16 dicembre 2014

06 dicembre 2014

hip hop di tutto rispetto

È un hip hop di tutto rispetto quello di Azealia Banks. Nonostante il genere non rientri nei miei ascolti più frequenti, sono in fissa con il disco d'esordio di questa giovane (23 anni) cantante di Harlem, New York.
A dire il vero non sembra neanche un disco d'esordio, perché è molto ben strutturato e arrangiato.

Ci sono diversi registri e diversi stili, quasi tutti che ruotano intorno alla musica elettronica. Ma di quelli di cui non ho neanche mai sentito parlare, tipo "uk-bass" o "sea punk".
Per capire, vi basterebbe sentire "Gimme a Chance" (traccia n°2 del disco): l'incipit sembra un brano di Kruder&Dormeister, poi inizia un cantato alla Eminem su un bellissimo giro di basso, dopodiché entrano i fiati a dare manforte al basso; quindi arriva il ritornello in cui si torna a uno stile K&D, dove comunque il basso la fa da padrone e la voce diventa armoniosa e non più rappata; e sul finale parte una specie di samba con cantanto in spagnolo.
Detto così non si capisce un belino, lo so, ma vi assicuro che è veramente bella, non per niente è una delle mie canzoni preferite del disco in questione.

Insomma, questi 16 brani, per chi è almeno un po' avvezzo all'elettronica è veramente una piacevole sorpresa. Azealia snocciola una serie di rime metropolitane ad alto contenuto di volgarità (continuo a sentire dei "niggers", "bitches", "cunt" e robe così) con grande talento e, come accennavo prima, si avvale di un tappeto musicale molto stratificato ma assolutamente non fastidioso.
Bella e brava.


30 novembre 2014

19 novembre 2014

qualità vs quantità

Tendo a non essere parziale quando si parla dei Foo Fighters.
La simpatia che mi ha sempre ispirato e ancora mi ispira Dave Grohl probabilmente mi farebbe piacere anche un suo disco techno. L'essere rimasto un cazzone impenitente, nonostante la celebrità arrivata prima coi Nirvana e poi coi FF, lo rende una sorta di dio dorato ai miei occhi.
Soprattutto perché dietro a questa affabilità albergano un grande batterista, un grande chitarrista e un ottimo frontman.

Vabbè, bon, direi che avete capito con quale spirito mi accingevo ad ascoltare Sonic Highways, il brand new album della band di Seattle.
8 tracce in tutto per 44 minuti di musica.
E, come spesso, accade quando le aspettative sono alte, si rischia di rimanere delusi. Di pensare "tutto qui?"

Beh, una cosa ho imparato: alla fine con i FF finisce sempre che le prime volte dico "vabbè, dai non è che sia granché". Dopo una settimana mi ritrovo a canticchiarle contento. Dopo un mese lo vado a riprendere e passo alla fase "no, dai, non è male". E poi tra tre mesi lo ascolterò a raffica. O almeno: per me è così.
Intanto sono già al quinto ascolto e mi piace sempre di più.
Maledetto Dave, mi sa che mi hai fregato anche a 'sto giro.

15 ottobre 2014

ascolti autunnali

ovvero: di vecchie conoscenze, di new entry e di dubbli amletici


U2 - Songs of Innocence
Domenica sera, quando Fabio Fazio a "Che tempo che fa?" descriveva il nuovo album degli U2, per un attimo ho pensato di aver sbagliato disco. "Viaggio a ritroso" "ritorno alle origini", ma de che?
Pur essendo da sempre innamorato degli U2, non posso negare le evidenze: questo è un disco pop carino. Niente di più.
Loro ormai sono dei mestieranti che sanno confezionare dei bei pezzi (neanche a farlo apposta, ospiti da Fazio, Bono e The Edge hanno cantato le mie due preferite dell'album) e sanno ancora come toccare le corde della gente. Ma è sempre lo stesso disco che gira. Da anni, ormai.

Black Sabbath - 13
Lo so: questo disco è dell'anno scorso. Però io l'ho scaricato e ascoltato solo da un mesetto. Beh, riprendiamo il discorso sugli U2. Bono, ahò, me senti? Non è che dovete sparare fuori un disco ogni 2/3 anni. Mica siete obbligati. Siete gli U2, santoiddio, mica una banda emergente qualsiasi.
Prendi spunto da questi vecchietti qua. Questi non facevano un disco da vent'anni e senti cos'hanno partorito: un disco coerente con la loro storia. Ed è un cazzo di gran bel disco.
Bono, se te serveno i soldi pe' 'r mutuo, fatti un paio di tour mondiali, non fare gli accordi con la Apple. Te lo dice un amico, fidate.

the Last Internationale - We will Reign
Un bel rock dal sapore un po' sixty (putroppo non è una novità, di questi tempi) sta sollazzando le mie orecchie già da quindici giorni. Si tratta dei The Last Internationale, il nuovo gruppo di Brad Wilk (Rage against the Machine, Audioslave).
Secondo Tom Morello (chitarrista in entrambe le band sopra citate, nonché caro amico di Wilk e pure produttore del disco, insieme al sempiterno Brendan O' Brien) si tratta di un giusto mix tra "il blues scarno e arrabbiato dei Black Keys con le invettive politiche dei Rage Against The Machine e una frontwoman tosta. Spero che diventino il nuovo fenomeno della musica mondiale". Beh, caro Tom, ce lo auguriamo anche noi.
Ah, il disco esce il 4 novembre. E non chiedetemi come faccio ad ascoltarlo già da 15 giorni, che lo sapete benissimo.

the Pineapple Thief - Magnolia
chiiii? Boh, ma chennesò! Leggo tante di quelle recensioni in giro che ogni tanto perdo il filo.
Mi ero annotato nome del gruppo e titolo dell'album sul telefono e me lo sono andato a cercare.
Beh, è un indie rock molto piacevole. Non sto dicendo quell' "indie" intimista, da hipster, che dopo due brani ti sfrancica i maroni (alla Kings of Convenience, per intenderci). No, no: questi qua hanno anche dei bei pezzi tirati, in alcuni casi poi scomodano gli archi, ecc.
Insomma: niente di nuovo, ma tutto ben confezionato. Ascolto "out of the box" del momento.

e poi, vabbè, sono usciti anche i nuovi dischi dei Manic Street Preachers (lo dico per Elena, che ogni tanto viene qua a leggere) e di Thom York, ma non c'è veramente niente di nuovo da dire, un po' come per gli U2.


10 ottobre 2014

serial is the new movie

Mi scoccia abbandonare questo blog, ma il tempo in questi giorni è veramente tiranno.
L'unico relax che mi concedo sono le serie tv, a tarda ora.

Ho cominciato "Orange is the new black", carino ma finora niente di che. Defatigante, visto che le ultime serie che mi sono visto erano tutte belle pesanti.
Ho ricominciato "Californication" dalla prima stagione, giusto per dargli un'altra chanche e per farmi quattro risate.
Ho pure in canna anche "Rectify", che mi ha consigliato il buon Alessandro.

Mai e poi mai avrò il tempo di seguirle tutte.
Il tempo (quello che manca, soprattutto) opererà una cernita doverosa.
Nel frattempo, svago.


15 settembre 2014

new way, new life

A settembre si comincia una nuova vita. O a Gennaio. O di lunedì.
Insomma: c'è un momento in cui si cerca di tirare una linea e ricominciare.

Personalmente è nei momenti di crisi che sento la necessità di costruire qualcosa, di fare qualcosa di importante per me. Forse è un bisogno di migliorarsi, di uscire dal guscio e di darsi forza. Non lo so.
Fatto sta che ho deciso di fare delle analisi allergologiche e ne è risultato che sono "sensibile" a determinati alimenti.
La prassi vuole che io li cancelli completamente dalla mia dieta per un paio di mesi e poi faccia un inserimento graduale dei cibi in questione.

Per farla breve non posso mangiare una serie di alimenti che si mettessi qua ad elencarli tutti farei notte.
Mi basta nominarvene alcuni: pasta, pizza, birra, latte e formaggi di ogni tipo. Ci siamo capiti?

Quindi da oggi dieta ferrea a base di carne bianca, verdure e frutta. E pasta di Kamut.
Penserete che io sia triste. E invece no.
Certo: è uno sbattimento notevole, ma sono contento di poter ripulire un po' il mio corpo e soprattutto di avere una scusa per non ingerire ogni tipo di cibo che mi passa appresso, visto che normalmente ho una voracità da maratoneta.

Quindi la citazione del titolo mi è venuta spontanea.
E per quegli sventurati che non sapessero a cosa mi riferisco, eccovi l'ennesimo riferimento musicale:



24 agosto 2014

nullafacenza

Agosto, tempo di ferie. Nel periodo trascorso a Celle Ligure, come sempre, avevo poco o nulla da fare. Tempo libero a manetta, quasi sempre impiegato per star insieme alle due girls.
Ma anche tempo per

telefilm
Terminato True Detective prima delle ferie, ho visto anche Fargo, per adesso unica stagione, tratto dal film dei fratelli Cohen.
Nonostante la distanza dalla fibra ottica milanese, sono riuscito comunque a seguire The Leftovers, che va in onda la domenica sera negli States e quindi è tranquillamente "raggiungibile" da noi il lunedì in giornata.



film
Ho finalmente visto Grand Budapest Hotel, film che conferma il talento "visuale" di Wes Anderson, più un paio di film trascurabili, che ho guardato solo per evasione.

libri
Rispetto agli altri anni ho dedicato più tempo alla lettura.
Il libro che mi è piaciuto di più è stato Zia Mame di Patrick Dennis. Nonostante sia stato scritto nel 1955, devo dire che è ancora molto attuale. Anzi: i personaggi sono talmente ben costruiti (Zia Mame in primis) che non mi spiego come non sia diventato un film o una pièce teatrale di successo, come "Rumori fuori scena", per esempio.
Ho letto volentieri anche Perché essere felice quando puoi essere normale? di Jeanette Winterson, ma sinceramente non lo consiglierei. Si direbbe un libro intimista dell'autrice; direi che prima è meglio leggere un suo romanzo più classico.
Mi sono concesso l'ennesimo libercolo di Erri De Luca. Questa volta è stato il turno di
Il giorno prima della felicità. Erri, è sempre un piacere leggerti, non c'è che dire.
Adesso ho sul comodino L'idiota di Dostoevskji, che però non mi decido ad iniziare.

Ma la vera novità letteraria è l'esordio di Marco Trucco (nostro vicino di casa, nonché amico, nonché papà di un compagno di scuola di Elena) con Paris Kebab, pubblicato da Safarà Editore. Probabilmente non sarà semplice trovarlo in giro, però voi provateci. Vi assicuro che è un gran libro.

15 luglio 2014

True Detective - prima stagione

Alla fine mi sono dovuto arrendere: Matthew McConaughey è veramente un grande attore. Ho dovuto abbandonare tutti i miei preconcetti che trovavano insopportabile il belloccio degli anni 90; preconcetti che sono stati presi a badilate dalla sua intepretazione del detective Cohle, nella serie tv True Detective.

Per quei pochi che avessero vissuto sulla luna negli ultimi dieci anni, le serie tv stanno ormai affiancando (e in alcuni casi anche sorpassando) il cinema. Con sempre maggior frequenza si trovano attori di grido (Kevin Spacey, Glenn Close) passare dal cinema ai serial, mentre una volta era esattamente il contrario (George Clooney ha "usato" la sua popolarità in ER per approdare al mondo del grande schermo).

Ogni tanto riesco a trovare il tempo di seguire alcuni di questi telefilm e l'ultimo a cui mi sono appassionato è True Detective. Storie di omicidi, in quella landa particolare che è la Louisiana, tra terre sprofondate sotto i colpi dell'uragano Kathrina e una situazione economico/sociale non proprio entusiasmante.

Se McConaughey spadroneggia nei panni di un detective alquanto fuori dagli schemi, al suo fianco c'è un Woody Harrelson altrettanto bravo nell'interpretare il classico poliziotto benpensante (e alcune volte pure un po' sempliciotto).
8 episodi raccontano un'indagine che dura quasi una ventina d'anni.
Avvincente, ben girato, ben sceneggiato, con attori in stato di grazia e pure con belle musiche.
Se non vi ho convinto così, non so cos'altro dirvi.


11 luglio 2014

in love with marco presta

C'è che mi hanno prestato un libro di Marco Presta che si chiama "Il Piantagrane". Mi sono innamorato così tanto della sua scrittura, che ero terrorizzato dall'idea di terminarlo troppo in fretta. Così, quando mancavano poche pagine mi sono fiondato nella prima libreria che mi è capitata a tiro (materializzatasi nella Feltrinelli dell'aeroporto di Olbia) per comprarmi subito un'altra opera dell'autore romano.

Per il mio modo di vedere le cose un libro che si chiama "Un calcio in bocca fa miracoli" andrebbe comprato solo per il titolo, indipendentemente dall'autore.
Se poi il nome che affianca il titolo è proprio quello cha stai cercando direi che la scelta è obbligata.
Aggiungeteci in più un grande adesivo giallo con su scritto -25% e capirete con quale velocità può essere entrato il libro nelle mie tasche.
E l'ho iniziato subito, ovviamente.

E la delizia nel leggerlo è stata tale, che ho fatto di tutto per farlo durare più a lungo possibile. Come una bottiglia di buon vino, me ne riservavo un po' per ogni giorno. La mattina presto 5/6 pagine; la sera poco più. Quando riuscivo anche una decina al pomeriggio.
Insomma: questo è un libro che vorrei consigliare a tutti. Se poi siete maschietti e avete passato i 40anni, beh, impossibile non provare un minimo di empatia con il personaggio principale.

In ultimo, vorrei segnalare una recensione che non spoilera nulla, e che descrive pienamente i miei sentimenti a proposito di quanto appena letto:
"Non capita spesso agli scrittori di avere il dono della grazia. Quel dono che consiste nel far toccare l'infinitamente grande con l'infinitamente piccolo, nel ridimensionare la vita e la morte alla trascurabilità del quotidiano. Ci vuole ironia, ci vuole cinismo, ma il premio alla fine è molto alto: renderci chiare, affrontabili, lampanti le cose che contano. [...] Con un'amarezza dolcissima, Presta riesce a tessere nientemeno che un apologo intorno al senso della vita, un piccolo Canto di Natale intorno agli «uomini di buona volontà»." Enrico Bonanno - il Riformista

22 giugno 2014

svalvolata

Se dovessi scrivere un post ogni volta che Elena fa qualcosa di strano o divertente, probabilmente non mi basterebbero le ore del giorno.
Nonostante abbia solo 5 anni, è un continuo assistere a frasi o situazioni assurde.

Stamattina, per esempio, facevamo il bagno nel magnifico mare sardo e lei ha insistito per andare sulla sua tavoletta da surf.
E, mentre cercava (invano) di mantenere l'equilibrio, mi spiegava le posizioni che faceva. Che nell'ordine sono state: il leone ingabbiato, la ranocchia equilibrista e il serpente fuori di testa.

in foto: Elena mentre fa l'imitazione di Dalia.

03 giugno 2014

in giro per Londra

Addio al celibato di Roberto (collega): visto il tipo, portarlo in un night club non era cosa, quindi che ci s'inventa? Due giorni a Londra, con la scusa di vedere l'amichevole della Nazionale di calcio, contro l'Irlanda.
E quindi? Quindi niente: ce ne siamo stati in giro a fare i turisti, a sbevacchiare birra, con una puntatina nel peggior kebabbaro di tutta la Gran Bretagna (non che lo cercassimo, eh! ci siamo finiti per sbaglio, dopo la partita).

Insomma: mi perdonerete la banalità, ma andare a Londra è sempre un piacere. Compatibilmente con la disponibilità economica, bisognerebbe andarci obbligatoriamente ogni 5 anni. Perché ti dà l'idea di quanto siamo piccoli noi italiani. E di quanto sia piccola pure "l'europea Milano".
Miscuglio di tutte le razze possibili, gente che non se la mena per niente, tutti allo stadio in maniera supercivile con la birra in mano: è proprio un altro mondo.
Hai un po' la sensazione che noi stiamo a guardarci i piedi, mentre gli altri - semplicemente - vivono.

E mette in luce anche IL mio grande rammarico: non aver mai fatto una bella esperienza di un annetto all'estero.

con gli irlandesi è sempre festa: basta una pinta e si è subito grandi amici.

09 maggio 2014

sunny pop

Ma quanto mi piacciono gli Young the Giant? Lo so: è presto per dirlo, dopo solo due dischi. Però intanto la band californiana arriva al suo secondo lavoro confermando tutto quanto ha fatto di buono nel primo, che non è poco (signori Scimmie Artiche, vi fischiano le orecchie?)

Mi direte: e cos'avevano fatto di buono? Effettivamente non c'è nulla di nuovo in questo pop-rock, ma quando li ascolto, mi catapultano in una situazione "macchina, finestrini giù, giornata di sole e via verso il mare". E mica è poco. Infatti mi sono inventato questo termine del "sunny pop" che secondo me rende l'idea.

A parte tutto, trovo che i giovani giganti riescano a suonare un pop-rock divertente, che rispetta le regole del genere cui appartiene, ma con molta più classe e attrattiva di tanti altri gruppi analoghi.
In loop serrato in questi giorni pre-estivi. Vediamo se tra qualche mese avrò ancora voglia di ascoltarli, così come mi è capitato col precedente disco.

05 maggio 2014

new generation

Anita (7 anni e mezzo) con il telefono in mano: "qual è la password per chiamare la nonna?"

in foto: il primo bagno in mare dell'anno

02 maggio 2014

l'era del porco

Un altro libro divorato. Questo in tre giorni.
Ma roba che dovevo impormi di spegnere la luce e costringermi a dormire, che sennò avrei fatto il giro dell'orologio, pur di seguire le avventure di Lajos e i suoi amici.
Lo sfondo è Bologna. Il protagonista un giovane trentenne che si barcamena tra lavoretti, suonare la chitarra in un gruppo rock e tentativi di diventare un vero scrittore.

L'era del porco è uno di quelle storie "di vita vera" che appassiona noi maschietti, sempre in balia della sindrome di Peter Pan e degli eventi con cui la vita ci travolge.
Il libro ha un ritmo eccellente ed è scritto molto bene. I personaggi sono un po' gli amici che abbiamo avuto tutti. E la storia è quella che potremmo (o quasi) aver vissuto anche noi.
Molto divertente. Consigliato.


29 aprile 2014

to believe or not to believe

Ho atteso l'arrivo del nuovo disco di Paolo Nutini senza grosse angosce, ma con un discreto piacere.
E sono stato talmente impegnato a cercare di capire le differenze con i suoi dischi precedenti che mi è sfuggito l'essenziale di questo disco.

Sì perché io avrei voluto scrivere una rece "normale", ben argomentata, su un cantante che seguo dall'inizio (e con soli due album all'attivo), ma non trovavo nulla di diverso rispetto al precedente "Sunny side up".
Anzi, vi dirò: di cantanti che hanno preso a prestito la musica black per rimodernizzarla, da Amy Winehouse in poi, ne abbiamo anche un po' piene le palle.

E allora cosa differenzia 'sto giovane scozzese da tanti suoi simili?
Perché mi piace così tanto?
Beh, come già detto in passato, sono un po' tardo, ma poi alle cose ci arrivo in un attimo. E così, qualche giorno fa guardando/ascoltando una sua interpretazione di "Iron Sky" alla BBC (video) ho finalmente realizzato: "belin, ma 'sto ragazzo ci crede un casino!"
Traduzione per i neofiti (o per chi non conosce il mondo del calcio): "crederci" = "essere veramente convinti, in barba a qualsiasi intervento esterno".

Lo vedi che canta la sua canzone come se fosse la cosa più bella o più drammatica o più qualcos'altro che fa in vita sua. Con un trasporto e una passione tale che riesce a trasmetterti ogni singola parola che esce dalla sua bocca, anche se non hai mai parlato inglese in vita tua.
Paolo ci crede. E io credo in lui.
Vajece Paolino!


01 aprile 2014

Cronache di Gerusalemme

I fumetti per me sono sempre stati strumenti di svago e poco di cultura. O ne leggo di magnificamente stupidi tipo Rat-Man, o di "svuota-cervello" tipo Dylan Dog.
A 'sto giro ho fatto un'eccezione: il mio amico Paci mi ha prestato Cronache di Gerusalemme di Guy Delisle, un fumettista canadese la cui moglie lavora per Medici Senza Frontiere e che, per questo, si trova spesso sballottato da un paese all'altro.

Cronache di Gerusalemme racconta, appunto, le peripezie di un padre che si trova a vivere nella strana realtà della città santa, tra posti di blocco, strade dove è consentito circolare solo ai sostenitori di una determinata fede, militari in assetto da guerra e - soprattutto - la scarsa certezza di quello che succederà l'indomani.
Tra una ricerca di parco giochi per i suoi due figli, tate con cui non riesce a dialogare per via della lingua e con il dubbio di come vestirisi e cosa può mangiare, Guy cerca di trascorrere la vita e di portare avanti il suo lavoro il più serenamente possibile.

Quello che colpisce, in questa graphic novel, è la leggerezza con cui Delisle riesce a raffigurare e commentare uno scenario di guerra, perennemente sul punto di esplodere. L'ironia e un punto di vista quasi bambinesco - nonché apolitico - consentono al fumettista, di darci una fotografia molto lucida della realtà israeliana-palestinese, dove regnano le contraddizioni religiose, politiche e culturali.
E, devo aggiungere da cattolico, una realtà in cui qualsiasi religione appare in tutto il suo assurdo integralismo.

22 marzo 2014

Marrakech - part three

Insomma: Marrakech è quello che vi aspettate, ma molto di più.
In che senso? In due sensi, per l'esattezza.

Il primo è che tutto questo pot-pourri di colori suoni profumi è totalmente coinvolgente, è sterminato. Ne sono permeati anche i muri. Ed è esteso a tutta la Medina, la città vecchia (quello che da noi chiameremmo il Centro Storico) che è enorme. E non c'è angolo che non te lo trasmetta.

in foto: il tradizionale the alla menta, in un caffè letterario

La seconda ragione è che c'è anche una Marrakech nuova, più moderna, con locali che non hanno niente da invidiare a quelli milanesi.
Il bar-ristorante vegetariano, i caffè letterari, i Riad superconfortevoli (ma non superlussuosi, attenzione) il Vitaminic Bar dove servono anche caffè italiano (e neanche a prezzi eccessivi): c'è una Marrakech che non sta cambiando, ma si sta comunque affinando. Sta aprendo sempre più le porte all'arte e alle varie culture.
Una città che vale sicuramente la pena visitare, e non solo per fare il verso ai trenta/quarantenni di Salvatores.

21 marzo 2014

Marrakech - part two

È stata una vacanza breve, praticamente un weekend lungo, ma intensa.
Anche perché la vita lì è stancante: ci sono un sacco di persone che ti fermano, cercando di venderti qualsiasi cosa. E ci riescono pure perché paradossalmente, meno la cosa ti interessa, più hai potere contrattuale. E così inizia il gioco della trattativa; e lì loro sono dei maestri. Così ti trovi ad aver comprato un paio di babbucce, di cui non hai nessun bisogno, ma con la sensazione di aver fatto l'affare della vita.

in foto: insieme al simpaticissimo Youssef, da cui abbiamo comprato ogni genere di spezie.

Ma non crediate che i marocchini siano fastidiosi: sono tutti gentilissimi. E parlano anche buona parte delle lingue europee, visto che interagiscono con chiunque gli passi di fianco.
E bisogna dire che è piacevole farsi abbindolare da loro. Ti senti come una donna quando viene corteggiata (o almeno credo).
Tutto questo nel caso vi chiedeste un giorno, entrando a casa nostra, da dove vengono buona parte degli oggetti che arredano l'ambiente.

(segue)

20 marzo 2014

Marrakech - part one

Il primo impatto con Marrakech è surreale. Sembra di essere in un film, tipo "Nirvana" di Salvatores: vicoli stretti, micronegozi che vendono la qualunque, un sacco di gente che cammina, più qualche motorino o bicicletta in transito o - giuro! - qualche carretto trainato da un asino.
Non proprio una vacanza relax, diciamo.



Eppure è una città che ti manca già da quando metti piede all'aeroporto Menara, per il volo di ritorno. I colori accesi della mercanzia, l'odore delle spezie e questa strana sensazione di vivere in una sorta di villaggio globale (benché molto radicato nel territorio) ne fanno una città impossibile da dimenticare.

(segue)

14 marzo 2014

tra pirandello e blade runner

C'è sempre un po' di frustrazione quando tutti urlano al miracolo e tu rimani lì a guardare non capendo perché in te non è scattato l'interruttore. Diciamoci la verità: ti senti scemo.
Come davanti a quei cazzo di quadri 3D che andavano di moda a fine anni novanta, che dopo un po' che guardavi un punto ti appariva chissà che cosa.
Ecco io sono quello che sta ancora lì a fissare il punto.

Questo pensavo alla fine della visione di "Her" ("lei" in italiano) il nuovo film di Spike Jonze.
Film che ieri sera grazie al peer-to-peer ho potuto vedermi in inglese sottotitolato in italiano. Eh sì, perché se c'è un'attrice che rischiava di essere candidata all'Oscar solo per la sua interpretazione vocale, mica puoi vedertelo doppiato, no?

Comunque.
Si parla di futuro prossimo e si parla di intelligenza artificiale; però scordatevi le atmosfere fredde e glaciali dei film ambientati nel futuro. Ci sono toni caldi e scenari "umani", se capite cosa voglio dire.
Si parla anche di solitudine e incomunicabilità. E vabbè questi sono temi che sono sempre in voga, quindi figuriamoci in un futuro dove le persone rischiano di interagire sempre di più coi propri device, che non tra di loro.

Quindi tutto bene, buon film, bella fotografia e anche finale (non spoilero) che chiude degnamente il percorso logico che parte dall'inizio dei film.

Allora cosa c'è che non va? Non lo so esattamente, però mi sembra tutto troppo prevedibile. Cioè: dall'inizio del film sai già tutto. Sai come si evolverà e come andrà a finire. Così come sai che ci sarà la straprevedibile scena di sesso.
Per me siamo alla via di mezzo tra il blockbuster e il film d'autore. Ha le caratteristiche tecniche del film d'autore (regia, fotografia, scenografie, interpretazioni, ecc), ma con un plot narrativo abbastanza banale.
Ma non voglio fare l'intellettuale, eh! Il blockbuster io me lo guardo anche (ultimamente mi sono visto "the Avengers", quindi, please, non ditemi che faccio lo snob). Però per realizzare un vero filmone, caro il mio Spike Jonze, devi sforzarti un po' di più.
Tutto questo per dire che, in questa pellicola, io il miracolo non ce lo vedo proprio. 

Ultimo appunto: pensavo di rimanere "stregato" da Scarlett Johansson (e partivo già da un buon punto), invece è Joaquin Phoenix che mi ha letteralmente conquistato. Mi sembra di poter scomodare il classico luogo comune che dice "il film poggia tutto su di lui".
Beh, è vero: se la storia è credibile, è solo grazie alla sua magnifica intepretazione.


17 febbraio 2014

la sposa triste

sempre Elena.
"perché le spose hanno il vestito bianco?"
io: "e di che colore dovrebbero averlo? grigio?
E: "no, grigio non va bene: è il colore dei topi e della polvere"
io: " e quindi che colore vorresti tu?"
E: "un colore allegro. Si può fare un vestito coi colori dell'arcobaleno?"

28 gennaio 2014

il ritorno di Paolo

Qualche giorno fa su Facebook sono comparse delle foto di Paolo Nutini in studio, mentre registra dei brani nuovi.
La notizia mi ha gasato, perché non si avevano sue notizie da giugno scorso.
Sì, lo so: non è mio fratello, non è che devo sapere sempre dove sta.
Ma capite che, nell'epoca dei social network e dei selfie, non avere notizie o foto di un cantante/gruppo musicale per qualche mese fa sempre presagire a uno scioglimento o a una crisi creativa.

Beh, insomma: ho ripostato le foto (sempre su Facebook) con la scritta "Paolo, stupiscici!".
Belin, sembra che mi abbia sentito, perché il primo brano del nuovo album ha sonorità diverse dall'album precedente; il quale a sua volta era differente da quello prima.

Sarà veramente un'altra sorpresa, questo nuovo cd del cantante scozzese?
Intanto ascoltiamoci il primo singolo.


24 gennaio 2014

the big chill

Non c'è niente come un funerale per farti riincontrare, tutti insieme, tanti amici che non vedi da parecchio tempo.
Con le immancabili promesse (sempre disattese) che vi risentirete e rivedrete presto.


10 gennaio 2014

aspirante cuoca

Aggiungiamo l'ennesimo capitolo alle esternazioni di Elena.
Due giorni fa mi dice che vuole aiutarmi a cucinare, ma avevo già preparato tutto e quindi le ho promesso che mi avrebbe aiutato il giorno successivo.

Ieri sera, a cena, quasi si mette a piangere perché neanche in quell'occasione mi ha aiutato a cucinare.
E, più seria che mai, mi apostrofa così: "ma non capisci? io DEVO imparare a cucinare.
Quandro avrò dei figli, sennò come faccio?
Mica posso farli morire di fame!"


07 gennaio 2014

capodanno (ma anche vacanze) di una certa rilevanza

Se chi suevele a capodanno, suevele tutto l'anno, direi che per il 2014 siamo a posto.
Sì, perché queste testè trascorse vacanze di Natale sono state discretamente tragiche.
E badate bene che io non sono uno che si piange addosso; cerco sempre il risvolto positivo delle cose.
È molto facile che mi sentiate dire un "vabbè, se non altro" con attaccato una cosa bella che sono riuscito a fare in una situazione non felice.

Invece queste vacanze son state proprio una schifezza. Non c'è un "se non altro".
Un epidemia di febbre altissima con bronchite in attachment ha colpito consecutivamente Elena, poi Matilde (la cuginetta), Anita e infine Dalia.
In pratica siamo stati chiusi in casa dal 24 sera al 5 compreso.

Siamo usciti - finalmente - il 6 gennaio. Peraltro giornata meravigliosa, infatti abbiamo pranzato all'aperto con un po' di pizza e focaccia.

E se qualcuno volesse commentare "beh, almeno ti sei riposato", gli dico subito che le uniche due occasioni in cui sono uscito, è stato per fare il trasloco dei miei in campagna.
L'anno prossimo mi sa che me ne sto a casa.

03 gennaio 2014

la scopa del sistema

Mi piaccioni i libri che all'inizio non ci capisci un cazzo e poi invece inizia a dipanarsi la matassa e finisci con le ultime 50 pagine che ti sganasci dal ridere.