21 luglio 2010

i dischi della mia vita - back in black (1980)



Cosa si può dire di più di questo disco che già non sia stato detto? Non lo so, però è un disco che secondo me è giusto celebrare. Perché a distanza di trent'anni è ancora un gran disco. Di quelli che ti gusti dalla prima all'ultima nota.

Il disco si apre con "Hells Bells", un tributo all'inimitabile Bon Scott, cantante degli AC/DC scomparso proprio all'inizio del 1980: la copertina vestita a lutto e le campane che rintoccano all'inizio del brano sono il giusto tributo a un uomo che ha fatto la storia del gruppo (il quale sembrava sul punto di sciogliersi dopo la prematura scomparsa del loro vocalist). Sul rintocco di campana monta un riff di chitarra lento e inesorabile che fa da tappeto a tutto il brano. La voce di Brian Johnson non è quella di Scott, è vero, ma ce la facciamo andare bene.
La seconda traccia è anche la mia preferita: "Shoot to thrill" è il classico pezzo targato AC/DC, con riffoni di chitarra che ti fanno venire voglia di saltare sul tavolo e fare air guitar; specialmente quando parte l'assolo di Angus. Meravigliosa. Senza tempo.
"What do You do for Money Honey" è un altro brano col marchio di fabbrica incorporato, surrogato da una parte cantata fatta apposta per essere urlata ai live della band.
"Givin the Dog a Bone" è ancora più tirata della precedente. Accompagnamento chitarristico da urlo, perfetto per il duck walk alla Angus.
"Let me put my Love into You", in quanto a ritmica e sonorità è il brano gemello di "Hells Bells" e, come una parabola, chiude il lato A del disco.

Il lato B si apre con la title track "Back in Black": una delle canzoni - giustamente - più celebri degli AC/DC. L'intro di chitarra è da antologia del Rock. Il cambio di ritmo sul finire della canzone poi, è di una bellezza sconcertante. Uno delle canzoni meglio riuscite nella storia del Rock.
A seguire, "You Shook Me": sicuramente il brano più pop nella produzione della band australiana e, di conseguenza, anche un po' ruffiano, ma rimane pur sempre un gran pezzo.
Dopo due brani di tali fattezza si passa a "Have a Drink on Me" che ha il difficle compito di tenere su il disco; ed in effetti è un gran pezzo anche questo. Meno acclamato dei precedenti, ma veramente bello.
"Shake a Leg" rappresenta uno dei motivi per cui mi piaccia tanto questo gruppo: inizio soft, scandito dalla batteria, con conseguente accelerazione e riffone di chitarra selvaggio. Li adoro.
"Rock n' roll ain't noise pollution" è il bluesaccio che chiude l'album: canzone dal ritmo lento e inesorabile, smorza il tiro dell'album per riportarci verso il blues e darci anche un po' una calmata, altrimenti dopo un disco così uno esce e ha voglia di spaccare il mondo in due.

E basta. Che altro vi devo dire? Per coloro (pochi, mi auguro) che non l'hanno mai ascoltato, non vi preoccupate: dopo 30 anni questo disco è ancora attuale, quindi siete ancora in tempo.

1 commento:

monty ha detto...

shoot to thrill è anche la mia, di
preferita.
precede di un'incollatura given the dog a bone.

bella lì