Non è facile recensire il nuovo disco dei Ministri, benché uscito ormai già da alcuni mesi. Come è successo anche ad Angelo, l'ho ascoltato, poi l'ho abbandonato, un po' deluso. L'ho ripreso e ancora non mi convinceva. Poi per me l'elemento scatenante è stato (ri)vederli dal vivo, a metà dicembre.
E da quel giorno, praticamente, non ho mai smesso di ascoltarlo.
La differenza è che i Ministri sono un gruppo che ti deve piacere "di pancia". Si può analizzarne le liriche o le sonorità, ma è uno di quei gruppi con cui devi entrare in empatia. E quale migliore occasione di un live act?
Certo: hanno i loro difetti, per carità. Ma se vedi con quanta grinta e quanta convinzione suonano e cantano le loro canzoni sul palco non puoi non entrare nel loro mondo.
E metterti a urlare con loro "cacciati due dita nel cuore e VOMITAAAAAA!"
28 gennaio 2011
27 gennaio 2011
semplice, no?
Ieri sera, mentre sto lavando le mani ad Anita:
"Elena mi aiuti ad apparechiare la tavola?"
Passano 2 minuti, torno in sala e lei: "Papà ho apparecchiato"
semplice, no?
"Elena mi aiuti ad apparechiare la tavola?"
Passano 2 minuti, torno in sala e lei: "Papà ho apparecchiato"
semplice, no?
26 gennaio 2011
banalmente
Dalia è dovuta partire per Parigi per lavoro e mi ha lasciato due giorni da solo con le bambine. Beh, credetemi, anche se sto per dire una banalità sconcertante: per uscire da questo impasse di depressione mista a malinconia e sensazione di impotenza non c'è niente di meglio che passare la giornata con le due gnomette.
Un po' perché ti devi sforzare di essere di buon umore; un po' perché loro te lo restituiscono centuplicato. Una flebo di ottimismo.
Un po' perché ti devi sforzare di essere di buon umore; un po' perché loro te lo restituiscono centuplicato. Una flebo di ottimismo.
25 gennaio 2011
svuotato
Ho passato una domenica abbastanza da incubo. Dalia si è svegliata con la febbre, raggiungendo Elena nelle debilitazioni di famiglia (anche lei febbre). E fin qui, vabbè.
Alle 10 mi telefona mia sorella Marta, un po' concitata, dicendomi "stiamo ricoverando papà, ha tachicardia e pressione altissima". Se pensate che ce ne sia abbastanza, vi sbagliate perché il peggio deve ancora venire.
Alle 14,00 mi chiama mio cognato Dauno e mi dice "ti va di andare a fare un giretto al Pronto Soccorso oftalmico?". E quello che poteva sembrare un piccolo controllo di sicurezza è diventata una degenza ospedaliera.
Per farla breve gli hanno trovato una trombosi a una vena oculare. Una cosa difficlmente reversibile e che rischia di compromettergli la vista per il resto della vita. Dopo tutti gli accertamenti e le visite del caso, siamo riusciti ad avere una prima diagnosi verso le 23,30. E la dottoressa è stata drastica: questo ragazzo deve smettere di fumare e fare una vita più sana.
Per chi non lo conoscesse, Dauno non è mica uno che fa una vita sregolata tipo il nostro premier. Semplicemente fuma 3 pacchetti di sigarette al giorno, beve una dozzina di caffè quotidianamente e mangia sempre di merda: panini, pizza, kebab, surgelati, ecc.
Insomma, è un paio di giorni che mi sento in costante contatto con la fragilità umana, compresa la mia. E come tutte le volte che mi confronto con "le cose che contano" tutto quello che mi circonda mi sembra un enorme baraccone inutile. Gente che parla a vanvera. Clienti che si fossilizzano su dettagli di nessuna importanza. Frotte di retorica. Vagonate di luoghi comuni, di frasi fatte e di convenevoli.
Ma perché abbiamo bisogno di tutto ciò?
Vorrei solo un po' di silenzio.
Alle 10 mi telefona mia sorella Marta, un po' concitata, dicendomi "stiamo ricoverando papà, ha tachicardia e pressione altissima". Se pensate che ce ne sia abbastanza, vi sbagliate perché il peggio deve ancora venire.
Alle 14,00 mi chiama mio cognato Dauno e mi dice "ti va di andare a fare un giretto al Pronto Soccorso oftalmico?". E quello che poteva sembrare un piccolo controllo di sicurezza è diventata una degenza ospedaliera.
Per farla breve gli hanno trovato una trombosi a una vena oculare. Una cosa difficlmente reversibile e che rischia di compromettergli la vista per il resto della vita. Dopo tutti gli accertamenti e le visite del caso, siamo riusciti ad avere una prima diagnosi verso le 23,30. E la dottoressa è stata drastica: questo ragazzo deve smettere di fumare e fare una vita più sana.
Per chi non lo conoscesse, Dauno non è mica uno che fa una vita sregolata tipo il nostro premier. Semplicemente fuma 3 pacchetti di sigarette al giorno, beve una dozzina di caffè quotidianamente e mangia sempre di merda: panini, pizza, kebab, surgelati, ecc.
Insomma, è un paio di giorni che mi sento in costante contatto con la fragilità umana, compresa la mia. E come tutte le volte che mi confronto con "le cose che contano" tutto quello che mi circonda mi sembra un enorme baraccone inutile. Gente che parla a vanvera. Clienti che si fossilizzano su dettagli di nessuna importanza. Frotte di retorica. Vagonate di luoghi comuni, di frasi fatte e di convenevoli.
Ma perché abbiamo bisogno di tutto ciò?
Vorrei solo un po' di silenzio.
22 gennaio 2011
tipi da Esselunga
Lo spesone settimanale lo faccio ahimé al sabato, come tutti quelli che durante la settimana lavorano e non hanno quindi il tempo di dedicarcisi. Solitamente lo schema è: accompagno Dalia e Anita in piscina per la lezione di nuoto della bimba, dopodiché vado all'Esselunga con Elena e, terminato lo spesone, torno alla piscina, prelevo le due e torniamo all'ovile tutti insieme. Poiché la lezione di Anita è alle 9,00, diciamo che usciamo alle 8,40 e per le 10,20 siamo a casa.
Ma oggi Elena era malata, quindi ho portato Anita in piscina, sono stato lì con lei per la durata della lezione, dopodiché siamo tornati a casa, l'ho mollata lì e solo alle 10,40 ero all'Esselunga.
Perché tutta questa attenzione agli orari? Perché fare lo spesone al sabato, se non lo si fa nelle prime ore del mattino (come faccio di default) è una specie di calvario: l'Esselunga è presa d'assalto da un numero esorbitante di persone; quindi si fatica a trovare i carrelli, si fanno lunghe code alla rosticceria o alle bilance del reparto frutta-verdura, gli scaffali delle offerte sono vuoti e via dicendo. Tutte situazioni che, inoltre, fanno aumentare il nervosismo della gente.
Ma tutto questo per raccontarvi cosa? Che oggi, appunto, recandomi lì nell'orario delle cavallette impazzite, ho fatto un grosso respiro zen e ho deciso di prendermela in relax. E così facendo ho anche messo a fuoco alcuni personaggi al limite della patologia, che vi andrei ad illustrare.
la vecchietta
La prima cosa che salta all'occhio, nel delirio del sabato sono sempre le persone anziane, spesso di sesso femminile. Per forza saltano all'occhio: è come vedere una Panda sul circuito di Indianapolis. Ma è mai possibile che con tutti i giorni e gli orari che queste signore hanno a disposizione, debbano recarsi al super proprio al sabato alle 11? Intasano le corsie, stanno due ore a scegliere una carota e, soprattutto, hanno il classico atteggiamento da "non c'è più rispetto" che, se per caso le urti o gli dici di spostarsi, ti sparano addosso una filippica che te la raccomando.
quelli delle offerte
Dopo il reparto frutta-verdura, all'Esselunga ci sono sempre una serie di scaffali in centro corsia con le offerte. La prima (ho detto "la prima"!) volta che le vedi, puoi anche soffermartici e dedicarci la cura maniacale che le ragazzine dedicano ad ogni singolo pezzo durante i saldi di H&M. Ma poi ti accorgi che quei prodotti sono anche ai loro posti "standard": la mozzarella scontata al 40%, se la trovi lì la trovi anche nel reparto mozzarelle, quindi è inutile soffermarcisi troppo. Invece no: code di gente che si spintona per agguantare un pacco di caffè, quando nella corsia apposita c'è il deserto.
la famiglia isterica
Mi domando: che bisogno c'è di andare a fare la spesa con tutta la famiglia? Potendo io la farei sempre da solo. Alla mattina presto mi tocca portarmi Elena, che è buona come un agnellino o che comunque si può sedare con un paio di Plasmon. Ma oggi che sono andato più tardi sarebbe stato un suicidio portarmi tutti dietro. I figli sono i più tremendi, ma per forza: li costringi a seguirti in un posto rumorosissimo e con una gran confusione; e appena vedono i giochi (che quegli stronzi scaltri dell'Esselunga hanno messo vicino ai biscotti e agli omogeneizzati) mi pare normale che te ne chiedano uno. E al perentorio rifiuto cominciano le crisi isteriche. Sia dei figli che dei genitori. La spesa diventa una via Crucis di richieste di patatine-ovetti-teletubbies, con i genitori innervositi che litigano e che non vedono l'ora di uscire. Perché fate tutto questo? Evitateglielo. Ed evitatevelo.
le sciure al reparto gastronomia
Il principale motivo per cui evito come la peste il reparto gastronomia sono le sciure impellicciate che lo presidiano come un fortino. Hanno costantemente tatuato sul volto quell'espressione da "lei non sa chi sono io" che te le fa odiare al primo sguardo. Si rivolgono ai poveri cristi detro al bancone col classico incipit milanese "mi dà..." . E lo fanno con una tale arroganza che sembra che stiano ordinando del carpaccio di panda, quando poi in realtà sono lì a comprare due etti di prosciutto cotto scadente.
l'intenditore di vini
E mentre le mogli impellicciate circondano il reparto gastronomia, i mariti, in Loden verde e berretto stile Borsalino, stazionano nel reparto vini. Mano al mento, studiano l'acquisto come se quella sera avessero a cena il Papa e le sorti della pace nel mondo dipendessero da quella singola bottiglia. Caratteristica fondamentale è la posizione a centro corsia, che intasa il traffico dei carrelli.
(a seguire)
Ma oggi Elena era malata, quindi ho portato Anita in piscina, sono stato lì con lei per la durata della lezione, dopodiché siamo tornati a casa, l'ho mollata lì e solo alle 10,40 ero all'Esselunga.
Perché tutta questa attenzione agli orari? Perché fare lo spesone al sabato, se non lo si fa nelle prime ore del mattino (come faccio di default) è una specie di calvario: l'Esselunga è presa d'assalto da un numero esorbitante di persone; quindi si fatica a trovare i carrelli, si fanno lunghe code alla rosticceria o alle bilance del reparto frutta-verdura, gli scaffali delle offerte sono vuoti e via dicendo. Tutte situazioni che, inoltre, fanno aumentare il nervosismo della gente.
Ma tutto questo per raccontarvi cosa? Che oggi, appunto, recandomi lì nell'orario delle cavallette impazzite, ho fatto un grosso respiro zen e ho deciso di prendermela in relax. E così facendo ho anche messo a fuoco alcuni personaggi al limite della patologia, che vi andrei ad illustrare.
la vecchietta
La prima cosa che salta all'occhio, nel delirio del sabato sono sempre le persone anziane, spesso di sesso femminile. Per forza saltano all'occhio: è come vedere una Panda sul circuito di Indianapolis. Ma è mai possibile che con tutti i giorni e gli orari che queste signore hanno a disposizione, debbano recarsi al super proprio al sabato alle 11? Intasano le corsie, stanno due ore a scegliere una carota e, soprattutto, hanno il classico atteggiamento da "non c'è più rispetto" che, se per caso le urti o gli dici di spostarsi, ti sparano addosso una filippica che te la raccomando.
quelli delle offerte
Dopo il reparto frutta-verdura, all'Esselunga ci sono sempre una serie di scaffali in centro corsia con le offerte. La prima (ho detto "la prima"!) volta che le vedi, puoi anche soffermartici e dedicarci la cura maniacale che le ragazzine dedicano ad ogni singolo pezzo durante i saldi di H&M. Ma poi ti accorgi che quei prodotti sono anche ai loro posti "standard": la mozzarella scontata al 40%, se la trovi lì la trovi anche nel reparto mozzarelle, quindi è inutile soffermarcisi troppo. Invece no: code di gente che si spintona per agguantare un pacco di caffè, quando nella corsia apposita c'è il deserto.
la famiglia isterica
Mi domando: che bisogno c'è di andare a fare la spesa con tutta la famiglia? Potendo io la farei sempre da solo. Alla mattina presto mi tocca portarmi Elena, che è buona come un agnellino o che comunque si può sedare con un paio di Plasmon. Ma oggi che sono andato più tardi sarebbe stato un suicidio portarmi tutti dietro. I figli sono i più tremendi, ma per forza: li costringi a seguirti in un posto rumorosissimo e con una gran confusione; e appena vedono i giochi (che quegli stronzi scaltri dell'Esselunga hanno messo vicino ai biscotti e agli omogeneizzati) mi pare normale che te ne chiedano uno. E al perentorio rifiuto cominciano le crisi isteriche. Sia dei figli che dei genitori. La spesa diventa una via Crucis di richieste di patatine-ovetti-teletubbies, con i genitori innervositi che litigano e che non vedono l'ora di uscire. Perché fate tutto questo? Evitateglielo. Ed evitatevelo.
le sciure al reparto gastronomia
Il principale motivo per cui evito come la peste il reparto gastronomia sono le sciure impellicciate che lo presidiano come un fortino. Hanno costantemente tatuato sul volto quell'espressione da "lei non sa chi sono io" che te le fa odiare al primo sguardo. Si rivolgono ai poveri cristi detro al bancone col classico incipit milanese "mi dà..." . E lo fanno con una tale arroganza che sembra che stiano ordinando del carpaccio di panda, quando poi in realtà sono lì a comprare due etti di prosciutto cotto scadente.
l'intenditore di vini
E mentre le mogli impellicciate circondano il reparto gastronomia, i mariti, in Loden verde e berretto stile Borsalino, stazionano nel reparto vini. Mano al mento, studiano l'acquisto come se quella sera avessero a cena il Papa e le sorti della pace nel mondo dipendessero da quella singola bottiglia. Caratteristica fondamentale è la posizione a centro corsia, che intasa il traffico dei carrelli.
(a seguire)
18 gennaio 2011
indovina la citazione - 13
Questo film direi che è abbastanza facile. Infatti i primi indizi sono un po' criptici. Vediamo a che numero lo indovinate.
1 - "Mai sottovalutare il potere della negazione."
2 - " È una gran cosa quando capisci che hai ancora la capacità di sorprenderti. Ti chiedi cos'altro puoi fare che hai dimenticato!"
3 - "Perché i froci devono sempre sbattertelo in faccia? Come fanno a essere così svergognati?"
"Il fatto è questo, papà: per loro non è una cosa di cui vergognarsi."
"Beh, lo è invece"
"Sì, hai ragione"
"Non placarmi come se fossi tua madre, ragazzo"
"Perdoni, signore, le mie parole perentorie. Quei froci mi fanno vomitare le budella dalla nausea, cazzo."
4 - "A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla.
Il mio cuore sta per franare."
5 - "Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta."
6 - "Lester, verserai la birra sul divano!"
"E con questo? È solo un divano!"
"Questo è il sofà da 4.000 dollari sonanti tapezzato con seta italiana. Questo non è solo un divano!"
"È-solo-un-divano! Non è la vita. Questa è solo roba. E per te è diventato più importante che vivere!"
7 - "Mi chiamo Lester Burnham. Questo è il mio quartiere, questa è la mia strada, questa è la mia vita. Ho quarantadue anni. Fra meno di un anno sarò morto."
1 - "Mai sottovalutare il potere della negazione."
2 - " È una gran cosa quando capisci che hai ancora la capacità di sorprenderti. Ti chiedi cos'altro puoi fare che hai dimenticato!"
3 - "Perché i froci devono sempre sbattertelo in faccia? Come fanno a essere così svergognati?"
"Il fatto è questo, papà: per loro non è una cosa di cui vergognarsi."
"Beh, lo è invece"
"Sì, hai ragione"
"Non placarmi come se fossi tua madre, ragazzo"
"Perdoni, signore, le mie parole perentorie. Quei froci mi fanno vomitare le budella dalla nausea, cazzo."
4 - "A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla.
Il mio cuore sta per franare."
5 - "Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta."
6 - "Lester, verserai la birra sul divano!"
"E con questo? È solo un divano!"
"Questo è il sofà da 4.000 dollari sonanti tapezzato con seta italiana. Questo non è solo un divano!"
"È-solo-un-divano! Non è la vita. Questa è solo roba. E per te è diventato più importante che vivere!"
7 - "Mi chiamo Lester Burnham. Questo è il mio quartiere, questa è la mia strada, questa è la mia vita. Ho quarantadue anni. Fra meno di un anno sarò morto."
17 gennaio 2011
la DS
la Domenica Sportiva una volta era l'evento serale della domenica calcistica. Da bambino agognavo di poterla vedere, ma andava in onda tardi quindi mio padre me lo impediva. Da ragazzo, invece, restavo accanto a mio padre a guardarla, sentendomi adulto perché entravo nel circolo di uomini che parlavano di calcio.
Ed erano tutti in giacca e cravatta, sorridenti ma seri, che discutevano amabilmente in un salotto virtuale di cui mi fregiavo di far parte.
Arriviamo ai giorni nostri: ieri sera, terminato un altro weekend bello ma molto impegnativo, decido di rilassarmi e accendere il televisore per vedere i goal della giornata.
Trovo la Domenica Sportiva e una cosa salta subito all'occhio: ma loro si rendono conto del mondo mondo in cui vivono? Passano una buona mezz'ora a ribadire il concetto: "non vi diciamo il risultato del posticipo serale per non rovinarvi la sorpresa". E anche parlando con quello o con quell'altro, giocatore o opinionista che sia, dicono "mi raccomando, non dire l'esito del posticipo".
Ma, dico io, hanno idea di come funzioni il mondo? Un minuto dopo che il Milan aveva segnato, su Facebook c'era già che scriveva "che goal della madonna!" (testuale) o cose così. Appena finito il match c'erano lamentele/esultanze varie.
Ma, ponendo anche l'ipotesi che uno non abbia internet a casa, come la mettiamo col televideo? E con Sky?
Cioè: voi credete veramente che un appassionato di calcio, se interessato, non abbia il modo di informarsi sul risultato finale di una partita?
Un po' anacronistico, non vi pare?
Se proprio vogliamo tornare agli anni settanta, allora, tornate alle discussioni pacate, evitandomi i 5mila commenti inutili sul giocatore che si incazza perché sostituito (avete mai visto un calciatore contento di essere sostituito?), e soprattutto, non fatemi aspettare fino all'una per vedere i goal del Genoa, maledizione a voi.
Ed erano tutti in giacca e cravatta, sorridenti ma seri, che discutevano amabilmente in un salotto virtuale di cui mi fregiavo di far parte.
Arriviamo ai giorni nostri: ieri sera, terminato un altro weekend bello ma molto impegnativo, decido di rilassarmi e accendere il televisore per vedere i goal della giornata.
Trovo la Domenica Sportiva e una cosa salta subito all'occhio: ma loro si rendono conto del mondo mondo in cui vivono? Passano una buona mezz'ora a ribadire il concetto: "non vi diciamo il risultato del posticipo serale per non rovinarvi la sorpresa". E anche parlando con quello o con quell'altro, giocatore o opinionista che sia, dicono "mi raccomando, non dire l'esito del posticipo".
Ma, dico io, hanno idea di come funzioni il mondo? Un minuto dopo che il Milan aveva segnato, su Facebook c'era già che scriveva "che goal della madonna!" (testuale) o cose così. Appena finito il match c'erano lamentele/esultanze varie.
Ma, ponendo anche l'ipotesi che uno non abbia internet a casa, come la mettiamo col televideo? E con Sky?
Cioè: voi credete veramente che un appassionato di calcio, se interessato, non abbia il modo di informarsi sul risultato finale di una partita?
Un po' anacronistico, non vi pare?
Se proprio vogliamo tornare agli anni settanta, allora, tornate alle discussioni pacate, evitandomi i 5mila commenti inutili sul giocatore che si incazza perché sostituito (avete mai visto un calciatore contento di essere sostituito?), e soprattutto, non fatemi aspettare fino all'una per vedere i goal del Genoa, maledizione a voi.
15 gennaio 2011
traumi infantili
Questa sera a tavola si è compiuta una mezza tragedia. Stavamo mangiando delle svizzere di vitello (con l'aggiunta di una sottiletta che le rende più appetibili per le bimbe, nota da casalinga) quando Anita se ne esce con questa domanda:
"Ma come fanno gli animali a fare le cose?"
Cerco di mettere in ordine le idee per spiegarle il pollice oppinibile e altre cose e quindi temporeggio con un "in che senso fare le cose?"
"eh, come fanno a fare questa carne?"
Un brivido mi percorre lungo la schiena e incrociando lo sguardo di mia moglie capisco che abbiamo capito la stessa cosa. Cazzo, devo spiegarle che siamo carinivori. Come faccio a dirglielo senza traumatizzarla?
Mia moglie rompe gli indugi: "Anita, ma quando diciamo che è carne di pollo, vuol dire che quello è un pollo; che ci mangiamo proprio il pollo, l'animale; non che il pollo ci prepara la carne. Non lo avevi capito?".
Scuote la testa, mentre due lacrimoni le rigano il volto e la bocca si riversa con gli angoli verso il basso.
In un moto di ribellione, con la voce strozzata dal pianto dice "Non è giusto!" e scoppia a piangere.
Ecco, se c'è una cosa che mi spaventa dell'essere genitore sono queste cose qua. Non me n'è mai fregato un belino di pulire quintalate di cacca o di raccogliere vomito. A me quello che ha sempre terrorizzato è avere in mano le loro menti. E finché c'è da dargli un'educazione tipo "non si mangia con le mani", ok, quello è facile. Ciò che è difficile è spiegare ad un essere innocente perché mangiamo gli animali che lui tanto adora e che si ritrova complici in tutti i giochi e le canzoncine di questo mondo.
Che poi, andando a ben vedere sulle svizzere c'era pure scritto "carne di vitello, massimo 8 mesi di età"; ma questo è un dettaglio che eviterei di approfondire adesso.
Torniamo alla scena madre: cerchiamo di consolare Anita un po' con la storia che gli animali muoiono e quindi la carne, anziché buttarla via, la mangiamo noi; e un po' con il grande bluff che mangiamo solo animali che sono cattivi e antipatici (e se Dio vuole a Natale abbiamo mangiato il pesce spada, e questo mi serve per confermare la tesi).
Alla fine Anita sembra non aver avuto un grosso trauma, anche se ho il terrore che si svegli in preda agli incubi più atroci. Però, cazzo, che fatica in queste situazioni qua. Hai sempre il terrore di creare quei traumi infantili che uno si porta appresso tutta la vita fino al giorno in cui un analista ripercorrerà le tappe fino a quel 15 gennaio 2011 in cui tutto cominciò. In cui cominciò l'istinto del serial killer che fa strage di commessi di Mac Donald's.
"Ma come fanno gli animali a fare le cose?"
Cerco di mettere in ordine le idee per spiegarle il pollice oppinibile e altre cose e quindi temporeggio con un "in che senso fare le cose?"
"eh, come fanno a fare questa carne?"
Un brivido mi percorre lungo la schiena e incrociando lo sguardo di mia moglie capisco che abbiamo capito la stessa cosa. Cazzo, devo spiegarle che siamo carinivori. Come faccio a dirglielo senza traumatizzarla?
Mia moglie rompe gli indugi: "Anita, ma quando diciamo che è carne di pollo, vuol dire che quello è un pollo; che ci mangiamo proprio il pollo, l'animale; non che il pollo ci prepara la carne. Non lo avevi capito?".
Scuote la testa, mentre due lacrimoni le rigano il volto e la bocca si riversa con gli angoli verso il basso.
In un moto di ribellione, con la voce strozzata dal pianto dice "Non è giusto!" e scoppia a piangere.
Ecco, se c'è una cosa che mi spaventa dell'essere genitore sono queste cose qua. Non me n'è mai fregato un belino di pulire quintalate di cacca o di raccogliere vomito. A me quello che ha sempre terrorizzato è avere in mano le loro menti. E finché c'è da dargli un'educazione tipo "non si mangia con le mani", ok, quello è facile. Ciò che è difficile è spiegare ad un essere innocente perché mangiamo gli animali che lui tanto adora e che si ritrova complici in tutti i giochi e le canzoncine di questo mondo.
Che poi, andando a ben vedere sulle svizzere c'era pure scritto "carne di vitello, massimo 8 mesi di età"; ma questo è un dettaglio che eviterei di approfondire adesso.
Torniamo alla scena madre: cerchiamo di consolare Anita un po' con la storia che gli animali muoiono e quindi la carne, anziché buttarla via, la mangiamo noi; e un po' con il grande bluff che mangiamo solo animali che sono cattivi e antipatici (e se Dio vuole a Natale abbiamo mangiato il pesce spada, e questo mi serve per confermare la tesi).
Alla fine Anita sembra non aver avuto un grosso trauma, anche se ho il terrore che si svegli in preda agli incubi più atroci. Però, cazzo, che fatica in queste situazioni qua. Hai sempre il terrore di creare quei traumi infantili che uno si porta appresso tutta la vita fino al giorno in cui un analista ripercorrerà le tappe fino a quel 15 gennaio 2011 in cui tutto cominciò. In cui cominciò l'istinto del serial killer che fa strage di commessi di Mac Donald's.
14 gennaio 2011
canzoni per l'alba
Sapete chi è Lou Rhodes? È la cantante dei Lamb. Come sarebbe a dire "chi sono i Lamb?"! Sono quelli di "Ai chen flaaaaaaaaaa-aaaaaaa-aaaaaiiiii". Lo so che detta così non vi suggerisce nulla, ma sono sicuro che la conoscete, anche perché l'hanno usata come musica per uno spot, quindi è una canzone che è stata ampiamente sdoganata (potete ascoltarla qua, per esempio).
Insomma, leilì è la cantante dei Lamb, giusto per farvi capire il timbro e la delicatezza della sua voce. Solo che, facendo un piccolo passo indietro, dovete sapere che i Lamb per lei erano una sorta di esperimento, quasi un gioco, costruito insieme al produttore Andrew Barlow. Perché lei in realtà è una cantautrice.
Ecco, l'anno scorso, tra i vari dischi che mi sono perso, c'è anche questo suo One Good Thing, che in questi giorni sto consumando, anche perché adoro la sua voce.
Chiariamoci subito: è un disco molto rilassante, di quelli che selezionerò per i miei viaggi matutini in macchina. Già dalla copertina si direbbe, no?
Insomma, leilì è la cantante dei Lamb, giusto per farvi capire il timbro e la delicatezza della sua voce. Solo che, facendo un piccolo passo indietro, dovete sapere che i Lamb per lei erano una sorta di esperimento, quasi un gioco, costruito insieme al produttore Andrew Barlow. Perché lei in realtà è una cantautrice.
Ecco, l'anno scorso, tra i vari dischi che mi sono perso, c'è anche questo suo One Good Thing, che in questi giorni sto consumando, anche perché adoro la sua voce.
Chiariamoci subito: è un disco molto rilassante, di quelli che selezionerò per i miei viaggi matutini in macchina. Già dalla copertina si direbbe, no?
10 gennaio 2011
do you recall
È un periodo che non riesco a fare a meno di quest'uomo e, in particolare, di questa canzone:
09 gennaio 2011
gli avanzi
Il periodo postnatalizio mi frega sempre. Se da una parte ci sono tutti i buoni propositi dell'anno nuovo, tra cui si ripresenta puntualmente il "perdere qualche chilo", dall'altra è tutto un fiorire di cene e di appuntamenti di inizio anno con amici, gruppi parrocchiali e via dicendo.
E in queste occasioni non mancano mai gli avanzi di Natale tra cui panettoni, pandori, panettoni al cioccolato e crema e via dicendo.
Non so voi, ma io sono sempre cresciuto con panettone e pandoro, insieme al tipico pandolce genovese. Se da piccoli volevamo mangiare un dolce diverso, dovevamo ringraziare i parenti che venivano da altre regioni.
Tutto ciò fino agli anni '80, quando furono commercializzati i primi dolci un po' variegati (ve la ricordate la pubblicità del "Tartufon? C'est bon"?). Da buon ragazzino adoravo tutto ciò che c'era di culinariamente pasticciato, anche se in casa mia, per amor di tradizione, non sono mai entrati (e tutt'ora non entrano).
Dal canto mio ho continuato a bramare quel tipo di pasticceria industriale e, ogni volta che si presentano questi appuntamenti dove si riciclano gli avanzi delle feste, non riesco ad esimermi dal mangiare grandi quantità di 'sti panettoni o similia.
Anche oggi mi sono ingozzato con una roba indefinibile infarcita di crema e cacao.
Una goduria.
E in queste occasioni non mancano mai gli avanzi di Natale tra cui panettoni, pandori, panettoni al cioccolato e crema e via dicendo.
Non so voi, ma io sono sempre cresciuto con panettone e pandoro, insieme al tipico pandolce genovese. Se da piccoli volevamo mangiare un dolce diverso, dovevamo ringraziare i parenti che venivano da altre regioni.
Tutto ciò fino agli anni '80, quando furono commercializzati i primi dolci un po' variegati (ve la ricordate la pubblicità del "Tartufon? C'est bon"?). Da buon ragazzino adoravo tutto ciò che c'era di culinariamente pasticciato, anche se in casa mia, per amor di tradizione, non sono mai entrati (e tutt'ora non entrano).
Dal canto mio ho continuato a bramare quel tipo di pasticceria industriale e, ogni volta che si presentano questi appuntamenti dove si riciclano gli avanzi delle feste, non riesco ad esimermi dal mangiare grandi quantità di 'sti panettoni o similia.
Anche oggi mi sono ingozzato con una roba indefinibile infarcita di crema e cacao.
Una goduria.
08 gennaio 2011
supervisore
Elena: "Mamma, 'osa fai?"
Dalia: "Scrivo una cosa sul computer, per lavoro"
Elena: "brava. Ti voglio bene"
Dalia: "Scrivo una cosa sul computer, per lavoro"
Elena: "brava. Ti voglio bene"
07 gennaio 2011
indovina la citazione - 12
Film italiano. Non facilissimo.
1 - Ah, il telefono riceve ma non si può chiamare, ho il vago sospetto che ce l'hanno staccato..
- Ho il vago sospetto che ce l'abbiano staccato.
- Ah, ce l'hai anche tu questo sospetto?
2 - Visto che io mi sposerò a quarant'anni con una ragazza che non potrà avere più di vent'anni, è ovvio, adesso lei sta frequentando... l'asilo? Se io vado davanti alle scuole a sbirciare un po' chi possa essere la mia futura moglie, è nel mio pieno diritto di marito previdente o sono solo un pedofilo? Cosa sto dicendo?
3 - Non fumo perché al cinema non si può fumare. E non riuscirei mai a guardare un film senza fumare, se fumassi. Quindi non fumo.
4 - Quell'essere mitologico: quello col corpo di uomo e la testa di cazzo.
5 - Io uno come lei lo assumerei giusto per il gusto di licenziarlo subito dopo
- E io lavorerei per uno come lei solo per mandarle a puttane l'azienda nel più breve tempo possibile.
6 - Vabbè, comunque non dicevo Medicina Medicina.
- Che dicevi?
- Chirurgia Estetica.
- Ecco. E io adesso a 40 anni mi metto a studiare come si gonfiano le tette alle signore, ma dai..
- Vabbè, lascia stare le tette. Quello ormai lo fanno tutti, non è più un business. Mia cugina se l'è rifatte a 16 anni. Peggio di Britney Spears, non è neanche dovuta andare in America, se l'è rifatte a Pinerolo
7 - Certo che guardi la gente ballare e viene fuori una cosa molto precisa.
- Cioè?
- La linea.
- La?
- La linea che separa nettamente chi è etero da chi è gay. Cioè, se tu balli così, con le braccia sopra la testa, sei gay: hai superato la linea omosessuale delle spalle.
1 - Ah, il telefono riceve ma non si può chiamare, ho il vago sospetto che ce l'hanno staccato..
- Ho il vago sospetto che ce l'abbiano staccato.
- Ah, ce l'hai anche tu questo sospetto?
2 - Visto che io mi sposerò a quarant'anni con una ragazza che non potrà avere più di vent'anni, è ovvio, adesso lei sta frequentando... l'asilo? Se io vado davanti alle scuole a sbirciare un po' chi possa essere la mia futura moglie, è nel mio pieno diritto di marito previdente o sono solo un pedofilo? Cosa sto dicendo?
3 - Non fumo perché al cinema non si può fumare. E non riuscirei mai a guardare un film senza fumare, se fumassi. Quindi non fumo.
4 - Quell'essere mitologico: quello col corpo di uomo e la testa di cazzo.
5 - Io uno come lei lo assumerei giusto per il gusto di licenziarlo subito dopo
- E io lavorerei per uno come lei solo per mandarle a puttane l'azienda nel più breve tempo possibile.
6 - Vabbè, comunque non dicevo Medicina Medicina.
- Che dicevi?
- Chirurgia Estetica.
- Ecco. E io adesso a 40 anni mi metto a studiare come si gonfiano le tette alle signore, ma dai..
- Vabbè, lascia stare le tette. Quello ormai lo fanno tutti, non è più un business. Mia cugina se l'è rifatte a 16 anni. Peggio di Britney Spears, non è neanche dovuta andare in America, se l'è rifatte a Pinerolo
7 - Certo che guardi la gente ballare e viene fuori una cosa molto precisa.
- Cioè?
- La linea.
- La?
- La linea che separa nettamente chi è etero da chi è gay. Cioè, se tu balli così, con le braccia sopra la testa, sei gay: hai superato la linea omosessuale delle spalle.
05 gennaio 2011
e se Aretha Franklin cantasse nei Green Day?
vabbè, dai, ho esagerato: diciamo come se Shirley Bassey cantasse nei Green day. Insomma, il primo dei dischi che mi sono perso nel 2010 si chiama "Black Lightning" ed è dei californiani The BellRays.
Un gruppo punk con una notevole (anche in senso di peso) cantante di colore che usa l'ugola con molta grinta.
Il risultato è molto piacevole, specie sui pezzi "tirati" (che rappresentano l'80% dei brani presenti) dove funziona molto bene la commistione tra rock e soul.
Disco consigliato.
04 gennaio 2011
indovina la citazione - 11
Eccoci all'undicesimo appuntamento col gioco delle citazioni.
Film che dovreste aver visto tutti; ma proprio tutti tutti. Nonché uno dei miei film preferiti.
Ricordiamo le regole del gioco: dovete leggere le citazioni e cercare di indovinare il prima possibile da quale film sono state estrapolate.
Chi vuole, nei commenti può segnalare "l'ho indovinato alla prima" o "alla seconda", ecc.
1 - Tutte le pistole hanno una voce... e io questa la conosco.
2 - Io dormirò tranquillo perchè so che il mio peggior nemico veglia su di me.
3 - È un bel tipo mio fratello... ah sì, perché non te l'avevo detto, ma il capo qui è mio fratello. Insomma, a Roma c'è il Papa e qui c'è mio fratello.
4 - Dio è con noi perchè anche lui odia gli Yankee, urrà!
- No, Dio è contro di noi, perchè anche lui odia gli imbecilli.
5 - Sei un bastardo, tu non lo sai ma io sì. Sei figlio di mille padri, tutti bastardi come te!
6 - Sei, il numero perfetto!
- Ma non era tre il numero perfetto?
- Si, ma la mia pistola ha sei colpi...
7 - Sto cercando un mezzo sigaro, con dietro la faccia di un gran figlio di cagna alto, biondo e che parla poco.
8 - Il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi.
9 - Il mondo è diviso in due, amico mio: quelli che hanno la corda al collo e quelli che la tagliano. Solo che il collo dentro la corda è il mio. Sono io che rischio, perciò la prossima volta voglio più della metà.
- Si, è vero che tu rischi, ma io taglio. E se tu mi abbassi la percentuale... - sigaro? - beh, potrei anche sbagliare la mira.
Film che dovreste aver visto tutti; ma proprio tutti tutti. Nonché uno dei miei film preferiti.
Ricordiamo le regole del gioco: dovete leggere le citazioni e cercare di indovinare il prima possibile da quale film sono state estrapolate.
Chi vuole, nei commenti può segnalare "l'ho indovinato alla prima" o "alla seconda", ecc.
1 - Tutte le pistole hanno una voce... e io questa la conosco.
2 - Io dormirò tranquillo perchè so che il mio peggior nemico veglia su di me.
3 - È un bel tipo mio fratello... ah sì, perché non te l'avevo detto, ma il capo qui è mio fratello. Insomma, a Roma c'è il Papa e qui c'è mio fratello.
4 - Dio è con noi perchè anche lui odia gli Yankee, urrà!
- No, Dio è contro di noi, perchè anche lui odia gli imbecilli.
5 - Sei un bastardo, tu non lo sai ma io sì. Sei figlio di mille padri, tutti bastardi come te!
6 - Sei, il numero perfetto!
- Ma non era tre il numero perfetto?
- Si, ma la mia pistola ha sei colpi...
7 - Sto cercando un mezzo sigaro, con dietro la faccia di un gran figlio di cagna alto, biondo e che parla poco.
8 - Il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi.
9 - Il mondo è diviso in due, amico mio: quelli che hanno la corda al collo e quelli che la tagliano. Solo che il collo dentro la corda è il mio. Sono io che rischio, perciò la prossima volta voglio più della metà.
- Si, è vero che tu rischi, ma io taglio. E se tu mi abbassi la percentuale... - sigaro? - beh, potrei anche sbagliare la mira.
03 gennaio 2011
dancing notturno
Sono le 23,30 ed Elena non ne vuole sapere di dormire. Scende dal letto dove cerco di farla addormentare. Le chiedo: "Elena, dove vai?"
E lei: "a ballare"
"E dove vai a ballare?"
"In bagno".
semplice, no?
E lei: "a ballare"
"E dove vai a ballare?"
"In bagno".
semplice, no?
02 gennaio 2011
potrei
Potrei scrivere un post per augurarvi buon anno e raccontarvi com'è andato il Capodanno e dirvi delle nostre (ennesime) vacanze a Celle Ligure.
Potrei.
Ma non lo farò.
Potrei.
Ma non lo farò.
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