviamente. Perché la mia insonnia non mi ha dato tregua, come al solito.
Nel buio della notte riflettevo su questa festività che avremmo dovuto trascorrere a Celle, in compagnia della mia famiglia e che, invece, passiamo a Milano. Mi sforzo di trovare un perché a tutto ciò, come se un ordine superiore avesse interceduto affinché succedesse una determinata cosa. O come se dovessi ricavare chissà quale insegnamento per la mia vita. È una cosa che mi capita spesso.
Ma probabilmente è solo sfiga. E allora? Perché abbiamo così bisogno di trovare un senso a tutto? Ci è così necessario pensare che facciamo parte di un disegno superiore? È così difficile accettare che le nostre azioni sono solo frutto di un grande caos?
1 commento:
Lo zirtec lo usiamo anche noi per
Stefano. La sua allergia si
manifesta in una fastidiossima
congiuntivite che si presenta
da marzo a settembre, periodo nel
quale giriamo sempre armati di
vari colliri (da usare a seconda dell'intensità
dell'attacco) e gocce.
coraggio, filippo :-)
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