28 luglio 2009

i dischi della mia vita - achtung baby (1991)



Lo so che vi aspettavate "the Joshua Tree", lo so; anche quello (forse) arriverà tra le mie recensioni. Oggi voglio parlarvi di quello che secondo me è il più bell'album della band che ho amato più di tutte: gli U2.

Premessa storica: nel 1991, quando uscì quest'album io ero già in possesso di tutti i dischi degli U2: editi, inediti, rarità, bootleg e tutto quello che potete immaginare (tesoro tuttora custodito in casa mia).
Anzi, ero talmente fan che già mi ero quasi stancato: dopo il successo di "Joshua Tree" e il concerto di Modena del 1987 (il concerto, in assoluto), fu il tempo di "Rattle and Hum": un disco (seguito da film) interlocutorio e un po' autocelebrativo per i miei gusti, che non mi aveva entusiasmato fino in fondo.
A questo si aggiunga che quando uscì "The Fly", il primo singolo del nuovo album, la reazione fu alquanto freddina: dov'erano gli U2 in quel brano? che razza di singolo era? Non certo all'altezza di precedenti singoli come "Pride" o "With or Without You".
Insomma le aspettative non erano eccellenti.

Quando poi mi trovai in mano il compact disc rimasi ancora più colpito: ma che razza di copertina è? Sempre meno "U2". Eppoi l'ascolto: l'inizio con "Zoo Station" non prometteva niente di buono.
Ma a poco a poco l'amore riesplose e, anzi, fu uno di quei dischi (tanti, per carità) che ti conquistano ad ogni ascolto di più e così nel giro di un paio di mesi lo sapevo a memoria. Nota per nota. Parola per parola. Totalmente innamorato.

Come detto, "Zoo Station" lascia un po' perplessi: è una sorta di introduzione, non la considero una vera e propria canzone, benché mi piaccia. Di certo, all'epoca, serviva anche per familiarizzare con le nuove sonorità usate dalla band.
Con "Even better than the Real Thing" invece si entra nel pieno del disco: sento che sono gli U2, ma sento anche che sono diversi. E mi piacciono. Cazzo se mi piacciono!
Ed ecco arrivare il pezzo da novanta: "One". Canzone che tanto ho amato, ma che ormai non posso più sentire, perché negli anni è stata troppo ascoltata, celebrata, coverizzata, ecc.
"Until the End of the World" era ed è forse il pezzo che mi piace di più. Potrei esagerare e dire che è la canzone che più mi ricorda quel periodo: l'irrequietezza, non sapere cosa è giusto e cosa non è giusto, l'atmosfera di festa, rapporti non ben definiti... insomma tutto il tourbillon di emozioni che avevo nel mio primo anno "milanese".
"Who's gonna Ride your Wild Horses" è un pezzo della mia storia sentimentale. Mi ero da poco lasciato con la mia prima vera fidanzata e, come si conviene a una persona di vent'anni, incollai quelle parole al mio stato d'animo e ai miei pensieri. Ancora oggi non riesco a scindere questo binomio.
Poi arriva "So Cruel": un pezzo che, ancora di più, si stacca da tutto quello che gli U2 avevano concepito fino ad allora. Una batteria secca, più che essenziale, quasi elettronica, tiene il tempo per una canzone malinconica ma ben lungi dall'essere una ballata. Un "addio" all'amata (accusata di essere "così crudele") che non ha rimpianti; una canzone molto amara, che si chiude con un emblematico
"To stay with You I'd be a fool,
Sweetheart You're so Cruel"


Ed ecco "The Fly": ora sì che questa canzone ha senso. In questo contesto, in questo esatto punto della scaletta, questa canzone prende un significato: è una specie di intervallo allegro, divertente e che ritira su l'umore del disco.
È quasi un tutt'uno con la canzone che segue: "Mysterious Ways". Anche questa è un pezzo allegro, quasi facile, rispetto al resto del disco: un divertissement, direbbero le persone colte (tanto che nel tour c'era pure la ballerina danzante sul palco).
Molto carina anche "Tryin' to Throw your Arms around the World", molto leggera.
Dicono scritta a Berlino subito dopo la caduta del muro e che quindi risenta di questa nuova apertura nei confronti del mondo.
Eppoi c'è il trittico finale. Meraviglioso.
"Ultraviolet (Light My Way)" una canzone poco U2 ma che mi piacque parecchio.
"Acrobat" bella bella bellissima. L'altra mia favorita dell'album.
"Love is Blindness" canzone da piangere. Di quelle che ti strappano il cuore e lo buttano alle ortiche.

Insomma, non tutte le canzoni sono bellissime, ma non ce n'è una sbagliata. Una caratteristica che pochissimi dischi possono vantare.

2 commenti:

zesitian ha detto...

you're dangerous 'cos you're honest / you're dangerous 'cos you don't know what you want (...) you're an accident waiting to happen / you're a piece of glass left there on the beach (...).

monty ha detto...

Il mio ricordo più forte riguardo
a quest'album è un viaggio in macchina
(con la mia citroen BX!!!) in francia,
(perpignan, carcassonne, aix en provence, montpellier)
in pieno gennaio (quindi neve e tutto il resto) con patrizio.

Per quanto riguarda la musica, beh
eravamo in tanti a pensare che ormai
gli U2 non avessero più molto da dire,
e invece bono e soci ci hanno
fregato tutti, con un disco magnifico
che ha trasportato le sonorità
del gruppo nell'ultima decade del secolo.

Vero che One ha sfrancicato le palle,
ma all'epoca dava letteralmente dipendenza.
Poi Even better then the real thing,
Who's gonna ride your wild horses,
Misterious ways, Acrobat...

L'ultimo picco d'ispirazione divina
dei quattro irlandesi.