È successo che mia zia Paola, un paio di anni fa, mi prestò il libro "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafon. Ma io lo lasciai lì, nella pila dei da leggere.
Non per snobberia, sia chiaro. È che tra i libri che compri tu e quelli che ti consigliano gli altri, quando sei lì che devi scegliere il tuo prossimo compagno di viaggio, finisci sempre per preferire i primi.
Insomma: 'sto libro è rimasto lì a prender polvere per un paio d'anni. Poi, un mesetto fa, durante un giro in libreria, vedo che è lì, nella parete dei libri più venduti, insieme a tutte le nuove uscite.
Penso che non sia possibile, che forse mi sbaglio io.
Vado a casa ed ho la conferma: è proprio lui. A questo punto la curiosità è tanta. Scopro che il libro è stato pubblicato nel 2001 in Spagna e nel 2002 in Italia, ma che fino a poco tempo fa non se l'è filato nessuno (tranne mia zia, of course).
E così, appena terminato l'ultimo di Ammaniti, salto su "L'ombra del vento" e mi prende da subito. È proprio uno di quei libri coinvolgenti a tutto tondo: la storia è intrigante (un po' romanzo, un po' giallo, un po' di affetti e un po' di politica), i personaggi sono azzeccatissimi (su tutti uno straordinario Fermin Romero de Torres e una struggente Nuria Monfort) e la scrittura è molto scorrevole.
Insomma: se vi capita tra le mani, anche se ormai c'è sopra lo stampino "best seller" che contraddistingue libri-farsa come "Il Codice da Vinci", non fatevi trarre in inganno dalla vostra tendenza anticonformista: è un libro molto carino e una piacevole lettura.
30 luglio 2012
13 luglio 2012
riciclo oggetti
Sono sempre stato a sostegna del riciclo di oggetti, di qualsiasi foggia e misura. Se una cosa non serve a te, può benissimo servire a qualcun'altro, n'est pas?
Da quando casa nostra è stata frequentata da bimbi, poi, la cosa si è fatta doppiamente necessaria. A parte il lato etico, ce n'è anche uno ingombrevole: seggioloni, tricicli, giochi e vestiti occupano spazio. Troppo spazio, per una famiglia moderna, che deve far stare tutto in 100mq (e cara grazie che abbiamo 100 mq con annessa cantina-ina-ina).
Insomma, in questi ultimi mesi abbiamo continuato la nostra opera di riassestamento della casa. Altri giri in discarica, altre pulizie e poi la grande esposizione universale: giochi, giochini e quant'altro lavati e lustrati per l'arrivo di amici con bimbi.
Siamo riusciti a sbolognare di tutto: seggiolone, cavalcabili (avete presente quei giochi tipo macchinina, che però ci stai a cavalcioni? ecco, quelli lì!), seggiolini auto più tonnellate di vestiti e di giochini.
Tutto di nascosto dalle bimbe, ovviamente. Da Elena, soprattutto, che non vuole più saperne di usare - per esempio - il seggiolone. Ma se qualcuno ci sale sopra, diventa improvvisamente l'oggetto intorno al quale ruota l'intero universo.
L'ultimo capitolo della saga è il seggiolino auto. La nostra gigantessa, è al suo terzo supporto di trasporto per la macchina. Anche nel passeggino non ci entra più. È proprio fuori misura.
Comunque, sarà l'età, sarà nonsocosa, fatto sta che questo disfarsi delle cose mi sta creando più d'una malinconia. Ed è strano, dal momento che io non sono un tipo nostalgico.
Probabilmente, il fatto che le due gnome stiano diventando grandi mi destabilizza un po'. E penso che non ci sia una prova più tangibile di un supporto che hai usato fin dalla tenera età che adesso sembra un gioco per le Barbie, in confronto alla stazza delle due bimbe.
Da quando casa nostra è stata frequentata da bimbi, poi, la cosa si è fatta doppiamente necessaria. A parte il lato etico, ce n'è anche uno ingombrevole: seggioloni, tricicli, giochi e vestiti occupano spazio. Troppo spazio, per una famiglia moderna, che deve far stare tutto in 100mq (e cara grazie che abbiamo 100 mq con annessa cantina-ina-ina).
Insomma, in questi ultimi mesi abbiamo continuato la nostra opera di riassestamento della casa. Altri giri in discarica, altre pulizie e poi la grande esposizione universale: giochi, giochini e quant'altro lavati e lustrati per l'arrivo di amici con bimbi.
Siamo riusciti a sbolognare di tutto: seggiolone, cavalcabili (avete presente quei giochi tipo macchinina, che però ci stai a cavalcioni? ecco, quelli lì!), seggiolini auto più tonnellate di vestiti e di giochini.
Tutto di nascosto dalle bimbe, ovviamente. Da Elena, soprattutto, che non vuole più saperne di usare - per esempio - il seggiolone. Ma se qualcuno ci sale sopra, diventa improvvisamente l'oggetto intorno al quale ruota l'intero universo.
L'ultimo capitolo della saga è il seggiolino auto. La nostra gigantessa, è al suo terzo supporto di trasporto per la macchina. Anche nel passeggino non ci entra più. È proprio fuori misura.
Comunque, sarà l'età, sarà nonsocosa, fatto sta che questo disfarsi delle cose mi sta creando più d'una malinconia. Ed è strano, dal momento che io non sono un tipo nostalgico.
Probabilmente, il fatto che le due gnome stiano diventando grandi mi destabilizza un po'. E penso che non ci sia una prova più tangibile di un supporto che hai usato fin dalla tenera età che adesso sembra un gioco per le Barbie, in confronto alla stazza delle due bimbe.
05 luglio 2012
i wanna be a rockstar
Due concerti in 20 giorni. Non avrei mai creduto di realizzare uno score del genere, eppure è successo. Sì, occhei, avete ragione: uno era per l'Asilo e l'altro era un concertino di soli 6 brani, però, dai, non siate eccessivamente rigidi e lasciatemi cullare nel mio sogno di essere diventato una rockstar.
Ieri abbiamo fatto una piccola festa dell'ufficio, che ha raggiunto il suo clou nella nostra esibizione dal vivo. Sì, perché abbiamo scoperto che qua in ufficio abbiamo un batterista, un bassista, due chitarristi (di cui io, ovviamente, sono quello scarso) e un cantante vero, che è raro quanto trovare un portiere "vero" per il calcetto.
È anche stata l'occasione per inaugurare la nuova e bellissima chitarra che mi ha regalato Dalia per il mio compleanno. Devo dire che il battesimo è andato molto bene, soprattutto considerando le mie capacità.
Comunque è stato un bel concerto. Ci siamo divertiti molto. Forse dovuto anche al fatto che ho suonato dei brani che non fossero la Pimpa o le Winx.
Ecco il gruppo. Da sinistra: Andrea, Luca, Steven, Danilo ed io.
Ieri abbiamo fatto una piccola festa dell'ufficio, che ha raggiunto il suo clou nella nostra esibizione dal vivo. Sì, perché abbiamo scoperto che qua in ufficio abbiamo un batterista, un bassista, due chitarristi (di cui io, ovviamente, sono quello scarso) e un cantante vero, che è raro quanto trovare un portiere "vero" per il calcetto.
È anche stata l'occasione per inaugurare la nuova e bellissima chitarra che mi ha regalato Dalia per il mio compleanno. Devo dire che il battesimo è andato molto bene, soprattutto considerando le mie capacità.
Comunque è stato un bel concerto. Ci siamo divertiti molto. Forse dovuto anche al fatto che ho suonato dei brani che non fossero la Pimpa o le Winx.
Ecco il gruppo. Da sinistra: Andrea, Luca, Steven, Danilo ed io.
04 luglio 2012
elogio della Sardegna
Era già da qualche annetto che non andavo in Sardegna. Dalia, come noto a chi frequenta questo blog, va tutti gli anni con le bambine. Quest'anno sono andato anch'io per diversi motivi che non sto adesso ad elencare, anche perché penso che ve ne possa fregare una cippa.
A ritorno dalla mia settimana di vacanza sarda, c'è qualcosa che volevo scrivere qua, a mia personale memoria.
Innanzitutto che la Sardegna è meravigliosa. Certo, non è un pensiero originale, il mio; tanto più se si considera che la casa di famiglia dei Lucisano è in Costa Smeralda, vicino a Porto Rotondo.
Zona meravigliosa, è vero. Ma proprio per questo è stata cementificata a più non posso, sfruttata e violentata. E nonostante ciò, continua ad essere una meraviglia.
Sono partito da lì ieri mattina mentre spuntava l'alba e... vabbè, immaginatevi voi che spettacolo.
La seconda cosa che mi piace della Sardegna è che conserva ancora un'anima selvaggia. Nonostante, come dicevo prima, la (in)civilizzazione cui è stata sottoposta, la cosa meravigliosa è che in Sardegna c'è tantissimo da esplorare.
Arrampicarsi sulle rocce, cercare conchiglie, pescare i paguri o i pesciolini (che poi gli facciamo rimettere in mare): le bimbe quando sono lì sono matte di felicità, perché se c'è una cosa che manca a Celle Ligure (dove andiamo sia d'inverno che d'estate) è proprio questa parte avventurosa.
E quindi è bello vedere Anita ed Elena che si arrampicano ovunque e si atteggiano da novelle Lara Croft nell'affrontare le zona non ancora battute.
in foto: Elenina a spasso per il brullo paesaggio sardo. A piedi nudi, ovviamente, sennò come potrebbe infilarsi qualsiasi cosa sotto ai piedi?
A ritorno dalla mia settimana di vacanza sarda, c'è qualcosa che volevo scrivere qua, a mia personale memoria.
Innanzitutto che la Sardegna è meravigliosa. Certo, non è un pensiero originale, il mio; tanto più se si considera che la casa di famiglia dei Lucisano è in Costa Smeralda, vicino a Porto Rotondo.
Zona meravigliosa, è vero. Ma proprio per questo è stata cementificata a più non posso, sfruttata e violentata. E nonostante ciò, continua ad essere una meraviglia.
Sono partito da lì ieri mattina mentre spuntava l'alba e... vabbè, immaginatevi voi che spettacolo.
La seconda cosa che mi piace della Sardegna è che conserva ancora un'anima selvaggia. Nonostante, come dicevo prima, la (in)civilizzazione cui è stata sottoposta, la cosa meravigliosa è che in Sardegna c'è tantissimo da esplorare.
Arrampicarsi sulle rocce, cercare conchiglie, pescare i paguri o i pesciolini (che poi gli facciamo rimettere in mare): le bimbe quando sono lì sono matte di felicità, perché se c'è una cosa che manca a Celle Ligure (dove andiamo sia d'inverno che d'estate) è proprio questa parte avventurosa.
E quindi è bello vedere Anita ed Elena che si arrampicano ovunque e si atteggiano da novelle Lara Croft nell'affrontare le zona non ancora battute.
in foto: Elenina a spasso per il brullo paesaggio sardo. A piedi nudi, ovviamente, sennò come potrebbe infilarsi qualsiasi cosa sotto ai piedi?
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